Il testamento di Pio XII a cura di Maurilio Lovatti
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Miserere mei Deus, secundum (magnam) misericordiam tuam.
Queste parole, che, conscio di esserne immeritevole ed impari pronunciai nel momento in cui diedi tremando la mia accettazione alla elezione a Sommo Pontefice, con tanto maggior fondamento le ripeto ora in cui la consapevolezza delle deficienze, delle manchevolezze, delle colpe commesse durante un cosi lungo Pontificato e in un 'epoca cosi grave ha reso più chiara alla mia mente la mia insufficienza e indegnità. Chiedo umilmente perdono a quanti ho potuto offendere, danneggiare con le parole e con le opere. Prego coloro, cui spetta, di non occuparsi né preoccuparsi per erigere qualsiasi monumento alla mia memoria, basta che i miei poveri resti mortali siano deposti semplicemente in luogo sacro, tanto più gradito, quanto più oscuro. Non mi occorre di raccomandare i suffragi per l'anima mia, so quanto numerosi sono quelli che le norme consuete della Sede Apostolica e la pietà dei fedeli offrono per ogni Papa defunto. Non ho nemmeno bisogno di lasciare un "testamento spirituale" come sogliono lodevolmente fare tanti zelanti Prelati, poiché i non pochi Atti e discorsi, da me per necessità di officio emanati o pronunziati, bastano a far conoscere, a chi per avventura lo desiderasse, il mio pensiero intorno alle varie questioni religiose o morali. Ciò premesso, nomino mio erede universale la Santa Sede Apostolica da cui tanto ho avuto, come da Madre amatissima.
Pius PP. XII
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