Maurilio Lovatti, Giacinto
Tredici vescovo di Brescia in anni difficili,
Fondazione Civiltà
Bresciana,
Brescia 2009, pag. 451, € 20
Brescia.
Un convegno a 50 anni dalla morte
Tredici, uomo paziente e
aperto
Le
Acli provinciali hanno organizzato, il 24 novembre scorso, un incontro
pubblico, una sorta di forum, al quale hanno partecipato, in veste di
relatori, Maurilio Lovatti e mons. Antonio Fappani per ricordare la figura
del vescovo di Brescia dal 1934 al 1964
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In
occasione del 50° anniversario della morte di mons. Giacinto Tredici, le
Acli provinciali hanno organizzato, il 24 novembre scorso, un incontro
pubblico, una sorta di forum, al quale hanno partecipato, in veste di
relatori, Maurilio Lovatti e mons. Antonio Fappani, i cui
interventi sono stati moderati dal giornalista Tonino Zana.
"Il vescovo Giacinto Tredici resse la Diocesi di Brescia dal 1934 al
1964, nei trent'anni più difficili e pesanti della storia del '900",
ha esordito Zana. Sin dall'inizio del suo ministero insegnò ai sacerdoti
della diocesi, con la sua vita e le sue opere, quello che lui già faceva:
la predilezione verso pasti frugali, la vicinanza ai più poveri e la
presenza viva nelle parrocchie. "Con la sua importante figura la nostra
città è senza dubbio in debito, se non altro per la scarsità di memoria
nei suoi confronti" ha poi concluso, passando la parola al prof.
Lovatti, autore del libro Giacinto Tredici, vescovo di Brescia in anni
difficili edito nel 2009.
"In effetti, anch'io rimasi stupito dalla scarsa memoria bresciana del
vescovo Tredici e dal fatto che non esistessero veri e propri studi
sistematici sulla sua figura" ha confermato Lovatti. "Grazie
all'attenzione e alla gentilezza di mons. Francesco Beschi, all'epoca
ausiliare della nostra Diocesi, ebbi l'opportunità di accedere agli archivi
diocesani, i cui documenti divennero la base per la stesura del mio libro.
Sulla figura di mons. Tredici posso certamente affermare che non ebbe
esitazioni a mettersi contro il fascismo, più volte e apertamente, pur
nella capacità di trattare anche con fascisti e nazisti per salvare alcune
vite."
In molti poi pensano erroneamente al vescovo Tredici come a un conservatore;
in realtà, se rapportato al suo tempo, egli fu un vero e proprio
innovatore: a riprova il fatto che nel sinodo diocesano del 1952 fu il primo
vescovo ad ammettere la presenza di laici e ad affidare a un laico la
stesura di una relazione sinodale, ma anche il fatto che, nel 1950, fu
l'unico vescovo italiano, e uno dei sei al mondo, a esprimere parere
contrario alla proclamazione del dogma dell'Assunta, non perché non ne
condividesse il contenuto, ma perché pensava che l'introduzione di un nuovo
dogma mariano non fosse necessaria e avrebbe reso più difficile il dialogo
con le chiese cristiane non cattoliche. Il limite principale di mons.
Tredici fu quello di prendere ad esempio la religiosità del passato,
tuttavia "cercò sempre di capire il punto di vista altrui, mostrando
una grande capacità di ascolto e non autoritarismo".
"Ho molti ricordi del Vescovo Tredici, che fu uomo di grande apertura
mentale, paziente e caritatevole e seppe affrontare magistralmente temi
politici, filosofici e sociali. Tra le tante memorie di lui, ricordo bene
una delle sue ultime frasi: Le verità reali sono poche, ma a quelle bisogna
restare attaccati" ha concluso mons. Fappani.
Laura
Di Palma
La Voce del Popolo, 27
novembre 2014, p. 23
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Maurilio Lovatti, Giacinto
Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, Fondazione Civiltà
Bresciana, Brescia 2009, pag. 451, € 20
Giacinto
Tredici, vescovo di Brescia in anni difficili
Maurilio
Lovatti Indice generale degli scritti
Maurilio
Lovatti Scritti di storia locale
Maurilio Lovatti, Giacinto Tredici
vescovo di Brescia in anni difficili, Fondazione Civiltà Bresciana,
Brescia 2009, pag. 451, € 20
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