Gedda
è comunque qualcuno almeno nella propria professione?
Fino a pochi anni fa, chiunque sarebbe stato seriamente imbarazzato a
rispondere a una domanda del genere. Tutti sapevano che Gedda, come
un'infinità di medici, è libero docente di Università. Ma tutti avrebbero
giurato che non esercitava e soprattutto che non aveva tempo da dedicare
agli studi e alle ricerche scientifiche. Quand'ecco, nel 1951, quasi
contemporaneamente alla rivelazione del Gedda politico, venire in primo
piano quella del Gedda scienziato, autore di un voluminosissimo quanto
lussuoso volume presentato dal prof. Cesare Frugoni, dal titolo: Studio
dei Gemelli (Orizzonte Medico, Roma 1951, p. 1381)
La prefazione del Frugoni, anche se breve e generica, sembrava piuttosto
generosa. Vi si definiva l'opera "saldamente ancorata a tutta la
bibliografia mondiale sull'argomento, e materiata della più larga
esperienza professionale"; si ammirava nel volume "una miniera di
notizie" e si aggiungeva che, in attesa dei progressi della genetica
medica, "l'opera del prof. Gedda rappresenta una preziosa anticipazione
ed un catalizzatore, in quanto lo studio dei gemelli è certamente un metodo
più adeguato per esplorare la genetica umana, che non può giovarsi del
metodo sperimentale in uso presso la genetica animale"; infine, che il
Gedda "ha bene meritato della scienza con l'opera originale, ponderosa
e profonda che ho l'onore di presentare".
Quanto all'autore, egli tracciava brevemente, nell'introduzione la genesi
del lavoro:
"Posso dire di aver incontrato lo studio dei gemelli in laboratorio
circa dieci anni or sono, quando, nel corso di altre ricerche riguardanti il
sistema ossidoriduttivo del glutatione ematico, mi accorsi che i gemelli, coeteris
paribus, presentano un sorprendente parallelismo negli spostamenti
quantitativi e qualitativi di questo sistema.
Le mie conoscenze scientifiche intorno ai gemelli erano allora piuttosto
scarse. Nacque così il progetto di compilare un manuale... il quale,
facendo il punto degli studi fin qui svolti, potesse fornire, a chi vuole
contribuire a questa ricerca, quell'aggiornamento necessario e sufficiente
di cui io stesso ho avvertito il bisogno alcuni anni or sono."
Un'abile
propaganda portò il costoso volume, entro e fuori i confini d'Italia, sul
tavolo di molti medici, ma soprattutto di molti profani i quali potessero
favorirne in qualche modo la pubblicità (che, in effetti, non mancò). Ma
non andò molto che si sparsero voci assai meno edificanti sull'origine
dell'opera. Secondo tali voci, la compilatrice numero uno dello Studio
sarebbe stata la dottoressa cecoslovacca Margherita Redeky, che Gedda aveva
conosciuto a Roma in occasione d'un congresso di Pax Romana. Costei
aveva ottenuto dal Governo di Praga una borsa di studio per Parigi, dove
infatti risiedeva, quando i comunisti attuarono il loro colpo di mano in
Cecoslovacchia. Costretta ormai a rinunciare alla propria patria, ella
pensò di collaborare a qualche comunità di missionari in qualità di
medico laico. In questo senso anzi avrebbe interessato Gedda perché
l'aiutasse a realizzare il suo ideale. Gedda le propose invece di venire a
stabilirsi a Roma ad aiutarlo nelle sue ricerche e sui gemelli, ed ella
finì per acconsentire. Ospite dello stesso Gedda e della sorella di lui, si
mise subito con eccezionale fervore alla compilazione dell'opera. Tanto
fervore sarebbe stato alimentato soprattutto dal fascino, non più solo
cerebrale o spirituale ormai, che Gedda esercitava su di lei. Invano però
ella sperò che tale suo sentimento trovasse corrispondenza: sicché
incominciò a reagire, quasi suo malgrado, con scatti di gelosia, specie nei
riguardi d'una nuova segretaria di Gedda, che, a suo favore, aveva quel che
a lei mancava: la bellezza. Ben presto le manifestazioni di gelosia, non
approdando allo scopo, si sarebbero complicate con piccole pericolose
vendette: come confidenze sui vari appartamenti acquistati da Gedda ai
Parioli, sulle azioni da lui possedute al CIM, ecc. Per evitare il peggio e
non essendo riuscito a convincerla con le buone, Gedda avrebbe ottenuto
dalla polizia un "foglio di via obbligatorio" per la Redeky, che
sarebbe stata infatti prelevata e accompagnata al confine francese (1950).
In Francia l'attendeva il Bureau International dei medici di Lourdes: un
incarico certo interessante, ma non per le condizioni d'animo in cui si
trovava la dottoressa, la quale s'intestardiva invece a tempestare di
richieste l'ambasciata italiana di Parigi per avere il visto di ritorno in
Italia. Ma, naturalmente, invano.
A liberarla dal suo, diremo cosi, domicilio coatto, sarebbe stato l'avvocato
Vittorino Veronese, non appena venuto a conoscenza della singolarissima
vicenda. Messo a parte della cosa l'on. De Gasperi, questi non avrebbe
tardato a sapere che l'allontanamento della Redeky era stato realizzato
dall'assistente generale degli Uomini Cattolici mons. Fiorenzo Angelini, e
dal questore di Roma col tacito appoggio del ministro Scelba; e avrebbe
subito ridato libertà di rientro in Italia alla dottoressa. La quale poi
sarebbe stata invitata a dare minuta relazione dei suoi rapporti con Gedda e
dell'accaduto sia al Veronese che al presidente De Gasperi: non solo, ma
avrebbe, anche presentato un'ampia relazione scritta e debitamente
controfirmata a mons. Montini. A questo punto pero la Redeky dovette forse
sentirsi atterrita al pensiero delle conseguenze che le sue deposizioni
avrebbero potuto maturare per Gedda e si sottrasse alla lotta (nonostante
che avesse tra l'altro saputo dell'avvenuta pubblicazione dello Studio dei
Gemelli senza la minima menzione sulla sua fondamentale collaborazione)
partendo come missionaria laica per il Siam.
Vere o no, o solo in parte, queste vicende, le abbiamo riferite più per
dare l'idea della singolare atmosfera di voci che circonda Gedda che per
nuocere alla sua fama di scienziato. Infatti, riteniamo che si possa
difficilmente contestare quello che il giornalista Alberto M. Inglese ha
scritto sul Quotidiano del 19 luglio del 1956 La Centrale dei Gemelli) e
cioè che "il prof. Gedda è il principale studioso di genetica medica
in Italia ed è stato il primo ad utilizzare e a valorizzare il metodo dei
gemelli". Secondo i dati forniti allo stesso Inglese dall'Istituto
Mendel, Gedda, dopo essersi dato, durante la guerra, ad appassionate
ricerche sui gemelli, ottenne dapprima di aprire un "Centro per lo
studio dei Gemelli" presso la clinica medica di Roma; poi fondò la Società
Italiana Gemelli e ottenne dei turni di colonia estiva per soli gemelli
da parte della Pontificia Commissione di Assistenza. A quegli stessi anni
risale anche la scoperta della isoglutationemia nei gemelli M.Z. (identici).
Dopo la pubblicazione dello Studio dei Gemelli, Gedda fondò la rivista Acta
Geneticae Medicae et Gemellologiae (quadrimestrale, con pubblicazione di
articoli nella lingua originale) e, con la prof. Gianferrari, la Società
Italiana di Genetica Medica allo scopo di introdurre e di valorizzare
tale corrente di studi, ancora ignorati dalla medicina ufficiale.
Ma la data più importante della carriera medica di Gedda doveva cadere nel
settembre del 1953 quando fu inaugurato a Roma, presso piazza Galeno, su
viale Regina Margherita, il suo modernissimo e attrezzatissimo Istituto
Mendel, col primo Symposium Internazionale di Genetica Medica,
presenti i più noti studiosi della materia, italiani ed esteri.
L'anno seguente, il ministro della Pubblica Istruzione includeva per la
prima volta, fra le materie ammesse agli esami per la libera docenza, la
genetica umana, chiamando a far parte della commissione esaminatrice la
prof. Gianferrari e il prof. Gedda. Mentre, quasi contemporaneamente, le
facoltà di Milano e di Palermo istituivano cattedre per l'insegnamento
della Genetica.
Ultimo atto di rilievo: nel 1956. per onorare Gregorio Mendel nel 90°
anniversario della formulazione delle sue leggi, Gedda ha curato la
pubblicazione d'un superbo volume miscellaneo con scritti sulla genetica
generale e sulla genetica medica.
Tutti questi sono dati di fatto, ci sembra, che lusingherebbero qualsiasi
scienziato. Con essi, tuttavia, non si può ancora suggellare il capitolo su
Gedda medico. Sarebbe infatti una notevole lacuna, non tanto il dimenticare
ch'egli è, sin dalla fondazione, e ciò dal 1946, il presidente dell'AMCI (Associazione
Medici Cattolici Italiani), quanto il non ricordare la parte
notevole, anche se non facilmente precisabile, da lui avuta nel proporre e
ottenere da Pio XII quei discorsi in materia medica che costituiscono
indubbiamente una delle più originali e ragguardevoli prese di posizione
del magistero pontificio degli ultimi decenni, e che Gedda opportunamente ha
voluto raccogliere in due volumi, nel 1957, per conto della sua
associazione. Nella prefazione alla precedente raccolta del 1954, egli
scriveva:
"Tra
i fenomeni spirituali più caratteristici del nostro tempo vi è il ritorno
alla fede di larghe e significative correnti della cultura e della scienza.
Mentre l'arte è ancora distratta, incomposta, ed il paganesimo, seminato
dal materialismo, miete vittime fra il popolo, l'uomo che ha scelto come
scopo della sua vita lo studio e la ricerca, sembra accorgersi che le sue
scoperte e le sue costruzioni non hanno quel valore assoluto che la scienza
ispirata dall'illuminismo vantò durante il XIX secolo, ma conducono a
verità che richiedono di essere inquadrate in una visione del reale che
valga ad integrarle, armonizzarle, difenderle, riducendo ad unità i
problemi che scaturiscono dalle frammentarie verità raggiunte, su1 piano
d'una assoluta e definitiva verità. Il travagliato e fecondo periodo
dell'analisi chiede, per molti segni, di sboccare in un periodo altrettanto
fecondo di sintesi; e quando questo problema s'imposta, anche se la summa
vagheggiata parte dallo sperimentale ed è somma di cognizioni induttive,
sbocca inevitabilmente in un pensiero filosofico che non tarda a diventare
religione; e cioè concezione trascendente del mondo e della vita... Oggi la
scienza chiede di credere.
Se ciò è vero e documentabile in molte zone del sapere lo è specialmente
in quel settore delle scienze mediche che forse più di ogni altro aveva
prevaricato..."
Parole,
non c'è dubbio, esagerate, specie per quel che affermano sulla scienza che chiede
di credere. Se mai v'è stato un tempo in cui la scienza è entrata in
rivalità aperta e pericolosissima con la religione, a cui sembra
addirittura minacciare di togliere le ultime fondamenta, è proprio il
nostro, anche se è vero che proprio questo nostro stesso tempo, specie in
occidente, ha ormai dimenticato le ingenue impostazioni antireligiose degli
scienziati ottocenteschi. Comunque, la posizione assunta dalla Chiesa
cattolica in più di un argomento medico è stata, in questi ultimi anni,
aperta, serena ed ottimistica. E se Gedda vi ha influito almeno in parte,
ciò costituisce certo un merito al suo attivo.
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