SALUTO
ALL'IMPERO
Il
gigante che dormiva da secoli sui sette colli si è levato.
L'impero romano riprende il tessuto della sua storia nel secolo attuale.
E' un evento formidabile che la Gioventù di Azione Cattolica saluta con
entusiasmo, memore e grata.
Noi ricordiamo che Gesù nacque in Betlemme perché in quei giorni, scrive
San Luca, fu emanato un editto da Cesare Augusto per il censimento
dell'orbe. Ed il periodo della vita pubblica incomincia con una solenne
invocazione di Roma: "Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio
Cesare... ". Le radici della Redenzione si intrecciano con le leggi,
con le strade, con le armi dell'Impero Romano.
L'Impero che fu la culla del Cristianesimo nascente ritorna; ritorni con
esso la fede delle origini schietta ed eroica. Portino ovunque le aquile
romane la croce di Costantino; in questo segno vincerà l'Impero che sorge!
Nella storia che attraversiamo e che appare, come dice il Papa, un
"torbido vespro", si accende una speranza per la religione e per
la civiltà: l'Impero di Roma. Siamo grati al Duce d'aver dato all'Italia
l'assetto quadrato di un accampamento romano e di aver posto sulla fronte di
Roma, caput mundi, il diadema imperiale.
Nei giorni scorsi, mentre si apriva la Mostra della Stampa in Vaticano, la
fanfara palatina alternava l'inno pontificio con l'inno a Roma. Questo fatto
ci apparve come un simbolo. Anche nei nostri cuori si alternano le note di
due grandi amori, verso il Pontefice che rappresenta Iddio e verso Roma
imperiale di cui saremo, nel nome di Dio, assolutamente degni.
Testo
del saluto all'Impero italiano scritto da Luigi Gedda, in qualità di
presidente nazionale della Gioventù d'Azione cattolica.
FONTE: Gioventù Nova, 17 maggio 1936.
Per
Gedda la conquista dell'Etiopia è "una speranza per la religione e
per la civiltà". Un anno dopo le truppe italiane d'occupazione al
comando del generale Pietro Maletti, tra il 21 e il 29 maggio 1937 nel
monastero di Debre Libanos (nella regione dello Scioa in Etiopia)
massacrano ben 297 monaci cristiani, incluso il vice-priore e 129 diaconi
(cifre ufficiali contenute nelle lettere dei generali Graziani e Maletti; in
realtà i cristiani massacrati furono circa 2 mila; si veda P. Borruso, Debre
Libanos 1937: il più grave crimine di guerra dell'Italia, Laterza, Bari
2020).
Preti
cristiani copti in attesa della fucilazione fotografati il 20 maggio 1937
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