Forse i
lettori meno distratti ricorderanno che nel 2008 Brescia aveva raggiunto un
non invidiabile primato: dopo Plovdiv (in Bulgaria) e Torino, risultava la
terza città con l'aria più inquinata in Europa. L'Istat aveva elaborato i
dati dell'Agenzia europea per l'ambiente, tenendo conto principalmente di
tre fattori: le polveri fini (PM 10), il biossido d'azoto e l'ozono. Le
cause di questa pericolosissima situazione per la salute sono essenzialmente
il traffico veicolare privato e le emissioni industriali, essendo meno
rilevante per Brescia il riscaldamento delle abitazioni, poiché è diffuso
il teleriscaldamento.
Cosa è successo nel frattempo? Nel 2013, grazie ai numerosi giorni di
pioggia, la concentrazione in microgrammi di PM 10 si è ridotta rispetto
agli anni precedenti, ma secondo i dati raccolti dall'Arpa, Brescia è la
città lombarda con l'aria peggiore. Nel 2013 ha riportato mediamente 41,2
microgrammi di PM 10 contro i 37,7 di Monza (al secondo posto) e i 37 di
Milano. I giorni in cui i livelli stabiliti dall'Unione Europea sono stati
superati sono stati ben 88 (mentre non dovrebbero essere più di 35).
A luglio, un importante studio è stato pubblicato dalla prestigiosa rivista
medica The Lancet, nell'ambito del progetto europeo Escape (European Study
of Cohortes for Air Pollution Effects), sugli effetti dell'inquinamento
atmosferico sulla salute dei cittadini. Il lavoro ha riguardato 312.944
persone d'età compresa tra i 43 e i 73 anni, provenienti da 10 nazioni
europee tra cui l'Italia. Lo studio conclude che per ogni incremento di 10
microgrammi di PM10 per metrocubo il rischio di tumore al polmone aumenta di
circa il 22%. Tale percentuale sale al 51% per l'adenocarcinoma, una
particolare tipologia di tumore, non necessariamente correlata al fumo. Una
ricerca dell'università di Brescia, presentata al convegno internazionale
"Acute cardiac care 2013" tenutosi a Madrid in ottobre, ha
verificato una "significativa associazione tra i livelli di PM10 e
ricoveri per eventi cardiovascolari acuti, come le sindromi coronariche,
l'insufficienza cardiaca, la fibrillazione atriale parossistica e le aritmie
ventricolari" con un aumento del 3% dei ricoveri per ogni incremento di
10 microgrammi di PM 10.
Bisogna poi tenere conto che nella nostra città l'inquinamento atmosferico
e le polveri fini si sommano ad altri fattori di rischio, come il PCB e la
presenza di cromo esavalente, anch'esso cancerogeno, nell'acqua potabile in
percentuali tra le più alte in Italia (anche se nei limiti di legge). Un
mix micidiale, che moltiplica i rischi per la nostra salute. Cosa aspettiamo
a preoccuparci seriamente per noi e per i nostri figli?
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