CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Roma, 8 giugno 1963, n. 5573
LETTERA INVIATA DA SUA EMINENZA REVERENDISSIMA IL
SIGNOR CARDINALE GIOVANNI BATTISTA MONTINI AL SETTIMANALE CATTOLICO INGLESE THE TABLET POCHI GIORNI PRIMA DELLA SUA ELEVAZIONE AL
SOMMO PONTIFICATO (giugno 1963)
Signor Direttore,
ho letto l'articolo sulla Sua pregiata Rivista
"The Tablet", del giorno 11 maggio 1963, dal titolo "Pio
XII e gli Ebrei", e mi compiaccio della difesa che e' fatta in tale
scritto non soltanto del Papa Pio XII, di venerata memoria, e della Santa
Sede, ma altresì della verità storica dei fatti, e della logica, anzi
del buon senso.
Io non intendo entrare nell'esame della questione, che il dramma di Rolf
Hochhuth, come autore, e di Erwin Piscator, come regista, "der
Stellvertreter" (il Vicario), ha sollevato, se cioè era dovere del
Papa Pio XII di condannare con proteste clamorose e spettacolari le stragi
degli Ebrei durante l'ultima guerra. Vi sarebbe molto da dire in
proposito, anche dopo l'articolo molto chiaro e probativo dell'Osservatore
Romano del 5 aprile I963, perché la tesi del dramma, che il Sig. George
Steiner mette in evidenza in "The Sunday Times" del 5 maggio
1963, e cioè: "In ciò che ci lascia indifferenti noi siamo
complici", non è affatto applicabile alla persona e alla opera d'un
Pontefice come Pio XII. Non so come si possa sostenere, e tanto meno come
si possa fare argomento d'un dramma, una tale accusa verso un Papa, il
quale poteva dire di sè, ad alta voce, con sicura coscienza: "Non vi
fu sforzo che non facessimo, ne' premura che tralasciassimo, perché le
popolazioni non incorressero negli orrori della deportazione o
dell'esilio; e quando la dura realtà venne a deludere le nostre più
legittime attese, mettemmo tutto in azione per attenuarne almeno il
rigore".
La storia, non l'artificiosa manipolazione dei fatti e la loro preconcetta
interpretazione, operate nello "Stellvertreter", rivendicherà
la verità sull'azione di Pio XII durante l'ultima guerra nei confronti
degli eccessi criminali del regime nazista, e dimostrerà quanto essa sia
stata vigilante, assidua, disinteressata e coraggiosa, nel contesto reale
dei fatti e delle condizioni di quegli anni.
A me pare doveroso contribuire al chiaro ed onesto giudizio della realtà
storica, tanto deformata dalla pseudo-realtà rappresentativa del dramma,
facendo notare che la figura di Pio XII, quale appare nelle scene dello
"Stellvertreter", (a quanto ne dicono le recensioni della
stampa), non traduce esattamente, anzi tradisce il vero aspetto morale di
Lui. Io posso dire questo, perché ho avuto la grande fortuna di poterlo
avvicinare e servire, ogni giorno, durante il suo Pontificato, cominciando
dal 1937, quando Egli era ancora Segretario di Stato, fino al 1954, e
perciò durante tutto il periodo della guerra mondiale.
E' vero che le mie funzioni presso il Pontefice non riguardavano
propriamente gli affari politici (o straordinari, come li chiama il
linguaggio della Curia romana), ma la bonta' di Papa Pio XII e la natura
stessa del mio servizio di Sostituto della Segreteria di Stato, mi davano
modo di conoscere quale fosse il pensiero, anzi l'animo di quel grande
Pontefice. La figura di Pio XII, quale sarebbe data dallo Hochhuth, è
falsa. Non è, ad esempio, affatto vero ch'Egli fosse pauroso, né per il
suo temperamento nativo, né per la coscienza di Uomo investito d'un
potere e d'una missione; potrei citare tanti particolari a questo
riguardo, i quali proverebbero come Pio XII, sotto l'aspetto esile e
gentile e sotto un linguaggio sempre eletto e moderato, nascondesse, anzi
rivelasse una tempra nobile e virile capace di assumere posizioni di
grande fortezza e di impavido rischio.
Non e' vero che Egli fosse insensibile ed isolato. Era invece di animo
finissimo e sensibilissimo. Amava la solitudine, perché la ricchezza del
suo spirito e la sua straordinaria capacità di pensiero e di lavoro
cercavano appunto di evitare inutili distrazioni e svaghi superflui; ma
non era un estraneo alla vita, un indifferente alle persone e agli
avvenimenti circostanti, chè anzi ambiva d'essere sempre informato di
tutto e di partecipare, fino alla sofferenza interiore, alla passione
della storia, in cui si sentiva inserito. Ha dato, a questo proposito,
ottima testimonianza Sua Eccellenza Osborne, allora Ministro di Gran
Bretagna presso la Santa Sede e obbligato dalla occupazione tedesca di
Roma a vivere confinato nella Città del Vaticano, sul Times del 20 maggio
"Pio XII è stata la persona più profondamente umana, cordiale,
generosa, simpatica (e, diciamo pure, santa) che ho avuto il privilegio di
incontrare nel corso di una lunga vita."
Parimente non risponde a verità sostenere che Pio XII fosse guidato da
calcoli opportunisti di politica temporale. Come sarebbe calunnia
attribuire a Lui ed al Suo Pontificato un qualsiasi movente di utilità
economica!
Perché poi Pio XII non abbia assunto una posizione di violento conflitto
contro Hitler, per risparmiare così dalla strage nazista milioni di
Ebrei, non è difficile comprendere a chi non commetta l'errore dello
Hochhuth di giudicare le possibilità di un'azione efficace e responsabile
durante quel tremendo periodo di guerra e di prepotenza nazista alla
stregua di ciò che si potrebbe fare in condizioni normali, ovvero nelle
gratuite ed ipotetiche condizioni inventate dalla fantasia d'un giovane
commediografo. Un atteggiamento di condanna e di protesta, quale costui
rimprovera al Papa di non avere adottato, sarebbe stato, oltre che
inutile, dannoso; questo è tutto. La tesi dello "Stellvertreter"
indica una insufficiente penetrazione psicologica, politica e storica
della realtà, nella ricerca di rivestirla di fascino rappresentativo.
Se, per ipotesi, Pio XII avesse fatto ciò che lo Hochhuth gli rimprovera
di non aver fatto, sarebbero accadute tali rappresaglie e tali rovine,
che, a guerra finita, lo stesso Hochhuth, con migliore valutazione
storica, politica e morale, avrebbe potuto scrivere un altro dramma, molto
più realistico e più interessante di quello che ha così bravamente, ma
così infelicemente messo in scena, il dramma cioè dello "Stellvertreter",
che per esibizionismo politico o per inavvedutezza psicologica, avrebbe la
colpa di aver fatto scatenare sul mondo, già tanto tormentato, una più
vasta rovina a danno non tanto proprio, ma quanto a carico di innumerevoli
vittime innocenti.
Non si gioca con questi argomenti e con i personaggi storici che
conosciamo con la fantasia creatrice di artisti di teatro, non abbastanza
dotati di discernimento storico e, Dio non voglia, di onestà umana.
Perché altrimenti, nel caso presente, il dramma vero sarebbe un altro:
quello di colui che tenta di scaricare sopra un Papa, estremamente
coscienzioso del proprio dovere e della realtà storica, e per di più
d'un Amico, imparziale, si, ma fedelissimo del popolo germanico, gli
orribili crimini del Nazismo tedesco.
Pio XII avrà egualmente il merito d'essere stato un "Vicario"
di Cristo, che ha cercato di compiere coraggiosamente e integralmente,
come poteva, la sua missione; ma si potrà ascrivere a merito della
cultura e dell'arte una simile ingiustizia teatrale?
Con sincero rispetto
Suo devotissimo
G. B. Card. MONTINI
Arcivescovo di Milano
Fonte: Archivio Storico Diocesano di Brescia,
fondo Tredici, b. 84
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