Se con
uno sforzo di memoria cerchiamo di tornare indietro di 30-40 anni e
ricordiamo le ambizioni e i sogni della nostra città, che aspirava a
diventare la capitale della Lombardia orientale, non possiamo non
percepire i segni dell'odierno declino. Erano i tempi della creazione del
terzo polo universitario lombardo, e Brescia era all'avanguardia in Italia
in alcuni settori (pensiamo ad esempio al teleriscaldamento o al progetto
del museo della città a S. Giulia).
Oggi dobbiamo costatare, rispetto ad allora, la chiusura di molte
fabbriche, il fallimento della BIPOP e il suo assorbimento in una banca
nazionale, il CAB e la S. Paolo passati in mano bergamasca, l'ASM
assorbita nell'A2A, l'aeroporto di Montichiari che intristisce in una
desolante e forzata inattività, due centri fieristici, a Brescia e a
Montichiari, che non hanno assunto importanza nazionale, il nuovo stadio
che ancora manca, Comune e Provincia incapaci d'effettiva sinergia, la
ferrovia ad alta velocità che forse "salterà" la città, e
così via.
L'ipotesi del declino è confermato dalle varie classifiche sulla qualità
della vita pubblicate dal Sole-24Ore, dove in quindici anni siamo
precipitati dal 20° al 53° posto. Siamo negli ultimi posti in Italia per
numero di laureati e 85°, quasi tra gli ultimi, per presenza di
volontariato.
Si può ragionevolmente far qualcosa per invertire la tendenza? Soluzioni
miracolistiche non esistono, tuttavia se ci fosse unità d'intenti tra
Enti locali, università e centri di ricerca, qualche tentativo potrebbe
essere fatto. Consideriamo l'ambiente come risorsa, e non solo come costo
o come disagio che si presenta quando ci si rende conto che è necessario
ridurre le emissioni.
A Brescia opera una Alta Scuola per l'Ambiente, che ha sede
all'università cattolica, che si occupa d'educazione all'ambiente e alla
sostenibilità, e che s'inserisce in una tradizione bresciana d'eccellenza
nel campo dell'educazione. Abbiamo ottime facoltà di medicina e
ingegneria. Abbiamo prestigiose case editrici. Abbiamo una presenza attiva
e volonterosa degli scout e di altri gruppi di volontariato sensibili ai
temi ambientali. Perché non pensare a Brescia come ad un centro nazionale
di eccellenza per la ricerca sull'ambiente e l'inquinamento, le politiche
ambientali e di risparmio energetico, l'educazione alla sostenibilità?
Certo, servono capitali, serve investire per coinvolgere esperti di fama
internazionale, serve collaborazione fattiva tra Enti locali, università
ed altri soggetti potenzialmente coinvolgibili. Serve soprattutto
individuare priorità condivise. Con il ceto politico locale che ci
ritroviamo, forse è un'utopia. Tuttavia sognare in grande non costa nulla…
Maurilio Lovatti
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