L'acqua
è vita. "L'acqua è sacra, non solo perché è prezioso dono del
Creatore - ha scritto recentemente il vescovo emerito di Caserta, Raffaele
Nogaro - ma perché è sacra ogni persona, ogni uomo, ogni donna della
terra, fatta ad immagine di Dio, che dall'acqua trae esistenza, energia e
vita." E il 16 luglio Benedetto XVI ha affermato: "Riguardo al
diritto all'acqua, si deve sottolineare anche che si tratta di un diritto
che ha un proprio fondamento nella dignità umana. Da questa prospettiva
bisogna esaminare attentamente gli atteggiamenti di coloro che considerano
e trattano l'acqua unicamente come bene economico."
Le parole del Papa e dei Vescovi non sono state ascoltate della
maggioranza del parlamento italiano che, il 19 novembre (con 302 deputati
a favore e 263 contrari, dopo che il governo aveva posto la fiducia) ha
approvato definitivamente il decreto Ronchi, che nell'ambito di norme
volte a ridurre la presenza dei Comuni nelle società che operano nei
servizi pubblici, contiene la privatizzazione della gestione delle reti
idriche. La scelta di affidare ai privati la gestione dell'acqua è
motivata ufficialmente sia dall'esigenza di favorire una maggior
concorrenza, sia dall'aspettativa che l'intervento dei privati possa
portare quei 60 miliardi d'investimenti necessari per risistemare tubature
e fogne (su 100 litri captati alla sorgente solo 63 arrivano in media
nelle case italiane, gli altri vanno dispersi per le perdite delle reti
distributive).
Dai consumatori arriva una prima stima dei rincari: la liberalizzazione
dell'acqua prevista nella nuova legge porterà ad aumenti significativi.
Si profila una vera e propria stangata, dicono Codacons, Mdc, Adiconsum.
Nel giro di 3 anni, alla fine di questo processo di privatizzazione, il
rischio concreto è rappresentato da un aumento medio del 30% delle
tariffe. Così l´onere per le famiglie potrebbe passare dai 268 euro
d'esborso medio del 2009, considerando un consumo annuo di 200 metri cubi
d´acqua, ai 348 euro all'anno del 2012.
Ma non è solo un problema economico: soprattutto al Sud, nelle regioni
dove sono potenti le mafie e la criminalità organizzata, come mostrano le
vicende dello smaltimento dei rifiuti, l'affidare a società private la
gestione di delicati servizi pubblici porta a gravi infiltrazioni
criminose, all'aumento della corruzione, a pesanti conseguenze per i
cittadini. Il rischio è di passare dalla padella alla brace!
Durissima la reazione di diverse Regioni: Piemonte, Emilia Romagna, Puglia
e Marche stanno affilando le armi e pensano ad un ricorso alla Corte
Costituzionale per stoppare la privatizzazione. E pensare che un disegno
di legge di iniziativa popolare per evitare la privatizzazione dell'acqua,
con oltre 400.000 firme, era stato presentato lo scorso anno, ma la
maggioranza parlamentare lo ha tranquillamente ignorato.
Maurilio Lovatti
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