Nelle
recenti elezioni per il Parlamento europeo i verdi hanno ottenuto quasi
dappertutto un grande consenso: il 20,5% in Germania, il 16 in Finlandia, il
12,8 in Francia, il 12,2 in GB, buoni risultati anche Olanda Belgio e
Danimarca. In Italia un misero 2,3% e nessun eletto. A cosa è dovuta una
differenza così marcata? Per tentare una possibile spiegazione è
opportuno, secondo me, considerare due distinti fattori causali che si sono
sovrapposti: da un lato una diversa sensibilità ambientale e dall'altro una
maggior caratterizzazione ideologica dell'ambientalismo italiano.
Non si può certo dire che in Italia ci sia minor attenzione ai temi
ambientali che nel resto dell'Europa Occidentale. Ne è prova, ad esempio,
la grande partecipazione dei giovani studenti Italiani alle giornate per la
lotta ai cambiamenti climatici promosse da Greta Thunberg. Tuttavia, per
complesse ragioni di carattere culturale e sociale, l'attenzione
dell'opinione pubblica italiana ai temi ambientali tende a limitarsi ad un
generico consenso sui valori, che però stenta molto a tradursi in coerenti
comportamenti quotidiani individuali e comunitari. Basta osservare quante
persone si muovono in bici nelle città tedesche, olandesi e danesi, o con
quanto scrupolo sia attuata la raccolta differenziata in quei Paesi, per
cogliere la radicale differenza rispetto all'Italia, dove talvolta siamo
davvero incoerenti. Sono rimasto colpito nel vedere uno studente che gridava
con passione slogan sui pericoli dell'inquinamento dell'aria per la
salute... mentre fumava una sigaretta!
Ma al pessimo risultato dei verdi italiani ha contribuito in maniera
decisiva il carattere ideologico di gran parte dell'ambientalismo italiano,
rimasto fermo a slogan sessantotteschi o ad un anticapitalismo radicale e
confuso tipico dell'estrema sinistra. Invece i verdi europei non sono
contrari all'alta velocità ferroviaria, e anzi si battono per potenziare il
trasporto ferroviario. I Verdi in Europa puntano a limitare i danni
all'ambiente attraverso l’eliminazione graduale delle energie fossili e di
quella nucleare, puntando a un’Europa che utilizzi il 100% dell’energia
da fonti rinnovabili e creando nel contempo posti di lavoro sostenibili. Da
questo punto di vista si battono perché siano attuate azioni concrete per
rispettare il traguardo della completa decarbonizzazione, già fissato dalla
CEE per il 2030. Ritengono che le istituzioni europee debbano sostenere con
forza la transizione verso un’economia a emissioni zero, affinché l’aumento
della temperatura globale non superi gli 1,5°C, per evitare la catastrofe
ambientale.
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