Premessa
Tra il
settembre del 1943 e l'aprile del 1945, durante il periodo della
Repubblica Sociale Italiana, la brutale violenza dei fascisti italiani e
degli occupanti tedeschi si è abbattuta non solo sui militanti delle
formazioni partigiane, ma anche su larghi strati della popolazione civile.
Nella provincia di Brescia, tra i perseguitati dai fascisti e dai tedeschi
ci sono moltissimi esponenti del clero locale. Nel libro cerco di trarre
un bilancio complessivo di questo fenomeno molto complesso, cercando di
compiere una sintesi che tenga conto di tutta la documentazione
disponibile, sia quella degli archivi, sia quella già pubblicata o
citata, ma di difficile reperimento, come pubblicazioni celebrative,
bollettini parrocchiali e giornalini locali, atti di convegni
commemorativi, ecc.
Nel primo capitolo sono riassunti gli eventi fondamentali di questo
periodo. Ho cercato di ricostruire i fatti essenziali, senza pretendere di
scrivere una storia generale della resistenza bresciana e nemmeno, più
limitatamente, una storia del contributo dei cattolici bresciani alla
resistenza. Ho cercato, in sostanza, di selezionare soltanto gli eventi
utili a collocare e comprendere la persecuzione del clero nel contesto
storico locale del periodo.
Nel secondo capitolo ho cercato di seguire più da vicino alcuni sacerdoti
che non solo hanno svolto un ruolo significativo nella resistenza, ma
hanno anche costituito, con la loro parola e col loro esempio, una guida
autorevole per molti giovani laici appartenenti all'Azione cattolica o ai
gruppi parrocchiali, che coraggiosamente hanno scelto d'essere
"ribelli per amore", talvolta pagando eroicamente con la vita la
loro coerenza ai valori in cui credevano. Solo così penso sia possibile
comprendere le motivazioni profonde delle scelte di questi sacerdoti e
come queste siano scaturite dalla loro vocazione sacerdotale. Solo così,
attraverso l'esame di casi concreti, "in carne ed ossa" per
così dire, penso si possa riuscire a comprendere la mentalità, le
intenzioni, la generosità e talvolta anche l'umana paura dei sacerdoti
perseguitati dal fascismo. Per questo il secondo capitolo è stato pensato
come rivolto in particolare ai giovani e agli studenti.
Nel terzo capitolo ho cercato di formulare una valutazione complessiva
sull'antifascismo della chiesa bresciana, chiedendomi essenzialmente
quanta parte della comunità cristiana si sia impegnata coraggiosamente e
quanta sia invece rimasta passiva o distaccata, per paura, legittima e
comprensibile, o per un'inadeguata consapevolezza della posta in gioco o,
talvolta, anche per interessato opportunismo.
Nell'appendice, preparata dal gruppo di studenti liceali coordinato da
Francesca Varisco, è contenuto un censimento del clero bresciano
antifascista. Pur consapevole dell'inevitabile incompletezza dell'elenco,
e anche di una certa disomogeneità dei dati raccolti, prevedibile
considerando che il lavoro è stato compiuto da studenti per quanto
volonterosi, ritengo opportuno pubblicarlo, sia perché il censimento dei
sacerdoti il cui antifascismo è documentato è stata la base delle
proiezioni e delle valutazioni complessive sull'antifascismo della chiesa
bresciana che ho svolto nel terzo capitolo, sia perché, soprattutto, a
settanta anni dalla fine della guerra, mi sembra giusto ricordare chi con
coraggio e generosità si è impegnato nella lotta di liberazione.
Brescia, luglio 2015
Maurilio Lovatti
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