Bresciaoggi
mercoledì 2 febbraio 1977, pag.
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L'ospite In
questa rubrica si raccoglie il contributo di uomini politici, esponenti
della cultura e dell’economia, dei sindacati e del mondo religioso, su
temi di attualità. L’opinione degli autori impegna esclusivamente gli
stessi, e può anche non coincidere con la linea del giornale. Quartieri e «variante» al PRG
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Nei prossimi giorni il consiglio comunale discuterà e adotterà la variante al Piano regolatore generale. Il movimento dei consigli di quartiere ha già espresso chiaramente e più volte la sua adesione e il suo apprezzamento all'impostazione e alle linee generali del piano, in particolare al progetto di un grande insediamento residenziale ad edilizia economico popolare a San Polo. L'orientamento dei consigli di quartiere è ancor più significativo se si considera l'ampio e concertato attacco dispiegato da forze moderate e conservatrici, contro il piano Benevolo, che ha visto in prima linea gli Ordini professionali, le forze imprenditoriali e "Italia Nostra". I quartieri si sono invece schierati a fianco dei sindacati, delle ACLI, delle grandi forze politiche PCI, DC e PSI che sostengono il piano, benché all'interno delle ultime due abbiano trovato spazio anche voci critiche nei confronti dell'impostazione della variante. Il giudizio complessivamente positivo dei quartieri sul PRG non può, però, e non deve impedire di rilevare seriamente ed obiettivamente i limiti della loro consultazione ed anche alcuni aspetti negativi del piano, specie per quanto concerne la scelta delle aree vincolate. L'ipotesi di variante è stata presentata ai quartieri: le loro osservazioni sono state raccolte in una serie di quattro incontri di gruppi di quartieri con l'assessore, ai primi di dicembre. E' però mancato (a differenza di altre consultazioni, come quelle sui bilanci) un momento finale di verifica di quali e quante proposte dei consigli di quartiere siano state recepite. Non solo, la commissione consiliare urbanistica ha esaurito da tempo l'esame delle osservazioni dei Consigli di Quartiere, ma né il presidente di tale commissione, né l'assessore hanno risposto ai quartieri nonostante la richiesta di alcuni C.d.Q. di poter conoscere, prima dell'approvazione del piano, quali richieste siano state accolte. Questo aspetto è preoccupante. Si ha il fondato sospetto che ancora una volta i criteri per la scelta delle aree da vincolare siano stati elasticamente adeguati per evitare di contrastare precisi interessi economici di privati. Cosi, ad esempio, nel quartiere San Eustacchio, un'area della banca San Paolo non è stata vincolata (per quanto è dato di sapere) benché fosse ubicata in una zona con una carenza impressionante di standard e si trovasse in condizione analoga ad altre aree vincolate. In altri quartieri della periferia, le uniche aree rimaste edificabili sono proprio quelle appartenenti alle Immobiliari. Questi esempi possono indurre ad un sospetto di più ampia portata: la scelta delle aree da vincolare è stata determinata anziché dalle esigenze urbanistiche complessive della città da "pressioni" di singoli proprietari o di gruppi economici? A questo aspetto sarebbe opportuno prestare attenzione maggiore, anche nel dibattito in Consiglio Comunale. Inoltre esiste il pericolo che alcune aree vincolate dalla nuova variante siano compromesse dal rilascio di licenze in questi ultimi giorni, per i quali rimane in vigore la normativa precedente. Questa possibilità è stata confermata dallo stesso assessore all'edilizia privata rag. Lino Battistini, nell'intervista pubblicata su Bresciaoggi del 22 gennaio. Anche se le aree verdi sono previste, complessivamente, con una certa eccedenza rispetto agi standard minimi, anche il rilascio di una sola licenza può procurare conseguenze irreparabili dal punto di vista urbanistico, se riguarda un'area di importanza strategica per le previsioni di verde o di servizi sociali in quartieri altamente edificati. La responsabilità di questa situazione è tutta dell'Amministrazione comunale che non ha rispettato i tempi previsti per la redazione della variante, violando cosi la legge urbanistica regionale n. 51, gli accordi tra i partiti del luglio '75 (che ribadivano come scadenza l'aprile del '76) nonché gli impegni assunti pubblicamente dallo stesso assessore all'urbanistica. Tutto ciò nonostante le continue sollecitazioni dei C.d.Q. a tispettare le scadenze. Non si può nemmeno imputare ai tempi tecnici il grave ritardo, come fa l'ing. Chinotti, capo ripartizione all'edilizia privata, nella citata intervista a Bresciaoggi, in quanto l'assessore all'urbanistica ha iniziato lo studio della variante solo nel marzo del '76, a ben dieci mesi dalla legge urbanistica regionale. Si tratta quindi di una scelta deliberata, per favorire precisi interessi economici, come è stato più volte ricordato. Maurilio Lovatti
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