Mons. Roberto Ronca (1901-1977) a cura di Maurilio Lovatti
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Nato a Roma il 23 febbraio
1901,
ordinato sacerdote il 7 aprile 1928,
Vescovo di Pompei (arcivescovo titolare di Lepanto) dal 1948 al 1955.
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Nel 1955, in occasione del rinnovo del mandato di Luigi Gedda come Presidente nazionale dell'Azione cattolica, scrive: «Mons.
Montini tanto per fare il nome del più autorevole avversario di Gedda -
è contrario all’attuale presidente dell’AC soprattutto perché lo
considera elemento di disunione nel campo cattolico. Egli persegue
l’opinione di far realizzare l’unità concreta ed operante tra il
Vaticano, l’AC, e la Democrazia Cristiana, eliminando persone che, come Gedda, per
orientamento e per carattere, rappresentano un ostacolo a tale unità» [......] «Com’è noto il Prof. Gedda, anche in tale occasione, potrà contare sull’appoggio di alcune influenti personalità vaticane, tra le quali, oltre ai già menzionati laici principe Pacelli e conte Galeazzi, si devono ricordare il prosegretario della Segreteria di Stato Mons. Tardini, i Cardinali Pizzardo, Ottaviani ed altri» [......] «Al Pontefice [Pio XII, ndr], invece, viene attribuita la tendenza a tenere in piedi Gedda, sia perché questo è un elemento di contrasti, che il Papa giudica fecondi e non negativi ed a lui utili per conoscere meglio la situazione udendo tutte le parti, sia perché ritiene che sotto ogni sforzo verso un piano eccessivamente unitario si nasconda l’intenzione di impegnare in senso troppo caratterizzato e qualificato il mondo cattolico...» (2) L'anno precedente, in una lettera al cardinale Giuseppe Siri, a proposito della possibilità di formare un partito cattolico conservatore a destra della DC, scriveva: «Tali
amici si propongono attualmente di iniziare un movimento politico che
potrebbe essere denominato Unione Nazionale Italiana, apertamente
anticomunista e che tenderebbe a realizzare un accordo tra tutte le forze
anticomuniste [...]. Per la presentazione al pubblico dell’U.N.I. si
vorrebbe scegliere un opportuno momento che potrebbe essere quando l’On.
Pella ritornasse al Governo: si intenderebbe con
ciò costituire in tutto il Paese nuclei di amici disposti ad
appoggiare il suo indirizzo. Oggi il suo nome è molto popolare, ma ove
non sorgesse una organizzazione che continuasse ad alimentare tale
popolarità, questa potrebbe essere rapidamente e facilmente distrutta
dalle sette, cui dà fastidio» [......] «Nella deprecata ipotesi che le forze contrastanti in seno alla DC giungessero a scindersi si avrebbe già pronto un binario su cui istradare una parte di tali forze, mantenendole nel dovuto ossequio a principi ed Autorità Superiori. In questo ultimo doloroso caso l’UNI dovrebbe costituirsi in partito politico, presentando in eventuali future elezioni programmi e liste proprie». (3)
Dopo il fallimento dell'Operazione Sturzo (1952) il suo giudizio sulla DC diviene ancor più duro. In un appunto del 1953 scrive: "L'insufficiente esattezza delle idee politico - morali dei dirigenti attuali della DC" che "scarsamente dotati di acume politico (...) accettano di cadere nei vari trabocchetti tesi dai comunisti senza neppure accorgersene". (4) NOTE (1) Giuseppe Brienza, Identità cattolica e anticomunismo nell'Italia del dopoguerra. La figura e l'opera di mons. Roberto Ronca, D'Ettoris, Crotone 2008, p. 120; Angelo Momtonati, Nel segno di Maria. Roberto Ronca vescovo e fondatore, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2006, p. 13. (2) Fonte: Carte Ronca, promemoria del 3 febbraio 1955, cit. in A. Riccardi, Il "Partito Romano" nel secondo dopoguerra (1945-54), Morcelliana, Brescia 1983, pag. 197-199 e note n. 52, 54, 56 a pag. 215. (3) Fonte: Carte Ronca, lettera di mons. Roberto Ronca al cardinal Giuseppe Siri del 11 febbraio 1954, cit. in A. Riccardi, Il "Partito Romano" nel secondo dopoguerra (1945-54), cit., pag. 201 e note n. 61 e 62 a pag. 216. (4) Angelo Momtonati, Nel segno di Maria, cit., p. 78.
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