La Chiesa Cattolica
italiana celebra il primo settembre (oppure la prima domenica di settembre)
la quinta Giornata per la salvaguardia del creato. La Conferenza episcopale
italiana, a differenza degli scorsi anni, non ha deciso di porre
l'attenzione su un tema specifico, come l'aria o l'acqua, ma invita i fedeli
a riflettere sul nesso tra salvaguardia del creato da un lato e pace e
giustizia sociale dall'altro. I Vescovi riprendono il concetto di
"conversione ecologica" definito nella Caritas in veritate,
ricordando che "pace, giustizia e cura della terra possono crescere
solo insieme e la minaccia ad una di esse si riflette anche sulle
altre" e invitano a celebrare la giornata "in spirito di
fraternità ecumenica, nel dialogo e nella preghiera comune con i fratelli
delle altre confessioni cristiane, uniti nella custodia della creazione di
Dio."
Nel leggere il documento dei vescovi, riflettendo sugli sprechi (di cibo,
d'energia, d'acqua…) della nostra società opulenta, mentre altrove si
muore di fame, mi son venute in mente le parole del catechismo dei vescovi
tedeschi (1985) che ci ricordano che c'è "una rete di colpe comuni e
una solidarietà nel peccare, da cui nessuno riesce a levarsi." Non
c'è solo il peccato individuale, dovuto a libera scelta, ma ci sono anche
"strutture di peccato" transindividuali, meccanismi sociali
iniqui, e le comunità cristiane hanno il dovere morale di denunciarli e
contrastarli.
Pensiamo a Tony Hayward, amministratore delegato della BP, che lascerà
l'incarico ad ottobre, perché ritenuto responsabile del gravissimo disastro
ecologico del Golfo del Messico e, di conseguenza, di un danno alla British
Petrolium di circa 49 miliardi di euro: avrà una liquidazione miliardaria e
un posto in una società controllata, con uno stipendio di un milione e
200.000 euro! Pensiamo ai manager che hanno portato sull'orlo del fallimento
le banche negli USA (salvate grazie ai soldi dello Stato e quindi dei
contribuenti) e che hanno incassato bonus per circa 20 miliardi di dollari
nel solo 2008. L'economia di mercato premia largamente i disonesti e gli
incapaci! E' certamente un messaggio antieducativo.
L'indignazione e la denuncia delle ingiustizie sociali non devono però
diventare un alibi per il disimpegno personale. Sono molti i modi con cui
ognuno di noi può contribuire a ridurre i danni ambientali e a migliorare
la qualità della vita: spostarsi di più a piedi o in bicicletta;
utilizzare i mezzi pubblici, evitare spostamenti inutili, prestare maggior
attenzione alla raccolta differenziata dei rifiuti, scaldare un po' meno le
case, magari vestendosi un po' di più, lavare i vestiti solo quando sono
veramente sporchi, non sprecare acqua, cibo ed energia, e così via.
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