Com'era
Brescia 50 anni fa? Quali problemi c'erano nel 1961 e quali decisioni furono
prese? Cinquant'anni sono tanti, ma anche pochi: dipende dai punti di vista.
Chi adesso è giovane, non era ancora nato; chi è prossimo alla pensione
era un bambino; chi è ultraottantenne può forse ricordare molto…
Nel 1961 Bruno Boni era sindaco di Brescia da 13 anni, alle elezioni del
1956 aveva raggiunto l'apice dei consensi con 13581 preferenze, mentre in
quelle del 6 novembre 1960 era calato a 10853, ma rimaneva di gran lunga
l'uomo più potente di Brescia, cumulando le cariche di Sindaco e di
Segretario provinciale della DC.
Nelle elezioni comunali del 1960 la DC aveva ottenuto il 44,5% dei voti e 24
seggi su 50 e col PSDI (6,4% e 3 seggi) formava una salda maggioranza (il
PSI era al 17, 7 % e il PCI al 16,6). Nella Giunta comunale vi erano 10
assessori DC (tra i più noti, Livia Feroldi, Riccardo Capra, Carlo Albini,
Giovanni Vezzoli e il giovane Giulio Onofri) e 2 socialdemocratici. In
Provincia, dove la DC aveva la maggioranza assoluta (55%), si forma un
monocolore democristiano, presieduto dall'avv. Ercoliano Bazoli (tra gli
assessori Cesare Trebeschi, che poi nel 1975 diverrà Sindaco di Brescia).
Nel 1961 il Consiglio comunale assume molte decisioni importanti per la
nostra città. In aprile è approvato il prolungamento della strada per la
Maddalena, dalla località Pozza (a quota 525 mt.) fino alla sommità
del colle (costo previsto 70 milioni di lire, circa 35 mila euro, oggi
piccola somma, ma allora impegnativa!). In maggio il Comune entra nella
costituenda Società per l'idrovia Ticino-Mincio: si tratta del famoso
canale navigabile che, passando per Brescia (il porto era previsto nella
nostra Circoscrizione, nella zona dove ora c'è la moschea) avrebbe
collegato la zona di Milano col Mincio e col Po. Il Sindaco Boni si è
battuto caparbiamente per anni per realizzare quest'importante opera
pubblica, che avrebbe sgravato le nostre strade e autostrade da migliaia
d'autocarri per il trasporto merci, ma non è mai riuscito a farla approvare
definitivamente!
A novembre il consiglio comunale approva un accordo con la Seb (la società
elettrica che c'era prima dell'ENEL) che per la prima volta consente all'ASM
di vendere energia elettrica fuori dai confini comunali: è la premessa per
la costruzione della nuova centrale idroelettrica sul Mincio (deliberata nel
1962) che si affianca a quella di Cassano d'Adda, la cui costruzione era
iniziata nel 1958 e che entra in funzione proprio nel 1961. Nello stesso
periodo il consiglio comunale approva le nuove linee di trasporto urbano n.
19 e 20, le famose circolari.
Sempre nel 1961 è deciso il tracciato della nuova autostrada A 21 (Piacenza
- Brescia) scartando una precedente ipotesi che prevedeva a Peschiera del
Garda l'innesto con la A4. Nel frattempo in città fervevano i lavori per
completare il restauro della chiesa di S. Maria dei Miracoli, in corso
Martiri, gravemente danneggiata dai bombardamenti anglo-americani durante la
seconda guerra mondiale (l'inaugurazione avverrà il 10 ottobre 1962). Il 5
novembre 1961 è inaugurato solennemente il cavalcavia Kennedy che
attraversa la ferrovia e apre la strada all'espansione urbana nella zona sud
della città.
Il 1961 è anche l'anno dell'approvazione definitiva del piano regolatore
generale, detto comunemente piano Morini, dal nome dell'ingegnere e docente
del Politecnico di Milano che l'aveva predisposto a partire dai primi mesi
del 1959. L'anno precedente il Ministero dei Lavori Pubblici aveva
fortunatamente bocciato in maniera definitiva il piano regolatore del 1954,
che prevedeva orribili sventramenti nel centro storico, per creare grandi
arterie stradali. Il piano Morini disegna la rete attuale delle tangenziali
(la Ovest e la Sud), propone la creazione di un moderno centro direttivo a
sud della ferrovia (Brescia 2), di zone industriali e di quartieri
periferici. Nel dibattito in consiglio comunale emerge la centralità di
nuovi grandi progetti, alcuni realizzati diversi decenni dopo (come il
Palazzo di Giustizia) o mai realizzati (come la sede unica degli uffici
comunali). Il difetto principale del piano Morini sta nella sproporzionata
previsione di crescita (in 10 anni era previsto di arrivare ad oltre 400.000
abitanti!) con la conseguente eccessiva possibilità di costruire.
I primi anni '60 sono caratterizzati, a Roma come a Brescia, dallo scontro
interno alla DC tra i favorevoli e i contrari all'apertura al
centro-sinistra (cioè all'alleanza della DC col PSI). Mentre a Roma il III
Governo Fanfani si regge con l'appoggio esterno dei socialisti, nel gruppo
dirigente della DC bresciana va crescendo il peso delle minoranze interne di
sinistra, apertamente favorevoli all'apertura al PSI, in cui militavano
giovani come Giulio Onofri e Pietro Padula (anche lui futuro Sindaco di
Brescia), sindacalisti come Franco Castrezzati, aclisti come Mario Faini, e
ancora Michele Capra, Sandro Fontana e altri. All'interno invece del
correntone di maggioranza guidato da Boni si inaspriva il confronto tra i
favorevoli (Annibale Fada, Fabiano De Zan e Matteo Perrini) e i contrari al
centro- sinistra (gli on. Lodovico Montini, Mario Pedini ed Enrico Roselli).
Le giunte di centro sinistra si formeranno a Brescia solo nel dicembre del
1964. Questa fase importante della storia bresciana (1958-1964) è ancora in
gran parte da scrivere.
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