Ci sono termini equivalenti per indicare la stessa
corrente di pensiero:
· Neopositivismo
· Positivismo logico
· Neoempirismo
· Empirismo logico
Nel 1910-1913 Bentrand Russell, che può essere considerato un
progenitore del neopositivismo, ha scritto i Principia matematica, in cui
sostiene che non c'è un confine netto tra la logica classica (quella basata
sui principi di non contraddizione e di bivalenza) e la matematica. La
matematica ha basi logiche (la concezione del logicismo era stata già
introdotto da Frege nel 1900).
Questo movimento si è sviluppato intorno a due gruppi:
· Il circolo di Vienna (1925-36) la maggiore espressione del
neopositivismo. Vuole diffondere una visione scientifica del mondo.
· Il circolo di Berlino (1928) si ricorda Hans Reichembach quale massimo
esponente.
Moritz Schlick viene chiamato a Vienna per insegnare filosofia delle
scienze induttive, cioè filosofia della scienza o epistemologia. Nel '25
inizia a riunire a casa sua, il giovedì, un gruppo di scienziati e
filosofi, come Rudolf Carnap (filosofo), Otto Neurath
(sociologo) e Hans Hahn (matematico) e Philip Frank (fisico). Nel primo anno
queste riunioni avevano come argomento la discussione del "trattato
logico e filosofico" di Wittgenstein.
I neopositivisti di Vienna condividevano la tesi di Wittgenstein che la
metafisica non esiste.
Nel 1936 Schlick viene assassinato sulle scale dell'università di Vienna da
uno studente nazista. L'anno dopo i tedeschi invadono l'Austria e la
annettono; i neopositivisti si disperdono (soprattutto in America).
Le tesi condivise da tutti i neopositivisti di Vienna possono essere
identificate in 4 punti:
· Concezione antimetafisica: la metafisica sorge quando si dà
significato a asserzioni che non si possono riferire all'esperienza e quindi
non tratta della realtà.
· Empirismo come riferimento gnoseologico (la conoscenza deriva
dall'esperienza)
· Uso della logica formale come metodo di analisi
· Matematizzazione di tutte le scienze
Oltre a questi 4 punti (individuati proprio nel loro Manifesto scritto in
francese) troviamo altri aspetti. In primo luogo la conferma della tesi
positivistica che la scienza rappresenta l'unico modello valido di
conoscenza e poi il principio di verificazione.
PRINCIPIO DI VERIFICAZIONE
I neopositivisti condividono tale principio che afferma che una proposizione
è dotata di significato se e solo se è verificabile in linea di principio.
Il problema del significato ha una grande importanza. La tesi di fondo di
Wittgenstein era: "la metafisica è priva di significato". Per i
neopositivisti il principio di verificazione era la logica conseguenza
dell'idea di Wittgenstein. Non si possono infatti verificare frasi come
"Dio esiste" oppure "la nota do è azzurra" che sono due
frasi grammaticalmente corrette, ma di cui non si può dire se sono vere o
false e sono perciò prive di significato. I neopositivisti ritengono
significative solo le frasi verificabili. L'importante non è che la frase
sia verificata di fatto, ma che si possa verificare, almeno in linea di
principio.
OBIEZIONI:
· Non si sa da dove si desume la verità di tale principio, dato che
nessuno può provare che c'è questa equivalenza tra l'insieme (infinito) di
tutte le proposizioni verificabili e quello, altrettanto infinito, di quelle
significative. Uno potrebbe certo sostenere che il principio sia un assioma,
ma allora qualcuno può anche non essere d'accordo nell'accettarlo.
· Ci si chiede se il principio di verificazione sia verificabile e quindi
se abbia significato. Non posso verificarlo e quindi si cade nel paradosso:
il criterio di significato scelto dai neopositivisti è un criterio che non
ha significato.
Nonostante le accuse alcuni neopositivisti si difendono dicendo che da
qualcosa si deve pur partire e che quindi considerano il principio di
verificazione una convenzione.
NON ESISTONO GIUDIZI SINTETICI A PRIORI
Wittgenstein nel Trattato aveva distinto le proposizioni con significato in
3 categorie:
a) Tautologie, sempre vere "il gesso è bianco o non è bianco".
Si possono assimilare ai giudizi analitici di Kant.
b) Contraddizioni, sempre false "il gesso è bianco e rosso".
c) Altre proposizioni o vere o false. Per saperlo bisogna scomporre la frase
e basarsi sulle percezioni sensoriali. Usando le tavole di verità si può
poi determinare la verità o falsità delle proposizioni complesse, in
funzione del valore di verità delle proposizioni atomiche.
Secondo i neopositivisti non esistono giudizi sintetici a priori perché il
giudizio o è analitico (tautologia) o è sintetico a posteriori.
Questa teoria porta dei problemi: prendiamo la legge "tutti i corvi
sono neri". I casi sono infiniti, nel senso che i corvi osservabili
sono potenzialmente infiniti (non solo quelli attualmente esistenti, ma
anche quelli del futuro) e quindi non si può controllare. Una legge
scientifica non può essere ricondotta a proposizioni sintetiche a priori,
né analitiche (cioè le tautologie e in particolare le proposizioni della
matematica e della logica) né contraddittorie. Ci si chiede dunque: ma
allora le leggi scientifiche della fisica o della biologia sono prive di
significato? Se fosse così davvero tutta le scienza sarebbe priva di
significato.
Se perciò non esistono i giudizi sintetici a priori è necessario che i
neopositivisti trovino una spiegazione del significato che hanno le leggi
scientifiche. Abbiamo quindi 3 ipotesi:
· Schlick: le leggi scientifiche non sono frasi descrittive di cui
si può dire se sono vere o false. La legge scientifica la dobbiamo invece
intendere come una ricetta operativa per produrre proposizioni vere. In
questo modo la frase "il prossimo corvo sarà nero" è vera.
· Reichembach: non si può parlare di leggi scientifiche vere o
false. Vero e falso devono invece essere intesi come approssimazioni di
altamente probabile e altamente non probabile. Se dico "tutti i corvi
sono neri", dico che è altamente probabile in quanto 1000 corvi su
1000 che ho esaminato sono risultati neri. Questa teoria probabilistica va
incontro a due obiezioni:
- Pratica: i casi totali da esaminare sono infiniti. Per quanto alto sia il
numero di casi favorevoli, si ottiene sempre zero dal limite con x che tende
a infinito di n/x. Allora tutte le leggi scientifiche dovrebbero essere
false, perché tutte hanno probabilità tendente a 0.
- Logica: secondo Russell c'è un errore logico. Questa teoria fa dipendere
il significato di vero dal significato di probabile; ma il significato di
probabile, secondo Russell, dipende dal vero, in quanto la probabilità è
un rapporto tra casi favorevoli (cioè casi in cui l'ipotesi è risultata
Vera) e casi totali. Mi ritrovo a fare un ragionamento circolare:
Vero ? probabile ? vero
· Neurath: diciamo vera una legge quando non entra in contraddizione
con altre conoscenze già accettate come vere. Se considero come
osservazioni accettate come vere: il corvo 1 è nero, il corvo 2 è nero, il
corvo 3 è nero… dire "tutti i corvi sono neri" non è in
contraddizione con esse ed è perciò vera. Se ho visto un cigno nero,
l'affermazione "tutti i cigni sono bianchi" è falsa. Questa
teoria ha però un difetto, perché la coerenza è una condizione
necessaria, ma non sufficiente per la verità: l'affermazione "Tutti i
corvi hanno due anime" non contrasta con nessun'altra osservazione e
sarebbe perciò vera.
Il problema rimane dunque aperto.
Popper risolve il problema dicendo che noi non possiamo sapere se una
legge scientifica è vera, perché la scienza è fatta da congetture, quindi
lo scienziato può solo falsificare una teoria. Non mi bastano infinite
osservazioni per dire che una legge è vera, ma mi basta un'osservazione
contraddittoria alla legge per falsificarla. Ne risulta che non c'è mai una
verità nella scienza e che la scienza non dà certezze.
Il neopositivismo ha esercitato un largo fascino anche tra gli scienziati
oltre che i filosofi. La cosa interessante era la possibilità di abbinare
il principio secondo il quale tutta la conoscenza è empirica e la logica.
Questo abbinamento era visto come il modo per portare a una conoscenza
certa.
Ci sono stati dei tentativi da parte di Hintikka e Carnap di salvare
l'induzione: hanno elaborato dei sistemi di logica induttiva in modo da
determinare dei casi in cui la probabilità di una legge, cioè di un
asserto universale, è minore di 0 (considerando però insiemi finiti).
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