"L'accordo
negoziato da Obama impone target non realistici per gli Stati Uniti
nella riduzione delle emissioni, lasciando invece a paesi quali la Cina un
lasciapassare per anni". Con queste parole Donald Trump ha annunciato
il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima. Gli accordi,
stipulati solo a dicembre del 2015, prevedono l'obiettivo di contenere
l'aumento della temperatura media globale nel limite di 1,5 gradi, tramite
la riduzione concordata delle emissioni dei gas ad effetto serra e
l'eliminazione del carbone entro il 2025. Poiché i primi controlli delle
emissioni effettive sono previsti nel 2023, il presidente USA si appiglia
strumentalmente a questo limite degli accordi per avere il pretesto di
mandare tutto all'aria. L'uscita degli USA dagli accordi faciliterà
ovviamente i profitti di petrolieri ed estrattori di carbone, ma avrà
effetti pericolosi sia sul destino del pianeta, che sulla salute degli
uomini.
Un aumento della temperatura del pianeta oltre i 2 gradi produrrà effetti
gravi e irreversibili, come lo scioglimento dei ghiacciai e l'aumento del
livello dei mari. In particolare preoccupa anche l'aumento di eventi
meteorologici devastanti, come precipitazioni molto intense e trombe d'aria.
Per l'Europa il riscaldamento globale potrebbe paradossalmente comportare un
raffreddamento del clima per l'indebolirsi della corrente del golfo. I danni
maggiori saranno per le popolazioni più povere, come quelle dell'Africa,
dove aumenteranno deserti e siccità.
La decisione di Trump ha un effetto psicologico ed educativo molto grave:
parte dell'opinione pubblica tende a interpretare i contrasti tra le nazioni
come se gli effetti delle emissioni sul clima fossero imprevedibili od
opinabili. Durante la campagna elettorale alcuni sostenitori di Trump
sostenevano che le emissioni prodotte dalle attività umane son meno
rilevanti di quelle naturali (come i vulcani) e che le variazioni climatiche
del pianeta ci sono sempre state. Questi ragionamenti fallaci (meglio
sarebbe dire: stupidi) ricordano quei fumatori che giustificano il loro
continuare a fumare col fatto che l'inquinamento atmosferico è comunque
più pericoloso del fumo di sigaretta respirato. Dimenticando che i fattori
di rischio si sommano (aria inquinata più il fumo) e i pericoli per la
salute si moltiplicano (il loro ragionamento sarebbe valido solo se si
trasferissero immediatamente in cima all'Adamello e ci rimanessero!)
Una piccola nota d'ottimismo è data dal fatto che i Paesi europei
continuano a considerare “irrinunciabile e vincolante” l'accordo di
Parigi, come ha confermato il ministro Gian Luca Galletti, nel recente G7
dell'ambiente a Bologna.
|