La vicenda
della Caffaro continua ad allarmare ed inquietare la città. Pochi giorni fa
l'azienda che attualmente opera in affitto nel sito di via Milano ha
annunciato la cessazione definitiva della sua attività a Brescia. Questa
azienda è obbligata a pompar via acqua in continuazione per tenere basso il
livello della falda, per evitare che essa venga in contatto col micidiale
mix di veleni presenti nel sottosuolo del sito. Un'eventuale interruzione di
questa operazione avrebbe effetti terribili: tutta la falda potrebbe essere
contaminata, con conseguenze da incubo. Il Comune ha annunciato che l'emungizione
di acqua (molto costosa) non verrà interrotta nemmeno quando l'azienda se
ne andrà. Provvederà il Sito di interesse nazionale, in attesa dei lavori
di bonifica.
La vicenda della Caffaro ha radici lontane. L'azienda ha prodotto PCB dal
1938 al 1984, quando è stata interrotta per la gravità dell'inquinamento
che provocava. Interrotta troppo tardi, perché da almeno sette anni vi era
consapevolezza dei gravissimi rischi per la salute e l'ambiente. Nel 2001 i
rilievi dell'ARPA stabilirono che nell’area dello stabilimento gli
inquinanti - quali policlorobifenili (PCB), policlorobenzodiossine e
dibenzofurani, mercurio, arsenico, solventi - si erano spinti nel sottosuolo
fino a una profondità di oltre 40 m, determinando di conseguenza anche la
contaminazione della risorsa idrica sotterranea. Una situazione gravissima,
con livelli di inquinamento superiori perfino all'Ilva di Taranto. Nel 2003
il Ministero dell'Ambiente decretava il Sito di interesse nazionale (SIN).
Poi per circa dieci anni non si è fatto quasi nulla (durante la Giunta
Paroli, 1,5 milioni di euro stanziati dal governo vennero persi perché non
utilizzati).
Tra il 2013 e il 2018 è stato predisposto il progetto di risanamento del
sito, con lunghe e complesse indagini sulla diffusione dell'inquinamento, in
una situazione iniziale di scarsità di fondi (nel 2013 erano disponibili
solo 6 milioni). All'inizio dello scorso settembre è stato finalmente
approvato dal Ministero dell'Ambiente il progetto di bonifica, con annesso
incremento dei fondi stanziati. In totale le opere di bonifica potranno
contare adesso su un budget di oltre 80 milioni di euro. E' in fase di
predisposizione il progetto esecutivo. In primavera potrà essere indetta la
gara di appalto dei lavori, che effettivamente non potranno iniziare prima
del 2022.
Una storia emblematica: anche se adesso si apre una fase nuova, che
autorizza un cauto ottimismo, non va dimenticato che sottovalutazione
politica, difficoltà burocratiche e di collaborazione tra gli enti
interessati non hanno consentito di intervenire più rapidamente, con gravi
danni per la salute di tutti.
|