Paola Volonghi

 

 

 

appunti tratti dalle lezioni di filosofia del
 prof. Maurilio Lovatti 
(anno scolastico 2005-06)

 

Francesco Bacone

 

 

Nasce nel 1561 e muore nel 1626. È l'iniziatore di un metodo scientifico che è fallito. La scienza che si è affermata nel XVII secolo è quella di Galileo e Newton, non quella di Bacone. Li mettiamo a confronto per capire alcuni presupposti filosofici.
Bacone è colui che ha meglio capito il ruolo della scienza: amplifica le potenzialità dell'uomo di trasformare la natura che lo circonda.
Oltre ad essere scienziato e filosofo è anche avvocato. Nel 1593 è eletto deputato nella Camera dei Comuni (in Inghilterra la camera dei comuni era elettiva e venivano eletti solo quelli che avevano diritto al voto, quindi i borghesi e pochi altri, mentre la camera dei lords era ereditaria). Diventa consigliere del conte di Essex, durante il regno di Giacomo I (nel 1603 Elisabetta muore e sale al potere Giacomo I, padre di Carlo I, che verrà poi giustiziato). Nel 1618 viene proclamato lord cancelliere (come un primo ministro) e viene nominato barone, entra quindi a far parte della nobiltà. Viene accusato di corruzione, imprigionato nella torre di Londra, processato e riconosciuto colpevole. Il re gli diminuisce le pene e lo lascia libero a patto che non abbia più nulla a che fare con la politica. L'ultimo periodo della sua vita è interamente dedicato allo studio. Muore durante un esperimento: stava provando la congelazione dei cibi e passando continuamente dal caldo al freddo si prende una polmonite che lo uccide.
Avrebbe voluto scrivere un'enciclopedia dell'intero sapere che si sarebbe dovuta chiamare Instauratio Magna. Scrive però solo una piccola parte, un libro Novum Organum (nuovo organo), che richiama l'Organon di Aristotele, l'insieme degli scritti di logica.
In quest'opera si distinguono due parti:
-parte distruttiva con la quale Bacone vuole criticare i pregiudizi più diffusi che per lui ostacolano la conoscenza scientifica.
-parte costruttiva dove viene enunciato il metodo scientifico.

PARTE DISTRUTTIVA:

Chiama questi pregiudizi idoli e li divide in quattro sottoinsiemi:
· Idola tribus (dell'intera tribù umana), comuni a tutti. Tutti gli uomini tendono a fare gli stessi errori, almeno inizialmente. Quando vediamo una cosa pensiamo che sia affettivamente come la vediamo. In pratica si crede troppo ai sensi. L'uomo ha una tendenza a generalizzare che spesso lo conduce all'errore. Questa tendenza a riferire alla generalizzazione la verità è un pregiudizio comune a tutti gli uomini. Per esempio se premo il campanello credo che questo suoni, ma magari non c'è corrente e quindi non suona.
· Idola specus ,"idoli della caverna" dei singoli uomini, ossia che variano da uomo a uomo. Per esempio un uomo è più ottimista, l'altro è più pessimista. Alcuni danno più importanza alla pratica, altri alla teoria. L'attività conoscitiva umana è condizionata dalla costituzione individuale, dall'educazione ricevuta, dalle abitudini. Ad ogni generalizzazione inadeguata corrisponde un pregiudizio. Per esempio, diceva Bacone, Aristotele amava la logica, aveva quindi il pregiudizio che tutto potesse essere pensato con la logica e che quindi l'osservazione era da mettere in secondo piano. Altri la possono pensare in modo diverso da lui.
· Idola fori, "idoli della piazza", pregiudizi relativi al linguaggio. Tutte le lingue hanno una certa struttura: la più semplice è soggetto predicato (S è P). Noi siamo abituati a pensare che il soggetto è una sostanza e che il predicato è un accidente. Questo è un pregiudizio. Per Bacone non è detto che il soggetto sia per forza una sostanza: se dico "la cecità è una brutta cosa" la cecità non è una sostanza. Si prenda la parola "umido" e si elenchino i significati che può avere. Si troverà che questa parola indica note confuse di diverse operazioni, che non possono essere ricondotte ad un certo significato comune. Questo concetto è stato astratto dall'acqua e dai liquidi più comuni e diffusi e che nessuno si è poi dato il compito di verificarne l'esatta portata. Atto puro è un termine della filosofia aristotelica, dice Bacone, ma il fatto che sia un'espressione definita nella filosofia aristotelica non implica che esista.
· Idola theatri, sono i pregiudizi che si trovano nelle "commedie" e nei "testi di teatro", sono queste infatti le metafore con le quali il filosofo inglese allude ironicamente agli scritti dei filosofi. Sono dunque i pregiudizi che derivano dalla filosofia. Li chiama teatri perché per Bacone se leggessimo la storia della filosofia sarebbe come se leggessimo teatro, tento è vario e molteplice. Secondo Bacone chi crede che esistano a livello ontologico tutti i termini filosofici più noti (atto puro, materia, forma…) ha dei pregiudizi. Per esempio nel '600 se il sasso cadeva per terra era perché Aristotele aveva detto che la terra tende verso il suo luogo naturale. Questo era un pregiudizio filosofico.
Delinea questi idoli perché non siano utilizzati nel metodo scientifico.
Anche noi ragioniamo spesso con dei pregiudizi (per esempio quando si dice che gli zingari sono tutti ladri). L'epistemologia (la filosofia della scienza) del '900 dice che i pregiudizi sono utili inizialmente, perché non è possibile verificare tutto, ma vanno controllati, cercando di falsificarli.

PARTE COSTRUTTIVA:

Metodo scientifico:

raccolta dati
-tavola delle presenze
-tavola delle assenze
-tavola dei gradi
formulazione ipotesi
esperimento
legge scientifica

Supponiamo di dover studiare il calore:
· Tavola delle presenze: tutti i luoghi e gli enti in cui è presente il calore.
· Tavola delle assenze: si osservano fenomeni in cui il calore è assente, ma in cui ci sono condizioni simili in quello in cui è presente. Per esempio la luce solare è calda, mentre la luce lunare è fredda.
· Tavola dei gradi:presente proporzionatamente a un'altra variabile. Per esempio se colpisco il metallo con il martello, il calore generato è proporzionale alla forza data.
· Formulazione ipotesi: se ho in mente che il calore è un prodotto della luce, raccogliendo i dati so che la luce lunare è luce, ma non è calda. Se escludo tutte le ipotesi che le tavole mi portano ad escludere me ne rimane un numero limitato {n}.
· Tra il numero limitato di ipotesi e il risultato finale l'unica possibilità è l'esperimento, chiamato esperimento cruciale, nel senso che serve ad escludere le ipotesi infondate per far "sopravvivere" un'unica ipotesi che sarà quella vera.
· Posso quindi formulare la legge scientifica.
Il metodo utilizzato da Bacone è chiamato induttivo, perché l'induzione è una forma di ragionamento per la quale si parte da numerosi casi particolari e si giunge ad una formulazione generale. Per esempio se osservo i corvi e li vedo sempre neri, dopo un certo numero non li guardo più e dico che tutti i corvi sono neri. Non sempre però il metodo induttivo è vero. Infatti una volta si pensava che i cigni fossero tutti bianchi, ma poi ne sono stati trovati alcuni neri e quindi questo metodo aveva sbagliato.
Bacone diceva che il suo metodo induttivo era più raffinato: le tavole rappresentavano le osservazioni particolari e tramite il ragionamento si arriva alla legge.
Per Aristotele le cause potevano essere di 4 tipi: materiale, formale, efficiente e finale.
Bacone dice che la causa finale bisogna escluderla perché non esiste: un conto se la causa di un fenomeno è un essere vivente (es: arciere che colpisce il bersaglio), ma nei fenomeni naturali non c'è una causa finale. Tra le 3 rimanenti due sono poco rilevanti: quella materiale e quella efficiente.
Se mi chiedo: "perché oggi piove?, se non esistesse l'acqua allora non pioverebbe. È però una causa superficiale. Se mi chiedo: "perché si muove il carro?", se non ci fosse il cavallo che lo tira non si muoverebbe.
Questo è poco rilevante perché lo scienziato si interessa delle leggi non di chi tira il carro.
La causa più importante è perciò quella formale, ciò che aiuta davvero lo scienziato a spiegare i fenomeni fisici. Se lo scienziato domina la causa formale posso controllare e modificare la natura.
Se per esempio faccio cadere un bicchiere, questo si rompe. Se conoscessi la forma del vetro potrei creare un bicchiere infrangibile. La causa formale presenta due aspetti: lo Schematismo latente e il Processo latente.
Latente è un qualcosa che è nascosto, non evidente. C'è in pratica una struttura della materia che lui al tempo non poteva conoscere.
Lo schematismo è la struttura della materia, per esempio la struttura del vetro.
Il processo consiste nei mutamenti che la sostanza subisce nei processi naturali, per esempio ci si chiede perché il sale si scioglie nell'acqua e l'olio no?
Bacone è convinto di cambiare il significato aristotelico di causa formale, in realtà lo sviluppa.

 

 

N. B. Gli appunti sono stati presi durante le lezioni e non sono stati rivisti, ne integrati con le spiegazioni del manuale di filosofia in adozione

 

risorse internet su Bacone

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