Dichiarazione
dei vescovi Tedeschi. Cinquant’anni
dopo Auschwitz (24 gennaio 1995) a cura di Maurilio Lovatti
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I. Il 27 gennaio 1945
sono stati liberati i campi di concentramento di Auschwitz I e
Auschwitz-Birkenau. In essi sono state soppresse in modo orribile
innumerevoli persone: polacchi, russi, sinti, rom e anche membri di altre
nazioni. La stragrande maggioranza dei prigionieri e delle vittime di
questi campi di concentramento erano ebrei. Per questo motivo Auschwitz è
il simbolo di quella distruzione dell'ebraismo europeo che va sotto il
nome Olocausto o, con termine ebraico, Shoah. II. Già nei secoli
passati gli ebrei hanno dovuto far fronte a persecuzioni, oppressioni,
espulsioni e anche a veri e propri pericoli di morte. Molti hanno cercato
e trovato rifugio in Polonia. Ma anche in Germania hanno continuato ad
esistere luoghi e territori dove gli ebrei hanno potuto condurre una vita
relativamente tranquilla. A partire dal XVIII secolo si è avuta in
Germania una nuova opportunità per una pacifica convivenza. Gli ebrei
hanno offerto un contributo decisivo allo sviluppo della scienza e della
cultura tedesca. E tuttavia anche in ambito ecclesiale è continuato un
atteggiamento anti-ebraico. Esso ha contribuito a far sì che, negli anni
del Terzo Reich, i cristiani in genere non hanno opposto la dovuta
resistenza all'antisemitismo razzista. Sotto varie forme vi sono stati
anche fra i cattolici cedimenti e colpe. Non pochi si sono lasciati
prendere dall'ideologia del nazional-socialsimo e sono rimasti
indifferenti davanti ai crimini perpetrati contro le proprietà e la vita
degli ebrei. Altri hanno favorito quei crimini o sono diventati
addirittura essi stessi criminali. Sconosciuto è il numero di coloro che
sono inorriditi di fronte alla scomparsa dei loro vicini ebrei senza
tuttavia trovare la forza di protestare a voce alta. Quanti li hanno
aiutati fino a mettere a repentaglio la loro vita spesso sono rimasti
soli. Oggi, ci rattrista profondamente il fatto che si siano avute solo
sporadiche iniziative a favore degli ebrei perseguitati e non vi sia stata
alcuna pubblica ed esplicita protesta, neppure in occasione dei progrom
del novembre 1938, quando centinaia di sinagoghe furono incendiate e
devastate, i cimiteri profanati, migliaia di negozi ebrei distrutti,
innumerevoli abitazioni di famiglie ebree danneggiate e saccheggiate,
uomini e donne sbeffeggiati, maltrattati e persino uccisi. La
considerazione retrospettiva degli avvenimenti del novembre 1938 e dei
dodici anni della dittatura nazionalsocialista mostra chiaramente il
pesante fardello della storia. Essa ci ricorda "che la chiesa, che
noi confessiamo essere santa e che onoriamo come mistero, è anche una
chiesa peccatrice e bisognosa di conversione" (Messaggio dei vescovi
di lingua tedesca in occasione del cinquantesimo anniversario dei progrom
del novembre 1938). III. Auschwitz ci
interpella, in quanto cristiani, su come ci poniamo di fronte agli ebrei e
ci chiede se il nostro rapporto con loro corrisponde allo spirito di Gesù
Cristo. L'antisemitismo è "un peccato contro Dio e l'umanità",
come ha detto a più riprese Giovanni Paolo Il. Nella chiesa non può
esservi alcun posto e alcuna accettazione dell'ostilità contro gli ebrei.
I cristiani non possono nutrire ostilità, avversione e tantomeno odio
verso gli ebrei e l'ebraismo. Là dove si manifesta un simile
atteggiamento bisogna opporvisi in modo pubblico ed esplicito. I Vescovi tedeschi
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