Maurilio Lovatti
Corriere della Sera, edizione bresciana, 27novembre 2016, pag. 1 La scenescenza del clero Preti, numeri al collasso di Massimo Tedeschi
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Si può
essere credenti o agnostici, cattolici o laici, ma la sorte del clero
bresciano non è tema che possa lasciare indifferenti. Il prete (parroco o
curato) è figura nodale e costitutiva delle comunità locali, dei nostri
paesi, dei quartieri cittadini. Nel Novecento il sacerdote è entrato nella
storia individuale e collettiva dei bresciani come guida, pastore, autorità
morale, educatore, maestro, assistente sociale, mediatore familiare, leader
politico. Libri di diversa natura, usciti di recente, hanno messo a fuoco
alcuni di questi aspetti. «Testimoni di libertà» di Maurilio
Lovatti ha gettato un fascio di luce su fulgide figure di sacerdoti
impegnati nella Resistenza. Il romanzo di Aldo Ungari «Un cammino»,
velatamente ispirato alla figura di mons. Luigi Fossati, ha dato veste
narrativa alla figura novecentesca del sacerdote-parroco. Anche don Giuseppe
Fusari, nella sua sintetica «Storia di Brescia», ha laicamente
evidenziato il ruolo di alcune figure di sacerdoti, giungendo però a
parlare di «crollo del sistema cattolico» nella seconda metà del XX
secolo.
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