Maurilio Lovatti 

 

Futuro incerto per il clima

 

Il Cantiere, dicembre 2024 

 

 

Il 23 novembre a Baku, nell'Azerbaigian, si è conclusa la 29° conferenza internazionale sul clima. Da anni l'obiettivo di fondo delle nazioni è riconfermato e condiviso: limitare il riscaldamento globale del pianeta per evitare effetti catastrofici irreversibili, come l'innalzamento dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, la desertificazione di ampie zone del pianeta e gli eventi climatici estremi (inondazioni, uragani, ecc.). Le divisioni riguardano invece i modi e i tempi per raggiungere l'obiettivo. In particolare si è discusso, e litigato, sulla quantificazione e ripartizione delle risorse necessarie per finanziare le azioni per il clima.
Nel comunicato finale la Conferenza invita «tutti gli attori a lavorare insieme per consentire l’aumento dei finanziamenti per l’azione per il clima ai Paesi in via di sviluppo da tutte le fonti pubbliche e private ad almeno 1,3 trilioni di dollari all’anno entro il 2035». Un passaggio contestato apertamente dai Paesi in via di sviluppo: i Paesi ricchi hanno innalzato la loro quota da 250 miliardi di dollari l’anno (sempre entro il 2035) a 300 miliardi, rimanendo però ben lontani dalle richieste del Sud globale, che indicava in 500 miliardi la cifra minima e in oltre mille quella pienamente soddisfacente. Inoltre non è precisato chi siano esattamente gli “attori” oltre ai governi e come li si “invita” ad aumentare i finanziamenti.
I Paesi poveri contestano le conclusioni della conferenza, definendole un insuccesso. I Paesi più industrializzati vedono il bicchiere mezzo pieno e sottolineano comunque che c'è stato un aumento dei fondi e che gli Stati partecipanti hanno confermato il vincolo a contenere l'incremento della temperatura media al di sotto dei 2 gradi rispetto all'era preindustriale, con un ulteriore impegno a fare quanto possibile per limitare l'aumento a 1,5 gradi.
Di fronte a problemi così complessi si rischia di farsi travolgere da sensazioni di impotenza o dal desiderio di delegare ai governanti la questione e di non pensarci più.
Ma non è questa la soluzione: la salvaguardia del Creato, la difesa della salute e del futuro degli abitanti della terra è un dovere di tutti, come ci ricorda ripetutamente l'insegnamento di papa Francesco.
Se ognuno di noi può individualmente fare ben poco, i comportamenti virtuosi diffusi possono contribuire invece a ridurre le emissioni di CO2 e quindi a rallentare il surriscaldamento globale. Vi è qui uno spazio importante per l'impegno delle comunità ecclesiali: la dimensione educativa, che da sempre caratterizza la loro azione, oggi deve esprimersi anche nella capacità di formare a comportamenti sostenibili.
Si tratta, in particolare, di ridurre quei consumi che non sono realmente necessari e di imparare a soddisfare in modo ragionevole i bisogni essenziali della vita individuale e sociale. Ognuno di noi può cercare di migliorare il proprio comportamento, in primo luogo evitando sprechi, come ad esempio lasciare luci accese quando non servono o scaldare troppo le nostre case, quando invece basterebbe vestirci di più, o sprecare cibo avanzato. Anche azioni minime, come non lasciare aperto il rubinetto quando ci si lava i denti, o chiudere immediatamente il frigo dopo aver prelevato qualche alimento, o differenziare correttamente i rifiuti, se fossero attuate da milioni di persone ridurrebbero sensibilmente le emissioni, rallentando il surriscaldamento del pianeta.
E' anche molto importante cercare di usare l'automobile solo quando è strettamente necessario. E' stato calcolato che circa la metà degli spostamenti urbani è inferiore ai 5 Km. Basterebbe che questi spostamenti all'interno della città li facessimo a piedi, o in bici, o con i mezzi pubblici per dimezzare le emissioni dovute al traffico privato, con benefici non solo per il clima, ma anche per la salute di noi tutti: i dati ci dicono che le malattie e le morti dovute alla cattiva qualità dell'aria (in particolare per l'Italia, in tutta l'area interregionale della Val Padana) sono quantitativamente significative.
Quasi in ogni momento della giornata, con le nostre scelte, possiamo contribuire a ridurre le emissioni e quindi a limitare il surriscaldamento del pianeta. Abbiamo il dovere inderogabile di lasciare alle future generazioni un pianeta non troppo peggiore di come l'abbiamo trovato.

 

Il Cantiere,  dicembre 2024, pag. 24

 

indice degli articoli

 

 

Maurilio Lovatti main list of papers