EDITORIALE
Mons.
Giacinto Tredici
In un bel libro di Maurilio Lovatti la biografia del vescovo di Brescia
dal 1933 al 1964
Raccontare
la vita un uomo, soprattutto se l'ha in gran parte passata alla guida di una
realtà importante come è la diocesi di Brescia, significa aprire uno
spaccato su questa stessa realtà nelle sue vicende storiche, sociali,
culturali e religiose. Di più, ricostruire i fatti del recente passato
rappresenta la strada maestra per meglio comprendere la società di oggi. E'
questo, credo, il risultato della fatica dell'Autore che, attraverso la
figura di Mons Tredici, ha fatto riemergere, con una scrittura facile e
coinvolgente, il mondo che con Lui ha interagito: lo svolgersi di tante
vicende umane, il dispiegarsi degli eventi, il formarsi di idee e l'origine
di associazioni e organizzazioni sociali, culturali e politiche che hanno
grande importanza anche oggi nella vita bresciana, e non solo. Il libro,
preceduto dalla interessante introduzione dell'attuale Vescovo di Brescia
Mons. Monari, si apre con la narrazione dell'ambiente familiare di Mons.
Tredici, degli anni dedicati all'insegnamento nel liceo del seminario di
Monza, della sua nomina a parroco a Santa Maria del Suffragio e, quindi, la
nomina a vicario generale a Milano. Nel 1933 la nomina a Vescovo di Brescia,
preceduta da una difficile successione al Vescovo Gaggia. Vale la pena di
accennare, ricorda il prof. Lovatti, che anche Mons. Angelo Roncalli, il
futuro papa Giovanni XXIII, "aveva aspirato a succedere a Gaggia"
(fonte: le carte dello storico bresciano mons. Paolo Guerrini).
Si passa quindi alla ricostruzione dei primi dieci anni (1933-19439 del suo
episcopato caratterizzati da un'azione prettamente spirituale e pastorale:
viene indetta la prima visita pastorale (34-40), la grande missione del
1934, la pubblicazione del giornale diocesano "La voce cattolica"
a partire dal gennaio 1937. Il rapporto con il governo e quindi verso il
fascismo è improntato ad un atteggiamento di sostanziale rispetto degli
specifici ambiti e competenze, promuovendo, almeno fino alle leggi razziali,
uno spirito di collaborazione senza, tuttavia, pronunciare "nessun
particolare elogio al fascismo e al duce, se non per i Patti
lateranensi". Gli attriti con le autorità locali si riferiscono per lo
più ad episodi di scarsa collaborazione di parroci e alla difesa
dell'autonomia dei gruppi di azione cattolica. Va peraltro ricordato che
questi sono "gli anni del consenso" al fascismo, secondo la
definizione dello storico Renzo De Felice. Diverso è l'atteggiamento verso
il razzismo. Basta, al riguardo, ricordare che Mons. Tredici pubblica sul
Bollettino ufficiale della Diocesi il testo integrale dell'omelia del Card.
Schuster, arcivescovo di Milano, tenuto a Rovato in occasione del quarto
centenario della nascita di San Carlo, nel quale, per la prima volta
pubblicamente si condanna il razzismo e il governo che ha appena promulgato
le leggi razziste.
Nel periodo della guerra intensifica l'attività caritativa del Vescovo,
svolta attraverso il suo segretario don Angelo Pietrobelli definito "il
volto credibile e buono della carità del vescovo". Molto interessanti
sono le pagine riservate agli anni della Resistenza, durante i quali il
clero ed i cattolici bresciani hanno scritto significative. Numerosissimi
sono gli episodi di eroismo di sacerdoti, religiosi, suore e laici in questa
vicenda, episodi per i quali rimando alle pagine del libro. Ricordo solo che
Brescia era in quel periodo uno snodo cruciale: nella provincia aveva sede
il governo della Repubblica di Salò, il territorio era occupato dalle
truppe tedesche, sulla sua montagna era operativo il movimento partigiano.
Mons. Tredici si avvale della collaborazione di sacerdoti molto attivi nella
resistenza (don Almici, don Vender, padre Luigi Rinaldini, don Pasini, ecc.)
che difficilmente avrebbero agito contro la volontà del loro pastore.
Tratta con le autorità per salvare e liberare numerosi partigiani. Allo
stesso modo, nei mesi dopo la liberazione, si adopera affinché non vengano
commesse vendette e inutile spargimento di sangue. Sono i mesi in cui il
palazzo vescovile diventa il punto di riferimento e la guida per la società
civile bresciana. Nel periodo post-bellico si assiste, con il determinante
apporto del clero e dei cattolici, all'opera di ricostruzione del tessuto
sociale: nel 1945 nascono la DC e le ACLI bresciane, nel 1948 la CISL,
riprende in pieno l'attività dell'Azione Cattolica. Accanto a ciò il
Vescovo adopera per una rinascita morale della popolazione bresciana.
L'ultima parte del libro è dedicata al pensiero di Mons. Tredici, alle sue
posizioni sul modernismo e sulla filosofia neoscolastica (alla luce della
quale sono stati allevati migliaia di sacerdoti e laici nei seminari e nella
scuole cattoliche) e alle sue riflessioni sulla guerra.
Per concludere la presentazione di questo libro non trovo parole più
appropriate di quelle scritte da Mons. Monari nella sua introduzione.
"Mons. Tredici - scrive il Vescovo - è riuscito a essere e rimanere un
punto di riferimento credibile durante tutto il suo ministero. Lo è stato
dal punto di vista evangelico, custodendo una fede genuina e un amore
concreto, fattivo nei confronti delle persone; il testo del prof. Lovatti lo
documenta bene. Lo è stato dal punto di vista culturale. La preparazione
filosofica e l'apertura intellettuale gli sono stati preziosi: la crisi
modernista con le sue motivazioni vere ma anche con le sue paranoie che
hanno fatto soffrire persone degne; il confronto con la scienza (la scienza
fisica e le nascenti scienze umane) e con le trasformazioni nella mentalità
che esso ha comportato; il problema del cristiano di fronte alle diverse
forme del potere politico.. Sono tutti problemi che richiedevano solidità
di fede, ma anche chiarezza di pensiero. E Mons. Tredici era particolarmente
attrezzato per muoversi in questi campi difficili."
Il libro di Lovatti può essere acquistato nelle librerie cittadine e in
parrocchia, da Don Arturo.
Gianni Omodei
Il
Cantiere, dicembre 2009, pag. 5 - 6
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