Le
emissioni di anidride carbonica (CO2) sono la causa principale del
surriscaldamento globale che produce i disastri a cui sempre più
frequentemente assistiamo negli ultimi anni, come scioglimento dei
ghiacciai, desertificazione, trombe d'aria e allagamenti. Per questo gli
Stati aderenti agli accordi sul clima cercano di intervenire con
provvedimenti per ridurre le emissioni. In linea di principio la soluzione
migliore consiste nel rimpiazzare le centrali termoelettriche con produzione
di energia con fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, eolico) e per
agevolare la diffusione di queste fonti alternative gli Stati spendono un
sacco di soldi dei contribuenti.
Se osserviamo la situazione nel periodo dal 2005 al 2015, per il quale
disponiamo di tutti i dati, ci accorgiamo di un evidente paradosso.
Nell'arco del decennio l'energia prodotta da fonti rinnovabili è cresciuta
sensibilmente, dal 15 al 30% dell'energia prodotta in Europa e ancora
meglio, dal 14 al 38% in Italia. Però la crescita delle rinnovabili non è
avvenuta a scapito del carbone (la cui combustione è molto inquinante e
dannosa anche per la salute) rimasto pressoché costante: dal 26% del 2005
al 25% del 2015 in Europa, e attorno al 13% in Italia, ma a danno del
metano, passato dal 20 al 14% in Europa e dal 49 al 38% in Italia.
L'obiettivo dichiarato della CEE è di ridurre le emissioni del 40% entro il
2030 e almeno dell'80% entro il 2050. Ora il costo di abbattimento del CO2
è molto variabile. Sulla base dei costi del 2016, gli ultimi disponibili,
ridurre una tonnellata di CO2 sostituendo il carbone con il gas costa 30
euro, mentre se lo si sostituisce col fotovoltaico costa 770! Se si fosse
destinata anche solo una parte degli incentivi investiti per le rinnovabili
a sostituire il carbone col metano, la riduzione delle emissioni sarebbe
stata più che doppia (nel periodo 2005-2015 la riduzione delle emissioni è
stata di 70 milioni di t. all'anno).
Dunque la priorità ambientale è eliminare la combustione di carbone. La
CEE ha fissato una data entro cui giungere all'obiettivo (il 2030) ma non
sembra si stiano facendo i passi necessari per centrarlo. Il problema è
molto attuale e vicino anche per noi a Brescia: la centrale termoelettrica
di via Lamarmora, nel cuore della città, pur potendo funzionare solo a
metano, brucia soprattutto carbone (più economico) con grave danno per
l'ambiente e la salute. Se, come ha dichiarato il Sindaco, il Comune è
riuscito ad ottenere da A2A di eliminare il carbone dal 2020 (con dieci anni
di anticipo sulla scadenza europea) un grande risultato sarà raggiunto sia
per la salute dei cittadini, sia per l'ambiente.
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