Nell'Archivio
Segreto Vaticano è conservata una lettera del cardinale Alfredo
Ildefonso Schuster, scritta a mano e indirizzata a Papa Pio IX,
del 21 aprile 1930, nel periodo in cui il cardinale (proclamato beato da
Giovanni Paolo II) era arcivescovo di Milano. (Segreteria di Stato, anno
1930, rubrica 5, fasc. 2, prot. 90286)
Schuster aveva assunto la carica soltanto da un anno, nel giugno 1929. Era
morto il suo vicario generale e vescovo ausiliare, mons. Giovanni Rossi
(1855-1930), e dovette procedere a una nuova nomina. Scrisse allora al Papa
per sottoporgli i due nomi verso i quali era orientato. Il primo era mons.
Pietro Mozzanica, il secondo il prevosto Giacinto Tredici. Dal
tono della lettera, traspare chiaramente la preferenza di Schuster per
Tredici, del quale dà una descrizione molto lusinghiera e realistica. Il
cinquantenne don Giacinto era da sei anni parroco di Santa Maria in
Suffragio, una delle più grandi e popolose parrocchie milanesi. Una zona
periferica in grandissima espansione e molto difficile perché piena di
immigrati, di case in costruzione, con rilevanti problemi sociali. Lui la
risollevò. Molti lo conoscevano, anche perché era stato per anni
insegnante in seminario. Era popolare e stimato dal clero milanese.
Scrive il cardinal Schuster:
«Il prevosto don Tredici unisce ad un grande zelo pastorale una dottrina
soda, uno spirito equilibrato e una sufficiente esperienza nella cura d’anime.
La sua parrocchia del Suffragio, sebbene vasta, povera e popolare, è molto
ben assistita (...). Non deve avere una salute assai forte, giacché
incomincia ad accusare un prodromo di nefrite, ma già si sta curando. (…)
Messe sulla bilancia queste due persone per scienza e bontà venerande, non
oso venire alla scelta se prima la Santità Vostra non si degna d’illuminarmi».
Non trascura, tuttavia, di dichiarare la sua preferenza:
«Mons. Rossi già mi indicava siccome per successore il prevosto Tredici; e
veramente, tutto considerato, anch’io propendo verso questa nomina, ma è
così che devo fare con prudente ponderazione e spirito di fede. Ora, quale
maggior prudenza e fede che accogliere in tutto e filialmente le parole del
Vicario di Gesù Cristo?».
Nella parte finale della stessa lettera è contenuta una inedita
richiesta di perdono al Pontefice per aver assunto un atteggiamento
troppo subalterno al partito fascista.
Scrive il card. Schuster:
«Sono desolato che le imprudenti parole del mio biglietto al Segretario
Federale abbiano cagionato tanto dispiacere a Vostra Santità, e di bel
nuovo ne chiedo umilmente perdono. La parola non è stata felice, ma
l'intenzione era con la Santità Vostra, cui il Regime deve dare quello che
tante volte e solennemente ha promesso, ma che talora dimentica. Questo e
non altro ho inteso dire: non una lode, ma una presa in parola ed
un'ammonizione.»
Il riferimento è al messaggio di Schuster a Franco Cottini, Federale
di Milano del Partito Fascista, del 21 marzo 1930.
Aveva scritto il Cardinale:
«L'Italia cattolica e il Santo Pontefice fin dalla prima ora hanno
benedetto il Fascio e hanno concepito grandi speranze su queste forze
giovani, che professano la religione degli avi. Dio confermi e avvalori i
santi propositi, così che il Fascismo sia per l'Italia del Patto
Lateranense simbolo e lieto pegno di rinascita spirituale. E' il voto di
tutti. Scrivo questo nel fausto giorno del Patriarca cassinese dal quale il
Duce deriva il suo nome. Così San Benedetto lo protegga nella sua missione
di salvezza.»
(in : L. Crivelli, Schuster. Un monaco prestato a Milano, Sanpaolo,
Cinisello Balsamo 1996, pp. 114-115)
|
Maurilio Lovatti, Giacinto
Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, Fondazione Civiltà
Bresciana, Brescia 2009, pag. 451, € 20
Giacinto
Tredici, vescovo di Brescia in anni difficili
Maurilio
Lovatti Indice generale degli scritti
Maurilio
Lovatti Scritti di storia locale
Maurilio Lovatti, Giacinto Tredici
vescovo di Brescia in anni difficili, Fondazione Civiltà Bresciana,
Brescia 2009, pag. 451, € 20
|