Se in
autostrada vediamo un grave incidente sull'altra corsia, ci viene
spontaneo rallentare. Il pensiero delle irreparabili conseguenze di un
piccolo errore c'induce alla prudenza. Ma i buoni propositi solitamente
durano poco, e dopo qualche chilometro riprendiamo a correre come prima.
Qualcosa di simile avviene per la crisi economica: crolli di borsa,
disoccupazione crescente e pericoli di fallimento, inducono le autorità
politiche e l'opinione pubblica a riflettere sul modello di sviluppo e a
fare buoni propositi di razionalizzazioni, di correzione degli errori ed
eliminazioni degli sprechi. Anche se, quando il peggio sarà passato, c'è
il rischio che tutto torni sostanzialmente come prima. Ma la crisi
economica può anche essere l'occasione d'autentici cambiamenti.
Il nostro attuale stile di vita è caratterizzato da molti sprechi.
Sprechi energetici, innanzi tutto, ma anche uso indiscriminato delle
risorse, scarso riciclo dei rifiuti, abitudini sbagliate nella mobilità.
Allora la crisi economica può e deve diventare occasione di cambiamenti
virtuosi. La politica deve fare la sua parte, ad esempio favorendo con
incentivi più sostanziosi l'isolamento termico degli edifici e la
produzione e l'uso di veicoli meno inquinanti. Poiché soldi pubblici
devono essere usati per rilanciare la produzione, almeno usiamoli per
difendere l'ambiente! Ma molto possiamo fare anche noi semplici cittadini.
Durante una recente gita scolastica a Berlino, sono rimasto sorpreso nel
vedere quante biciclette circolavano, anche nelle ore serali, nonostante
il clima molto più freddo e piovoso del nostro. Perché nelle nostre
città le bici spariscono quasi completamente in inverno?
Spostarsi di più a piedi o in bicicletta; utilizzare i mezzi pubblici,
evitare spostamenti inutili, prestare maggior attenzione alla raccolta
differenziata dei rifiuti, scaldare un po' meno le case, magari vestendosi
un po' di più, lavare i vestiti solo quando sono veramente sporchi, e
così via: sono molti i modi con cui ognuno di noi può contribuire a
ridurre i danni ambientali e a migliorare la qualità della vita. Un
cambiamento di mentalità è' necessario, e la scuola, le parrocchie e le
altre agenzie educative possono svolgere un ruolo determinante.
Anche la composizione dei consumi può essere cambiata. Se è vero che
l'economia capitalistica presuppone inevitabilmente un continuo aumento
dei consumi, perché la crescita della domanda è condizione necessaria
per non ridurre l'occupazione a fronte della crescente automazione delle
fabbriche, un riorientamento dei consumi è sempre possibile. E' possibile
spendere di meno per automobili, barche da diporto, vestiti, gioielli, e
di più per libri, dischi, computer, cibi sani, vini di qualità,
attività sportive e simili. La crisi può divenire veramente occasione di
cambiamento virtuoso: basta volerlo!
Maurilio Lovatti
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