V'è una
istituzione al mondo che è alla base della umanità, l'ha accompagnata fin
dal suo nascere, ha sopravvissuto al crollo di tante altre istituzioni, ha
subito anch'essa le sue vicende secondo i diversi gradi di civiltà, ma ha
sempre avuto l'alta considcra7ione degli studiosi dei problemi umani, e la
stima e l'affetto di ogni anima retta. Anzi il suo retto funzionamento nella
società o il suo eventuale decadimento hanno sempre corrisposto, a consenso
di tutti, a una condizione di floridezza o di crisi del consorzio umano.
Questa istituzione è la famiglia.
Essa è all'origine della vita, posta dalla Provvidenza del Creatore perchè
gli innumerevoli esseri umani che sono venuti al mondo e conservano e
moltiplicano la fiaccola della vita trovino non solo la possibilità della
esistenza, ma anche la conveniente conservazione e il necessario sviluppo
fisico e specialmente morale.
Se, per circostanze che non dipendono da lui, un essere umano viene al mondo
senza una famiglia propria, questa è considerata per lui una vera
disgrazia, che la società si tiene obbligata ad attenuare con provvedimenti
che in qualche modo la suppliscano. E se, come pur troppo avviene, una
famiglia, per una dolorosa e colpevole deviazione, non corrisponde alla
funzione che le è assegnata, dall'Autore della natura, se ne vedono
ordinariamente le tristi conseguenze, in un danno fisico o morale che ne
viene alle creature che da essa derivano.
Per questo è unanime l'affermazione della necessità che la famiglia si
conservi sempre alla altezza della sua funzione, e che si combattano e
reprimano tutti gli attentati che si presentino contro la sua struttura e la
sua funzione.
Pur troppo avviene che non sempre la sua famiglia corrisponda al suo ideale,
o per la mancata preparazione di coloro che vengono a formarla, o per le
influenze deleterie dell'ambiente. Per questo bene ha fatto l'Azione
Cattolica italiana a porre quest'anno, come già altre volte, il tema della
famiglia come argomento da trattare con diligenza e con fervore, per porre
un argine a tante deviazioni e contribuire ad un risanamento della famiglia
italiana, là dove essa subisce attacchi o prova delle crisi. Io so che
nella nostra provincia, e specialmente nelle nostre campagne, vive una buona
tradizione familiare, ed invito tutti a considerarla come un patrimonio
prezioso da conservare e difendere. Ma non mancano i pericoli, per i cattivi
esempi spesso anche diffusi imprudentemente dalla stampa, ed anche per una
propaganda che è da temersi da parte di dottrine materialiste che
disconoscono la natura e la dignità della famiglia e ne scalzano i
fondamenti, e attentano alle sue proprietà fondamentali.
E' noto infatti che è stata presentata alle assemblee legislative della
Nazione, da parte di partiti marxisti, una proposta di divorzio, la insidia
cioè che già tanto male ha fatto alla famiglia in altre Nazioni.
Per questo ho pensato di scegliere la famiglia come argomento della solita
Pastorale della Quaresima.
LA
FAMIGLIA FONTE DI VITA
La famiglia
è una istituzione essenziale per il consorzio umano. E' la fonte della
vita, e per il moltiplicarsi delle persone che vengono a formarla,
generazione per generazione, dell'umanità.
La scienza, e specialmente una scienza di indirizzo materialista che vuol
spiegare colla evoluzione ogni specie di realtà, è andata costruendo
teorie sulla famiglia, presentandola come il risultato di un lungo processo
evolutivo, da forme imperfette a più perfette.
Pure ammettendo uno sviluppo in quelle che sono le forme organizzative del
gruppo familiare, la famiglia, - come una società di due persone, un uomo e
una donna, unite in modo stabile per comunicare la vita ad altri esseri e
portarli colla propria assistenza ad una autosufficienza, - è una
situazione che appartiene alla stessa natura umana, considerata nelle sue
caratteristiche essenziali.
E questo medesimo concetto della famiglia appartiene alla dottrina del
Cristianesimo, che trova la famiglia così intesa descritta fin dalle prime
pagine della Bibbia, dove si descrive Dio che, creato l'uomo, gli vuoi dare
un aiuto simile a lui, che è la donna (Genesi, 2, 18), e Adamo, con istinto
profetico, dice: " L'uomo lascerà il suo padre e la madre e si unirà
alla sua moglie, e i due saranno una cosa sola " (Genesi, 2, 24); e ai
due così uniti Dio dice: " Crescete e moltiplicatevi e riempite la
terra " (Genesi, 2, 28).
A cementare questa unione dei due sposi, la natura, cioè Dio che ne è
l'Autore, li ha fatti in modo che si completano a vicenda, e ha dato ad essi
un amore fatto di comprensione e di aiuto scambievole, che li tiene
fortemente uniti, quando non vi sia un disordine che rompa quel vincolo
naturale. E a rendere permanente il vincolo fra i genitori e figli sentano
un amore vicendevole che non è superato da nessun altro amore.
11 fine principale di questa unione così forte e caratteristica è, come è
evidente, la prole, il suo allevamento, l'educazione. Ma la unione coniugale
ha anche, come appare evidente, un altro fine, che si può dire secondario,
ma ha pure il suo grande valore. Nella unione coniugale essi trovano un
aiuto per la loro stessa vita, resa più dolce, confortevole, nell'amore che
li unisce, nella cura reciproca, nel conforto che vicendevolmente si
presentano nei momenti di felicità come in quelli, che non mancano, della
angustia e del dolore. Il sacro testo già citato ha espresso questo punto
in un modo tanto espressivo, quando, introducendosi a parlare della
formazione della donna, mette in bocca a Dio queste parole: " Non è
bene che l'uomo sia solo; facciamogli un aiuto simile a lui "(Genesi,
2, 18).
Ecco, nei suoi elementi essenziali, la famiglia come Dio l'ha voluta, e come
la natura ce l'insegna. Guai a chi voglia attentare a questa magnifica opera
di Dio.
L'UNITA' E L'INDISSOLUBILITA' DIFESE DALL' ISTITUTO FAMILIARE
A difesa
della famiglia nei suoi caratteri essenziali sopra indicati, che importano
una unione intima e stabile di vita ed una comunicazione di vita ad altre
creature, bisognose a loro volta di una assistenza prolungata, Dio l'ha
munita di due qualità fondamentali, l'unità e la indissolubilità.
L'unità importa l'unione di un solo uomo con una sola donna. Solo così si
può ottenere quella unione totale di anima, di amore, di fiducia
vicendevole dei coniugi, che è essenziale alla convivenza familiare ed alla
buona educazione della prole. La poligamia ha sempre portato un grado
inferiore di vita, specialmente per la donna.
Ma la vera unità che renda lieta e degna la convivenza coniugale ed ottenga
buoni risultati alla funzione della famiglia, non è soltanto la esclusione
di un matrimonio poligamico; si richiede anche l'esclusione di qualunque
relazione extramatrimoniale; anzi dirò di più, di qualunque affetto che
venga a intaccare la perfetta fedeltà, l'amore e la fiducia di quelli che
il matrimonio ha unito. Così intende la fedeltà coniugale Gesù, che disse
nel Vangelo: " Io vi dico che chiunque guarda una donna per
desiderarla, ha già peccato in cuor suo " (Matt. 5, 28).
L'indissolubilità importa la perpetuità del vincolo matrimoniale contratto
validamente. L'ha proclamata altamente Gesù colle famose parole: " Quod
Deus coniunxit homo non separet: nessun uomo osi sciogliere
quello che Dio ha unito " (Matt. 19, 6; Marco, 10, 9); parole che
opportunamente la Chiesa ripete nel rito del Matrimonio.
La perpetuità è una proprietà insita nella natura stessa del vincolo
matrimoniale, che è la base della famiglia. Non si concepisce una mutua
dedizione così completa dell'uomo e della donna come è quella del
matrimonio, che non sia perpetua ed ammetta invece la possibilità di una
rottura. Ed alla medesima conclusione ne conduce, anche con maggior forza,
la considerazione dei figli, i quali, come hanno avuto la vita dalla unione
dei due genitori, così esigono la stessa unione perchè possano avere da
essi le cure necessarie e specialmente l'educazione e l'amore di cui hanno
bisogno.
Queste due doti, l'unità e l'indissolubilità del vincolo matrimoniale
ebbero più o meno delle eccezioni in molti popoli di civiltà inferiore, e
nello stesso popolo ebreo, dove fu ammesso il divorzio ed anche la
poligamia, tollerando Iddio per ragioni speciali, data la qualità di quel
popolo e le circostanze in cui venne a trovarsi, tra i popoli vicini. Ma
Gesù revocò espressamente quella tolleranza, richiamandosi alla prima
istituzione del matrimonio. " Mosè, egli disse, permise a voi di
ripudiare le vostre mogli per la durezza del vostro cuore; ma da principio
non fu così " (Matt. 19, 8). E proclamò apertamente la legge della
indissolubilità del vincolo matrimoniale (Marc., 10, 11; Luc. 16, 18). E
San Paolo la confermò chiaramente (1 Cor. 7, 10, 11).
Le obbiezioni che si fanno contro questa legge severa si riferiscono a casi
pietosi, nei quali la convivenza matrimoniale diventa difficile ed anche
impossibile, per cui sembrerebbe doversi dare, in via di eccezione, una
mitigazione della severità della legge. Ma così si verrebbe ad intaccare
un principio che è troppo importante per la compagine del nucleo familiare,
con conseguenze gravissime. Infatti, mentre la severità della
indissolubilità del vincolo serve ad ammonire i coniugi ad evitare tutto
quello che può intaccare il mutuo amore e rendere difficile la convivenza,
la visione della possibilità di sciogliere il vincolo favorirebbe i
contrasti e le infedeltà che porterebbero motivi di separazione e divorzio.
L'esperienza conferma, perchè nelle nazioni dove si è voluto ammettere il
divorzio, esso invece di essere soltanto l'eccezione per casi specialmente
gravi, andò sempre crescendo, fino a preoccupare ogni osservatore avveduto
e gli stessi legislatori.
Ricordino questo gli Italiani per ogni evenienza. La coscienza onesta e
cristiana del nostro popolo nella sua maggioranza, dove vige ancora il culto
delle virtù familiari, ha già più di una volta sventato l'insidia che
tentava di introdurre nelle nostre leggi il divorzio. Esso dovrà reagire
sempre ad ogni tentativo del genere. Vi sono già, nei costumi di molti e
nelle dottrine che si vengono spargendo-, insidie pericolose alla integrità
della famiglia; non si aggiunga l'insidia più grave, che sarebbe
l'introduzione del divorzio nella nostra legislazione civile. Dico civile,
perchè la legge della Chiesa Cattolica su questo punto non muta. E molto
opportunamente il Concordato fra la Chiesa e lo Stato italiano ha stabilito
che la legge assista e difenda l'indissolubilità del matrimonio, fonte
della unità e stabilità della famiglia.
IL
SACRAMENTO MEZZO DI SANTIFICAZIONE DELLA FAMIGLIA
La famiglia
come fin qui è stata descritta appartiene alla natura umana, come Dio l'ha
creata. Ed è per questo che tutti i suoi elementi sono chiaramente indicati
nella Bibbia, fin dal principio della esistenza umana. Ma Gesù Cristo,
venuto a riparare l'umanità decaduta, ed insieme a compiere l'opera della
Redenzione, ha aggiunto all'istituto familiare un elemento importantissimo,
il Sacramento del Matrimonio. Per volontà sua, il matrimonio mantiene la
sua natura e la finalità intesa a trasmettere convenientemente la vita, ma
Egli elevò l'unione matrimoniale alla dignità di Sacramento, cioè di
mezzo di grazia. Gesù volle annunciare questo suo disegno fino dal
principio della sua predicazione, colla sua presenza alle nozze di Cana,
insieme alla sua Santissima Madre ed agli Apostoli (Gio. 2, 1 e seg.). Poi
l'Apostolo S. Paolo, che tanta parte ebbe nell'esporre ed illustrare la
dottrina di Lui, chiamò il Matrimonio Sacramento, e gran Sacramento,
dichiarandolo simbolo della unione santificante di Cristo e della sua Chiesa
(Efes., 5, 32).
Pensate alla importanza, per un cristiano, di questo punto di dottrina. Egli
non trova soltanto nel matrimonio una soddisfazione materiale. Egli sa che
il matrimonio e la famiglia hanno uno scopo altissimo, cooperare con Dio
alla esistenza di creature destinate ad onorarlo ed a salvare l'anima
spirituale di cui Dio le ha dotate. Il Sacramento che ha ricevuto, che ha
benedetto le sue nozze, gli ricorda questo aspetto spirituale della sua
convivenza familiare, e dà alla sua vita ed alle sue esplicazioni un
significato e un valore che trascende la vita naturale. Di più, l'organismo
familiare, perchè possa funzionare bene e raggiungere il suo altissimo
fine, deve superare molte difficoltà; difficoltà esteriori che spesso gli
rendono difficile l'esistenza, e difficoltà interiori, per le passioni che
si fanno sentire e tentano soffocare tutto quello che c'è di spirituale
nella famiglia per lasciare libero il campo alle tendenze più basse, alla
sensualità, all'egoismo, col triste contorno di infedeltà, di discordie,
di profanazione delle finalità stesse della famiglia. Ed ecco il prezioso
aiuto del Sacramento. Esso non si limita a dare la grazia quando gli sposi
lo celebrano: come il vincolo matrimoniale rimane sempre, così, perchè
elevato a sacramento, è sempre un richiamo da parte di Dio di grazie ed
aiuti speciali per i bisogni della vita familiare, perchè essa continui
secondo la sua natura, vincendo le difficoltà e frenando le passioni che le
minacciano la rovina.
Purtroppo non è sempre così. Non sono rare le famiglie nelle quali è
entrata la infedeltà, la discordia, la trascuratezza nella educazione dei
figli e le altre rovine sopra ricordate. Ma non è neppure raro il caso,
specialmente là dove vige in proposito una buona tradizione fondata sulla
fede professata e sentita, di buone famiglie cristiane, spesso di condizione
modesta, che non attirano l'attenzione del gran pubblico e non fanno parlare
i giornali, ma a chi le avvicina danno lo spettacolo gradito ed edificante
della famiglia come la vuole la legge di Dio, spettacolo e scuola di
concordia, di amore, di purezza, di santa fecondità. Quelle famiglie molte
volte non hanno risorse materiali ed esterne, ma vivono la vita di grazia:
è il sacramento che le ha condannate all'origine e continua la sua funzione
perchè esse lo tengono vivo ed operante. Guai a chi volesse dissacrare il
matrimonio e togliere alle nostre buone famiglie cristiane il loro carattere
speciale e l'aiuto che loro viene da Dio, a cui si mantengono unite!
LA
FAMIGLIA SCUOLA DI EDUCAZIONE CRISTIANA E CIVILE
Come si è
detto, missione essenziale della famiglia, che la rende necessaria e
altamente benemerita della società, è l'educazione della prole. La stessa
comunicazione della vita, senza una conveniente educazione, perderebbe gran
parte del suo valore e darebbe anzi luogo a un grande, doloroso rammarico.
Sarebbe come se in un campo vedessimo spuntare dal terreno i piccoli
germogli, ma poi, perchè trascurati dall'agricoltore, privi di irrigazione
e di concime, soffocati da zizzania, li vedessimo inariditi, consumati da
parassiti, sostituiti da una vegetazione di male erbe.
Tutti sentono la necessità della educazione, e spesso si sente lamentare la
sua mancanza, nella stampa, nei discorsi dei magistrati, nelle conversazioni
private, specialmente di fronte ai casi dolorosi e purtroppo frequenti di
giovinezze sciupate che crescono senza ideali, e di una delinquenza minorile
che forma una delle grandi preoccupazioni della società moderna.
Ma a chi spetta il compito della gioventù?
Spetta alla scuola, che si trova a contatto delle anime giovanili che guida
sulle vie del sapere. Spetta allo Stato, che deve, per quanto gli è
possibile, curare l'ambiente, perchè non diventi pericoloso alle giovinezze
che si affacciano alla vita, a preparare i mezzi di cui possano
avvantaggiarsi gli educatori. Spetta specialmente alla Chiesa, a cui Dio ha
affidato la cura delle anime da avviare alla salvezza, e che per questo
dispone di due grandi mezzi affidati a lei dal Redentore, una dottrina di
virtù e mezzi di grazia che sono i Sacramenti.
Ma prima che a tutti questi il compito di educare spetta alla famiglia, dove
le giovinezze ricevono la vita e la passano a gran parte della loro
esistenza, e trovano, coi mezzi di sostentamento materiale, le prime
cognizioni e le prime esperienze, che tanto possono influire sul loro
orientamento morale. Spetta ai genitori, a cui Dio, chiamandoli cooperatori
suoi nel dare la vita, ha dato colla esperienza, colla autorità e con un
amore singolarissimo, gli elementi necessari per un grande ascendente
sull'animo dei figli, specialmente nella loro prima età. L'uomo, il
cittadino, è stato detto, si forma sulle ginocchia della madre, perchè da
lei, e naturalmente anche dal padre, si prepara la vita morale della
creatura a cui ha dato la vita del corpo.
Non sarà mai ricordato abbastanza ai genitori questo altissimo compito che
Dio ha loro assegnato, e di cui dovranno rispondere a Lui, come per uno dei
più grandi doveri che formeranno argomento di giudizio. Ma sono bene
preparati tutti i genitori a compiere un dovere, una funzione di tanta
importanza? Purtroppo non lo si può dire. Molti entrano nello stato
matrimoniale e si costituiscono una famiglia solo per un desiderio di
piacere, e se si vuole, anche del piacere in sè onesto di avere intorno a
sè figli che rallegrino la casa; ma non pensano alle responsabilità che si
assumono per la loro educazione. E' necessario invece che i giovani si
preparino al matrimonio colla visione chiara del dovere che assumono davanti
a Dio ed alla società per la buona educazione dei figli.
La pedagogia, che si assume il compito di studiare sperimentalmente le leggi
che reggono lo sviluppo della personalità, dei sensi, dell'intelligenza,
della volontà e del sentimento, si è costituita nell'ultimo secolo in
scienza completa, con abbondanza di indagini e di mezzi. Ma non basta, per
educare, conoscere e sviluppare nell'educando la tecnica dello sviluppo
delle sue facoltà naturali. Perchè una pedagogia sia veramente educativa
è necessario che orienti tutta la attività del fanciullo e del giovane su
basi che trascendono la conoscenza sperimentale delle leggi psicologiche. La
pedagogia cristiana, cioè l'educazione come l'insegna la fede e la
tradizione cristiana, non può prescindere da alcuni principi superiori, che
la rendono veramente educativa.
ALCUNi PRINCIPI
DI EDUCAZIONE CRISTIANA
1. -
L'uomo, fino dal primo suo svolgersi nella vita, è una creatura di Dio, a
cui Dio stesso ha dato un fine ed ha segnato la via per raggiungerlo. Il
fine è la salvezza dell'anima, la via segnata è una legge che Dio stesso
ha stabilito e ci fa conoscere per mezzo della stessa nostra ragione e in
modo più completo colla sua rivelazione. E' necessario quindi che fino dal
primo svolgersi della sua ragione il fanciullo sia iniziato al pensiero di
Dio, pensiero che poi si svolgerà in corrispondenza della cresciuta sua
capacità. Ma bisognerà iniziano al pensiero, non di un Dio lontano a cui
pensare in certi momenti della vita, ma di un Dio vicino, che ci è sempre
presente, come padre buono che si deve amare, e come legislatore a cui si
deve ubbidire. La pretesa di alcuni, di aspettare a parlare di Dio e della
sua legge quando il giovane ha raggiunto la sua maturità e può scegliersi
liberamente la sua via, è un'idea falsa ed esiziale, perchè priva il
giovane, proprio nel tempo della sua formazione spirituale, di un elemento
così importante e fondamentale per il suo orientamento e per assisterlo
nelle prime lotte della sua vita morale. Certo, non basterà per questo che
gli si insegni qualche formula e qualche pratica religiosa meccanicamente
imparata ed eseguita, ma Dio dovrà entrare come elemento principe della sua
vita spirituale. E qui ci vorrà tutta la fede e la abilità dei genitori,
che sappiano conoscere la vita intima del fanciullo ed inserirvisi con
amore.
2. - Altro
principio che deve informare e dirigere la educazione del fanciullo e del
giovane è la dottrina del peccato originale. La nostra fede ci insegna che
l'uomo non si è conservato nella condizione perfetta nella quale Dio
l'aveva creato in origine. Il peccato dei progenitori, diventato il peccato
della umanità, tolse all'uomo i privilegi di cui Dio l'aveva fornito: prima
la grazia, e poi altri doni preziosi, fra i quali una scienza perfetta delle
cose divine e l'ordine nella sua persona, colla subordinazione della sua
parte sensibile alla ragione. Un gran dono di Dio fu la Redenzione operata
da Nostro Signore Gesù Cristo. Ma essa, mentre ci ha ridonato la
possibilità di riacquistare la grazia, non ci ha tolto la concupiscenza,
cioè la insubordinazione della nostra parte inferiore alla ragione. In
certo modo l'esperienza di ognuno conferma questa verità della fede,
perchè ciascuno sente in sè con belle prerogative di cui deve gloriarsi,
anche l'umiliazione di cattive inclinazioni che tendono al male. Di
conseguenza, mentre è bene coltivare nel fanciullo e nel giovane le buone
tendenze che la natura gli ha conservato, non possiamo assecondare tutte le
sue inclinazioni, perchè alcune sono cattive e lo portano al male. Ne segue
che deve considerarsi buono e necessario elemento della educazione cristiana
la modestia e la mortificazione.
Con essa il fanciullo ed, il giovane devono imparare ed abituarsi a non
assecondare tutti i desideri e le inclinazioni, ma per resistere a quelle
che la retta ragione e la legge di Dio, che i genitori insegneranno, ci
dicono non essere buone. Criterio di educazione, questo, molto importante,
ma purtroppo trascurato da una tendenza diffusa di volere accontentare il
fanciullo in tutti i suoi capricci.
3. - Su
questi due principii fondamentali si basa l'educazione cristiana, che prima
di ogni altro devono studiarsi di impartire i genitori. E non è questa
educazione, l'opera di tempi determinati, come l'orario del catechismo. E
l'opera assidua di ogni momento quando se ne presenti l'occasione, pur
mantenendo quella discrezione che renda l'educazione stessa quasi una gioia
per il fanciullo che sente di imparare ed essere buono, non un peso
insopportabile alla sua naturale vivacità.
4. - Il
fanciullo ha anche la sua personalità, incipiente ed imperfetta se volete,
ma vera, ed anche questa deve essere preparata dagli educatori. La loro
azione, così necessaria, non deve essere soltanto una serie di comandi e di
proibizioni, di rimproveri e di lodi, che potrebbero perdere ogni loro
effetto passato il momento. L'educatore, pur non trascurando mai la sua
parte, ed intervenendo direttamente a tempo opportuno, deve tendere a
formare la coscienza del fanciullo, cosicchè impari anche a dirigersi da
sè. E lo farà insegnando, a tempo opportuno e in modo adatto alla
capacità della mente del fanciullo, i principi che devono dirigere le loro
azioni. Come si ricordano volentieri, nell'età matura, certi insegnamenti
dati a suo tempo, con autorità insieme a bontà, dai genitori. " Mio
padre, si dice con compiacenza, mi ha insegnato così "; " Mia
mamma mi ha sempre detto questo e quest'altro ". Coscienza formatasi
alla scuola dei genitori.
5. - La
formazione di questa coscienza incontra dei momenti critici, che sembrano
mettere i genitori nell'imbarazzo. Il fanciullo comincia a mettersi davanti
problemi che hanno un aspetto delicato: il mistero della vita. La tradizione
della educazione cristiana, confermata autorevolmente da un'enciclica del 8.
Padre Pio XI di venerata memoria, riprova quella che si suoi chiamare
educazione sessuale, fatta a molti collettivamente diversamente preparati,
come un programma di scuola. Ma non riprova un insegnamento fatto a ciascuno
nel momento opportuno, quando se ne vede la necessità, e fatto da coloro
che ne hanno la autorità e la competenza. E meglio che a qualunque altro
questo spetta ai genitori, quando lo sappiano fare. Ma l'insegnamento deve
essere graduato, fatto nella luce della Provvidenza di Dio che tutto ha
disposto con amore, e dell'amore stesso dei genitori, specialmente della
madre che ha dato la vita. E la rivelazione condotta con serietà e prudenza
conduca alla purezza come preparazione conveniente alla famiglia.
6. - I
genitori coscienti del loro dovere si riconosceranno facilmente
insufficienti per l'opera grande della educazione della loro prole, e
sentiranno il bisogno di aiuto. La Chiesa, che ha l'incarico della salvezza
delle anime, viene incontro a questo bisogno dei genitori. Lo fa col
catechismo organizzato nella scuola e nell'insegnamento domenicale della
parrocchia, ed aggiunge al catechismo un altro sussidio educativo della
massima importanza ed efficacia, che è stato stabilito da Cristo stesso,
voglio dire la frequenza dei Sacramenti della Confessione e della Comunione,
che oltre l'efficacia soprannaturale che hanno nel comunicare la grazia,
contengono un meraviglioso elemento pedagogico di primissimo ordine.
Errerebbe gravemente la famiglia cristiana che non ne tenesse conto.
7. - Ma la
principale condizione perchè l'educazione data dai genitori, abbia una
pratica di vita veramente cristiana ed esemplare, cosicchè i figli vedano
la concordia, l'amore, il rispetto vicendevole di papà e mamma, li vedano
frequentare puntualmente i doveri religiosi, non odano mai sulla loro bocca
la bestemmia o un parlare scorretto. Vedano non solo la mamma ma anche il
padre interessarsi della loro vita quotidiana, della frequenza al
catechismo, li vedano entrambi partecipare insieme alla loro preghiera. E'
facile capire l'influenza grande di simili esempi familiari sulla educazione
dei figli. Ho accennato sopra con quanta compiacenza e gratitudine, anche
nella età matura si dica: " mio padre, mia madre, mi hanno insegnato
così ". Ora aggiungo: e con altrettanta compiacenza, mista di
familiare fierezza, possano dire, come norma indiscutibile di azione: "
Mio padre, mia madre facevano così ".
8. - Importa molto anche il metodo che i genitori terranno nell'educare. Una
sana pedagogia potrà dare tanti utili suggerimenti in proposito, fondati
sulla psicologia del fanciullo. E sarebbe certo desiderabile che i genitori,
che sono i primi insegnanti e i primi educatori, fossero messi in condizione
di conoscere e seguire le norme della scienza. Ma al di qua di questa
preparazione che potremmo dire scientifica, vi sono considerazioni molto
ovvie, la cui trascuranza può compromettere l'esito dell'opera educativa. I
genitori, che hanno da Dio l'incarico e l'autorità di guidare e comandare,
e non accondiscendere in tutto, come molte volte si fa, alla volontà ed ai
capricci dei fanciulli e dei giovani. Ma non per questo dovranno eccedere e
mostrarsi sempre violenti e dispotici. Assecondiamo pure nelle cose
ragionevoli la loro libertà; li avranno più facilmente docili quando le
circostanze lo vorranno. E si mostrino sempre animati da bontà e dolcezza
verso di loro. Ciò servirà anche per avere più facilmente la loro
confidenza, che permetterà di esercitare molto opportunamente la parte del
consigliere nelle loro prime difficoltà. Soprattutto non si arbitrino di
imporsi in modo assoluto quando si tratta di disporre del loro avvenire. Qui
ordinariamente la funzione dei genitori si limita al consiglio; se non vi
sono gravi ragioni, lascino che essi seguano la loro vocazione.
LA
PREPARAZIONE ALLA FAMIGLIA
Quanto è
stato detto finora può bastare per dare un alto concetto della famiglia e
della importanza della sua funzione, per le singole persone e per la
società che da quella riceve i suoi componenti.
Ma la famiglia è un organismo molto delicato, che facilmente può trovare
circostanze che la facciano deviare dalla sua vera natura come Dio l'ha
voluta. Esperienza conferma purtroppo in modo impressionante questa
affermazione. La famiglia esige dunque una conveniente preparazione.
La preparazione si fa negli anni che precedono il matrimonio. L'augusto
sacramento inaugura la vita familiare in tutta la sua complessità e i suoi
doveri: guai se gli sposi non vi arrivano ben preparati.
E' la natura stessa che porta il giovane e la giovane, giunti a una certa
maturità, verso quello che sarà il compagno o la compagna per tutta la
vita. E qui comincia il fidanzamento. Esso deve servire per la vicendevole
conoscenza dei due, cosa necessaria perchè possano formare una unione che
abbia la probabilità di una facile intesa e di una buona riuscita nella
vita di tutti i giorni, e per sperimentare che l'amore non sia soltanto la
fiamma di un giorno o un esaltamento di sensi, ma una affetto provato e
fondato sulla conoscenza e la stima. Ma quel periodo non deve essere il
pretesto per profanare la giovinezza in disordini che tolgono all'amore
tutta la sua dignità e non possono far presagire bene per quella che sarà
la famiglia futura. Per questo i fidanzamenti non comincino troppo presto e
non si trascinino troppo lungamente. A questo dovrà tendere la vigilanza
dei genitori.
Invece il tempo del fidanzamento dovrà servire per concepire e coltivare
propositi di vita familiare che troveranno la loro attuazione negli anni che
seguiranno; e per procurarsi quelle conoscenze e quelle abitudini che
rendano poi possibile e facile il provvedere a tutte le necessità della
famiglia.
Purtroppo questa preparazione molte volte manca, e gli anni del fidanzamento
si riducono ad anni di libertà sconfinata, profanatrice della giovinezza.
Per questo voglio qui segnalare una bella ed utile istituzione della nostra
città, l'Istituto pro Famiglia, che mentre ha l'aspetto di una scuola di
economia domestica e procura alle giovani una conoscenza pratica delle
necessità della vita familiare, e del modo di provvedervi coi propri mezzi,
in un ambiente sereno e profondamente cristiano, coltiva nelle giovani lo
spirito di famiglia, e le assiste anche moralmente nel tempo del
fidanzamento, estendendo con prudenza la sua opera formativa anche agli
stessi fidanzati. L'importanza e la responsabilità propria del matrimonio e
della famiglia merita bene una preparazione di questo genere.
TUTELA E DIFESA DELLA FAMIGLIA
L'importanza
dell' Istituto familiare merita bene che sia assistito e difeso.
1. La
Chiesa, depositaria della divina rivelazione e ministra del Sacramento, ha
prima di ogni altro potere l'incarico di difendere l'istituto familiare e di
regolarlo nella sua origine e nella sua funzione.
La Chiesa lo fa, difendendo la dottrina cristiana sul matrimonio e sui
diritti e doveri dei coniugi e dei genitori, e mettendo in guardia i fedeli
contro gli errori che in proposito possono presentarsi e diffondersi, e
regolando la retta formazione della f amiglia cristiana nella sua
legislazione matrimoniale. E questa è di sua esclusiva competenza, perchè
fra cristiani non v'è matrimonio vero e legittimo, e quindi onorato dagli
uomini e benedetto da Dio, se non il sacramento, che è regolato dalla
Chiesa.
2. Lo
Stato, nella nostra Nazione cristiana, riconosce questa competenza della
Chiesa, riconosce il matrimonio come è regolato e celebrato dalla Chiesa,
ne prende nota, e lo tutela per tutti gli effetti civili, che vengono
regolati dalle sue leggi. A questo scopo, per il Concordato felicemente
concluso fra la Chiesa e lo Stato Italiano, è stabilito che il parroco
stesso che ha celebrato il matrimonio comunica copia dell' atto relativo
all'ufficio comunale, dove ne viene presa e conservata nota.
Ho accennato alla tutela, da parte dello Stato, degli effetti civili del
matrimonio: questi effetti esenziali, derivanti dalla natura stessa del
rapporto familiare, sono regolati dal Codice Civile. Ma al di là di questa
parte essenziale, è bene che lo Stato, come cerca di assistere sempre
meglio le singole persone nelle loro necessità, si prenda cura anche delle
necessità delle famiglie, che costituiscono una realtà sociale anche non
oltre le singole persone che le compongono. Lo deve fare creando intorno
alle famiglie un ambiente per quanto possibile sereno, col reprimere quello
che può attentare alla pubblica moralità. Ed è bene che lo faccia anche
sovvenendo alle necessità materiali ed economiche della famiglia.
Una assistenza di questo genere è quella che lo Stato ha stabilito
imponendo nei contratti gli assegni familiari in proporzione del numero
delle persone a carico di ciascuna famiglia.
Il principio può essere suscettibile di sviluppo. Così tutti vedranno
volentieri tutte quelle forme di aiuto per cui, o da parte di iniziative
private o con contributi di vario genere si provvedano alle famiglie
abitazioni convenienti, data la funzione essenziale che la casa esercita
nella vita della famiglia. E nello sforzo di alleviare l'altra grande piaga
sociale che è la disoccupazione con tutte le sue dolorose conseguenze,
perchè non si potrebbe, almeno entro certi limiti, convenire che
nell'assumere lavoratori dovesse essere titolo di preferenza la
considerazione del numero dei componenti la famiglia e dei suoi bisogni?
Sarebbe anche questo un giusto riconoscimento della realtà familiare.
Carissimi, vi ho parlato della famiglia, secondo il concetto che ce ne dà
la dottrina cristiana, mostrandone la natura, la dignità, la funzione, e
specialmente il suo compito essenziale della educazione della prole.
Mentre benedico tutte le vostre famiglie, che vorrei tutte affidate ad una
speciale benedizione di Dio, vi ripeto l'invito tanto necessario; tenete
alta la tradizione familiare della nostra gente, e preservatela con ogni
cura da ogni profanazione che le potesse venire, o da false dottrine che
venissero diffondendosi, o dalla mancanza delle virtù necessarie da parte
di coloro che le compongono.
Che il Signore ci benedica tutti.
Brescia,
23 febbraio 1955.
|