Nel 2008,
anno in cui Napoli è stata sulle prime pagine dei giornali di tutto il
mondo per la rimozione dei rifiuti dalle strade, la Guardia di Finanza
della Campania ha scoperto e denunciato 1035 discariche abusive di rifiuti
speciali molto tossici e inquinanti nel territorio della stessa regione,
ove sono stati illegalmente smaltiti circa 8000 tonnellate di materiali
altamente inquinanti. Una stima più complessiva di Legambiente calcola in
circa 7 miliardi d'euro annui il giro d'affari delle ecomafie derivante
dallo smaltimento in Campania di rifiuti di altre regioni: circa 520 mila
camion di rifiuti provenienti da mezza Italia e in particolare da
Lombardia, Liguria e Toscana. Per farci un'idea più intuitiva, basta
immaginare che tutti questi TIR, messi in fila, formerebbero una colonna
di circa 1000 Km.
In queste discariche abusive sono scaricati fanghi e liquami tossici,
amianto, metalli inquinanti, veleni di tutti i generi, che alla lunga
inquinano la falda acquifera sottostante. Poi sono coperti di terra e
spesso vi si coltivano pomodori, ortaggi ed altri prodotti agricoli, con
grave pericolo per la salute dei consumatori.
Quest'inquietante stato di cose interpella la responsabilità di molte
persone, a diversi livelli.
Responsabilità del governo, che vanta la rimozione dei rifiuti dalle
strade di Napoli come un gran successo e s'interessa scarsamente di ciò
che non appare visibile alla pubblica opinione. Sarebbe come se qualcuno
si vantasse di aver pulito la cucina di casa perché ha spolverato il
tavolo, mentre sotto il tappeto e gli armadi giacciono quantità rilevanti
di escrementi e di veleni.
Responsabilità di apparentemente rispettabili imprenditori del
centro-nord, che per risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti speciali,
li affidano in nero ad equivoche società legate alla criminalità (e
risparmiando sui costi attuano una concorrenza sleale e danneggiano gli
imprenditori onesti).
Responsabilità delle popolazioni locali, sempre pronte a manifestare
contro inceneritori e discariche legali e quasi mai disposte a segnalare e
denunciare scarichi abusivi o semplicemente sospetti.
Responsabilità infine dei giornalisti italiani, che danno scarso rilievo
a notizie del genere, che non svolgono inchieste rigorose sulle cose che
non funzionano nel nostro Paese, ma spesso si limitano a
"seguire" temi e argomenti dettati dall'agenda delle forze
politiche o scelti solo perché attirano il lettore medio o sono di moda.
Se in Italia i reati ambientali sono molto più diffusi che negli altri
Paesi europei è colpa anche del governo, ma non solo…
Maurilio Lovatti
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