Maurilio Lovatti Giacomo Zoboli e il cardinal Querini Roma e Brescia nel XVIII secolo
Giacomo
Zoboli (1681-1767), uno dei maggiori e più famosi pittori italiani del
Settecento, modenese di nascita, dopo aver dipinto per qualche anno nella
sua città, si trasferisce a Roma attorno al 1712, e nella capitale opera
prevalentemente. Nelle chiese di Roma sono visibili molti suoi capolavori,
in particolare nelle basiliche di San Carlo e Ambrogio al Corso, di
Sant'Eustacchio, di Sant'Apollinare, di Santa Maria in Trastevere e nella
chiesa di San Giovanni della Pigna. Suoi dipinti furono commissionati anche
dal Monastero della Visitazione a Madrid e dal Monastero della Santa Croce a
Coimbra in Portogallo. A Roma la sua fama cresce
costantemente: nel 1718 diviene membro dell'Accademia dei Virtuosi al
Pantheon e nel 1725 della prestigiosa Accademia di San Luca, al punto da
essere considerato a Roma, nel suo tempo, dopo la morte di Sebastiano Conca, come il massimo pittore
vivente dopo Pompeo Batoni. Quasi coetaneo di
Zoboli (era nato nel 1680) Querini conosce il pittore modenese nel periodo
in cui vive a Roma (dal 1714 al 1721), prima di essere nominato nel 1723
arcivescovo di Corfù, allora veneziana.
L'Assunta di Giacomo Zoboli, pala dell'altare maggiore del Duomo Nuovo di Brescia (1733-1735)
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Il dipinto
di grandi dimensioni (650 per 350 cm) è eseguito interamente a Roma, come
ci informa il vescovo stesso nella sua lettera pastorale del 2 agosto 1732.
In questa lettera il cardinal Querini comunica che lo stesso altare maggiore
della cattedrale, composto di marmi antichi e di bronzi dorati, è stato
realizzato a Roma ed esposto, prima di essere trasportato a Brescia, a
Palazzo Venezia, suo domicilio romano (la nomina cardinalizia lo aveva reso
titolare dell'annessa basilica di San Marco Evangelista). Aggiunge il
cardinale, riferendosi a Giacomo Zoboli: “Ordinammo nell'istesso tempo
pure a Roma il gran quadro che ha da occupare tutta la facciata di mezzo del
coro, avendo scelto a tal fine uno dei più eccellenti, ed accreditati
Pennelli di questa Città”. Considerando che allora la gran parte del
popolo era analfabeta, i dipinti nelle chiese, e a maggior ragione nella
cattedrale, avevano una funzione educativa e quasi catechetica, ed
evidentemente il vescovo Querini riteneva lo stile dello Zoboli
particolarmente adatto a trasmettere il significato autentico
dell'Assunzione della Madonna, che allora non era ancora un dogma della
Chiesa (sarà proclamato da Pio XII nel 1950) ma era molto sentito dal
popolo cristiano, in particolare dopo il Concilio di Trento. Il grande successo ottenuto dalla pala dell'Assunta, spinge qualche anno dopo i padri filippini della Pace a commissionare allo Zoboli il dipinto più importante della chiesa allora in costruzione, quello dedicato a San Filippo Neri, il fondatore della Congregazione dell'Oratorio dei Padri Filippini. La prima pietra della nuova chiesa di Santa Maria della Pace era stata posta il 15 settembre del 1720 e i lavori erano proseguiti abbastanza rapidamente, per i tempi, e già nel 1736 si stava costruendo la cupola. Nel 1737 il cardinal Querini dona alla chiesa la pala dell'altare maggiore, la Presentazione al tempio di Gesù, di Pompeo Batoni (1708-1787) di origini lucchesi, ma anche lui vivente e operante a Roma. I padri filippini, dopo un tentativo non riuscito di coinvolgere Sebastiano Conca, decidono il 24 aprile 1742 di commissionare la pala dell'altare dedicato a San Filippo Neri allo Zoboli. Nasce così San Filippo Neri genuflesso davanti alla Madonna, olio su tela, dipinto di grandi dimensioni (447 per 223 cm) che Zoboli completerà a Roma nel corso del 1745 (a palazzo Farnese, ove risiedeva e lavorava dal 1738) e che ancor oggi possiamo ammirare nel secondo altare della navata destra della chiesa della Pace.
San Filippo Neri genuflesso di fronte alla Madonna di Giacomo Zoboli (1745)
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Il pittore modenese, prima di procedere alla realizzazione del quadro per la Pace, ne aveva dipinto uno quasi uguale, ma molto più piccolo (98 per 49,5, olio su tela) oggi conservato al Museo civico di Modena, che gli è servito come modello per realizzare quello della Pace. Le differenze tra le due opere, a parte le dimensioni, sono minime: nel dipinto della Pace mancano il libro aperto e il giglio bianco sui gradini ai piedi di San Filippo Neri presenti in quello di Modena. L'altare della chiesa della Pace ove è collocato il dipinto di Zoboli è stato donato dal marchese Pietro Emanuele Martinengo Colleoni, mentre il compenso del pittore è stato pagato dai padri filippini, che avevano giustificato la scelta dello Zoboli adducendo il successo ottenuto dalla pala del Duomo. Il dipinto della Pace presenta colori vivaci e brillanti come quello della cattedrale, ma è caratterizzato da una luminosità più intensa, accostata a tonalità più fredde e delicate, probabilmente finalizzata a valorizzare la figura di San Filippo Neri, fondatore della Congregazione, che appare in primo piano e al centro dell'attenzione dello spettatore. Lo schema compositivo dell'opera è molto ben riuscito: la collocazione dei personaggi determina un evidente effetto di profondità e un'armonia d'insieme. Nel 1748 Giacomo Zoboli realizza per Brescia un terzo dipinto, oltre a quelli della cattedrale e della Pace, richiestogli dalle monache agostiniane per l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria degli Angeli, annessa al loro convento ubicato nella attuale via Bassiche, con un compenso di ben 370 scudi romani d'argento (pari a circa 210 zecchini d'oro veneziani). L'altare maggiore della chiesa era stato realizzato l'anno precedente dall'architetto Domenico Carboni (1727-1768), mentre le statue che lo adornano sono opera di Antonio Calegari (1699-1777), lo scultore che ha realizzato il busto di Querini per l'atrio della biblioteca Queriniana e quello di Alessandro Fè in San Nazaro e Celso.
L'Assunta di Giacomo Zoboli (1748). Altare maggiore della chiesa vecchia dell'Assunta, quartiere Chiesanuova di Brescia
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L'Assunta di Chiesanuova di Giacomo Zoboli (olio su tela, cm 340 per 165) presenta alcune analogie con il più famoso dipinto della cattedrale: le scelte cromatiche, le pieghe vaporose degli abiti e la grazia quasi leziosa dei gesti sono molto simili. Ma le differenze sono più evidenti, anche a prima vista. Il dipinto
di Chiesanuova è strutturalmente diviso in due parti. Mantenendo una
disposizione analoga all’Assunzione del Duomo, Zoboli in questo caso opta
per una composizione più ‘povera’: nella parte superiore l'Assunzione
della Vergine, nella parte inferiore, tre angeli prendono il posto degli
apostoli, rappresentando la scena dello stupore del sepolcro vuoto.
L'impostazione del dipinto è sicuramente più celestiale e non drammatica,
poiché Zoboli abbandona l’uso irruente e vibrante del chiaroscuro,
classico del Caravaggio, che invece aveva scelto per la pala del
Duomo. Peraltro Zoboli tra il 1735, quando completa la pala per il Duomo, e il 1748, data in cui realizza il dipinto per Santa Maria degli Angeli, è protagonista di un'evoluzione stilistica che lo porta alla piena maturazione. Dopo la diffusione della sua fama in seguito ai due capolavori che si trovano nella basilica di Sant'Eustacchio a Roma, nei pressi del Pantheon (l'Incontro tra la Santa Vergine ed Elisabetta e San Gerolamo, del 1727-29), in quegli anni è impegnato su più fronti: nel 1737 dipinge la predica di San Vincenzo de Paoli, poi donata a Clemente XII, e la morte di San Giovanni Francesco Regis, nella chiesa del Gesù . Nel 1748 completa anche la pala per l'altare della cappella di San Giuseppe, nella navata destra della basilica di Sant'Apollinare, vicino a piazza Navona (purtroppo nota ai più non per i suoi capolavori artistici, ma perché vi è stato inopportunamente seppellito per un certo periodo Enrico De Pedis, celebre bandito della banda della Magliana). In questo splendido dipinto (noto come La Sacra Famiglia) Maria, questa volta ritratta di profilo, contempla con uno sguardo traboccante di serenità il Bambin Gesù in braccio a Giuseppe.
(ringrazio la dott. Lucia Garofalo per la consulenza per quanto riguarda l'analisi pittorica dell'Assunta di Chiesanuova)
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Poscritto n. 1 (21 settembre 2022) Dopo la nomina ad "accademico di merito" nell'Accademia di San Luca di Roma, avvenuta nel 1725, Giacomo Zoboli come consuetudine donò nel 1729 alla medesima Accademia un quadro di piccole dimensioni, olio su tela (archivio dell'Accademia, v. 49, f. 63 v., 1729) dal titolo San Girolamo ascolta la tromba del giudizio universale. E' il modello utilizzato da Zoboli per il grande dipinto che in quello stesso 1729 stava completando per il transetto destro della basilica di Sant'Eustachio a Roma. Le differenze tra il modello e il quadro della basilica sono veramente minime e percettibili con difficoltà. In particolare nel realizzare il dipinto per la basilica di Sant'Eustachio, Zoboli ha modificato leggermente la forma della fronde degli alberi alla sinistra del dipinto. Può essere interessante osservare che sedici anni dopo, nel realizzare il dipinto San Filippo Neri genuflesso di fronte alla Madonna per la chiesa di Santa Maria della Pace a Brescia nel 1745, il pittore modenese si è concesso variazioni più significative rispetto al modello conservato al Museo civico di Modena. Infatti nel grande dipinto della chiesa della Pace mancano il libro aperto e il giglio bianco sui gradini ai piedi di San Filippo Neri presenti nel modello di Modena.
San Girolamo ascolta la tromba del giudizio universale (dipinto conservato nel deposito della Galleria dell'Accademia nazionale di San Luca, Roma)
San Girolamo in meditazione (cm 131 x 77,5) (conservato nella Galleria Bper di Modena, copia eseguita da Zoboli "a ricordo" del dipinto donato all'Accademia di San Luca)
Poscritto n. 2 (21 settembre 2022) Un esempio di "diffamazione" di Giacomo Zoboli
Per vari motivi, che non possiamo qui esaminare, Giacomo Zoboli non ha ottenuto grande considerazione dagli storici dell'arte nel XIX e XX secolo. Solo a partire dagli studi della professoressa Maria Barbara Guerrieri Borsoi negli anni Ottanta del secolo scorso, la sua figura è stata rivalutata come merita, e cioè come massimo esponente della scuola romana del Settecento, dopo Sebastiano Conca (1680-1764). In alcuni casi Zoboli è stato oggetto di vera e propria ingiustificata diffamazione. Cito un esempio emblematico. Nel 1826 il bresciano Paolo Brognoli, descrivendo il Duomo Nuovo di Brescia, scrive: "Benché
il quadro dell'altar maggiore abbia segnato per autore Giacomo Zoboli, ella
è però cosa certa essere opera del suo maestro Sebastiano Conca, dipinta
in Roma nel 1773, e non si può supporre altro, se non che il Conca ciò
abbia fatto per dare in paese straniero maggior credito al pennello del suo
allievo. Esprime il dipinto Maria Vergine assunta al cielo con gli apostoli
attorno al di lei sepolcro posti con arguta invenzione, giusta disposizione,
bel colorito, sicché lo spettatore con piacere lo ammira. Ho inteso da
molti forestieri conoscitori delle opere di Conca in Roma, essere questa una
delle migliori produzioni del suo pennello." (P. Brognoli, Nuova
guida per la città di Brescia, Federico Nicoli-Cristiani Tipografo,
Brescia 1826, pp. 44-45). Brognoli quindi aveva pubblicato una serie di false informazioni, poi riportate più volte da vari autori del XIX secolo. In particolare: - E' FALSO che la pala dell'Assunta sia stata dipinta nel 1773, in primo luogo perché in quell'anno sia Zoboli, sia Conca erano già morti (in realtà è stata dipinta da Zoboli a Roma tra il 1733 e il 1735, e inaugurata assieme all'altare il 21 aprile 1737, come si è visto). - E' FALSO che Zoboli sia stato allievo di Conca, del quale era più giovane solo di un anno. Zoboli ha avuto come maestri prima Francesco Stringa a Modena e poi Giovan Gioseffo Dal Sole a Bologna nei primi anni del Settecento (molto verosimilmente dal 1701 al 1707, considerato che dal 1707 al 1712 la sua presenza è attestata nuovamente a Modena, quando lavora agli affreschi della Galleria Estense sotto la direzione di Stringa e poi, dalla morte di questi nel 1709, di Jacopino Consetti). Nel periodo (1733-35) in cui dipingeva l'Assunta ora nel Duomo di Brescia, aveva una bottega propria a Roma e risiedeva in piazza del Gesù, senza alcun tipo di dipendenza da Sebastiano Conca. - E' FALSO che Conca avesse interesse a dare "maggior credito" in un "paese straniero" (cioè Brescia) a Giacomo Zoboli, che anzi era un concorrente dello stesso Conca, come mostra il caso del quadro della chiesa della Pace a Brescia, come si è visto. Forse in un solo punto il Brognoli ha ragione, laddove riporta che diversi suoi conoscenti affermano che la pala del Duomo di Brescia è al livello delle"migliori produzioni" del pennello di Sebastiano Conca in Roma (probabilmente si riferisce a Santa Cecilia in gloria del 1725, nella basilica di Santa Cecilia a Trastevere e a La Vergine Assunta e San Sebastiano del 1740 circa, nella chiesa dei Santi Luca e Martina nel Foro romano). Incredibile ma vero, sembra che l'ipotesi dell'attribuzione del dipinto dell'Assunta a Conca anziché a Zoboli si basi esclusivamente sulla sua personale opinione che il dipinto fosse "troppo bello" per poter essere di Zoboli, nonostante tutti i documenti, a partire da quelli del committente, il cardinal Angelo Maria Querini, mostrino senza ombra di dubbio che il dipinto è stato realizzato a Roma da Zoboli tra il 1733 e il 1735. Persino sul sito del Ministero della Cultura sono riprese affermazioni false su Zoboli, in particolare per quanto riguarda la datazione della pala del Duomo Nuovo di Brescia e la falsa informazione che Conca sia stato maestro di Zoboli. Si veda: Scheda del Ministero della Cultura sull'Assunzione della Madonna di Giacomo Zoboli
incontro tra la Santa Vergine e Elisabetta (1727) transetto sinistro, basilica di Sant'Eustachio, Roma
Autoritratto di Giacomo Zoboli Museo civico di Modena
disegno di Giacomo Zoboli per L'assunta commissionata dalle monache agostiniane per la chiesa di Santa Maria degli Angeli a Brescia a matita, 24x17,5, conservato ad Ariccia, Palazzo Chigi, donazione Peretti, inv. FP17, pubblicato da Maria Barbara Guerrieri Borsoi, I disegni di Giacomo Zoboli (1681-1767) nel Museo Barocco di Ariccia, in M. B. Guerrieri Borsoi, F. Petrucci (ed.), Il museo del Barocco romano, De Luca, Roma 2008, pp. 89-152, alla p. 123.
disegno di Giacomo Zoboli per L'assunta all'altare maggiore del Duomo nuovo di Brescia pubblicato da Maria Barbara Guerrieri Borsoi, Disegni di Giacomo Zoboli, De Luca, Roma 1984, pp. 80-81
schizzo di Giacomo Zoboli per la posizione della Madonna nel dipinto dell'Assunta all'altare maggiore del Duomo nuovo di Brescia, pubblicato da Maria Barbara Guerrieri Borsoi, Disegni di Giacomo Zoboli, De Luca, Roma 1984, pp. 80-81
Giacomo Zoboli, ritratto del cardinal Angelo Maria Querini nella basilica di Santa Prassede in Roma (Querini fu cardinale titolare di Santa Prassede dal 1743 al 1755)
Dipinti di Giacomo Zoboli a Roma, Modena, Brescia ed altre ubicazioni
- Giacomo Zoboli (1681-1767) su Treccani -Dizionario biografico degli italiani - Giacomo Zoboli (1681-1767) su Wikipedia
Documenti su morte e sepoltura di Giacomo Zoboli La pittura sacra del Settecento a Brescia (Battaglie Sociali) La pittura sacra del Settecento a Brescia (La Voce del popolo) Pompeo Batoni e il cardinal Querini di Giuseppe Fusari La Natività di Vincenzo Foppa (1492) La vecchia chiesa dell'Assunta sul sito del museo diocesano di Brescia
Maurilio Lovatti indice generale degli scritti Maurilio Lovatti scritti di storia locale Maurilio Lovatti fascismo e guerra |