È famoso
per essere:
· Il padre del liberalismo, concezione dello Stato che è uno dei
due concetti base delle costituzioni occidentali, assieme alla democrazia;
· Il padre dell'empirismo, contrapposto all'innatismo.
Le opere più famose, scritte entrambe nel 1690, sono:
· Saggio sull'intelletto umano, in cui c'è la teoria della
conoscenza, in 4 libri, ed è la prima opera filosofica importante scritta
in inglese.
· I due trattati sul governo che riguarda la politica.
VITA: nacque presso Bristol nel 1632. Frequentò Oxford, dove stette per
molti anni, dedicandosi agli studi, soprattutto di medicina. Nel 1666
conobbe Lord Shaftesbury, di cui divenne medico personale e consigliere.
Lord Shaftesbury era capo degli whig (liberali inglesi) ed era stato il
primo ministro per 3 anni (durante i primi anni di Carlo II) e fu poi
mandato in esilio una volta fallita la congiura contro Carlo II.
L'amicizia con costui influenzò notevolmente Locke. Dal 1675 al 1679
soggiornò in Francia per motivi di salute e si dedicò allo studio di
Cartesio. Sospettato di essere un oppositore agli Stuart, prima si ritirò
a Oxford, poi fuggì in Olanda, dove la vita riservata gli permise di
studiare e scrivere. Tornò poi in Inghilterra dopo la Rivoluzione
gloriosa e si guadagnò la simpatia dell'opinione pubblica e molti
incarichi. Una volta dimessosi dalle cariche pubbliche, si dedicò
soprattutto agli studi di teologia e di esegesi biblica. Morì a Oates,
nella contea di Essex, nel 1704.
SAGGIO SULL'INTELLETTO UMANO
I
libro contro l'innatismo
II libro idee semplici e complesse
III libro analisi del linguaggio
IV libro analisi della conoscenza
Ogni libro è diviso in capitoli e ogni capitolo in paragrafi. È un libro
abbastanza lungo (dalle 600 alle 800 pagine).
I LIBRO
Confutazione della tesi secondo la quale esistono idee innate, sostenuta
dai cartesiani e da una tradizione neoplatonica, presente soprattutto a
Cambridge: alcuni filosofi inglesi sostenevano che le cose reali sono
copie di quelle idee che esistono nell'iperuranio.
Locke sostiene che i bambini piccoli non hanno idee, un neonato non ha
l'idea di Dio o di materia. Locke dice che se il principio di non
contraddizione fosse un'idea innata, allora tutti la dovrebbero conoscere;
ma in realtà qualcuno non lo comprende. Lo stesso si può dire delle idee
fondamentali in campo etico.
Sostiene perciò che non si può dimostrare l'esistenza di idee innate.
II LIBRO
Tutta la conoscenza proviene dall'esperienza (tesi empirista), dove per
esperienza si intende la conoscenza sensibile.
Mettendo assieme le due tesi del primo e del secondo libro si ha il
presupposto fondamentale dell'empirismo.
Locke dice che possiamo immaginare la nostra mente come una tabula rasa su
cui possiamo scrivere qualunque cosa (però nella mente non ci possono
stare infinite idee). Perciò tutti i contenuti provengono dall'esterno.
Se per esempio su un computer non carico nessun dato, il computer non
funzionerà. Perciò la capacità della mente di fare alcune operazioni è
innata, ma i dati (le idee) non sono innati.
Locke condivide molte idee di Cartesio, tra cui il fatto che considera
idea ogni contenuto mentale, quindi sia concetti universali (idea di
triangolo) sia particolari ricordi, immagini.
Quindi l'insieme dei contenuti mentali (tutto ciò che la nostra mente
può contenere) lo chiamiamo l'insieme delle idee.
Le idee si dividono in: Idee semplici e Idee complesse.
IDEE SEMPLICI sono quelle idee che ci provengono direttamente
dall'esperienza e che non sono scomponibili in altro. Se per esempio ho in
mano un gesso, l'idea di gesso non è un'idea semplice, ma lo è l'idea
del bianco di questo gesso, l'idea della leggerezza di questo gesso,
l'idea di liscio di questo gesso.
Queste idee semplici si percepiscono attraverso uno o più sensi (la forma
la percepisco tramite il tatto o la vista). Le Idee semplici possono
essere di sensazione o di riflessione.
Quelle di sensazione provengono dall'esperienza (es: il bianco del gesso).
È quindi una percezione esterna.
Quelle di riflessione si hanno quando avverto dentro di me un dubbio, so
di dubitare e quest'idea non la percepisco con i sensi, ma deriva dalla
riflessione su altre idee semplici. È dunque una percezione interna.
Le idee semplici non possono essere create dalla nostra mente, si dice
perciò che sono subite (mente passiva).
Es: il bambino gioca con le lego; con gli stessi pezzi può costruire cose
diverse.
Pezzi: dati dell'esperienza
Lego combinati: idea complessa creata dalla mente.
Locke dice che a fronte di un un'idea (percezione del soggetto) ci sta una
qualità (dell'oggetto) corrispondente. La leggerezza del gesso è una
qualità, il fatto che lo sento è un'idea. La qualità appartiene al
soggetto, l'idea è la percezione.
La leggerezza di questa biro può essere o la leggerezza che percepisco
(idea), oppure la leggerezza in sé della biro (qualità).
Distinzione tra qualità: primarie (corrispondenti a quelle oggettive di
Galileo) e secondarie (soggettive per Galileo)
La divisione è la stessa di Galileo, però diversi sono il modo e la
finalità:
· Galileo ha un'esigenza puramente metodologica (delimitare l'oggetto
della scienza: ciò che è misurabile è direttamente oggetto di scienza,
mentre le qualità soggettive possono essere indagate dallo scienziato
solo se ricondotte a qualità primarie).
· Locke, invece, fa l'esempio del chicco di grano: se continuo a
dividerlo arriverò ad un punto in cui non vedo e non percepisco più
niente. Le qualità primarie sono quelle inseparabili dalla materia (peso,
lunghezza, impenetrabilità, volume), mentre quelle secondarie sono quelle
separabili (colore, odore, sapore). Parte perciò da una distinzione di
carattere ontologico, filosofico: distingue ciò che veramente appartiene
all'oggetto da ciò che non gli appartiene.
IDEE COMPLESSE: la nostra mente unisce idee semplici tratte
dall'esperienza per formare idee complesse. È il cosiddetto atomismo
logico (uniamo gli atomi per creare le molecole).
Le idee complesse si dividono in:
· Idee complesse di modo: se io ho l'idea di unità, l'idea di
dozzina non è altro che un insieme di 12 unità. Se ho l'idea di nota, la
sinfonia è l'insieme di note. Sono idee di modo semplici perché sono
date dall'unione di idee omogenee tra di loro. Un'idea di modo misto,
invece, è per esempio il concetto di furto con scasso. Con furto si
intende il passaggio di un oggetto da una persona ad un'altra senza il
consenso della prima e con scasso qualcosa che viene rotto. Per capire il
concetto di furto con scasso ho bisogno di più idee precedenti (la cosa
rubata, il danno provocato). Le idee che troviamo nel diritto o nella
morale sono idee di modo misto. Per esempio una bugia prevede che ci sia
una persona che parla, una che ascolta e che crede alle parole dell'altra….
È di modo misto perché le idee componenti sono eterogenee tra di loro
(c'è la persona bugiarda e la falsità della frase).
· Idee complesse di relazione: rapporto fra diverse idee. Per
esempio doppio e triplo non sono numeri, ma relazioni fra numeri. Sono
idee di relazione, poi, il rapporto che possiamo avere tra le persone
(zio, fratello, nonno). Un'idea complessa po' essere formata da un'idea
complessa che a sua volta è formata da idee semplici.
Alla base ci stanno sempre delle idee semplici, che presuppongono sempre
l'idea di sostanza.
· Idee complesse di sostanza: il termine sostanza usato nel senso
aristotelico, cioè ciò che sussiste di per sé. Le idee complesse che
esprimono accidenti per Locke sono modi e relazioni. Le due possibilità
(modo o relazione da una parte e sostanza dall'altra) si escludono a
vicenda. Albero, cattedra, libro, biro…sono idee complesse di sostanza,
come anche tutte le idee di persona e di animale. In realtà l'idea della
biro non è semplice, ma è data dall'insieme di più idee semplici (la
forma, il colore…). Sono tra loro idee eterogenee, ma è comunque
un'idea complessa di sostanza.
È chiaro che anche il furto con scasso (un'idea di modo misto) non può
essere una sostanza. Il furto esiste perché esiste il ladro, l'oggetto
rubato…. Il furto non sussiste di per sé e quindi non è una sostanza.
Perché è importante questa distinzione?
Il bisogno nasce dal fatto che l'idea di sostanza presenta alcuni aspetti
critici. Locke sostiene che l'idea di sostanza è oscura alla mente umana.
Posso cercare di definire la sostanza in due modi diversi.
· Nel primo caso considero la sostanza semplicemente come un insieme di
proprietà, che possono essere anche semplici o complesse (quest'ultime
vengono ricondotte a sole proprietà semplici). Per esempio considero
l'oro come metallo, giallo, malleabile… ossia un insieme di proprietà.
In questo caso non c'è problema, perché io utilizzo il termina oro solo
per abbreviazione, piuttosto di dire "metallo, giallo, malleabile…".
· Nel secondo caso io dico che la biro è una sostanza; in questo caso
però non metto insieme solo proprietà semplici, ma anche ciò che fa
essere una sostanza tale. Ammettiamo dunque che queste proprietà
appartengano tutte alla sostanza e che quindi essa sussista di per sé. Si
tratta quindi di substantia, ciò che sta sotto, ciò a cui tutti gli
elementi ineriscono. Questa rende evidente che gli accidenti esistono solo
se c'è la sostanza. Locke fa questo esempio: il saggio indiano diceva che
il mondo appoggia su un elefante, l'elefante sulla tartaruga, e la
tartaruga…non si sa!! Cioè io non posso avere una vera idea di
sostanza. Questo secondo concetto di sostanza è oscuro, perché noi non
percepiamo mai empiricamente la sostanza come una cosa che sussiste di per
sé, ma come un insieme di proprietà. Perché, per esempio, il gesso non
è un oggetto di percezione in sé, lo percepisco solo come l'insieme
delle proprietà che ineriscono alla sostanza. È con la ragione che dico
che ho degli accidenti e che la sostanza è quella che sostiene, racchiude
tutte le qualità, ma mi accorgo di non poterla, in realtà, percepire.
Questa ambiguità vale quindi per le sostanze materiali. Sono sostanze
perché rispecchiano la definizione aristotelica, materiali perché
occupano spazio, sono fatte da materia. La collezione delle idee semplici
(A, B, C…) mi dà l'idea complessa.
Locke, seguendo la terminologia cartesiana, tratta anche della sostanza
spirituale, che è la mente umana come soggetto di conoscenza. È in
pratica l'io come mente, che equivale al termine anima che usavano
aristotelici e scolastici.
Questa sostanza spirituale è nella stessa condizione della sostanza
materiale.
La mia mente = A, B, C, D, …N
Qui i contenuti sono tutti idee (ricordi, sentimenti, concetti, immagini).
Le idee, nella filosofia antica medioevale, erano sinonimo di concetto
universale (Roma non era dunque un'idea, città si), per Cartesio e Locke
le idee sono anche ricordi, immagini, percezioni individue….
La sostanza, oltre ad essere una collezione di idee, è anche un
substratum al quale ineriscono tutti questi elementi. Siamo quindi nella
stessa situazione della sostanza materiale. Non conosco mai la mia mente
come soggetto che pensa tutti questi contenuti, ma posso percepirla
nell'atto di fare qualcosa (ricordare, immaginare…), come non percepivo
mai la mela in quanto mela, ma come l'insieme delle qualità.
Quindi quest'idea è ambigua perché non la percepisco direttamente. A
livello di intuizione filosofica nessuno dubita che l'"io"
esiste come non metto in dubbio che il gesso esista.
In conclusione se per sostanza intendiamo un substratum, l'idea è ambigua
sia per la sostanza materiale sia per la sostanza spirituale.
III LIBRO
Parla del linguaggio. Si capisce che Locke concepisce la realtà distinta
su 3 livelli:
1) cose, mondo materiale, (es:albero)
2) idee, mondo della conoscenza (es: l'idea di albero )
3) parole, mondo del linguaggio (es: albero, tree, arbre)
Il rapporto che c'è tra idee e parole è convenzionale, perché a
un'unica idea di albero corrispondono tante parole (in lingue diverse).
Nel linguaggio noi possiamo fare la distinzione tra nomi comuni e nomi
propri. Se prendo un nome proprio allora ho una corrispondenza biunivoca
(se dico Roma intendo solo la Roma città, capitale dell'Italia). Il
problema si ha con i nomi comuni, per esempio il nome città corrisponde
in realtà a tante città. Locke dice che il linguaggio deve
necessariamente contenere nomi comuni che corrispondono a concetti
astratti (perché se dessimo a tutte le cose un nome proprio, persino ad
ogni filo d'erba, la comunicazione sarebbe impossibile).
Locke era nominalista o concettualista?
Un nominalista pensa che di universale ci sia solo il nome, quindi città
è universale a livello del linguaggio, però nel secondo livello, cioè
quello del mondo delle idee, nella nostra mente non c'è un concetto
universale di città.
Il concettualista dice che il nome di città è una parola che esprime
l'idea di città, cioè il concetto universale (o generale come lo
chiamava Locke) a cui sul piano delle cose corrispondono Roma, Milano,
Londra….
Nel secondo libro del saggio Locke accenna all'astrazione, portandoci a
pensare che sia un nominalista, e fa questo esempio: il bambino vede il
latte che è bianco, nella sua memoria si imprime il bianco. Se vede
un'altra cosa bianca, siccome non è evidente la differenza tra due
bianchi diversi, applica la stessa concezione di bianco che ha in testa.
Uno allora potrebbe pensare che la parola bianco è universale, ma
l'immagine che noi ci creiamo nella mente di bianco non lo è. Se così
fosse allora Locke sarebbe nominalista.
Nel terzo libro del saggio, però, ci si trova di fronte ad un'altra
situazione. Quando tratta delle idee astratte (o general ideas)
distingue vari casi: idea di sostanza, di modo o di relazione. Pone una
distinzione, dice che noi abbiamo:
· Essenza reale
· Essenza nominale
Quando io uso la parola "oro" intendo un metallo con determinate
caratteristiche A, B, C… che sono un insieme di idee semplici. Questa è
l'essenza nominale del termine oro, ossia il suo significato.
Con il progredire della conoscenza scientifica, noi siamo in grado di
perfezionare le nostre conoscenze. Per esempio solo recentemente si è
scoperto che il numero atomico dell'oro è 79, questo nel '600 era
sconosciuto. Dietro all'essenza nominale c'è quindi l'essenza reale,
quella disposizione, organizzazione di particelle minute che formano la
materia che noi non conosciamo e che fa sì che le proprietà che
riscontriamo siano sempre connesse tra di loro.
Locke dice: noi l'essenza reale non la conosciamo. Dicendo questo
intendeva proprio che in linea di principio c'è qualcosa di inconoscibile
nell'essenza reale: anche oggi che gli strumenti sono più numerosi di
quelli del '600, non possiamo conoscere a fondo l'essenza reale.
Per gli scopi pratici (se per esempio devo andare a prendere dal
gioielliere qualcosa d'oro) l'essenza nominale è più che sufficiente, ma
se noi vogliamo capire a fondo perché la malleabilità appartiene proprio
all'oro, questo non lo possiamo sapere.
Es: orologio di Strasburgo: questo è stato il primo orologio animato e fu
costruito da un artigiano abbastanza abile. Un contadino del Seicento che
vede quest'orologio, vede solo l'effetto, non vede sicuramente tutti i
meccanismi che ci stanno dietro. Noi nell'essenza reale e in quella
nominale siamo come i contadini: vediamo una faccia esterna della realtà,
ma non sappiamo perché sia così, non vediamo cosa ci stia dietro.
Alcuni dicono che Locke sosteneva questo perché al tempo le conoscenze
erano limitate e quindi non si poteva sapere tutto; ma in realtà lui
quest'idea la intende in generale (sempre).
Un empirista potrebbe dire: se l'essenza reale non la percepisco come
faccio a sapere che esiste? Locke dice che se anche non la possiamo
vedere, tramite la ragione sappiamo che necessariamente ci deve essere una
causa oggettiva delle cose, qualcosa che fa si che determinate collezioni
di caratteristiche si presentino costantemente all'esperienza.
Nel caso dell'idea complessa di sostanza è evidente che l'essenza reale
non coincide con la nominale (perché se noi la conoscessimo allora
avremmo anche tutta la conoscenza reale).
Per quanto riguarda le idee complesse di relazione e sostanza, invece,
l'essenza reale e quella nominale coincidono.
Relazione: se ho concepito l'idea di triplo, la sua essenza nominale,
allora non ho bisogno di sapere altro.
Modo: se ho la definizione di triangolo, le proprietà che ne derivano
sono già contenute nell'idea di triangolo.
Modo, ad es la corruzione. Una volta che ne ho l'essenza nominale (la
definizione del reato nel codice penale) ho anche quella reale, perché
per noi un comportamento è corruzione se rientra in questa definizione.
Si ha una differenza per le idee complesse di sostanze e le idee complesse
di relazione e modo, perché la sostanza sussiste di per sé, non è
costruita dall'uomo, ma trovata..
Delle idee di modo e relazione io posso dare la loro definizione; allo
stesso modo uno potrebbe pensare ingenuamente che possa stipulare
liberamente una definizione anche alle idee di sostanza.
Se dico che tutti i cigni sono bianchi e metto il termine bianco nella
definizione di cigno, nel momento in cui scopro quello nero, non lo posso
chiamare cigno perché non è bianco. Ma se io vedo che quello nero è
molto simile a quello bianco e cambia solo il colore, non chiamare cigno
il cigno nero sarebbe un artificio verbale. Se io introducessi il bianco
nella definizione non riuscirei neanche ad allargare la mia conoscenza
scientifica.
Lo scopo della conoscenza scientifica non è quello di definire tutte le
cose (perché se io chiamo nello stesso modo la rosa e l'elefante non ha
senso; se invece chiamo oro dei pezzi di metallo che hanno caratteristiche
uguali allora ha senso).
In conclusione: le idee complesse di sostanza io non posso definirle come
voglio, perché se decidessi io mi creerei un mondo ideale che non
rispecchia la realtà. Se al linguaggio voglio assicurare una funzione
conoscitiva, allora nel caso della sostanza non dobbiamo far coincidere le
due essenze.
NELLE IDEE COMPLESSE DI SOSTANZA NON COINCIDONO L'ESSENZA REALE E
L'ESSENZA NOMINALE
Se noi prendiamo in considerazione la geometria sappiamo che è una
scienza deduttiva. Se invece prendiamo la biologia, con la definizione di
cigno, gatto…, non posso pensare che proceda nello stesso modo della
geometria, usando il metodo deduttivo, ossia non può trarre dalla
definizione tutte le conseguenze. Quindi:
· Matematica, geometria, etica, diritto si basano su idee complesse di
modo o relazione e sono scienze che seguono il metodo dimostrativo.
· Le scienze della natura (biologia, fisica) non sono mai assolutamente
certe e quindi non possono essere deduttive, perché presuppongono idee di
sostanza.
Nel II libro Locke parla di astrazione e utilizza l'esempio del latte per
sostenere che l'astrazione è la separazione tra le circostanze di tempo e
luogo dal contenuto dell'idea.
Es: ho visto il bianco tal ora tal giorno. Siccome i diversi tipi di
bianco non sono distinguibili, allora il ricordo del bambino del bianco
rimane come un'immagine associata al nome bianco e un foglio lo vede
bianco, perché è simile al concetto che lui ha immagazzinato.
In questo caso Locke sarebbe un nominalista (l'idea di bianco, in quanto
nome, è universale, ma non lo è l'immagine che ci associo).
Però nel II libro non era interessato al tema dell'astrazione (che
riguarda solo le idee semplici) che tratta molto velocemente.
Nel III libro, invece, quando distingue l'essenza nominale da quella reale
e quando afferma che tutte le idee complesse sono definibili (specificando
l'essenza nominale), allora si può capire che Locke intendeva che nella
nostra mente c'è l'idea universale.
Quando Locke parla delle idee generali intende dire che l'idea è indicata
dalla parola ma rispecchia la realtà. Per i nominalisti, invece, l'idea
generale è in realtà un'idea particolare (immagine) associata al nome (o
anche idee particolari usate come generali).
L'idea è un tramite tra le parole e le cose in generale.
Nel caso delle idee generali, se Locke fosse nominalista, allora l'idea
generale di albero dovrebbe essere un'immagine qualsiasi di albero
associata al nome. Per Locke la nostra conoscenza delle idee generali è
l'essenza nominale, qualcosa conosciuto dall'intelletto.
Es: se penso all'albero, allora penso a qualcosa che risponde a tutti i
criteri.
Secondo questa concezione può invece essere interpretato come
concettualista, perché le nostre rappresentazioni mentali non sono pure
immagini. Si ricorda poi che riteneva che l'idea astratta che abbiamo
nella nostra mente non rispecchia un'idea in re, non era cioè realista
come S. Tommaso.
In conclusione, Locke è stato considerato concettualista da alcuni
interpreti e nominalista da altri.
Il profe pensa che sia concettualista.
IV LIBRO
Locke si ispira a Cartesio. Esistono 3 gradi di conoscenza:
I genere: intuitiva II genere: dimostrativa III genere: sensibile
I primi due generi sono uguali a quelli di Cartesio, che distingueva:
· La conoscenza dimostrativa si ha quando attraverso passaggi intermedi
giungiamo a una conclusione che non può essere rifiutata se le premesse
sono vere. Nella dimostrazione di un teorema, per esempio, si parte da
un'ipotesi. Se questa è vera, se non commetto errori, allora la
conclusione non può non essere vera. Locke, come anche Cartesio, pensava
che la conoscenza dimostrativa presuppone la conoscenza intuitiva, perciò
dal punto di vista logico la conoscenza intuitiva viene prima della
conoscenza dimostrativa. Perché se ho A+B=C che posso scrivere anche
A=C-B, devo intuire che sono la stessa cosa e quindi posso continuare la
dimostrazione. Si potrebbe dire che la conoscenza intuitiva è
l'applicazione istantanea del principio di non contraddizione. Queste due
conoscenze sono perciò certe. Le usiamo in matematica, in fisica (quando
ad esempio abbiamo i principi della dinamica dai quali si deducono le
conseguenze), etica, diritto (perché l'essenza nominale coincide con
quella reale).
· La conoscenza sensibile viene invece utilizzata nel campo della natura.
Però questa conoscenza non è così certa come quella dimostrativa e
intuitiva.
I DUE TRATTATI SUL GOVERNO
Cacciato
Giacomo II, con re Guglielmo i diritti costituzionali erano garantiti e
quindi non c'era più timore. Locke pubblica questi due trattati a
sostegno del re e degli whig.
I edizione 1690
II edizione 1694
III edizione 1698
Queste tre edizioni escono sempre anonime per il timore di vendette degli
assolutisti.
Dieci anni dopo la sua morte, nel 1714, esce la quarta edizione, la prima
con il nome di Locke.
Locke è il padre del liberalismo.
Differenze tra liberismo e liberalismo: liberale è una concezione
politica, liberista è una concezione economica. Si può essere liberali
senza essere liberisti e viceversa, anche se storicamente spesso i
liberali sono anche liberisti in economia.
Liberismo si contrappone a interventismo o dirigismo da parte dello
Stato. Il liberista ritiene che lo Stato deve intervenire poco nel campo
economico perché, nel libero gioco della domanda e dell'offerta, se è
lasciato libero ogni soggetto economico tende al proprio interesse. Alla
fine si forma un equilibrio che favorisce lo sviluppo economico. Perciò
l'economia tende ad equilibrarsi in maniera naturale: essere avidi è un
difetto, però se tutti sono così si crea comunque un equilibrio naturale
che porta al progresso. Come l'ape regina non fa niente, ma la produzione
nell'alveare continua, allo stesso modo se lo Stato non interviene
l'economia va avanti lo stesso e alla lunga la mancanza di intervento
dello stato è positiva.
Gli antiliberisti dicono che noi non siamo tutti uguali, che il libero
sviluppo economico accentua le differenze e quindi lo Stato deve
intervenire.
Il liberalismo presenta due aspetti:
· Esistono delle libertà fondamentali inalienabili che sono quelle che
noi troviamo nelle costituzioni occidentali: libertà di pensiero, di
parola, di stampa, di opinione. Nessuno ai nostri tempi direbbe che queste
libertà sono dei mali. Nel 1832 Gregorio XVI (Mirari vos) pensava che la
libertà fosse un errore (perché se uno ha la libertà di stampa può
divulgare sia affermazioni vere che false). Locke sosteneva che queste
libertà fondamentali che devono essere garantite ad ogni persona sono la
libertà di stampa, di parola… più il diritto alla proprietà. Era
giusto uno Stato che garantiva queste libertà naturali ed essenziali
dell'uomo, lo Stato che non le garantiva era dispotico. Prima, nel
medioevo, si pensava che l'autorità venisse da Dio, allora si diceva che
il re aveva il diritto di fare le leggi, perché aveva ricevuto
l'autorità dal papa, e il papa l'aveva ricevuta da Dio stesso. Nel XIII
secolo San Tommaso aveva rivalutato il pensiero aristotelico, ritenendo che
l'uomo è un animale sociale e quindi ha dei diritti come cittadino.
Queste libertà possono essere capite grazie all'uso della ragione,
analizzando razionalmente la natura umana. Se lo Stato è creato per
evitare lo stato di natura, allora ha il compito di garantire queste
libertà fondamentali.
· Il miglior modo per garantire queste libertà è che lo Stato sia
composto da poteri distinti: "The balance of powers",
l'equilibrio dei poteri. Può anche avvenire che un sovrano assoluto
governi in maniera saggia, ma solo per il fatto che è uno solo con tutti
i poteri potrebbe venire meno al suo compito. La divisione dei poteri che
abbiamo noi (legislativo, esecutivo, giudiziario) non è quella di Locke,
ma risale a Montesquieu. Locke prevedeva il potere legislativo, al
parlamento, e governativo (esecutivo), al re. È però il primo che
sostiene esplicitamente che senza un bilanciamento dei poteri lo Stato non
può essere giusto. Questa divisione era quella per cui si erano battuti
gli whig nella Rivoluzione e verrà inclusa nel "Bill of Rights".
Il potere legislativo ha tre limiti:
· Di contenuto: anche se il parlamento è eletto dai cittadini, ciò non
significa che può fare leggi su ogni cosa (magari l'orario di andare a
dormire). Le leggi devono essere fatte in vista del bene dello Stato,
ossia per il bene comune e per la conservazione della specie e non devono
invadere la sfera personale, privata.
· Di competenze: fin dove lo Stato deve intervenire a regolamentare la
vita dei cittadini? Se uno si droga senza recare danno agli altri perché
dovrebbero arrestarlo?! In questo caso non si sa bene se lo Stato debba
intervenire o meno. Lo Stato quindi non può esercitare la sua sovranità
su tutto. Oggi è la corte costituzionale che controlla se le leggi sono
costituzionali, cioè se rispettano i diritti inalienabili della persona
sanciti dalla Carta costituzionale.
· Formale: le leggi devono essere pubblicate in modo costituzionalmente
corretto. Oggi la legge deve essere approvata da entrambe le Camere e
pubblicata sulla gazzetta ufficiale. Le leggi devono avere una forma
generale, universale, mentre gli atti del governo (esecutivo) possono
essere nominativi.
In conclusione: il liberalismo dice che c'è uno Stato che ha il dovere di
tutelare le libertà fondamentali, stabilire la divisione dei poteri e
porre dei limiti.
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