Lettera
Pastorale per la Quaresima
GIACINTO TREDICI
per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica Arcivescovo Vescovo di
Brescia
Al venerando Clero ed al diletto popolo della Diocesi,
salute e benedizione.
Si è chiuso nei giorni, scorsi quello che fu chiamato l'anno Mariano, e
più precisamente Lourdiano, nella ricorrenza centenaria delle apparizioni
di Lourdes. Per invito del Santo Padre Pio XII, di santa memoria, la
ricorrenza fu ricordata a Lourdes con solenni celebrazioni e con grande
affluenza di pellegrini; e se ne ebbe l'eco ih tutto il mondo cattolico. A
sua volta il Sommo Pontefice regnante Giovanni XXIII ha voluto celebrarne
la chiusa colla sua augusta parola. Una eco se ne avrà ancora nei
prossimi mesi per un invito fatto a tulio il popolo italiano dalla
Conferenza dei Vescovi d'Italia di una solenne consacrazione delle diocesi
al Cuore Immacolato di Maria : cosa che volentieri faremo a suo tempo.
Ma con questa commemorazione e relative cerimonie occasionale dal
centenario di Lourdes evidentemente non finirà la divozione alla Madonna,
tanto cara al popolo cristiano e tanto favorita dalla Chiesa, che ha
moltiplicato nell'anno liturgico le feste dedicate alla Madonna, e ha
benedetto e raccomanda tante forme di divozione a lei dedicate : la
preghiera dell'ine Maria, il santo Rosario, l'Angelus Domini, il mese
mariano, la divozione del sabato, e così via.
Per questo ho pensato di parlarvi, o figli dilettissimi, della divozione
alla Madonna per quello che è in sé stessa, prescindendo da speciali
circostanze occasionali. Sarà un omaggio che renderemo insieme alla
Vergine benedetta, a chiusa dell'anno Mariano, è come un proposito di
continuare in questa divozione, così fondamentale nella pratica della
Chiesa e del popolo cristiano, dopo quella dovuta a Dio e, a Nostro
Signore Gesù Cristo.
Il
culto che rendiamo alla Madonna
E
dapprima, il popolo cristiano, e la Chiesa con esso, intendono rendere
alla Madonna l'onore che le si deve per la sua altissima dignità, che la
rende la prima fra tutte le creature, solo seconda alla umanità di Nostro
Signore Gesù Cristo, perché unita questa personalmente alla Divinità.
E' l'indirizzo che ci viene dato dalla preghiera dell' Ave Maria, breve ma
'piena di altissimo significato, che formatasi nei secoli cristiani sotto
la esplicita approvazione della Chiesa, è entrata nella liturgia e nella,
pratica cristiana, e ben merita di essere presa a modello. In essa, dopo
un rispettoso filiale saluto rivolto alla Vergine, "Ave o Maria
", noi ricordiamo riverenti le sue grandezze : "piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne, e benedetto
è il frutto del tuo seno, Gesù".
Piena di grazia! La grazia è il dono che, per i meriti di Gesù Cristo,
il Signore offre a ciascuno che vuoi partecipare ai frutti della
Redenzione. E' un dono prezioso, infinitamente al disopra di tutte le
ricchezze e grandezze umane. Mette nella nostra anima uno speciale decoro,
una sovrumana bellezza spirituale; ci rende cari ai Signore, il quale si
degna di abitare in un modo tutto speciale nell'anima che la possiede.
Egli considera l'anima in grazia come legata a Lui da un rapporto di vera
amicizia. L'espressione non è troppo ardita, perché è usata da Gesù
stesso, e il Vangelo ce l'ha riferita: "Voi siete miei amici; lo vi
ho chiamato amici" (Giov., 15; 14,15). E l'anima ne riporta una
speciale tranquillità e pace, e attinge dal divino ospite che in lei
risiede forza, aiuto per camminare nella via del bene. E questo rapporto
di inabitazione e di amicizia è poi destinato, se l'anima abbandona la
vita presente in stato di grazia, a mutarsi nella visione di Dio stesso,
che la rende perfettamente beata. La grazia, che solo può essere
annientata dal peccato mortale, ha. diversi gradi di grandezza e di
perfezione, in relazione al dono di Dio ed alla corrispondenza dell'anima
stessa alla azione divina.
Orbene, questo dono prezioso che anche noi abbiamo ricevuto nel Battesimo
e possiamo conservare fin quando non ce ne rendiamo indegni col peccato,
la Madonna lo ebbe fino dal 'momento stesso della creazione dell'anima
sua, a differenza di tutti noi, che nascemmo col peccato originale. E la
grazia le fu conferita in sommo grado, più che a qualunque altra
creatura, né mai la perdette o ne sofferse diminuzione di sorta. Anzi
dovette crescere sempre a motivo della continua corrispondenza della sua
anima benedetta ad ogni buona ispirazione che le veniva da Dio e per il
continuo esercizio di atti di virtù, nella osservanza perfetta della
legge di Dio. Per questo l'Angelo della Annunciazione la salutò come
piena di grazia, e così, ripetendo le sue parole, la salutiamo nella
"Ave Maria".
E se, come sopra abbiamo detto, la presenza della grazia nell'anima giusta
ha come conseguenza uria speciale presenza di Dio, presenza amichevole e
feconda di ogni perfezione, pensiamo come Dio si dovette compiacere di
abitare in quell'anima benedetta, in cui non vedeva alcuna macchia, ma una
perfetta corrispondenza ai voleri divini.
Ma per quanto la grazia, nella misura concessa alla Madonna, fosse un dono
preziosissimo e conferisse a lei una bellezza e una dignità superiore a
quella di ogni altra creatura, non è questa la maggiore grandezza che noi
onoriamo in lei. Vi è un'altra dignità ancora più grande, che è la
ragione di tutti i favori a lei concessi: è là maternità divina. La
Madonna è Madre di Dio.
Questa grande, soprannaturale dignità la dobbiamo Considerare nel grande
disegno divino della nostra Redenzione. Dio aveva stabilito di riparare la
caduta della umanità, avvenuta per la disubbidienza dei nostri
progenitori, che rappresentavano tutto il genere umano nel momento della
prova. La fede ci insegna, il grande mistero. La Redenzione fu compiuta da
Gesù Cristo Nostro Signore, che è lo stesso Figliuolo di Dio, generato
.dal Padre da tutta l'eternità, e nato come uomo, per opera dello Spirito
Santo, da Maria Vergine, la quale quindi deve dirsi ed è Madre di Dio,
secondo l'insegnamento della Chiesa sancito nel Concilio ecumenico, di
Efeso (anno 431) contro l'eresia di Nestorio.
Madre di Dio! Pensate la grandezza di questa dignità. Maria è stata per
il Figlio di Dio quello che è stata la nostra madre per ciascuno di noi.
E di conseguenza, Gesù, Figlio di Dio, ha voluto avere verso Maria sua
madre quei sentimenti di affetto, di riverenza, perfino di ubbidienza, che
abbiamo avuto o dovremmo avere poi per la nostra madre. Perché non sembri
questa una esagerazione, il Vangelo ci ha detto che nel lungo tempo del
soggiorno della Sacra Famiglia a Nazaret Gesù era "subditus illis"
(Luc. 2, 51), soggetto ad essi, cioè a Maria e a San Giuseppe. Immaginate
le scene di quei giorni. Gesù bambino, poi fanciullo, giovane, giovinotto,
pieno di sollecitudine e di affetto, aiutava i lavori della bottega e
della casa, e Maria lo guardava con venerazione affettuosa e gli indicava
confidenzialmente il da farsi. E questo per molti anni, senza che il
mondo, neppure il piccolo mondo di Nazaret, sapesse il mistero di umiltà,
di bontà, e insieme di infinita grandezza, che albergava ih quella
minuscola casuccia, diventata un paradiso in terra, dove la Madonna,
umile, nascosta, riceveva i più grandi segni di onore, che mai creatura
umana abbia ricevuto, cioè l'affetto e la riverenza del Figliuolo di Dio
fatto uomo.
Chi non vede in questo altissimo esempio un invito a noi a manifestare il
nostro onore e il nostro affetto alla beata Madre di Dio? E si potrà
dire, come dicono i nostri fratelli separati, che i cattolici rendono un
culto indebito quando onorano la Madonna più che tutti gli altri santi,
anzi più che, tutte le altre creature all'infuori di Nostro Signore Gesù
Cristo, perché Dio e uomo? Il culto che i cattolici, con tutta la Chiesa
Cattolica, rendono alla Madonna è senza confronto inferiore a quello che
rendono a Dio ed a Gesù Cristo. Anzi il cattolico sa che tutte le,
grandezze che egli onora nella Madonna sono doni di Dio, e quindi onorando
la Madonna perché madre di Dio e ornata da Dio dì tante perfezioni e
privilegi il nostro culto implicitamente, ed anche esplicitamente, onora
Dio che di quelle grandezze ha voluto essere l'autore, e le ha concesse
alla Madonna per gli specialissimi rapporti che ella ha con Lui.
E la legittimità di questo culto reso dalla Chiesa alla Santa Vergine non
viene diminuita se qualche volta può sembrare che alcuno esageri e quasi
dimentichi o curi meno il culto che si deve a Dio. Può essere l'errore,
ordinariamente inconsapevole, di alcuno, che nulla toglie a quello che è
il pensiero e sono le direttive della Chiesa, direttive che, per altro
sono, generalmente osservate dai fedeli. Ai quali il catechismo cattolico
ha sempre insegnato la sana dottrina, 'attribuendo un nome speciale al
culto reso alla Vergine, che si chiama iperdulia, a differenza di
quello superiore che si rende a Dio, e che si chiama latria o
adorazione, e di quello inferiore che si rende agli altri santi, che si
chiama dulia.
L'omaggio riverente reso alla grande dignità della Madonna è il primo
aspetto è il primo atto della nostra devozione verso di lei, prima ancora
di interessarla in nostro vantaggio. Così si esprime nella sua prima
parte quella che potremmo dire la preghiera ufficiale della Chiesa alla
Madonna, la salutazione angelica: Ave o Maria, piena di grazia, il Signore
è teco: tu sei benedetta tra le donne, e benedetto è il frutto del
ventre tuo, Gesù.
La Madonna mediatrice di grazie
Un secondo aspetto della divozione alla Madonna è la sua intercessione ;
noi la preghiamo perché venga in nostro aiuto, facendosi mediatrice fra
noi e Dio, per ottenerci i suoi favori. E' anche questa una pratica
perfettamente legittima ; e mentre mira ad ottenere in nostro vantaggio la
sua potente intercessione, torna anche ad onore di lei, riconoscendo noi
con questo la sua bontà e. la sua potenza.
La pratica della Chiesa ammette il nostro ricorso alla intercessione dei
Santi, i quali, come amici di Dio, e da lui già glorificati, possono
venire in nostro aiuto intercedendo per noi. E naturalmente questo vale a
maggior ragione per la Madonna che è la regina dei Santi.
Per la opportunità ed efficacia della intercessione della Madonna in
nostro favore sta non solo la pratica e l'insegnamento della Chiesa, ma
anche una diretta testimonianza del Vangelo : è l'episodio notissimo del
miracolo compiuto da Gesù alle nozze di Cana. Il fatto è noto (Gio. 2, 1
e segg.). Troviamo Gesù a un pranzo di nozze: voleva in questo modo Gesù
affermare la dignità del matrimonio, che egli avrebbe dichiarato
sacramento. Vi erano anche Maria e i discepoli di Gesù. A un certo punto
non c'è più vino. La Madonna se ne accorge e segnala la cosa a Gesù. Il
gesto viene interpretato come un invito a provvedere in modo miracoloso.
Ma Gesù risponde che non è ancora giunta la sua ora. La Madonna
interviene dicendo ai servi di fare quello che Gesù avrebbe detto. E
Gesù compie il miracolo e cambia l'acqua in buon vino.
Comunque si vogliano intendere le parole misteriose di Gesù, certo dal
contesto risulta che egli non avrebbe compiuto il miracolo se non ci fosse
stato l'intervento di Maria. Non poteva il Vangelo meglio insegnarci
l'efficacia della intercessione della Madonna per ottenere favori da Dio.
Del resto, la funzione della Madonna come nostra protettrice l'ha
dimostrata ancora Gesù 'quando, dall'alto della croce, rivolse le
notissime parole a lei ed all'apostolo Giovanni che stavano ai suoi piedi:
"Ecco il tuo figlio, ecco la tua madre" (Gio. 26, 27).
Evidentemente qui Gesù, mentre raccomandava al discepolo Giovanni di
prendersi figlialmente cura di Maria sua, madre, voleva che Maria si
considerasse come la madre del discepolo, e si può ritenere che in quel
momento Gesù vedesse nel discepolo rappresentati tutti gli uomini, e
specialmente i suoi fedeli. E' dunque il Vangelo che attribuisce alla
Madonna la funzione di protettrice di tutti noi: protettrice animata 'da
sentimenti materni, e con potenza di intercessione presso Dio, poiché
arriva ad ottenere in modo straordinario un miracolo. Non ci voleva' di
più per legittimare il nostro ricorso e la nostra fiducia nella sua
protezione.
Intorno alla funzione di Maria come mediatrice fra noi e Dio i teologi
fanno altre discussioni, sulle quali non mi voglio fermare perché la
Chiesa non si è ancora pronunciata. Ma che la Madonna sia nostra
mediatrice e noi possiamo ricorrere a lei per ottenere i favori del
Signore è dottrina sicura, come è pratica universale nella Chiesa
Cattolica : pratica che è espressa nella seconda parte della Ave Maria:
"Santa Maria, Madre di Dio, prega per, noi".
Non è detto che questa pratica proceda sempre in modo perfetto ed
ordinato. Se facessimo l'inventario dell'oggetto di molte preghiere che si
rivolgono alla Madonna, troveremmo che molte volte, forse la maggior parte
delle volte, si domandano favori materiali : la salute, la sufficienza
economica, un posto di lavoro, e così via. Ora non è vietato,
evidentemente, chiedere a Dio per la intercessione della Madonna, anche
favori materiali, quando siano conformi alla volontà di Dio ed ai veri
bisogni nostri. Gesù stesso, che ha voluto fosse conservata nel Vangelo,
a nostra istruzione, la preghiera insegnata da lui, come modello delle
nostre preghiere, ("quando pregate, ha detto, pregate così"),
ha messo fra le nostre petizioni anche la domanda del nostro pane
quotidiano. Ma ci deve essere un ordine nelle nostre preghiere, e sarebbe
una cosa disordinata se, per esempio, mentre forse l'anima nostra è in
disgrazia di Dio, non ci si preoccupasse della grazia e ci si limitasse a
chiedere, è con insistenza importuna, i favori materiali. E' diverso
l'insegnamento di Gesù, consegnato nel Vangelo : "Cercate prima il
regno di Dio e la sua giustizia, ed avrete in più anche le altre cose" (Mat. 6, 33).
Qui io penso a Lourdes, a quella grotta benedetta che è diventata, in
cento anni, il più grande santuario Mariano. Tutto un mondò di gente vi
si reca, ormai da un secolo ;molti di noi abbiamo partecipato al
pellegrinaggio alla grotta, abbiamo vissuto per qualche giorno la vita che
sì conduce in quella cittadina singolare, così diversa da quella che si
conduce altrove. Molti sono i malati, d'ogni sorta ; anzi, essi formano la
parte esteriormente più caratteristica dei frequentatori di Lourdes.
Ebbene, che cosa chiede quella gente, quel mondo così vario per
.condizione sociale, per nazionalità, per abitudini? Che i malati
chiedano la guarigione, lo si comprende : anzi nella solenne processione
Eucaristica tutti i presenti si .uniscono ad essi per invocare la loro
guarigione. Ma le guarigioni miracolose sono poche, e tutti lo sanno.
Tuttavia la frequenza dei malati continua, e nella preghiera dei inalati e
di coloro che ad essi si associano, insieme alla
salute se tali saranno i disegni di Dio, si chiede la rassegnazione, la
tranquillità dello spirito nella sofferenza. E quando quei malati
ritornano alle loro case, portano ordinariamente con sé, come un soave
ricordo della grotta, un sentimento di maggiore tranquillità, di
pazienza, di pace.
E quanti, fra i pellegrini, non sono malati nel corpo, ma ci vanno lo
stesso: che cosa li chiama? Se potessimo controllare lo spirito di quelle
migliaia di pellegrini come si controllano i malati del corpo, troveremmo
una fede riacquistata o resa più robusta, propositi di vita migliore, per
molti la grazia riacquistata e colla grazia una pace più serena. Tutti
costoro hanno pregato la Madonna, e la Madonna li ha favoriti nello
spirito più che nel corpo. Potenza della intercessione della Madonna e
delle preghiere che la domandano!
La divozione alla Madonna ci vuoi rendere migliori
Vi è un altro aspetto nella divozione alla Madonna: uri aspetto forse
meno avvertito, che non si può analizzare in singole manifestazioni
controllate, ma credo abbia socialmente una importanza non trascurabile.
La divozione mariana bene intesa esercita una influenza benefica, che
tende a migliorare le persone che la praticano con retta intenzione, e
insensibilmente a migliorare gli ambienti.
Se ci guardiamo intorno nel mondo in cui tutti si vive, troviamo uno
spettacolo che vorrei dire sconfortante. Per molti la vita si svolge in un
modo quasi esclusivamente materiale. Quello che più conta e più muove
l'attività dei singoli e dei gruppi è lo sforzo per procurarsi il
necessario per vivere più comodamente possibile, per produrre, per
arricchire. Tendenza questa che, per sé, può considerarsi onesta, ma,
non accompagnata da qualche aspirazione d'ordine superiore, 'materializza
la vita, e trova quasi naturalmente lo sbocco in bassezze, ingiustizie,
soprusi, nella soddisfazione degli istinti inferiori. E non è la
tristezza, lo sconforto di ogni spirito bennato il constatare che il mondo
è pieno di contrasti, che lo stesso ideale di pace a cui naturalmente si
aspira è soffocato da, timori, da parole grosse, da bagliori di guerra?
E' così raro trovare nel gran mondo che più fa' del chiasso qualche cosa
di bello, di buono, di gentile. Se in mezzo a questi sforzi materiali, a
questa corsa alla ricchezza, al piacere, brillasse un ideale di onestà,
di bontà, di purezza, e meglio, non solo un ideale astratto ma concretato
in persone a noi care, in azioni reali soffuse di bontà, di elevazione
spirituale, quasi ci riconcilieremmo colla realtà, e potremmo farci una
concezione meno pessimistica di questa povera creatura umana.
La nostra fede ci presenta Dio, realtà vivente al disopra di tutte le
nostre miserie, che realizza in sé un ideale di infinita grandezza, di
ogni perfezione. E al disotto di Dio onnipotente, Gesù Cristo,
l'uomo-Dio, che nella sua umanità verifica tutta la perfezione di cui
essa è capace, senza alcun difetto; che nella sua vita condotta sulla
terra, dove noi pure viviamo ha mostrato in sé quello che di meglio si
possa pensare in un uomo, fatto esemplare di ogni virtù umana, soffusa di
bontà, di amore, di comprensione verso la nostra umanità difettosa.
Con questi ideali che la nostra fede ci presenta, c'è abbastanza per
innalzarsi al disopra delle nostre miserie. Ma forse questi ideali, divini
ci sembrano al disopra di una comune possibilità umana. Ed ecco un altro
ideale, più vicino a noi, Maria.
Essa è una realtà veramente e solamente umana: una creatura senza
macchia, che realizza in sé quanto vi può essere di bontà e di
grandezza umana, ma che ha vissuto sulla terra in un ambiente in tutto
simile a quello in cui vive ogni altra creatura umana: ideale di purezza
e di, bontà, vissuto nella casa di un autentico lavoratore che doveva
guadagnarsi il pane coll'opera delle sue mani e col sudore della sua
fronte. Ella ha provato in sé le tribolazioni quali si incontrano nella
vita di tutti i mortali, sempre e in tutto perfettamente docile alle
disposizioni della Provvidenza; ha sopportato, comprendendoli, i difetti
delle persone che l'avvicinavano senza minimamente condividerli, anzi
portando a tutti coll'esempio nella sua vita uno stimolo al bene: umile,
pura, pia, comprensiva delle miserie altrui, di una carità buona,
affettuosa, paziente, come Gesù l'ha predicata nel suo Vangelo e
praticata nella sua vita. .Ognuno, in qualunque circostanza sia, può
trovare in lei un modello perfetto da imitare.
Si aggiunga che la Madonna che ci da un magnifico esempio da imitare,
invocata opportunamente ci offre il suo aiuto, e sappiamo quanto 'potente,
perché il Signore colle sue grazie ci assista è ci conforti nelle
immancabili difficoltà.
Oh se tutti, pure in mezzo alle miserie umane, tenessimo davanti alla
nostra ménte questo modello, cosi pieno di perfezione e di bontà, come
tutti ci sentiremmo dolcemente spinti ad una vita più buona, ed insieme
più lieta, più disposta a diffondere intorno a noi esempi di virtù! Ma
per questo la divozione alla Madonna non deve limitarsi a qualche
preghiera mormorata macchinalmente in qualche modo. Deve essere un impegno
che incida seriamente nella nostra vita, comprendendo il nostro riverente
omaggio alla grandezza della Vergine Santa, la invocazione del suo aiuto
specialmente per i nostri ' bisogni spirituali, e lo sforzo di imitare,
per quanto ci sia possibile, gli esempi, tanto cari, della sua vita
terrena.
Fratelli e figli miei, vi ho parlato della divozione alla Madonna nei suoi
aspetti migliori, negli elementi che la costituiscono, con cenni rapidi,
che voi potrete comprendere e sviluppare. Vorrei che fosse per tutti, in
certo modo, la chiusa dell'anno mariano col suo ricordo di Lourdes, e un
proposito di amare sempre e praticare, in pubblico ed in privato, in
chiesa ed in famiglia, questa cara divozione, che è la difesa della
nostra fede, l'aiuto della nostra vita cristiana.
Brescia, Quaresima del 1959.
+ GIACINTO, Arcivescovo
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