Maurilio Lovatti Informazioni per gli studenti dell'università
anno accademico 2012-2013 STORIA DELLA FILOSOFIA (docente prof. Dario Sacchi) La tradizionale concezione personalistica dell'uomo di fronte alle sfide della critica filosofica di Nietzsche e delle provocazioni delle odierne neuroscienze Seminario (esercitazioni) sui concetti fondamentali della filosofia (Manuale consigliato: Reale - Antiseri, Il pensiero occidentale, La Scuola, Brescia) ogni giovedì dalle 8.30 alle
9.30 in aula Giacinto Tredici
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COMUNICAZIONI - La prima lezione è giovedì 18 ottobre 2012; - L'ultima
lezione prima delle vacanze natalizie è il 13 dicembre 2012; si
riprenderà dopo la sessione d'esami di gennaio-febbraio 2013, - gli esami della sessione invernale sono il 17 e 31 gennaio e il 14 febbraio 2013, con inizio alle ore 10. - gli esami della sessione estiva saranno il 6 e 25 giugno e il 9 luglio 2013, con inizio alle ore 9. - La lezione del 21 marzo è sospesa (sono in gita col liceo a Madrid!). - L'ultima lezione è il 16 maggio 2013.
ARGOMENTI SVOLTI Giovedì 18 ottobre 2012 Caratteri della filosofia greca; l'enciclopedia delle scienze di Aristotele Giovedì 25 ottobre 2012
il
principio di non contraddizione; materia e forma; potenza e atto;
sostanza Giovedì 8 novembre 2012 dimostrazione dell'esistenza dell'atto puro Giovedì 15 novembre 2012 caratteri generali della fisica Giovedì 22 novembre 2012 l'anima razionale: astrazione e giudizio Giovedì 29 novembre 2012 caratteri generali della logica formale Giovedì 6 dicembre 2012 etica nicomachea: la felicità Giovedì 13 dicembre 2012 etica nicomachea: le virtù Giovedì 28 febbraio 2013 razionalismo ed empirismo nella filosofia moderna Giovedì 7 marzo 2013 la critica di Hume alla connessione causa effetto; giudizi analitici, sintetici a posteriori ed a priori Giovedì 14 marzo 2013 estetica trascendentale Giovedì 11 aprile 2013 le categorie Giovedì 18 aprile 2013 lo schematismo trascendentale e i principi puri dell'intelletto Giovedì 2 maggio 2013 dialettica trascendentale Giovedì 9 maggio 2013 l'etica: massime, imperativi ipotetici e categorico Giovedì 16 maggio 2013 caratteri generali dell'etica kantiana; i postulati della ragion pratica.
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Contenuti
minimi per la parte istituzionale dell'esame
1) PARTE GENERALE
Manuale consigliato: Reale - Antiseri, Il pensiero occidentale, La Scuola, Brescia
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CONTRIBUTI DEI PARTECIPANTI AL SEMINARIO
Riassunto delle prime tre lezioni La filosofia è amore per la sapienza, nel VI-IV sec a.C. si è definito questo sapere come: - sapere dimostrativo/razionale (differenziandosi dai miti greci) - sapere dell’essere in quanto essere (diverso da matematica che
studia solo la quantità, o la biologia che studia solo gli esseri
viventi) - sapere inutile, teoretico, senza scopo pratico, che risponde alla
curiosità dell'uomo, al desiderio di sapere ARISTOTELE Aristotele distingue le conoscenze in tre livelli: Teoretiche (studiano il necessario, la teoria) METAFISICA: detta “filosofia prima, fondamentale” (ontologia:
scienza dell’essere) MATEMATICA: scienza che si occupa della quantità FISICA: scienza del movimento, inteso come il divenire in generale Pratiche (mi dicono come comportarmi, orientano l'agire) ETICA: scienza del bene per l’uomo ECONOMIA: si occupa del bene della famiglia POLITICA: si occupa del bene della polis Poietiche (che producono qualcosa) TECNICHE: come costruire… ARTI: il bello delle costruzioni; poesia; pittura… Filosofia e metafisica di Aristotele, sulla quale si basano molti
filosofi del Medioevo, mentre nell’età moderna verrà criticato.
L’etica aristotelica METAFISICA
DI ARISTOTELE:
(suddivisa
in 14 libri…) E'
definita come 1.
SCIENZA DELL'ESSERE in quanto essere 2.
SCIENZA DELLA SOSTANZA 3.
SCIENZA SEI PRIMI PRINCIPI 4.
TEOLOGIA PRINCIPIO
DI NON CONTRADDIZIONE: è
impossibile che lo stesso predicato appartenga o non appartenga allo
stesso soggetto, nello stesso tempo e per il medesimo rispetto. Tutto
ciò che si contraddice è falsa a priori, principio alla base di ogni
discorso razionale. Parmenide
aveva già teorizzato questo principio, che però dava luogo ad altre
teorie come l’impossibilità del movimento… Lo
stesso uso del linguaggio presuppone questo principio. ES:
se dico passami il libro non mi passano qualcosa di diverso dal libro,
un “non-libro”. Non
si può negare lo stesso predicato. Questo
principio è alla base di ogni sapere razionale. SOSTANZA
E ACCIDENTE: sostanza
è ciò che sussiste su di sé (oggetti, cose…) accidente
è ciò che deve inerire a qualcos’altro (caratteristiche) ES:
il gesso è bianco. Ciò
che rimane invariato è la sostanza, ciò che cambia è l’accidente La
SOSTANZA è un sinolo (insieme di) di materia e forma: MATERIA
il materiale di cui è composta FORMA
funzione, struttura, quello che rende la cosa com’è, la sua natura POTENZA
ciò che una cosa può
diventare ATTO
ciò che è diventato Fisica:
scienza del divenire, passaggio dalla potenza all’atto ES:
Il pulcino è in potenza una gallina Ogni divenire lo
spieghiamo con la causa, ciò che spiega il movimento: ·
FORMALE ·
MATERIALE ·
EFFICIENTE (quello che da
impulso al movimento) ·
FINALE (fine a cui tende
l’azione. Anche i movimenti naturali tendono al luogo naturale) TEOLOGIA:
non è detto che tutte le sostanze divengono (altrimenti fisica e
metafisica coinciderebbero). Vi
è una sostanza che non diviene: l’atto puro. Prova
dell’esistenza dell’ATTO PURO (XII
libro sulla metafisica) Si
presuppone -principio di non contraddizione -partire
da un dato di esperienza (ciò che percepiamo con i cinque sensi) -movimento,
tutto ciò che diviene; passaggio dalla privazione alla forma, dalla
potenza all’atto con un sostrato che rimane Nel
movimento c’è sempre una causa, c’è una origine a tutte queste
cause? Per Aristotele non sarebbe stato impossibile constatare la serie
infinita, vi è comunque la necessità di trovare una causa prima affinchè
A percepisca il movimento. ES:
Se chiedo in prestito a una persona B 5 euro, lei me li presta, ma sono
i suoi ultima. B a sua volta chiederà un prestito a C, glieli Se
chiedo a B, ma B non ha nessun euro, chiede quindi a C se me li presta, ma
nemmeno C ce li ha, e quindi chiede a D e via dicendo… Causa
prima, ATTO PURO: ·
INCAUSATA, non potrebbe
essere completamente atto ·
IMMATERIALE, non soggetto a
divenire… ·
TRASCENDENTE, ETERNO,
presupposto dalla realtà del divenire L’atto puro viene
chiamato Dio, non inteso come lo intendiamo nella nostra cultura
religiosa, come lo intendono le grandi religioni Come
fa l’atto puro a generare movimento se è fermo? Non
è una causa efficiente, ma una causa finale, come un desiderio che muove. ES:
come quando si desidera qualcosa, siamo innamorati e ci muoviamo. L’atto
puro quindi rende comprensibile il movimento, le sfere celesti tendono
all’atto puro. L'atto puro pensa sé stesso e le verità immutabili, non Quindi
a differenza della fisica (studio dell’ente in quanto ente in
movimento), la metafisica studia l’ente in quanto ente, dimostrando
l'esistenza MATEMATICA:
non
è fonte di ricerca per Aristotele, non scrive nulla. Si affida a un
discepolo di Platone, Eudosso. FISICA:
interessi
naturalistici, include lo studio della psiche.
Dorotea Nicolussi Golo
Secondo Aristotele la filosofia è un sapere di tipo razionale e dimostrativo ed è il pensiero dell’essere in quanto essere. Ogni scienza studia un aspetto particolare della realtà. La filosofia studia la totalità, il tutto. Solo una siffatta scienza può rispondere ad alcune domande, come ad esempio come e perché esiste l’universo, queste domande richiedono però risposte argomentate. In genere l’uomo utilizza le sue conoscenze per costruire, per fare delle cose. La filosofia non ha uno scopo pratico, ma teoretico cioè risponde alla curiosità dell’uomo. Aristotele divide le scienze in tre categorie a loro volta suddivise in altre categorie:
Principio di non contraddizione Aristotele enuncia il principio di non contraddizione, cioè “è impossibile che lo stesso predicato appartenga e non appartenga allo stesso soggetto nello stesso tempo e nella stessa relazione”. Aristotele dice che chi sostiene la contrarietà del principio di non contraddizione sbaglia perché già lo presuppone per dire che è falso. Per esempio se dico: “dammi un libro” ad un interlocutore, io conosco il significato della parola libro e quindi non può essere un “non libro”. Se qualcuno non volesse accettare il principio di non contraddizione dovrebbe stare in silenzio! Ma in caso volessimo comunicare con qualcuno dobbiamo accettare tale principio che è alla base di ogni sapere che voglia essere rigoroso. Termini aristotelici “Sostanza/Accidente; Materia/Forma; Potenza/Atto; Causa.” Aristotele chiama sostanza quello che esiste di per se (i nostri oggetti) e accidenti le caratteristiche che per esistere devono riferirsi a qualcosa. Se penso a un gesso bianco posso percepire gli accidenti: il gesso è bianco, ma quel bianco non ci sarebbe se non fosse associato al gesso. Una foglia (sostanza) può cambiare colori (accidente) restando sempre una foglia. Quindi gli accidenti cambiano ma la sostanza resta invariata. Una sostanza è poi costituita da materia e forma. Per esempio in un libro la materia è la carta, mentre la forma è intesa non solo come forma geometrica ma per forma si intende ciò che fa essere una cosa ciò che è (un libro senza lettere non è un libro), l’aspetto essenziale delle cose, la struttura che permette a una cosa di svolgere la sua funzione. Aristotele dice che la sostanza è sinolo (unione-insieme) fra forma e materia. Un’altra distinzione è tra potenze e atto. Col primo termine Aristotele intende ciò che può diventare, mentre con il secondo intende ciò che è cosi (tale concetto sarà importanza nella fisica, cioè nella scienza del divenire, nel passaggio fra potenza e atto). Per spiegare il divenire bisogna introdurre il concetto di causa. La causa è ciò che spiega il movimento (il concetto aristotelico è molto più ampio del nostro) e in essa cerca le condizioni perché un fenomeno avvenga e fa questa divisione:
Quindi è possibile spiegare un movimento quando ci sono tutte e quattro le condizioni del divenire. Aristotele da quattro definizioni di metafisica, come scienza che ha per oggetto:
Il divenire “Il divenire è un passaggio dalla potenza
all’atto” Quesito di Aristotele: si può dimostrare che esiste solo un ente in atto? Questa prova si basa sul principio di non contraddizione. Inoltre si utilizzano i dati anteriori che sono le prove di esperienza. Il dato di partenza è che qualcosa si muove. Per Aristotele il concetto di movimento ha un senso più ampio di divenire e di cambiamento. Quindi possiamo dire che il movimento è il passaggio dalla privazione alla forma, dalla potenza all’atto. Con forma non viene intesa la classica forma geometrica, bensì il carattere o la determinazione a cui perviene il movimento. Il vero divenire (per esempio il riscaldamento dell’acqua) significa che qualcosa deve cambiare, ma allo stesso tempo qualcosa deve rimanere immutato. Concludendo il MOVIMENTO è il passaggio dalla privazione alla forma, dalla potenza all’atto, ma con un sostrato che rimane invariato. Aristotele dice: partiamo dal presupposto che il movimento esiste e che il movimento deve essere causato da qualcosa. Ma questa ricerca di cause può procedere all’infinito o all’inizio c’è qualcosa? Secondo Aristotele vi è qualcosa di immateriale sin da sempre (con tale tesi non vuole negare le serie infinite come per esempio i numeri!), ma affermare che senza una causa prima il movimento non potrebbe esistere. Questa causa prima deve essere incausata, cioè non può essere in potenza perché questo vorrebbe dire che dovrebbe passare all’atto, che sarebbe una forma di divenire che necessita di una causa prima incausata. Allora:
Se noi percepiamo un movimento deve esserci inizialmente un atto puro incausato. Aristotele lo chiama Dio, ma non inteso in senso religioso, lo percepisce come qualcosa di trascendente, eterno che è presupposto dalla realtà del divenire; non nel senso che ha creato il mondo. Ma come fa un ente immobile come l’atto puro a generare movimento? La causa può essere efficiente, ma può anche essere una causa finale. Per esempio se noi abbiamo il desiderio di conoscere la geometria, questa non fa nulla per farsi conoscere. Questo atto puro muove come una causa finale che attrae. Con ciò ogni movimento non è causato da un atto puro. Questo atto puro è la condizione per rendere spiegabile al pensiero il movimento, può solo pensare a se stesso o a realtà immutabili, perché se conoscesse qualcos’altro di mutevole ci sarebbe il passaggio da potenza ad atto. Stefano Elmetti
L'anima o mente
Platone aveva ipotizzato
l'iperuranio dove esistono le idee pure immutabili e perfette. Aristotele dice che vi è
un intelletto passivo, di cui sono dotati anche gli animali. Noi teniamo
nella nostra memoria i dati dell'esperienza di cui la mente è un
archivio. Mentre l'intelletto attivo è il pensare questi dati come
universali. L'intelligibile in potenza è già presente nell'intelletto
passivo, come sensibile in atto. E' quindi l'intelletto attivo, o agente,
che trasforma in un'altra luce il particolare e lo universalizza. Stefano Elmetti
LOGICA ARISTOTELICA metodo comune a tutte le scienze, arte o tecnica del ben ragionare (strumento per tutte le scienze per le dimostrazioni…) Usato nel medioevo e in tutta l’età moderna fino a Hegel. astrazione (atto mentale) à il concetto universale (prodotto da questo atto) giudizio (atto mentale)à proposizione (prodotto da questo atto) SILLOGISMO= più breve dei ragionamenti all’interno della LOGICA FORMALE (=insieme di regole che ci permettono di capire se un ragionamento è valido o no a prescindere dai contenuti e guardando solo le regole). Riduce le proposizioni a livelli semplici con: soggetto – copula – predicato --> S è P oppure S non è P Es: Socrate è un filosofo. …attraverso anche standardizzazione delle frasi: Es: Il cane ha quattro zampe. ---- il cane è un quadrupede Giorgio corre. ---- Giorgio è corrente. 4y
= 3x ---- y= ¾ x La proposizione può essere vera o no (quando per verità si intende come nel senso comune e in Aristotele, la corrispondenza tra fatti e le frasi che diciamo; invece secondo i sofisti la verità è data dalla utilità; Protagora, uomo, misura di tutte le cose, quindi è vero ciò che è utile –concetto pragmatico di verità-. Validità di un ragionamento: es: 1) Tutti gli aracnidi hanno 9 zampe. (falsa) 2) Tutti i ragni sono aracnidi. (vera) à Tutti i ragni hanno 9 zampe. (falsa) Ragionamento valido perché la conclusione deriva neccessariamente dalle premesse. Proposizioni: vero/falso, se corrisponde ai fatti Ragionamento: valido/non valido, che fa derivare la conclusione direttamente dalle premesse. Se le premesse sono vere, siamo sicuri che la conclusione è vera, se le premesse sono false, la conclusione può essere falsa, ma valida. Es: 1) Tutti gli uomini (M) sono mortali (P). 2) Tutti i greci (S) sono uomini (M). à Tutti i greci (S) sono mortali (P). S= soggetto della conclusione P= predicato della conclusione M= termine medio Si possono fare 4 tipi di frasi con ogni predicato (tutti uomo è mortale; qualche uomo è mortale; non tutti gli uomini sono mortali; nessun uomo è mortale) dove qualche = almeno uno (anche se fossero tutti, si può dire qualche). Ci sono 256 modi possibili di sillogismi, di cui solo 19 sono validi. Premesse, preamboli come posso constatare se sono vere? 1. principio di non-contraddizione (troppo generale)- Euclide li definisce postulati, si credono veri per evidenza. 2. proposizioni indittive, fornite generalizzando l’esperienza. Limiti della logica aristotelica: · considera le frasi dove il predicato è valido solo per il suo soggetto. Mentre in A è doppio di B, il predicato è in funzione di A e B. 1. S è P à f(x) 2) A doppio di B à f(x;y) · Il sillogiismo è valido solo per tre termini · A>B ; B>C quindi A>C Punti a favore, idea che è rimasta anche nella logica simbolica o matematica sorta nel Settecento. · La logica come arte del ragionamento che ci da le regole del ragionamento indipendentemente dal contenuto (log. Formale). ETICA ARISTOTELICA
=(derivazione
greca); morale (der. latina), rifiorirà nel Novecento. Azioni orientate a un FINE: 1. IMMEDIATO 2. INTERMEDIO ad un altro fine, catena di fini che tendono a un fine ultimo 3. ULTIMO Es: motivazione per la quale prendo l’autobus per andare in università, vado all’università con il fine di prendere la laurea, prendo la laurea con il fine di fare un certo tipo di lavoro. ETICANICOMACHEA (dedicata a Nicomaco, unico suo figlio maschio) = fondata sul fine dell’uomo (detta Etica teleologica, idea diffusa nell’antica Grecia) Fine dell’uomo = Felicità, desiderio naturale (a differenza di tutt’ora con il relativismo dove ognuno persegue i propri scopi personali) = essere realizzati, “buoni” Es: un buon coltello per essere “buono” deve tagliare bene (è la sua caratteristica) Quindi l’uomo sarà realizzato quando sviluppa i suoi caratteri essenziali: · linguaggio · Capacità d’astrazione · Componente razionele, affettiva · (…) Il COMPITO della filosofia pratica, cioè dell'etica, è analizzare il concetto di felicità e trovare il modo per la sua realizzazione. TIPI DI FELICITà, la base sulla quale poggia la felicità secondo la gente è: 1. Piacere: risonanza soggettiva quando pensiamo di aver ottenuto quello che desideravamo (mangiare quando si ha fame). EDONISMO, secondo Epicuro il fine dell’uomo è il piacere evitando il dolore. A parità di condizioni il piacere è perseguibile, ma può avere conseguenze negative. · Non può essere la felicità perché non è stabile, e la felicità invece deve conservarsi nel tempo. 2. Denaro: è solo il mezzo per ottenere piacere, gloria, sapere, non può essere il fine ultimo. 3. Onore: fama, gloria, prestigio, soddisfazione che una persona può avere nell’essere ammirati. Soddisfazione legittima a parità di condizioni. Non può essere la felicità perché non dipende da noi principalmente, mentre la felicità nostra deve dipendere da noi. 4. Sapere: non ha controindicazioni, è il valore più in alto degli uomini. PRECETTI MORALI (norme, leggi, comandamenti, imperativi) sono visti come una via verso il fine, non sono mai vere o false assolutamente. Dorotea
Nicolussi Golo
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IMMANUEL KANT
Lezione del 28 febbraio 2013. INTRODUZIONE Solitamente si fa risalire la nascita della filosofia moderna alla figura di Cartesio all’inizio del ‘600. Kant è vissuto nel 1700 e il suo testo “La critica della ragion pura” viene scritto durante la sua tarda età. Si può quindi affermare che in questo secolo e mezzo si fronteggiano in Europa il razionalismo e l’empirismo. Prima di considerare ciò che divide le due “filosofie” è importante notare, anche, in cosa si somigliano:
RAZIONALISMO EMPIRISMO Cartesio Locke Spinoza Berkeley Leibniz Hume La tesi fondamentale dell’empirismo è: “tutta la conoscenza proviene dall’esperienza”, ove per esperienza si intende la conoscenza sensibile (vista, tatto, ecc…). Di per se tale teoria non è nuova perché di stampo aristotelico. Il razionalismo, al contrario, sostiene che esiste una parte di conoscenza, anche piccola, che proviene da idee innate. Lo stesso termine “idea” ha un significato diverso per Platone, da un lato, e per i cartesiani e per gli empiristi, dall'altro: nell’antichità idea era un’entità che sussisteva indipendente dall’uomo e soprattutto era universale (es. l’idea del triangolo); per Cartesio e Locke l’idea viene intesa come un contenuto mentale (cioè che vediamo con gli occhi della mente). Kant, che vive a Konigsberg, oggi Kaliningrad, città all’epoca appartenente alla Prussia è il primo importante studioso che utilizza il tedesco nei trattati, mentre nelle cattedre tedesche solitamente si utilizzava il latino. Quando Kant si trova a riflettere sulla filosofia parte da una constatazione: “in duemila anni i filosofi continuano a contraddirsi”, a differenza della fisica nella quale non vengono messi in discussione i principi perché se si capiscono non si può non essere d’accordo. Kant si pone alcune domande: perché la filosofia non ha raggiunto la strada sicura della scienza? Perché la filosofia non può avere una figura come Newton, come è avvenuto per la fisica? A suscitare questi quesiti è il “Trattato della natura umana” di Hume che avrebbe dovuto rivoluzionare la filosofia e invece, inizialmente, non viene compreso. Kant nota che ci sono tesi che sono però in grado di mettere in dubbio le certezze sulla fisica newtoniana. In particolare quando si associano le idee per mezzo della causalità; ad esempio se io noto del fumo dietro la collina, pur non vedendolo, interpreto la realtà dicendo che li c’è del fuoco. Secondo Hume le cause producono determinati effetti, ma essendo un empirista sostiene che anche il rapporto causa effetto deriva dall’esperienza. Per abitudine siamo abituati a “vedere” che una causa produce un certo effetto quindi proiettiamo le esperienze passate sul futuro. Quindi quando noi associamo le nostre percezioni diamo per scontato il rapporto necessario tra causa ed effetto. Empiricamente questa posizione però non è giustificabile: Hume dice che le nostre idee devono derivare dalle nostre impressioni, cioè dall'esperienza, è una sorta di propensione psicologica che ci porta alla connessione causa/effetto. Ma se essa viene messa in discussione, come fa Hume, si mettono in crisi i fondamenti della fisica di Newton, che presuppone l'assoluta universalità e necessità delle leggi fisiche (come F=ma). Lezione
dell’8 marzo 2013. KANT Kant era un ammiratore di Newton ed era un tipico intellettuale illuminista cioè doveva “sapere tutto”. Kant dice: “se noi guardiamo la cultura occidentale vediamo che il sapere umano in alcuni campi ha fatto progressi definitivi in altri no”. Questi scienze hanno individuato una via sicura: geometria, aritmetica e fisica sono campi nei quali si è intrapresa la via sicura della scienza. Per la filosofia no! La filosofia dovrebbe essere una scienza dimostrativa, ma allora perché siamo in questa situazione? E’ possibile trovare il metodo per impostare la metafisica con la stessa fecondità di Euclide o Newton? Per far questo dobbiamo vedere come procedono le scienze e la filosofia. Quando Kant parla di metafisica si riferisce a quella che occupa tre ambiti:
Aristotele sostiene che: “un giudizio è l’operazione con cui si unisce un soggetto a un predicato”. A fronte di un giudizio si possono avere quattro teoriche possibilità:
Il giudizio analitico a posteriori non viene però considerato perché non ha senso. Il sintetico a priori mette insieme i vantaggi delle opzioni precedenti avendo la veridicità dei giudizi analitici ma non gli svantaggi, cioè non ci da informazioni sulla realtà, non è fecondo! Il sintetico a posteriori è fecondo ma non ci da nulla di certo. Il sintetico a priori è la forma privilegiata, come nella geometria euclidea e nella fisica newtoniana. Kant si chiede perché non fare lo stesso con la filosofia in modo da farla divenire scienza? Lo scopo è quindi analizzare la conoscenza umana, scoprire gli elementi a priori per rispondere su come sono possibili i giudizi sintetici a priori. Stefano Elmetti
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All’inizio della
filosofia moderna (Cartesio) si fronteggiano due correnti, EMPIRISMO e
RAZIONALISMO. Vi sono delle caratteristiche in comune fra le due correnti: EMPIRISMO IDEA significato diverso da
come lo intende Platone a come lo intende Cartesio KANT La critica della Ragion pura è così divisa: ESTETICA TRASCENDENTE:
conoscenza sensibile per individuare elementi a priori Come individuare gli
elementi a priori nella conoscenza? ESTETICA TRASCENDENTALE CONOSCENZA 1) MATERIA
(contenuti), CONOSCENZA SENSIBILE (forme, colori, suoni, odori…), il
contenuto è necessariamente a posteriori, se uno non avesse esperienza non
ha questa conoscenza. KANT: ANALITICA TRASCENDENTALE
Dorotea
Nicolussi Golo
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STORIA DELLA FILOSOFIA 2012-2013 OBIETTIVO DEL CORSO
1) PARTE GENERALE
Per il corso monografico:
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SEMINARI DEGLI ULTIMI ANNI - anno 2011-2012 Seminario (esercitazioni) sui concetti fondamentali della filosofia - anno 2010-2011 Seminario (esercitazioni) sui concetti fondamentali della filosofia - anno 2009-2010 Seminario (esercitazioni) sui concetti fondamentali della filosofia - anno 2008-2009 Lettura e la discussione critica dell'antologia degli scritti di Galileo Galilei, curata da Sofia Vanni Rovighi - anno 2007-2008 Sul fondamento della conoscenza di Schlick - anno 2004-2005 I metodi dell'etica di Sidgwick
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Maurilio Lovatti è nato a Brescia il 2 giugno 1954. Si è laureato in filosofia il 24 febbraio 1978 all’università degli Studi di Milano, con una tesi sulla filosofia della religione di David Hume (relatore il prof. Enrico Rambaldi, controrelatore il prof. Mario Dal Pra). Sposato
con Pierangela, ha due figli: Giulio (1991) e Sofia (1996). E’
stato funzionario del Ministero delle Finanze dal 1979 al 1983. Ha
insegnato lettere dal 1983 al 1988; insegna filosofia e storia nei licei
dal 1988. Dal
1990 insegna filosofia e storia al Liceo scientifico di Stato “Nicolò
Copernico” di Brescia. Collabora
con l’Università cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia, come
cultore della materia in filosofia morale e storia della filosofia. Ha
approfondito lo studio del pensiero filosofico del ‘900, in particolare
le sue ricerche e i suoi articoli riguardano la filosofia di Wittgenstein,
Popper, Hare e Railton. Dal
1995 si è impegnato anche con continuità a ricerche sul pensiero di John
Locke e in particolare sul Saggio
sull’intelletto umano.E’
stato relatore alla conferenza mondiale per il terzo centenario di John
Locke all’Università di Oxford (2004). Negli ultimi anni si è dedicato soprattutto a studi di filosofia della scienza e di filosofia della medicina e ha tenuto comunicazioni alla Scuola internazionale di filosofia e storia della biologia e della medicina dell'Università di Cassino a Nettuno (Roma, 2001 e 2003) e Sora (Frosinone, 2006).
e-mail: maurilio.lovatti@unicatt.it Maurilio Lovatti - scritti di storia locale Maurilio Lovatti - indice generale degli scritti
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