Maurilio Lovatti, Giacinto Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, Fondazione Civiltà Bresciana, Brescia 2009, pag. 451, € 20
Dal capitolo 5 (pag. 223 - 230)
Mons.
Giacinto Tredici e le presunte apparizioni mariane di Fontanelle e Montichiari |
La mattina del 25 giugno 1953, a Cossirano di Trenzano (BS), in un campo ove pascolano il bestiame, quattro bambini d'età compresa tra i 6 e i 14 anni asseriscono di avere delle visioni. Secondo il rapporto di Domenico Omodeo, Maresciallo dei Carabinieri di Chiari, Ernesta Machina, d'anni 5, vede padre Pio, Adriana Bettoni, d'anni 8, ha una visione di santa Rita. (B106). Una volta chiamati i genitori ed altri adulti, tutti e quattro i bambini asseriscono di percepire ripetute apparizioni mariane. La notizia delle apparizioni si diffonde rapidamente. Per valutare l'attendibilità delle apparizioni, il Vescovo nomina una commissione, presieduta dal Vicario mons. Bertelli, di cui fanno parte due sacerdoti e due medici, che termina i suoi lavori nel marzo del 1954. La commissione conclude che le affermazioni dei bambini si spiegano con "la compiacenza e la vanità di essere oggetto di tanto interesse, una certa soddisfazione di imporre le proprie affermazioni; non raro anche l'interesse di ricever regali o denaro. L'età del maggior numero delle veggenti dominata da immaginativa fantasia, impressionabilità, suggestionabilità e influsso reciproco."1 Pertanto "il fenomeno che ne sta alla base appartiene alla psicologia normale infantile. Si tratta di semplice fabulazione: una forma particolare di mitomania psicologica."2 In un'altra relazione al Vescovo, sempre del marzo 1954, don Arturo Moladori, curato di Castrezzato, è in perfetta sintonia con le conclusioni della commissione, poiché afferma che non c'è nulla di miracoloso, ma aggiunge anche che, a suo giudizio, non vi è nulla contro la buona fede dei testimoni (B 106). A conclusione di tutte le indagini, è emesso il seguente comunicato ufficiale: "A proposito di affermate apparizioni che da alcuni mesi si ripeterebbero a Cossirano, Sua Eccellenza Mons. Vescovo ha incaricato una speciale Commissione di persone esperte, la quale, esaminato diligentemente fatti e persone, ha creduto di dover concludere che non vi sono motivi sufficienti per riscontrare un intervento soprannaturale Perciò Sua Eccellenza fa divieto ai RR. Sacerdoti, Religiosi e Religiose di appoggiare, anche solo con la loro presenza, quel movimento; invita tutti i fedeli ad astenersi dal frequentare il luogo delle pretese apparizioni e raccomanda ai genitori ed a tutti quelli che hanno funzioni educative di distogliere, specialmente i bambini e bambine, dal frequentare il luogo delle supposte apparizioni, e comunque di occuparsene, anche per evitare seri inconvenienti alla loro stessa salute."3 Nonostante questa presa di posizione netta e inequivocabile, i pellegrinaggi e le viste sul luogo delle presunte apparizioni continueranno per anni. Per rendersi conto della persistenza di tali credenze da parte di molti fedeli, basti ricordare che, ben quattro anni dopo, Luigi Molteni dell'AC di Lugano, in Svizzera, scrive al Vescovo per informarlo che si vanno moltiplicando i pellegrinaggi di cattolici svizzeri diretti a Cossirano,4 e che ancora nel 1960 la Curia di Lugano pubblica un comunicato ufficiale per proibire a sacerdoti e fedeli di organizzare pellegrinaggi verso località in cui erano custodite statue della Madonna o di Gesù bambino, provenienti da Cossirano e ritenute miracolose.5 Della vicenda s'interessa anche il Sant'Offizio, che nel 1958 chiede informazioni al Vescovo, in relazione a "presunte apparizioni della Vergine e a statue che suderebbero sangue", e poi esaminata la questione, conclude: "In proposito mi reco premura di comunicarle che il S. Offizio ritiene per ora sufficiente quanto Vostra Eccellenza ha disposto in merito ai fatti di cui sopra."6 In effetti, l'atteggiamento di Tredici è sempre molto prudente in tema di apparizioni mariane o di presunti eventi miracolosi; per comprendere la delicatezza della questione va tenuto presente che in quegli anni le presunte apparizioni mariane sono numerose, soprattutto in Italia, ma anche in altri Paesi. Limitandoci all'Italia, dagli anni della seconda guerra mondiale fino alla morte di Tredici nel 1964, si susseguono numerose presunte apparizioni mariane, tra cui le più note sono quelle dichiarate da Adelaide Roncalli a Bonate (BG) nel maggio 1944, da Bruno Cornacchiola, il 12 aprile 1947 a Roma (località Tre Fontane), da Angela Volpini a Casanova Staffora (PV) il 4 giugno 1947, da Pierina Gilli a Fontanelle di Montichiari (BS) nel novembre del 1946 e poi nel 1947; da Teresa Musco a Caiazzo (CE) nel gennaio 1948, da Anita Federici a Gimigliano di Venarotta (AP) ad aprile-maggio 1948, da Mariolina Baldissin a Ceggia (VE) nell'aprile 1949, da Caterina Richero a Balestrino (SV) il 14 ottobre 1949, a suor Chiara Scarabelli a Venezia a maggio-ottobre 1950, da Rosa Buzzoni a San Damiano di S. Giorgio (PC) il 29 settembre 1961 e dal frate Renato Raschi a Monte Fasce (GE) il 3 febbraio 1962. Tutte queste apparizioni non sono mai state ufficialmente riconosciute come miracolose dalla Chiesa, anche se spesso hanno dato luogo a culti popolari diffusi. Nello stesso periodo (dal 1940 al 1964) in Italia si è avuto un solo prodigio mariano riconosciuto dai Vescovi e cioè la lacrimazione di una statua di Maria a Siracusa nel 1953. L’episcopato della Sicilia, con la presidenza del card. Ernesto Ruffini, rende rapidamente pubblico il suo giudizio, il 13 dicembre 1953, dichiarando autentica la lacrimazione: "I Vescovi di Sicilia, riuniti per la consueta Conferenza in Bagheria (Palermo), dopo aver ascoltato l’ampia relazione dell’Ecc.mo Mons. Ettore Baranzini, Arcivescovo di Siracusa, circa la “lacrimazione” della immagine del Cuore Immacolato di Maria, avvenuta ripetutamente nei giorni 29-30-31 agosto e 1 settembre di quest’anno, a Siracusa (via degli Orti n. 11), vagliate attentamente le relative testimonianze dei documenti originali, hanno concluso unanimemente che non si può mettere in dubbio la realtà della Lacrimazione."7 Perfino Pio XII interviene sulla lacrimazione di Siracusa il 17 ottobre 1954, con un radiomessaggio all'episcopato dell'isola: "Certamente questa Sede Apostolica non ha finora in alcun modo manifestato il suo giudizio intorno alle lacrime che si dissero sgorgare da una sua effige in un'umile casa di lavoratori; Tuttavia non senza viva commozione prendemmo conoscenza delle unanimi dichiarazioni dell'Episcopato della Sicilia sulla realtà di quell'evento."8 In questo periodo Tredici interviene più volte anche per condannare presunte rivelazioni e profezie. Così, ad esempio nel 1951, dispone la pubblicazione di un Monitum contro "foglietti" che contengono "rivelazioni e profezie" diffusi nella diocesi,9 e, qualche mese dopo, riguardo a presunte rivelazioni di una donna di Bienno, il Vescovo dichiara che "esse non hanno alcun valore, anzi contengono cose contrarie alla dottrina della Chiesa".10 La maggior parte dei presunti eventi miracolosi o delle pretese "rivelazioni" sono poi stati dimenticati col passare degli anni e oggi non rivestono più molto interesse. C'è tuttavia un caso, quello delle pretese apparizioni mariane di Montichiari, ancor oggi discusso e oggetto di varie recenti pubblicazioni, nelle quali appaiono resoconti inesatti o parzialmente non veritieri sugli atti o sulle opinioni di mons. Giacinto Tredici. Il 13 luglio 1947, Pierina Gilli11, gravemente ammalata, dichiara di aver visto la Madonna all'ospedale di Montichiari, con tre rose, bianca, rossa e oro, dopo una serie di presunte apparizioni di S. Maria Crocifissa Di Rosa, durante la malattia, nel dicembre del 1944 e tra marzo e luglio del 1947. Pierina Gilli ha descritto minuziosamente in un suo diario tutte le apparizioni mariane del 1946 e 1947 (e anche altre successive, relative al periodo 1960-1966). Afferma, ad esempio, di aver visto la Madonna trafitta da tre spade, sempre all'ospedale di Montichiari, il 24 novembre 1946 e il 1 giugno 1947, e di averla vista apparire ben quattro volte, alla presenza di numerose persone, nel duomo di Montichiari il 16 e 22 novembre e il 7 e 8 dicembre 1947.12 Pierina Gilli afferma anche che la Madonna stessa o la beata Maria Crocifissa Di Rosa, le spiegano i simboli delle apparizioni: così, ad esempio, le tre spade che trafiggono la Vergine sono interpretate dalla beata come il dolore per le religiose che tradiscono la loro vocazione, per i peccati mortali delle religiose e per il tradimento dei sacerdoti indegni del loro ministero; così la Madonna che appare con tre rose, bianca, rossa e gialla-oro sul petto al posto delle tre spade, esprime il desiderio di una nuova devozione per gli Istituti religiosi, che consista in preghiere (rosa bianca), sacrifici (rosa rossa), penitenze (rosa gialla-oro), rispettivamente per la conversione di tre categorie di anime consacrate infedeli alla propria vocazione. Ampli stralci del diario della Gilli sono stati pubblicati nel recente libro postumo di Mons. Enrico Rodolfo Galbiati,13 insigne studioso, sacerdote, dottore in scienze bibliche, docente nel Seminario di Venegono e all'Università Cattolica. Egli aveva compiuto scrupolose ricerche su tali apparizioni, da cui era scaturita una pubblicazione, apparsa anonima nel 1996, e circolata informalmente tra i fedeli, e infine pubblicata postuma nel 2008. In questo libro, alcune affermazioni inesatte o incomplete possono portare a fraintendere l'atteggiamento assunto da Tredici sul caso di Pierina Gilli. Ad esempio Galbiati così descrive, sulla base del diario di Pierina, l'apparizione del 22 ottobre 1947: "Nella cappella dell’Ospedale di Montichiari, verso le ore 19, in attesa del miracolo, la superiora, avvertita da Pierina, aveva chiamato i sacerdoti della parrocchia; insieme vi erano i medici, gli infermieri e le suore con qualche ammalato. Nella cappella a sinistra si trovava una statua di gesso in una nicchia: rappresentava santa Maria Crocifissa Di Rosa con in mano un crocifisso. Durante la recita del Rosario, Pierina vide improvvisamente un raggio luminoso partire dal tabernacolo verso la statua. Allora si portò davanti alla statua e si mise in ginocchio. La statua divenne un’apparizione vivente e anche il crocifisso si mostrava palpitante, anzi più grande di come era nelle mani della statua. La santa fondatrice disse: «Guarda quanto sangue perduto inutilmente!», e la invitò a recitare: «Gesù mio, misericordia, perdonate i nostri peccati». Intanto dal costato di Gesù usciva sangue vivo. Pierina allora, istruita dalla santa, si alzò, prese dall’altare il purificatoio che abitualmente si trova vicino al tabernacolo, salì su una sedia per essere più vicina al crocifisso e distendendo il purificatoio raccolse alcune gocce di quel sangue. Poi riportò il purificatoio sull’altare…"14 Poi Galbiati commenta: "Il vescovo, mons. Giacinto Tredici, fu informato la sera stessa dal confessore, che era uno dei presenti. Il purificatoio fu esposto e venerato da pie persone per tre giorni come aveva ordinato la Madonna; ma qualche tempo dopo fu portato in Curia per essere sottoposto ad analisi; non se ne seppe più nulla."15 Un commento così laconico lascia supporre al lettore che la Curia abbia trascurato di svolgere gli opportuni accertamenti o ne abbia nascosto i risultati. In realtà, da una lettera di Tredici al cardinale Schuster, siamo informati su come si svolsero i fatti relativi al purificatoio. Scrive Tredici, riferendosi alla presunta apparizione del 22 ottobre 1947: "La Gilli si volse a cercare un pannolino, ma poi, mentre alcuna si era mossa per andare a prenderlo, essa prese dall'altare un purificatoio che vi si trovava per le Comunioni, e salì su una sedia per avvicinarsi al crocifisso della beata che diceva di vedere, e stese il purificatoio sulle mani alzate. Dopo qualche minuto scese, e sul purificatoio furono vedute tre grosse macchie rosse, in apparenza di sangue. Anche un medico accorso mi disse di aver veduto le macchie sanguigne ancora umide. Naturalmente, nessuno aveva prima esaminato il purificatoio, che essa stessa aveva direttamente preso dall'altare. Però mi dissero che il medico aveva osservato le mani della Gilli, e non vi aveva trovato segni di puntura e di sangue. Il purificatoio fu messo subito in venerazione, e se ne parlò, come si può immaginare. […] Io me lo feci portare, e più tardi, per mezzo di un buon medico di qui, lo mandai a Milano, all'ufficio di medicina legale presso la Università: fu esaminato, e mi si rispose che le macchie erano di sangue umano, di un gruppo affine al sangue che era stato prelevato dalle mani della Gilli. Non potei riavere quel purificatoio, perché un certo giorno una persona sconosciuta si presentò a quell'ufficio dicendosi mandata da me a riprenderlo, e con deplorevole leggerezza le fu consegnato, né finora è ricomparso, quantunque persona ignota per telefono abbia avvertito che è in luogo sicuro. Fatto che è indizio di persone intriganti, che hanno voluto sottrarre quel purificatoio ad un trattamento che avevano ritenuto irriverente."16 Galbiati riporta anche alcuni brani del diario della Gilli, relativi al suo incontro col Vescovo, dopo che la commissione, formata da due medici, da mons. Agostino Gazzoli17 e da mons. Angelo Zani,18 l'aveva lungamente interrogata nel febbraio del 1949 e dopo che ella, alla presenza anche del Vescovo, aveva giurato sui Vangeli che le sue dichiarazioni sulle apparizioni mariane corrispondevano a verità. Scrive Pierina Gilli: "Mons. Vescovo mi volle da sola nel suo studio, ove ebbe parole di conforto, invitandomi a diventare buona e a farmi santa. Mi chiese che intenzioni avevo. Gli risposi: ho poca salute e non so dove andare. Mi consigliò di non rimanere a casa per la gente, ma che sarebbe stato meglio ritirarsi presso qualche casa di suore."19 In effetti l'incontro avvenne il 13 aprile 1949, come risulta dall'agenda del Vescovo,20 e il resoconto della Gilli appare attendibile: di fatto, Tredici non dubitava della buona fede e della sincerità di Pierina, che peraltro aveva anche giurato sul Vangelo. Tuttavia costituisce un travisamento della realtà affermare che Tredici credesse ad apparizioni miracolose. Scrive Galbiati: "Probabilmente il vescovo, mons. Giacinto Tredici, non era del parere negativo della commissione."21 Tale interpretazione è poi rafforzata dalla testimonianza di mons. Francesco Rossi, parroco di Montichiari dal 1949 al 1971: "Il vescovo mons. Giacinto Tredici non prese mai alcuna posizione riguardante le apparizioni, ma la mia impressione personale è che egli le ritenesse autentiche, e nel 1951, durante una sua visita pastorale, dichiara in duomo, davanti ai fedeli ivi accorsi, che se non vi erano state ancora le prove assolute del carattere soprannaturale del fenomeno, esisteva però un numero considerevole di fatti inspiegabili per la ragione umana."22 E ancora: "Dichiaro qui apertamente che il precedente vescovo diocesano, mons. Giacinto Tredici, era anch’egli convinto della veridicità dei fenomeni, che ebbero inizio nel 1947; egli morì nel 1964. Per un lungo spazio di tempo, cioè per 17 anni, mons. Tredici ebbe dunque la possibilità di toccare i fatti con mano, rendendosi personalmente conto di tutto ciò che era avvenuto a Montichiari. Purtroppo egli tralasciò di combattere gli avversari [della veridicità delle apparizioni, ndA]".23 La realtà è nettamente difforme da tali avventate affermazioni. Nella citata lettera al cardinale Schuster, Tredici afferma, con riferimento alla presunta apparizione dell'8 dicembre 1947 nel duomo di Montichiari: "Si parlò in quella giornata e nei giorni seguenti di guarigioni miracolose. Esaminate con calma da due medici seri e credenti da me incaricati, risultò qualche miglioramento, ma non da presentare con sicurezza caratteri miracolosi." Sulla Voce del Popolo, nel dicembre del 1948, era stato pubblicato un comunicato: "In seguito ad una accurata inchiesta eseguita per suo ordine, S. E. mons. Vescovo crede di poter affermare che la narrazione dei fatti che si dissero avvenuti a Montichiari in questi ultimi mesi (…) si deve ritenere di nessun valore. I fatti antecedenti, ai quali si riferisce il periodico Famiglia Cristiana del 24 ottobre [1948]24 sono ancora in esame e su di essi S. E. mons. Vescovo non ha creduto ancora di pronunciarsi. Non si devono quindi, a norma dei sacri canoni, divulgare nuove devozioni che a quelli si riferiscano. A queste norme si debbono attenere specialmente i sacerdoti."25 Se nel comunicato e nella citata lunga lettera a Schuster, Tredici afferma di aver lasciato il suo giudizio ancora, almeno in parte, in sospeso, circa due anni dopo la sua valutazione è invece molto netta. Nel novembre 1951, mons. Giovanni Battista Bosio, arcivescovo di Chieti, ma bresciano d'origine (era stato anche vicario di mons. Gaggia, come si è visto nel capitolo 2) scrive a Tredici: "L'ultima volta che venni a Brescia in agosto, fu da me la Gilli a dirmi la sua angustia per non aver ancora potuto portare al Santo Padre il messaggio che la Madonna le avrebbe affidato. […] Prima di risponderle voglio sapere da V. E. in che modo devo rispondere: se tagliare secco e dirle che non c'è nulla da fare, o lasciarle un raggio di speranza."26 Nella lettera di risposta, Tredici afferma: "Il soggetto [Pierina Gilli, ndA] e l'ambiente sono scadenti, dal punto di vista delle affermazioni fatte. Ambiente surriscaldato e vorrei dire fazioso […] Stando così le cose, io la domenica 4 dicembre a Montichiari, in occasione della Visita Pastorale, ho detto pubblicamente in Chiesa che, esaminate bene le cose, non v'erano motivi sufficienti per dover ritenere provate e soprannaturali le rivelazioni e apparizioni che si dicevano avvenute; e per questo proibivo qualunque manifestazione di culto pubblico che si riferisse ad esse. Non credo quindi il caso che V. E. presenti le cose della Gilli a Roma, cosa che sarebbe interpretata dalla Gilli e dalle sue fautrici come un appoggio. Se la Gilli pensa di avere qualche cosa da dire a Roma, lo faccia per suo conto: la posta può fare un servizio efficiente."27 L'atteggiamento di Tredici su queste pretese apparizioni è quindi molto chiaro: affetto paterno e umana comprensione per Pierina Gilli, ma estrema prudenza, in linea col tradizionale magistero della Chiesa in materia, nel valutare ad accertare i fatti, nella convinzione che apparizioni miracolose possano essere riconosciute solo di fronte a certezze inoppugnabili. 1 Osservazioni sulle pretese apparizioni di Cossirano, relazione manoscritta della commissione al Vescovo, pag. 2, in B 106. 2 Ivi, pag. 4. 3 BU, a. XLIV (1954), n. 4, pag. 74. 4 Lettera di Luigi Molteni al Vescovo, del 22 aprile 1958, in B 106. 5 Le pretese apparizioni soprannaturali di Cossirano, Comunicato dell'Amministrazione Apostolica, in Giornale del Popolo, quotidiano della Svizzera italiana, giovedì 31 marzo 1960, pag. 1. 6 Lettera del cardinal Alfredo Ottaviani, Segretario del Sant'Offizio a Tredici, del 13 novembre 1959, n. 277/58, in B 77 bis. 7 http://www.madonnadellelacrime.it/pronunciamento.asp (2008). 8 VP, 23 ottobre 1954, n. 42, pag. 1. 9 BU, a. XLI (1951), n. 1, pag. 16. 10 BU, a. XLI (1951), n. 10, pag. 163-164. 11 Pierina Gilli (1911-1991) nata a Montichiari, desidera entrare nelle Ancelle della Carità, ma è colpita da numerose malattie, prima da meningite, poi otite, coliche renali e flebite. Dichiara di aver percepito apparizioni mariane nel 1947 e poi tra il 1960 e il 1966. 12 E. R. Galbiati, Maria Rosa Mistica Madre della Chiesa. Le apparizioni della Madonna a Fontanelle e Montichiari, Ares, Milano 2008, pag. 30-39 e 53-73; B. Massaro, Il caso di Pierina Gilli di Montichiari, Starrylink, Brescia 2004, pag. 58-84; B. Massaro, Dicono sia apparsa a Montichiari, Starrylink, Brescia 2006, pag. 35-41; A. M. Weigl, Maria Rosa Mistica Montichiari – Fontanelle, Associazione Rosa Mistica, Montichiari (BS) 2006. 13 E. R. Galbiati, Maria Rosa Mistica Madre della Chiesa, cit. 14 Ivi, pag. 34. 15 Ivi, pag. 36. 16 Lettera di Tredici al cardinal Schuster, arcivescovo di Milano, del 5 gennaio 1950, pag. 2-3, in B 106 17 Mons. Agostino Gazzoli (1915-1973) sacerdote dal 1940, docente in Seminario, Cancelliere vescovile dal 1957. 18 Mons. Angelo Zani (1900-1965) sacerdote dal 1923, docente in Seminario, dal 1952 canonico della cattedrale e dal 1958 arciprete del Capitolo. 19 E. R. Galbiati, Maria Rosa Mistica, cit., pag. 38-39. 20 B 10, Agenda 1949 A. 21 E. R. Galbiati, Maria Rosa Mistica, cit., pag. 38. 22 Ivi, pag. 101. 23 Ivi, pag. 103. 24 Famiglia Cristiana, n. 41, 24 ottobre 1948, pag. 495. Anche un altro periodico delle Paoline (Vita Pastorale, ottobre 1954, pag. 98) si era occupato dei fatti di Montichiari. Pertanto Tredici, il 2 novembre 1948 scrive al Padre Superiore della Società San Paolo, per richiamarlo al rispetto del divieto da lui stabilito alla pubblicità delle presunte apparizioni. (B 106). 25 VP, 4 dicembre 1948, n. 48, pag. 4. 26 Lettera di mons. Giovanni Battista Bosio a Tredici del 5 novembre 1951, in B 82, fasc. G. B. Bosio. 27 Lettera di Tredici a Bosio del 14 novembre 1951, (nella minuta è stato dimenticato il destinatario, ma dal contenuto si evince che è in risposta alla lettera del 5 novembre) in B 106. In effetti, Pierina Gilli aveva partecipato ad un'udienza di Pio XII, l'8 agosto 1951 a Castelgandolfo; il Papa si era limitato a chiederle se era diventata più buona e a benedirla. (Si veda E. R. Galbiati, Maria Rosa Mistica, cit., p.41-42). ,
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Maurilio Lovatti, Giacinto Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, Fondazione Civiltà Bresciana, Brescia 2009, pag. 451
Giacinto Tredici, vescovo di Brescia in anni difficili
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Maurilio Lovatti Scritti di storia locale
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