La metafora
del bicchiere mezzo pieno non tramonterà mai. Quando si tratta di decisioni
complesse e di grande importanza storica, come sono quelle assunte a Parigi
dalla conferenza ONU sul clima, è difficile valutare l'importanza degli
indubbi risultati ottenuti rispetto a quanto si poteva realisticamente fare
di più. Un primo dato positivo è che hanno partecipato 190 Paesi, pari a
circa il 90% delle emissioni carboniche totali. E' un segno dell'enorme
crescita della consapevolezza del pericolo del riscaldamento globale del
pianeta.
Quali risultati sono stati raggiunti? Gli Stati partecipanti s'impegnano a
contenere l'incremento della temperatura media al di sotto dei 2 gradi
rispetto all'era pre-industriale, con un ulteriore impegno a fare quanto
possibile per limitare l'incremento a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi che
sottoscrivono l'accordo di Parigi s'impegnano a comunicare periodicamente i
progressi raggiunti. Una prima verifica dei risultati è prevista per il
2023, mentre quelle successive avverranno ogni 5 anni. I Paesi sviluppati
s'impegnano a rendere disponibile un fondo da 100 miliardi di dollari l'anno
a sostegno dei paesi in via di sviluppo impegnati nella lotta al cambiamento
climatico. Infine l'articolo 8 del documento definisce l'impegno comune a
contrastare gli effetti del cambiamento climatico, con l'invito a sostenere
lo sviluppo di sistemi di allerta, di pianificazione degli interventi e di
valutazione del rischio.
L'accordo raggiunto a Parigi si pone come pietra miliare nella lotta ai
cambiamenti climatici. Per la prima volta infatti una parte degli impegni
inseriti nel documento finale sarà vincolante per i Paesi aderenti. Gli
ambiziosi obiettivi fissati dall'accordo di Parigi potranno essere raggiunti
solo attraverso l'adozione di un nuovo modello di sostenibilità energetica.
L'obiettivo di limitare l'incremento della temperatura media del pianeta
passa inevitabilmente attraverso un progressivo azzeramento delle emissioni
di gas serra, tramite la produzione d'energia da fonti rinnovabili.
Il limite principale dell'accordo è che non sono previste sanzioni per gli
inadempienti: tutti gli Stati, ogni cinque anni, dovranno presentare i loro
risultati sulla riduzione dei gas clima-alteranti. E' un meccanismo
d'autocertificazione che potrebbe non essere efficace anche per la mancanza
di sanzioni. A Kyoto, per esempio, l'Italia doveva ridurre le sue emissioni
del 6,5%. In quest'accordo, invece, non ci sono tetti d'emissione. Tanto
che, nel patto di Parigi, viene semplicemente chiesto di raggiungere il
picco d'emissioni "il prima possibile".
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