Paola Volonghi

 

 

 

 

appunti tratti dalle lezioni di filosofia del
 prof. Maurilio Lovatti 
(anno scolastico 2005-06)

 

La questione degli universali

 

 

Nel medioevo si sono delineate diverse interpretazioni sulla natura dei concetti universali: realismo estremo e moderato, concettualismo, nominalismo moderato e radicale.

Il periodo in cui si dibatte maggiormente la questione degli universali è il XII - XIII secolo. La filosofia scolastica prende il nome dal fatto che all'interno delle università si discuteva, ognuno sosteneva le proprie tesi e uno degli argomenti più trattati era quello degli universali.
Collocazione storica: le università di filosofia non esistevano, c'erano quelle di medicina, legge, teologia e diritto ecclesiastico. A metà del corso, prima di diventare "maestro delle arti", si studiava la filosofia. Gli anni di durata delle università non erano fissi come adesso.

Cos' è la questione degli universali?
Sappiamo da Aristotele che esistono concetti universali (a cui corrispondono i nomi comuni nel linguaggio). Ma qual è la natura di questi concetti? Come si conoscono?
Si sono per questo formate tre scuole di pensiero (all'inizio erano 5, ma poi le due estremiste sono decadute).

REALISMO: da res, cosa (da cui deriva anche realtà). Secondo i realisti gli universali esistono in re, nella realtà e quindi realmente. I radicali, tra i quali si ricordano Remigio d'Auxerre e Fredegiso, interpretavano alla lettera Platone, secondo il quale le idee esistono in un mondo a sé. In seguito il realismo si è identificato con quello moderato, che potremmo definire una dottrina aristotelica, il cui massimo esponente era San Tommaso. I realisti sostengono che gli universali esistono:
· ANTE REM, prima delle cose. Gli universali sono nella mente di Dio, prima che lui abbia creato il mondo (ovviamente al tempo non c'era il concetto di evoluzione, quindi Dio crea tutto in una volta sola). Dio, prima di creare, aveva già in mente l'idea di albero, foglio, libro…. Noi, però, non possiamo entrare nella mente di Dio. La legge eterna, il progetto di Dio sul mondo non può essere conosciuto pienamente dall'uomo (solo indirettamente e parzialmente desumendolo dalle leggi naturali).
· IN RE, nelle cose. Secondo Aristotele ogni cosa (ogni sostanza) era un sinolo tra materia e forma. La forma è la stessa in quegli enti che appartengono alla stessa categoria e chiamava essenza la nozione della forma. Questa essenza, cioè queste caratteristiche essenziali dell'ente, sono l'universale in re. Gli uomini hanno in comune la stessa essenza, ossia la razionalità. Quest'essenza è indispensabile perché l'uomo sia chiamato tale ed è quindi l'universale in re. L'uomo può formarsi un concetto delle cose perché la realtà è in qualche modo trasparente al pensiero, comprensibile alla ragione.
· POST REM, dopo le cose. Sono nella mente dell'uomo dopo aver conosciuto le cose. L'uomo si forma cioè dei concetti nella propria mente, dopo la percezione sensibile (esperienza). Il Sensibile in atto si trasforma in intelleggibile in potenza. Se, per esempio, vedo il rosso, poi lo posso pensare.
La formula del realismo moderato sarà dunque quella di universali post rem, cum fundamento in re.
La corrente del realismo è stata la prima che si è diffusa. In contrapposizione a questa si formano i concettualisti e i nominalisti, inizialmente uniti, ma che poi si divideranno.
Nominalisti e concettualisti hanno un punto in comune che li contrappone ai realisti: non credono che gli universali esistano in re.

NOMINALISMO: sostiene che di universale c'è solo il nome, cioè che le nostre idee, ciò che è contenuto nella mente dopo l'esperienza, siano individuali, singolari.
Es: quando guardo e vedo i colori e le forme, queste cose sono tutte particolari (non vedo mai il quadrato in quanto quadrato, ma questo determinato quadrato, con queste dimensioni e con questo colore; oppure tocco il liscio della cattedra, ma non è il liscio in generale, ogni liscio è diverso).
La nostra mente utilizza termini universali (infatti non ho un nome per tutte le sfumature di blu). Per i nominalisti bisogna negare che nella mente esistano idee, rappresentazioni di carattere universale, perché di universale c'è solo il nome.
I nominalisti estremi, il cui massimo esponente fu Roscellino, sostenevano che il nome è solo un suono o un insieme di segni grafici. Questo nominalismo verrà subito confutato. Mancava l'analisi del significato connesso all'uso del nome nel linguaggio.
Il massimo esponente del nominalismo moderato fu Guglielmo di Ockham. Questi nominalisti sostenevano che è vero che di universale c'è solo il nome, ma nella nostra mente al nome è collegato un significato.

CONCETTUALISMO: il massimo esponente è Abelardo, insegnante all'università di Parigi, abile nella dialettica e di grande prestigio, che si innamora di una ragazza. I parenti di lei si offendono, perché credono che Abelardo abbia approfittato della ragazza. Lo fanno rapire e lo castrano. Entrambi vengono rinchiusi in convento e si scambiano delle lettere.
I concettualisti, rispetto alla concezione dei realisti moderati credono che:
· l'universale ante rem, nella mente di Dio, dobbiamo metterlo da parte, perché noi non conosciamo la mente di Dio.
· l'universale in re non esiste (tutte le cose sono individuali).
· per quanto riguarda l'universale post rem condividono la tesi dei realisti moderati.
Il concettualismo si differenzia dal nominalismo perché ammette che l'universale esista post rem, mentre i nominalisti dicevano che solo i nomi erano universali e che quindi non vi erano concetti universali come contenuti nelle nostra mente.
I realisti vedono la conoscenza umana come un rispecchiamento della realtà: infatti se penso che questa sia una biro e non una matita è perché essa ha certe qualità.
I concettualisti sottolineano il ruolo autonomo, rispetto alla realtà, della mente umana nel creare il concetto.
Es: supponiamo di vedere una balena e so che è un mammifero. Gli uomini primitivi, che non sapevano che aveva i polmoni, ritenevano la balena un pesce.
Per i concettualisti, quindi, noi abbiamo sempre la stessa realtà, entrambi vedono la balena, solo che io dico che è un mammifero, i primitivi che è un pesce. È la mente che determina i criteri per l'uso del concetto.
Es: nella foresta vedo un cespuglio, uno più esperto vede invece un particolare cespuglio e ne dice il nome. Si ha quindi la stessa visione di cespuglio, io colgo l'aspetto generico, l'altro quello specifico.
La concettualizzazione è un processo autonomo della mente che non dipende dalla realtà.
Però un realismo moderato, tipo San Tommaso, potrebbe dire che l'universale esiste in re, quindi nella balena c'è l'universale di balena, mammifero, vivente, essere. Quando post rem penso che quella è una balena, uso concetti diversi, ma c'è comunque già in re una forma che fonda il concetto.

Studiamo questa questione degli universali perché vedremo che nella filosofia moderna ('600, '700) vengono riproposti i conflitti di queste tre correnti di pensiero. In particolare Locke è concettualista, mentre Berkeley e Hume sono nominalisti.

 

 

N. B. Gli appunti sono stati presi durante le lezioni e non sono stati rivisti, ne integrati con le spiegazioni del manuale di filosofia in adozione

 

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