Alla fine dello scorso giugno i vescovi italiani hanno reso noto il loro
documento per la giornata del creato, che si celebrerà la prima domenica
di settembre. O meglio dovrebbe celebrarsi la prima domenica di settembre,
visto che la maggior parte delle parrocchie ignora questa celebrazione,
nonostante l'insistenza dei vescovi, che da ben 7 anni propongono alla
chiesa italiana stimolanti riflessioni sul tema.
I vescovi sottolineano che i cristiani non possono e non devono
"dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono
essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani
solidali". I vescovi insistono sull'aspetto educativo. Le comunità
cristiane sono chiamate a diffondere la consapevolezza dell'importanza dei
valori ambientali, secondo quanto scaturito dal Forum Europeo
Cattolico-Ortodosso, tenutosi a Lisbona lo scorso anno: "Non è più
possibile dilapidare le risorse del creato, inquinare l'ambiente in cui
viviamo come stiamo facendo. La vocazione dell'uomo è di essere il
custode e non il predatore del creato. Oggi si deve essere consapevoli del
debito che abbiamo verso le generazioni future alle quali non dobbiamo
trasmettere un ambiente degradato e invivibile."
Una frase del documento mi ha colpito: "Accanto all'annuncio,
infatti, è necessaria anche la denuncia di ciò che viola per avidità la
sacralità della vita e il dono della terra." I vescovi ricordano
alle comunità cristiane che l'annuncio dei principi, la testimonianza, lo
stile di vita sobrio e coerente spesso non bastano: talvolta c'è il
dovere della denuncia dei crimini ambientali, della pubblica riprovazione
degli atti contro la vita, la salute e l'integrità del creato. E' un tema
delicato: il nostro vescovo Luciano, dalle colonne di questo settimanale,
ci ha opportunamente avvertito che su molti temi specifici, attesa la loro
complessità tecnica, il vescovo o la chiesa diocesana in quanto tale non
debbono pronunciarsi, lasciando questo compito ai credenti laici impegnati
nell'ambito dell'economia, della società, della politica.
Ma quando i crimini contro la salute, l'inquinamento dell'aria o dei corsi
d'acqua sono inequivocabili, non si deve tacere. Nella millenaria storia
dell'umanità siamo la prima generazione che non sarà in grado di
restituire alle prossime generazioni un mondo migliore a causa delle gravi
e spesso irreversibili ferite inferte alla natura. Sono certo che la
prossima, attesa lettera del nostro vescovo Luciano sull'ambiente
contribuirà in modo determinante a superare la sottovalutazione, la
trascuratezza, talvolta perfino l'indifferenza ancora presenti in larga
parte della chiesa bresciana sui temi della salvaguardia del creato.
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