Maurilio Lovatti

 

 

Un episodio della vita di Giuseppe Garibaldi nel racconto di mons. Bernardino Frascolla, Vescovo di Foggia dal 1856 al 1869, narrato da mons. Demetrio Carminati, segretario del Vescovo di Brescia, mons. Gerolamo Verzeri

 

 

Nel 1866 Mons. Frascolla, Vescovo di Foggia sui napoletano, era stato dal governo subalpino, detto italiano, relegato esule a Como, per l'enorme delitto di aver eseguito un Rescritto della Sacra Penitenzieria. Quando il Prelato vi giunse fu chiuso in carcere, colle persiane inchiodate, si che era quasi buio, anche in pieno meriggio. Era Prefetto della Provincia il Valerio, il quale non mancava di rettitudine e di generosità. Questo encomio l'ho udito dal labbro di Mons. Frascolla. Il quale fece sapere ai Prefetto che desiderava parlargli, e questo fu subito alle carceri.
Vedete, gli disse il Vescovo, (i napoletani danno del voi a tutti) vedete, quelle finestre: tagliare il sole ad un meridionale è una enorme crudeltà. Il Valerio ne fu commosso e scrisse in giornata al Ministero che, o si scarcerasse Mons. Frascolla, o lui, Valerio, rinunciava il posto. Venne tosto dal ministero l'ordine che Mons. Vescovo di Foggia passasse dalla carcere al Seminario, e gli fosse accordata la libertà di girare in città, e non ricordo bene su uno o due chilometri fuori dalle mura.
Era alloggiato nel Seminario Teologico quando, intorno alle Pentecoste del 1866, io fui colà a predicare gli esercizi ai chierici; che furono interrotti, perché si è dovuto cedere il seminario ai garibaldini. Lo accompagnava spesso anche a passeggio, senza riguardi, e questa fu forse una delle cause della mia prigionia in Brescia, circa un mese dopo.
Un giorno eravamo a tavola Mons. Frascolla, il Rettore e i superiori del Seminario. Uno di questi con una celia riverente, accennò ai meriti di Mons. Frascolla di contribuire col suo obolo alle imprese del Garibaldi. C'era più del necessario per pungere la mia curiosità a domandare spiegazioni di questo ch'io credevo una pura celia. Ma il Vescovo, disse: incontro difficoltà a fare una seconda edizione di quello che ho già raccontato a questi Rev. superiori. Alcuni mesi dopo le note stragi di cristiani nella Siria, stavo una mattina facendo il ringraziamento della Santa Messa nel mio episcopio di Foggia, quando il cameriere viene ad annunziarmi che i tali e tali, due o tre signori di Foggia a me conosciutissimi, in compagnia di un frate forestiero, desideravano parlarmi. Gli dà ordine che li faccia seder in sala e ammanisca il caffè per tutti. Accorcio il ringraziamento e vado in sala. Conosco i signori che mi erano stati indicati dal cameriere, ma mi è affatto sconosciuto il frate, il quale in compagnia di questi signori non poteva destarmi nessun sospetto.
Messi a sedere, quei signori mi dicono che mi presentava un religioso della Siria che raccoglieva elemosine per quella desolata cristianità.
Mi volgo al religioso, un bel frate, dagli occhi vivi, scintillanti ed una fisionomia che colpiva, mi congratulo con lui che sia sfuggito all'eccidio e lo prego di ragguagliarmi dei particolari di questa strage. Il che tolse a fare con parola calda e quasi risentita: gli si accendevano gli occhi e le guance ed io tutto attribuivo alle autorità delle quali si diceva spettatore. Veramente l'abito era di panno fino, ma il taglio tutto da Francescano; pensando dopo, anche l'occhio poteva tradire un pensiero che si voleva nascondere, ma la compagnia di quei signori, non dirò mi sgombrava ma devo dire mi impediva ogni più lontano sospetto.
Commosso dissi che io ero uno dei Vescovi più poveri del Napoletano, ma che avrei dato il più che mi fosse possibile. Uscii un istante e rientrando diedi al frate trenta colani: per la mia casa erano una somma considerevole.
Alcuni mesi dopo che al governo borbonico era succeduto il sub-alpino anche nel napoletano, andai in Andria, mia città natale, per passare alcuni giorni in casa di mio fratello. Entrato in una sala veggo sulla caminiera due busti, affatto nuovi per me. Ne fui colpito perché uno di essi era tutta, tutta la fisionomia del frate di Siria. "Chi rappresentano?", domandai al fratello. Questo si mise a ridere, "Oh, dice si tengano per figura, al fine di non aver noie". Ma che rappresentano?" replicai. "Questo, dice, è il busto del nuovo Re". "Me l'ero immaginato", risposi, "e l'altro chi è". "E Garibaldi", mi disse il fratello. 'Garibaldi?!" esclamai: "Si Garibaldi e perché?". Procurai di dominarmi e dissimulai l'accaduto.
Ritornato a Foggia bruciavo dal desiderio di abboccarmi con alcuno di quei signori che mi accompagnarono in casa il frate. Uno di essi non tardò a visitarmi: lo presi in disparte, gli richiamai alla memoria la visita che mi ha fatto col frate di Siria nel 1860, e lo costrinsi a dirmi con tutta libertà se quel frate era Garibaldi. La faccia di quel signore presentò, in un minuto, successivamente i tricolori della bandiera italiana. "Monsignore, disse, non mi comprometta, era proprio Garibaldi". Era troppo sconcertato perché io potessi rimproverarlo come meritava. Differii a farlo più tardi.
Così è spiegata quella che io credevo una pura celia diretta con riverente libertà da quel professore al Vescovo e non so quante altre cose si possono spiegare.
Ho sentito il fatto quale mi venne udito dalla bocca istessa di Mons. Frascolla, fu primo Vescovo di Foggia sul napoletano, intorno alla mensa del Seminario teologico, presente da sette ad otto Superiori, nel maggio del 1866.
N.B.: Qualche anno dopo parlando con R.mo Rettore del Seminario Maggiore di Como, di questa storia di Mons. Frascolla, mi disse che quale io la racconto, è in tutto quella narrata dal Vescovo suddetto ma Lui inclinava a crederla, una illusione o fantasia di quell'eccellente uomo, di immaginazione in vero vesuviana. Il che sia detto affine di mettere le cose a posto. Mons. Frascolla si mostrava però uomo dotto, perché si fece recare in carcere la Poliglotta del Walton.

Fonte: Demetrio Carminati, IV Promemoria, pag. 6-7, in carte "G. B. Rota", Carte Verzeri, cit. in A. Fappani, L'episcopato di Gerolamo Verzeri 1850 - 1883, Ateneo di Brescia, Brescia 1982, pag.475-477.

 

 

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