Questo
libro su Giacinto Tredici è solo in parte una ricostruzione storica della
vita e dell'attività pastorale del Vescovo di Brescia. Intende anche
essere un primo complessivo esame del suo pensiero filosofico e teologico.
Come tale è un libro in cui s'intersecano argomenti di storia religiosa e
politico-sociale, di filosofia, di teologia e di religione.
La ricostruzione storica si basa in gran parte su fonti e documenti
inediti, tratti soprattutto dal Fondo Tredici dell'Archivio storico
diocesano di Brescia. Si tratta di 130 voluminosi faldoni che contengono
molte decine di migliaia di carte, parzialmente ordinate per argomenti,
senza un ordine cronologico e prive di un inventario dettagliato. Inoltre
il fondo è incompleto, mancando i diari del Vescovo, citati peraltro in
alcuni articoli di mons. Enzo Giammancheri, e alcune lettere, la cui
esatta quantificazione è, allo stato attuale, impossibile, perché manca
una catalogazione cronologica. Nonostante queste limitazioni, la
documentazione è veramente imponente e mi ha imposto una ferrea selezione
per mantenere accettabili le dimensioni dello scritto, con gli inevitabili
rischi di soggettività che ciò comporta. Sempre per contenere la mole
dello scritto non ho citato analiticamente le fonti documentali quando ho
potuto avvalermi di notizie o informazioni già pubblicate in articoli o
testimonianze. Mentre non ho trovato difficoltà a consultare i documenti
conservati nell'Archivio di Stato di Brescia, in quello centrale di Roma e
nell'archivio storico diocesano di Milano, non mi è stato possibile
accedere ai documenti dell'Archivio Segreto Vaticano, che è attualmente
consultabile solo fino al pontificato di Pio XI.
L'idea di scrivere questo libro si è formata in me gradualmente, con la
confluenza di tre differenti motivazioni. In un primo momento, nei miei
studi di filosofia, ho incontrato il prof. Giacinto Tredici, come uno dei
fondatori della Rivista di filosofia neoscolastica, nel 1909, in stretta
collaborazione con padre Agostino Gemelli, e poi come uno dei maggiori
artefici della rinascita del tomismo in Italia, autore di un allora
celebre manuale di storia della filosofia. Mi aveva colpito la ragionata e
brillante difesa delle tesi del card. Mercier, condotta con coraggio,
nonostante Amato Masnovo e gli altri maggiori esponenti della
neoscolastica fossero molto critici nei confronti dell'ontologia e della
dottrina della conoscenza del vescovo di Malines.
In secondo luogo sono stato incuriosito dalla figura storica di Tredici,
vescovo di Brescia dal 1934 al 1964, direttamente coinvolto in drammatiche
scelte negli anni della seconda guerra mondiale e della resistenza. Mi
sono accostato a questo aspetto dell'attività del vescovo tramite le
ricerche di storia locale condotte con gli studenti delle classi quinte
della sezione A del liceo scientifico statale Copernico di Brescia, negli
anni 2005 e 2006, nell'ambito del corso per i beni culturali e ambientali.
Di fronte a figure terribili e inquietanti, come lo spietato Questore di
Brescia Manlio Candrilli, che ricercava gli ebrei da rastrellare e
deportare con più accanimento delle stesse SS tedesche, e che
perseguitava senza tregua i partigiani, o il famigerato Ferruccio Sorlini,
comandante delle Camice Nere, Giacinto Tredici appariva agli studenti del
liceo come protagonista "buono", che non si risparmiava per
aiutare chi era nei guai. Io stesso mi son reso conto di quanto sia poco
conosciuto, nell'opinione pubblica, il ruolo dei cattolici nella
resistenza.
Agli inizi del 2006, quando avevo già cominciato ad interessarmi della
figura di Tredici, sono stato coinvolto, nella mia parrocchia, S. Maria
Assunta di Chiesanuova in Brescia, alla preparazione della vista pastorale
del Vescovo di Brescia. Nella seduta del consiglio pastorale parrocchiale
del 9 febbraio 2006, nella sala del fuoco, mentre stavamo preparando la
relazione sulla situazione della parrocchia da presentare al vescovo, si
sviluppò un confronto su come percepivamo la figura del vescovo. Una
ragazza del consiglio pastorale, Elena Salvi, disse con franchezza che,
mentre i giovani vivono e sentono la parrocchia e l'oratorio come una
seconda casa, dove vi si recano volentieri, avvertono invece il vescovo e
la diocesi come qualcosa di lontano ed emotivamente estraneo. Questa
ragazza non portava semplicemente un suo vissuto personale, ma
interpretava lucidamente lo stato d'animo della maggior parte dei suoi
amici coetanei, tutti peraltro generosamente e seriamente impegnati nelle
attività parrocchiali e, aggiungo io, anche di molti adulti. Insomma, se
ben si riflette, ci si rende conto che molto fedeli hanno un'immagine
distorta del vescovo, visto come un burocrate, un funzionario necessario,
ma lontano o, all'opposto, come una persona speciale, un santo diverso
dagli altri fedeli: non è facile "sentire" i vescovi non solo
come successori degli apostoli o come funzionari (vescovo originariamente
significava sorvegliante) ma anche come espressione della comunità, come
coloro che hanno il carisma della sintesi e che sanno valorizzare le
capacità e i contributi di tutti i fedeli, e promuovere la comunione
ecclesiale. Ho pensato che per comprendere non superficialmente la
missione del vescovo (di santificazione, d'insegnamento, di governo e di
sintesi dei carismi) poteva essere utile accostarsi concretamente
all'esperienza d'episcopato di mons. Giacinto Tredici, che ha guidato la
diocesi di Brescia in anni molto difficili, talvolta drammatici (si pensi
alla guerra civile ed alla resistenza al fascismo e al nazismo). Pur con
le sue esitazioni, le sue umane debolezze (e chi non ne ha?) egli è
riuscito a divenire, impegnandosi con dedizione e fedeltà alla sua
vocazione, "l'equilibrato difensore del popolo a lui affidato, il
prudente attentissimo difensore degli inermi, dei poveri, dei deboli
contro la vendetta straniera, il portatore di una parola ispirata solo
alla bontà, alla comprensione, al sentimento di fraterna
collaborazione" (come recita la delibera del consiglio comunale che,
all'unanimità, gli ha conferito la cittadinanza bresciana).
Per consentire al lettore di comprendere il contesto storico nel quale si
è svolta l'azione di mons. Giacinto, mi è stato necessario richiamare
frequentemente episodi e vicende della storia di Brescia. Per contenere le
dimensioni del libro entro limiti ragionevoli, ho dovuto anche qui operare
drastiche selezioni. Così, ad esempio, non potendo riassumere tutte le
vicende della resistenza bresciana, ho cercato di ricostruire con maggior
dettaglio solo il ruolo dei cattolici nella stessa resistenza. Così, per
quanto riguarda gli anni della ricostruzione, mi sono soffermato quasi
esclusivamente sul ruolo delle associazioni cattoliche (Azione Cattolica,
DC, ACLI, CISL, ecc.). In sostanza ho richiamato la storia locale solo
quando essa serviva a meglio comprendere e valutare l'azione di Giacinto
Tredici. Nelle numerose note ho dato notizia di molti personaggi locali
(sacerdoti, amministratori, parlamentari) che il lettore medio potrebbe
non conoscere, anche qui senza pretese di completezza.
Ringraziamenti
In primo
luogo devo ringraziare mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia, che mi ha
onorato dell'introduzione a questo libro. Nonostante i suoi gravosi
impegni diocesani e nazionali, è riuscito a trovare il tempo per leggere
il manoscritto e per scrivere un'introduzione non di circostanza, che se
letta attentamente, può fungere da vera e propria chiave di lettura del
libro.
Altrettanto sentito vuol essere il mio ringraziamento a mons. Francesco
Beschi, nuovo vescovo di Bergamo, che come vescovo ausiliare di Brescia e
come amico, è stato il maggior sostenitore di questo libro, sia
autorizzandomi a consultare senza limitazioni l'Archivio storico
diocesano, sia aiutandomi a superare diverse difficoltà, sia infine
incoraggiandomi sempre a proseguire nella ricerca. Senza di lui
probabilmente questo libro non ci sarebbe.
Ringrazio inoltre:
- Il prof. Mario Taccolini, direttore dell'Archivio storico diocesano,
nonché docente di storia all'Università cattolica, che mi ha facilitato
significativamente la consultazione dei documenti d'archivio ed è stato
generoso di indicazioni e suggerimenti per me molto preziosi.
- Il prof. don Livio Rota, docente di storia della Chiesa al Seminario
diocesano, che mi ha gentilmente fornito utili indicazioni.
- Il prof. padre Marco Paolinelli, ordinario di storia della filosofia
all'Università cattolica, che ha letto e revisionato pazientemente le
bozze dei capitoli sul pensiero filosofico e teologico.
- Il prof. Cosimo Franco Manni, del liceo scientifico Leonardo di Brescia,
nonché caro amico, che ha letto con scrupolosa attenzione l'intero
manoscritto e mi ha fornito numerosi e importanti suggerimenti, in
particolare aiutandomi riflettere sugli aspetti psicologici del carattere
di Tredici e sul rischio, in me sempre presente, di assumere
inconsapevolmente toni apologetici.
- Il prof. Rolando Anni, dell'Archivio storico della Resistenza bresciana
e dell'età contemporanea di Brescia, che mi ha aiutato ad orientarmi
nella documentazione sulla resistenza.
- La prof. Daria Gabusi, che mi ha fornito informazioni sulla storia
dell'editrice La Scuola di Brescia.
- Il prof. don Angelo Pizzetti, del liceo scientifico Copernico di
Brescia, che mi ha fornito notizie sulle presunte apparizioni mariane di
Montichiari.
- La prof. Ietta Vanzini Trolli, che mi ha fornito notizie sulla
parrocchia di S. Maria del Suffragio di Milano.
Un particolare ringraziamento devo a mons. Bruno Maria Bosatra,
responsabile dell'Archivio storico diocesano di Milano, che con
competenza, pazienza ed illimitata disponibilità mi ha aiutato nelle
ricerche relative al periodo milanese di mons. Tredici. Mi piace ricordare
che con grande disponibilità, un pomeriggio dell'estate del 2008, ha
tenuto appositamente aperto per me l'archivio, per consentirmi di
completare una ricerca senza dover tornare a Milano, e che ha eseguito al
posto mio diverse ricerche su documenti d'archivio e mi ha fornito
utilissimi chiarimenti.
Anche a Brescia gli addetti all'Archivio storico diocesano sono stati
molto disponibili, prima il dott. Francesco Bustaffa, fine studioso,
gentile e generoso nell'esaudire le mie richieste, e poi la dott. Lucia
Signori, gentilissima ed efficiente. Molto utile mi è stata anche la
biblioteca del Seminario diocesano: ringrazio il direttore, don Ovidio
Vezzoli, e soprattutto la bibliotecaria, dott. Vera Bugatti, disponibile,
volonterosa, efficacissima, che mi ha aiutato ben oltre i suoi doveri
d'ufficio. Ringrazio anche don Francesco Baronchelli, che gentilmente ha
eseguito alcune ricerche all'Archivio centrale dello Stato di Roma, così
come sono grato al dott. Michele Busi, presidente diocesano d'Azione
Cattolica, che mi ha consentito di consultare l'archivio storico
dell'associazione.
Oltre alla fonti documentarie, questo libro deve molto anche alle
testimonianze orali: ringrazio quindi mons. Antonio Fappani, l'avv. Cesare
Trebeschi, il sen. prof. Fabiano De Zan, il dott. Mario Cattaneo e Franco
Castrezzati, tutti ormai oltraottantenni, ma con invidiabile memoria, che
mi hanno dedicato molte ore, lasciandosi pazientemente interrogare, e che
oltre alle informazioni esplicitamente indicate nel libro, mi hanno molto
aiutato nel ricostruire e meglio comprendere il clima e gli stati d'animo
negli anni della guerra e della ricostruzione a Brescia. Ringrazio anche
Carlo Pietrobelli, autista del Vescovo, e don Arturo Balduzzi, parroco di
Chiesanuova, che me lo ha presentato.
Ringrazio inoltre l'amico Giuseppe Senini, che in una serata spagnola
dell'estate del 2007, sorseggiando un cocktail in camper, mi ha suggerito
di porre alla fine del libro i capitoli sul pensiero di Tredici, sia pure
sovvertendo l'ordine cronologico. Consiglio che ho accolto e che penso
abbia giovato alla leggibilità del mio scritto.
Infine il ringraziamento più grande a mia moglie Pierangela ed ai figli
Giulio e Sofia, che hanno dovuto subire la mia assenza da molte vicende di
vita familiare, per le centinaia di ore trascorse al computer a scrivere
questo libro, e che mi hanno sostituito in molte incombenze domestiche,
contribuendo così al mantenimento di uno stato d'animo sereno, che mi ha
permesso di completare il lungo lavoro.
Brescia,
marzo 2009.
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