I padri della Chiesa sono teologi che vogliono approfondire i temi del
cristianesimo e approfondirli in modo più sistematico, utilizzando anche
concetti tratti dalla filosofia. C'è una
Patristica latina: massimo esponente Sant'Agostino e una Patristica
orientale.
Dal IV secolo fino alla fine del XII tutti i maggiori teologi e filosofi
cristiani hanno articolato le loro idee utilizzando come sfondo il
platonismo: si parla quindi di platonismo cristiano. Nel periodo tra il
XII e il XIV secolo, invece, il cristianesimo è pensato su
un'intelaiatura filosofica aristotelica.
Agostino nasce nel 354 d.c. a Tagaste, in Algeria (allora Africa romana);
la sua lingua madre era il latino. Nasce nel tardo impero romano , in cui
da una parte c'erano i ricchi patrizi con grandi terreni che possedevano
anche migliaia di schiavi, dall'altra c'erano i poveri. Agostino non era
né ricco né povero. Suo padre era un piccolo proprietario terriero e
possedeva qualche schiavo; erano quindi benestanti. Il padre, per farlo
studiare, poiché si rivela sin da piccolo molto intelligente, ha dovuto
fare grandi sacrifici e fare studiare solo uno dei figli. Al tempo non
c'erano scuole pubbliche, solo private. Completa gli studi a Cartagine. Le
scuole di allora erano totalmente diverse: erano essenzialmente scuole di
retorica e le altre materie venivano studiate solo per fornire utili
esempi alla retorica. In pratica solo la retorica era importante.
L'alunno che usciva da queste scuole poteva intraprendere quattro
professioni:
· Intraprendere una carriera politica
· Seguire la carriera forense (giudice e avvocato)
· Insegnare
· Diventare retore (una piccolissima minoranza)
Erano scuole mnemoniche (per esempio dovevano studiare a memoria
l'Eneide).
L'opera più famosa di Agostino s'intitola Confessioni, in cui narra della sua vita
dalla nascita alla conversione.
Legge a 16 anni l'Ortensio di Cicerone, opera andata persa, che era
un'esortazione alla filosofia. Averla letta ha rivoluzionato il suo
pensiero, perché
fino ad allora nessuno gli aveva mai fatto capire l'importanza della
verità.
Come primo atto della ricerca della verità si rivolge alla Bibbia. È del
tutto naturale che ciò avvenga: la madre Monica è una cristiana convinta
(al contrario del padre, Patrizio, che invece si era battezzato solo in
punto di morte). Agostino ha così avuto un'educazione cristiana; non ha
comunque ricevuto il battesimo, secondo l'usanza del tempo di battezzare
solo in età adulta. L'incontro con la Bibbia è tuttavia deludente:
scrive nelle Confessioni: "ebbi l'impressione di un'opera indegna
della maestà ciceroniana". Questa reazione è in effetti del tutto
comprensibile in un giovane educato alla raffinatezza della lingua e
all'eleganza dello stile, posto di fronte a un testo oscuro, rozzamente
tradotto, costruito su miti ingenui forse adatti alla fede dei semplici
individui, non certo alle pretese di un intellettuale di alto livello.
Decide quindi di allontanarsi dal cristianesimo.
Convive con una ragazza, da cui ha un figlio, Adeodato, che morirà
giovane.. Lui rimane comunque fedele per ben 15 anni alla madre di suo
figlio.
A Cartagine Agostino (17 - 18 anni) aderisce al Manicheismo
Termine che deriva da Mani (III secolo d.c.), profeta persiano che
sostiene che esistono due dei, uno buono e uno cattivo. Quello buono ha
creato le cose buone (luce, cose belle) mentre quello cattivo le tenebre e
il male. Tutto l'universo è come un campo di battaglia tra i due dei. Nell'uomo c'è un'anima buona e una cattiva, l'uomo è perciò
dilaniato, continuamente dominato da queste due potenze opposte. Ecco
perché uno si può convertire da un momento all'altro o cambiare idea
improvvisamente. Consideravano tutti gli enti come enti di tipo materiale
(non avevano l'idea di enti spirituali).
Agostino aderisce al manicheismo per i seguenti motivi:
· Sembrava dare una spiegazione razionale all'esistenza del male (per
Epicuro se c'è Dio ed è buono e onnipotente non dovrebbe esistere il
male).
· Toglieva la responsabilità all'uomo: se compiva qualche cosa di male
era dovuto all'anima malvagia.
· Dava spiegazioni più razionali di quelle cristiane.
Viene assunto come insegnante nella stessa scuola di Cartagine dove aveva
studiato. Si lamenta però del fatto che gli alunni sono indisciplinati.
Si vuole quindi trasferire a Roma. Prima però incontra il vescovo Fausto
di Milevi, il più celebre teologo manicheo del tempo. A lui fa numerose
domande, alle quali Fausto ammette di non poter rispondere. Decide quindi
di staccarsi dal manicheismo.
La madre non voleva che partisse per Roma, allora Agostino escogita un
trucco: le dice di andare a pregare insieme una notte e mentre lei prega
per lui, prende la nave e parte con il figlio e la compagna. A Roma si
trova abbastanza bene. Siamo nel 383: l'impero è sotto Teodosio (in
Oriente), l'ultimo imperatore che tiene unito l'impero, muore nel 395; in
occidente muore Graziano e sale Valentiniano II. Agostino va a Milano dove
assume la carica di retore. Questo perché il governo di Roma al tempo era
in mano al prefetto dell'urbe: nel periodo in cui Agostino insegnava
a Roma, il prefetto era Simmaco, un pagano. Questi pensò di mandarlo da Sant'Ambrogio, vescovo autorevole a Milano, sperando di metterlo in
difficoltà con la presenza di Sant'Agostino, di cui era conosciuto il
passato manicheo. Ma è proprio grazie ad Ambrogio che Agostino si
convertirà. Quando è a Milano era solito ascoltarlo in cattedrale, non
perché gli interessassero le prediche, ma perché Ambrogio era un
rinomato oratore. Ne rimane colpito e gradualmente ne apprezza anche il
contenuto. La madre Monica però lo aveva fidanzato con una figlia, di
soli 10 anni, di un patrizio ricchissimo. Deve abbandonare la compagna,
che è costretta a separarsi dal figlio, torna in Africa e si fa suora.
Non potendo sposare la fidanzata, perché l'età minima per sposarsi era
12 anni, prende con sé una concubina.
A Milano conosce inoltre il neoplatonismo. Non conosceva bene il greco, ma
attraverso le traduzioni di Mario Vittorino, Agostino può leggere le
opere e rimane particolarmente colpito da Plotino. Sono due le idee che lo
attirano:
· Esistono enti spirituali, mentre il manicheismo credeva solo
nell'esistenza di enti materiali.
· Trova la risposta al problema del male, uno dei motivi che l'avevano
spinto al manicheismo. L'idea neoplatonica era che il male non esista in
quanto tale, come principio autonomo, ma sia solo privazione
di bene. È la rinuncia dell'anima a ripercorrere la strada che riconduce
a Dio.
Avviene una vera e propria conversione nel 386 al cristianesimo che
sfocerà in un battesimo nel 387 (impartito da Ambrogio stesso).
Dopo la conversione rompe il fidanzamento che gli era stato imposto dalla
madre e intraprende un regime di vita ascetica. Si trasferisce a Cassiciaco,
in Brianza, con amici dove si dedicavano allo studio e alla meditazione.
Scrive tre operette:
1. De beata vita: sulla natura della felicità.
2. Soliloquia: colloquio con se stesso.
Dice: "Dio e l'anima: questo
desidero conoscere. -Nulla di più?-. Assolutamente nulla". Secondo
Agostino la filosofia non deve occuparsi di tutto ma solo di antropologia
(al tempo era sinonimo di psicologia: rapporto con se stessi) e teologia
(rapporto con Dio).
Le cose che interessano veramente al sapiente sono studiare l'anima e Dio.
3. Contra Academicos: fa riferimento all'Accademia di Platone (morto ormai
da 8 secoli) che era diventata scettica (con Carneade) :all'interno c'era
una corrente di scetticismo che riteneva che non si poteva raggiungere
nessuna verità certa. Agostino è stato scettico, non nel senso che ha
aderito a questa corrente, ma nel senso che, mentre è a Roma e durante i
primi mesi a Milano, è dubbioso e si domandava se esistessero verità
certe o no. In quest'opera va contro allo scetticismo. Elabora tre tesi:
· Non è vero che non esistono verità certe: quelle della matematica e
delle geometria, per esempio, sono tali.
· Se anche non è possibile essere certi di verità fattuali, tuttavia
occorre ammettere le verità di proposizioni disgiuntive, cioè possiamo non
avere dubbi anche su affermazioni che sfuggono alla nostra esperienza
diretta. Se mi chiedo: ci sono uno o più universi? Anche qui possiamo
avere frasi certe:" C'è un solo universo o ce ne sono molti" è
una frase sempre vera, ma che non mi dice nulla, prende il nome di
tautologia (è come se dicessi domani piove o non piove).
· Dal fatto che la conoscenza sensibile sia imprecisa, non si può
ricavare l'impossibilità della conoscenza vera: quello che i sensi
attestano è sempre vero nel campo delle apparenze, l'errore consiste
nell'estendere il valore di verità al campo dell'intelleggibile, Cioè è
vero che la conoscenza dei sensi ci può ingannare, però l'errore sta nel
fatto che consideriamo l'apparenza sensibile come verità. Se per esempio
vedo la montagna più grande del sole, è vero che io la percepisco più
grande del sole; quindi se dico "Vedo il sole più grande della
montagna" dico un'affermazione falsa. Quella vera sarebbe "Vedo
la montagna più grande del sole". Se dicessi "La montagna è
più grande del sole" sarebbe falso.
· C'è poi una quarta tesi, meno esplicita, ma non per questo meno
importante, che verrà ripresa da Cartesio: supponiamo che uno dubiti di
tutto (di tutti i teoremi, delle verità dei sensi…), anche se lo fa, non
dubita di dubitare, ma per dubitare bisogna esistere, quindi non dubita di
esistere: lo scetticismo integrale non ha senso, perché se dico "non
si può conoscere nulla con certezza", di questa frase si è certi e
quindi è un controsenso.
Quando Agostino si converte al cristianesimo dice
che il platonismo è stato importante per lui, perché gli ha fatto capire
che il male non è una realtà originaria e che esistono enti spirituali,
mentre il cristianesimo (oltre a confermare le dottrine fondamentali del
platonismo) introduceva l'incarnazione e cambiava il fine ultimo dell'uomo
(raggiungere la vita eterna).
Agostino cosa pensa del rapporto fede - ragione?
Egli pensa che siano state date entrambe da Dio e quindi non ci può
essere un'opposizione tra le due. Il dubbio sta nel fatto che la fede (tramite
le Scritture) ci comunica qualcosa in più.
Es: con la filosofia si può dimostrare che esiste Dio, ma il fatto che
Dio sia buono, che ami l'uomo… ci viene rivelato dalle Sacre Scritture
(l'uomo non può venire a conoscenza di queste cose solo con la ragione).
Agostino, comunque, insiste sul fatto che un atteggiamento di fede aiuta a
esercitare meglio la ragione e allo stesso tempo la ragione aiuta a capire
meglio le Scritture:
CAPISCO (o CONOSCO) PER CREDERE, CREDO PER CAPIRE (o
CONOSCERE).
Agostino usa poi l'espressione Furto Sacro.
La cultura dei contemporanei di Agostino era greco - latina (pagana).
Prendiamo per esempio l'Eneide, testo scolastico da studiare a memoria,
conteneva tante affermazioni
contrarie al cristianesimo. Quando questo diventa religione di Stato,
l'insegnante si trova costretto a tagliarne dei pezzi, ma deve valorizzare
i frammenti di verità presenti.
Agostino muore nel 430 e dopo la caduta dell'impero romano (476) arrivano
i barbari e nei conventi si dovrebbe insegnare il cristianesimo.
Il problema era questo: se l'insegnante era cristiano doveva leggere e
insegnare gli scritti pagani o no? Qui avveniva il furto sacro: il
cristiano ruba alla cultura antica tutto ciò che ha dato di buono e che
poteva andare incontro al cristianesimo.
Fra le dottrine platoniche e neoplatoniche quali sono compatibili con il
cristianesimo?
1. DOTTRINA DELLE IDEE.
Secondo Agostino la dottrina delle idee è
compatibile con il cristianesimo; c'è differenza tra scienza e opinione,
tutto si basa sulla scienza. Ma cosa ci può essere in Platone che va
contro il cristianesimo? Secondo Platone le idee esistono nell'iperuranio
e sono eterne, ma per Agostino ciò non è possibile, perché tutto è
creato da Dio. Agostino fa una piccola correzione prendendo spunto dal
neoplatonismo: l'intelletto è emanato dall'Uno, le idee sono eterne, ma
non originarie. Quindi Agostino dice "Le idee sono eterne perché
sono nella mente di Dio".
C'è un secondo problema che si pone
relativamente alla dottrina delle idee in potenziale contrasto con il
cristianesimo. Per Platone tutte le idee sono concetti universali e noi
non possiamo riceverle dall'esperienza, che è sempre conoscenza sensibile
di enti individuali, particolari, ma le abbiamo dalla reminescenza
(conoscenza a priori dell'anima).
Per il cristianesimo questo non è
possibile, perché l'anima umana non esiste prima di incarnarsi nel corpo,
quindi Agostino espone la "Teoria dell'illuminazione": l'uomo
(come gli altri animali) ha una conoscenza sensibile, ma ha anche la
RAGIONE (ciò che lo differenzia dagli animali, cioè la capacità di
astrarre) perché, per Agostino,
l'uomo è stato "illuminato" da Dio. Gli storici della filosofia
hanno dato di questa due interpretazioni:
a) Dio creatore ha fornito l'anima intellettiva all'uomo, capace di apprendere anche le idee
"astratte".
b) Dio continua ad intervenire (siccome è onnipotente), illuminando la
conoscenza umana (se non ci fosse Dio, la conoscenza umana sarebbe
limitata all'opinione).
2. ANIMA - CORPO/ METEMPSICOSI: è vero che l'anima è più importante del
corpo, ma è parte vitale; un'anima armoniosa governa meglio. Per Platone
l'anima si reincarnava, mentre per Agostino e il cristianesimo l'anima si
incarna una sola volta in un solo corpo. C'è anche un altro aspetto: per
Platone il corpo è "una prigione dell'anima" mentre per i
cristiani tutto è buono, anche il corpo, perché tutto è creato da Dio. A volte però
Agostino, per la sua propensione per il platonismo, si fa influenzare ed è
più platonico rispetto alla concezione cristiana, assumendo atteggiamenti critici verso la
corporeità.
3. TIMEO (GENESI del COSMO)
E' il punto più
contrastato. Secondo i cristiani Dio ha creato il mondo dal nulla, mentre al tempo della filosofia greca questo concetto non esisteva,
e per
Platone il Demiurgo ha plasmato la materia prima (eterna) con le idee,
mentre per Plotino l'Uno ha emanato tutta la realtà. Secondo Agostino esiste la creazione dal nulla, ma prende da Plotino il
fatto che tutto dipende dall'Uno, come nel cristianesimo tutto dipende da
Dio.
4. I VALORI : il furto sacro è totale. Socrate diceva che i valori
fondamentali non sono il coraggio, la bellezza, la nobiltà… e per
Platone e Plotino questi sono svianti e per Agostino i veri valori sono la
solidarietà, la generosità, l'umiltà… Infatti Agostino nota anche
che Gesù, nel discorso delle beatitudini, dice "Beati…gli umili… i
poveri di spirito ecc." e riprende questi valori.
Agostino dà le dimissioni da retore ufficiale (anche perché aveva avuto
una malattia ai polmoni e faticava a parlare) e dopo il fallimento
dell'esperienza di Cassiciacum decide di tornare in Africa.
Si trasferirà a Ippona, dove verrà acclamato dal popolo vescovo nel 397
(al tempo si usava così: non serviva fare una carriera ecclesiastica. Se
uno era imparziale, onesto e capace era già avvantaggiato). Anche Ambrogio
era stato acclamato vescovo di Milano. Perché questo? Perché al tempo lo
Stato era in sfacelo dappertutto e quindi il popolo si affidava alla Chiesa
(che aveva onestà, prestigio…) anche per funzioni civili e
amministrative.
Anche Agostino a Ippona dovrà svolgere i compiti di giudice.
Per via terra arriva a Roma e poi si reca a porto di Ostia per prendere la
nave. Però c'è un periodo di lotte fra imperatori e la navigazione è
bloccata. Perciò per qualche tempo se ne sta a Ostia, dove la madre si
ammala (lei gli dice che lo vede veramente convertito e "può morire
in pace", senza preoccupazioni). E dopo un po' muore. Agostino si
trova quindi solo (non ha più la madre, il figlio muore giovane, le
compagne sono una ripudiata e una fatta suora).
Prendiamo ora in considerazione alcune polemiche che Agostino rivolge
contro:
· DONATISTI: prendono il nome da Donato, vescovo morto nel 353. I
donatisti si erano diffusi come una minoranza religiosa ed erano
abbastanza numerosi in Africa. Durante le ultime persecuzioni cristiane
(ricordando a riguardo quella di Diocleziano) molti preti, per non venire
uccisi, accettavano di adorare l'imperatore o di compiere senza
discussioni alcuni atti richiesti dall'Impero. Il problema che loro si
ponevano era di tipo religioso non filosofico: si chiedevano se i
sacramenti dati da un sacerdote peccatore erano comunque validi. Secondo
loro i sacramenti dati da un prete o vescovo che aveva peccato non erano
assolutamente validi. I donatisti avevano un ideale di Chiesa pura, solo i
perfetti potevano far parte della Chiesa, e viene così a formarsi questa
sorta di setta religiosa. All'interno dei donatisti c'era anche un
movimento radicale, seppur con un numero di aderenti molto minore che
venivano chiamati circoncelioni, violenti che assalivano la Chiesa
ritenendola un'usurpatrice. Nel 405 l'editto di Onorio (imperatore
d'occidente, figlio di Teodosio) dichiara eretici i donatisti ed emana dei
decreti che prevedevano l'espropriazione delle chiese donatiste, che
dovevano essere riconsegnate ai cattolici; chi andava contro a queste
leggi poteva essere imprigionato o addirittura ucciso. Siccome Agostino
era vescovo, e quindi aveva anche funzioni imperiali, si trova in
contraddizione con questi decreti: secondo lui gli eretici non dovevano
essere convertiti con la forza, ma si trova comunque costretto a far
rispettare le leggi. Dopo questo editto si trova quindi favorevole alle
persecuzioni. Ecco quindi che appare il problema filosofico: ci si chiede
se sia lecito obbligare una persona a cambiare le proprie idee. Agostino
si trova d'accordo con la conversione forzata, perché sostiene che un
eretico non può raggiungere la salvezza e che è quindi una mancanza di
amore lasciare che un eretico rimanga tale. Pensava che la fede fosse un
dono di Dio che solo alcuni ricevevano, ma che l'uomo non era in grado di
capire. Se all'uomo sfugge il motivo per cui Dio dona o no ad una persona
la salvezza, anche convertire un eretico con la forza lo può condurre
alla sua salvezza (se è stato scelto da Dio) e quindi un uomo per giungere
alla fede può anche essere costretto.
Questa convinzione di Agostino influirà sul pensiero cristiano dei secoli
successivi.
Es: il codice di Giustiniano, imperatore bizantino, che aveva fatto
raccogliere le leggi romane e le aveva fatte ordinare. Un articolo del
Codice prevedeva che lo Stato doveva comminare la pena di morte agli eretici. Quando
c'erano i processi di eresia era il tribunale ecclesiastico a
dichiarare se quella persona era eretica o no e, nel caso in cui lo fosse,
lo Stato aveva il compito di eseguire la condanna.
L'idea che al di fuori della Chiesa non si poteva ottenere la salvezza
viene ripresa in considerazione dai teologi. Quando viene scoperta
l'America di chiedono: che colpa ne hanno i pellerossa che nemmeno
conoscevano la Chiesa? Non è assolutamente possibile che nessuno di loro
sia mai stato salvato.
· PELAGIANI: prendono il nome da Pelagio, contemporaneo di Agostino.
Predicava a Roma. Nel 418 viene bandito da Roma e condannato dal Papa
Zosimo. Pelagio credeva che se Dio ha dato all'uomo delle norme morali che
vanno seguite, le ha date perché sapeva che l'uomo era in grado si
seguirle. Se l'uomo può adempiere a tali regole, è ovvio che chi non
pecca può salvarsi: l'uomo è quindi autosufficiente, da solo può
salvarsi. Secondo Agostino se l'uomo poteva salvarsi con le proprie forze,
allora il sacrificio di Cristo era stato inutile. L'uomo essendo debole
per natura è tendenzialmente peccatore; per la grazia serve quindi
l'aiuto di Dio.
L'idea che ha oggi la Chiesa è che la salvezza è il frutto della grazia
e dell'adesione personale.
Secondo Agostino i pelagiani erano eretici. C'è da dire che però nei
suoi scritti antipelagiani si era fatto un po' prendere la mano: alcune
sue tesi posteriori al 410 sono concezioni che la Chiesa considera
eretiche. Tornando alle argomentazioni di Agostino contro i pelagiani: Dio
ha deciso dall'inizio chi sarà salvato e chi sarà dannato. La grazia è
data secondo criteri che all'uomo sfuggono, i motivi sono imperscrutabili
(non si comprendono). Dice: se la dannazione e la vita eterna fossero dati
per i meriti, allora saremmo tutti dannati. Uno si potrebbe chiedere come
mai Dio agisce in un modo così apparentemente ingiusti: Dio al posto di
dannare tutti, in questo modo ne può salvare qualcuno. Riteneva che
l'uomo era per natura dotato del libero arbitrio, con il peccato
originale, però, le scritture insegnano che l'uomo ha
"rovinato" la sua natura: l'uomo, quindi, tende al male. Se non
fosse venuto Cristo per sacrificarsi tutti sarebbero dannati. La tesi
eretica che Agostino sostiene in questi scritti è quindi la
predestinazione.
C'è un ampio dibattito di come interpretare gli scritti di Agostino:
alcuni dicono che le tesi eretiche si riscontrano solamente in questi
scritti polemici e non in quelli teologici e filosofici e che quindi si era un po'
fatto prendere dalla situazione.
De Trinitate: scritto diviso in due parti. In una si cerca di far vedere
come la concezione della Trinità ci porta a capire la concezione umana,
l'altra parte è il contrario: si parte dall'analisi dell'uomo
(antropologia) e si raggiunge la Trinità.
L'uomo ha delle facoltà: volontà, intelligenza e amore, per esempio. Io
posso volere, capire, amare. Non si può conoscersi senza amarsi, né
amarsi senza conoscersi, né conoscersi e amarsi fuori del pensiero. Tre
facoltà distinte che hanno un unico soggetto che le esercita. Con la
Trinità è lo stesso ragionamento: un unico Dio si presenta come Padre,
Figlio e Spirito Santo.
Città di Dio (De civitate Dei)
E' un libro abbastanza corposo scritto negli
ultimi anni di vita.
Contesto storico: i Goti avevano assaltato Roma
(410). Erano secoli che Roma non veniva attaccata, molti vedevano la fine
della civiltà romana come la fine della civiltà cristiana. Agostino non
era d'accordo: anche lui avrebbe voluto che i barbari non attaccassero la
città, ma pensava che la sopravvivenza della cristianità non dipendesse
dall'impero.
Due sono i temi principali trattati in quest'opera:
· Nella città di Dio c'è una concezione lineare del tempo e non
ciclica. In quella ciclica tutto si ripete allo stesso modo, in quella
lineare nel confluire del tempo avviene il miglioramento. Più passa il
tempo più la società si evolve. Questo perché l'uomo impara dai suoi
errori e perché l'anima è guidata dallo Spirito Santo. Tutto questo ha
portato a una visione positiva di miglioramento. Ciò che Agostino non
può accettare, nell'idea ciclica dell'eterno ritorno, è il fatto che
essa renda impossibile la felicità eterna e la speranza. La felicità
eterna si
ottiene, secondo Agostino, solo con il Giudizio Universale. Se ogni cosa
ritorna, se tutto si distrugge per poi rinascere uguale, il desiderio
della felicità non ha più senso.
· Dottrina o teoria delle due città, la
Città terrena composta da coloro che amano se stessi, i propri interessi
(potere, fama) e vivono "secondo la carne" e vanno verso la
dannazione, la Città celeste composta da coloro che perseguono come fine
amare Dio e il prossimo e vivono "secondo lo spirito" e vanno
verso l'eterna salvezza.
Queste due società sono legate, mescolate fra loro. Esistono, ma non si
vedono. Solo dopo il Giudizio Universale saranno distinte.
Non bisogna credere che lo stato si identifichi con la città terrena e
che la Chiesa si identifichi con la città celeste. Lo stato, infatti, in
quanto organizzazione politica, non ha valenza soprannaturale, non ha
cioè a che fare con la salvezza ultraterrena. La Chiesa opera per la
costruzione della città di Dio e per la salvezza, ma non esaurisce in sé
la chiesa universale e invisibile di coloro che il "giudizio"
chiamerà presso Dio. Secondo Agostino la storia non è altro che lo
svolgersi nel tempo del conflitto fra le due città e del progressivo
costruirsi della città di Dio, che vive "pellegrina" nel mondo
prima di ritrovarsi compiuta e perfetta in cielo.
Pelagiani e donatisti credevano che nella Chiesa ci potessero stare solo i
puri, quelli al di fuori erano tutti dannati. Agostino diceva invece che
non necessariamente tutti i fedeli saranno salvati.
|