Negli ultimi 40 anni, in Italia, la superficie coltivabile in Italia è
scesa da 18 a 13 milioni di ettari, con una diminuzione di circa il 28%.
In media ogni giorno si cementificano 100 ettari. Uno spreco immenso di
terreni coltivabili, solo in minima parte dovuto a reali esigenze
produttive o abitative, frutto dell'incuria o della mancanza di senso
civico di molti amministratori locali, della speculazione edilizia, dei
guadagni delle banche che erogano i mutui e degli interessi politico
economici sempre connessi alle nuove urbanizzazioni. Questo spreco di
territorio ha provocato spesso notevoli danni ambientali e un degrado
anche estetico del paesaggio. Abbiamo assistito negli anni a vere e
proprie colate di cemento, del tutto irrazionali, se pensiamo ai
moltissimi vani sfitti (solo in provincia di Milano erano 320.000
all'inizio del 2011) e ai capannoni industriali inutilizzati (oltre il 10%
del totale).
Per cercare di porre qualche freno a questa folle tendenza, il Consiglio
dei ministri del 13 settembre ha finalmente approvato un disegno di legge
che mira a tutelare l'attività agricola, l'assetto idroegeologico del
territorio e il paesaggio. Il disegno di legge fissa un tetto massimo di
aree agricole destinate all'edificazione. La quota è assegnata alle
regioni che a loro volta la distribuiscono ai comuni. Così si otterrà un
sistema che vincola l'ammontare massimo di terreno agricolo
cementificabile. E' anche introdotto l'obbligo di mantenere la
destinazione agricola per almeno 5 anni per i terreni che beneficiano di
aiuti di stato nazionali e premi comunitari. Infine è rivisto il sistema
degli oneri di urbanizzazione con l'abrogazione della norma che consente
ai comuni di fare cassa con i contributi di costruzione, distogliendoli
dal finanziamento delle opere per le quali sono richiesti. La
Confagricoltura ha avuto la faccia tosta di contestare la "logica
vincolistica e discriminatoria" del limite sulla destinazione nel
tempo dei terreni agricoli che hanno beneficiato di aiuti. Il governo ha
agito saggiamente: il rischio è che i tempi stretti della legislatura
possano impedirne l'approvazione parlamentare. Sarebbe scandaloso che il
Parlamento tergiversasse rinviando alle calende greche un provvedimento
importante per il Paese.
Il piano del governo del territorio del Comune di Brescia prevede
incautamente il consumo di circa il 7% delle aree agricole esistenti. Non
è il caso di ripensarci?
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