Fino a non molti anni fa era abbastanza diffusa l'idea
che la comunità parrocchiale si identificasse con gli abitanti del
quartiere. Per secoli quasi tutti gli italiani sono stati cattolici o
almeno risultavano ufficialmente tali. Di conseguenza nell'ambito
dell'attività pastorale non si era portati a distinguere tra l'impegno
all'interno della comunità ecclesiale e l'azione di apostolato e di
evangelizzazione verso gli altri.
Ma oggi la situazione è profondamente e radicalmente mutata. Grosso modo
le statistiche ci dicono che su tre persone, una sola è praticante, una
frequenta in varie occasioni la chiesa e la terza infine è agnostica o
atea. La comunità ecclesiale è dunque una minoranza. Ma una minoranza
che ha il dovere di annunciare al prossimo la parola di Dio. Di
testimoniare con l'esempio e con l'azione l'insegnamento di Cristo.
Per questo motivo il Consiglio Pastorale Parrocchiale, oltre alle
commissioni che si occupano prevalentemente della vita della comunità
ecclesiale (liturgia, catechesi, bilancio), ha deciso di formare due
commissioni che si occupino di quelle attività che mirano alla promozione
umana (attività sociali e cultura).
Dal convegno su Evangelizzazione e Promozione umana, svoltosi lo scorso
anno prima a livello diocesano e poi nazionale, è emerso chiaramente come
la Chiesa, oggi, se vuole compiere la sua missione, non può separare
l'evangelizzazione dall'impegno per la promozione umana, dalla lotta
contro le strutture della società capitalistica per costruire un sistema
di valori fondati sulla realizzazione integrale della persona umana e in
particolare della sua dimensione spirituale. Una lotta quindi al
consumismo, al qualunquismo, ad un sistema etico ed ideale subalterno alla
logica del profitto e all'individualismo (ideologia borghese).
Per questo la commissione " attività sociali " si occuperà
" delle attività assistenziali e previdenziali, dei problemi del
mondo del lavoro e della qualità della vita nell'aggregato urbano "
(dall'art. 13 dello statuto del C.P.P.), cercando di superare una visione
puramente assistenzialistica, affrontando globalmente i problemi del
quartiere.
La commissione culturale ha invece il compito di "aprire un proficuo
confronto di idee tra tutti gli abitanti della parrocchia, con particolare
riferimento alla dimensione spirituale della vita umana".
Alla realizzazione di questo obiettivo si oppongono molteplici
difficoltà. Oggi la dimensione spirituale della vita umana tende ad
essere marginalizzata nelle coscienze della maggior parte delle persone e
in particolare dei giovani; oggi il pericolo principale non è più
l'ateismo cosciente di pochi, ma l'agnosticismo di massa. D'altra parte
esiste tra le giovani generazioni una forte "domanda religiosa",
intesa come desiderio di alterità, del totalmente altro dalla desolazione
del contingente e del materiale, ma che spesso si isterilisce e si degrada
in altre forme (adesione ed ideologie atee, militanza politica
totalizzante, autolesionismo spirituale, nazionalismo) anche per colpa
nostra (cioè dei cristiani) che non siamo in grado di presentare un
modello accettabile della comunità ecclesiale.
Infine l'ideologia borghese ha permeato le principali fonti di cultura
(scuola, RAI-TV, giornali) e spesso il messaggio evangelico rischia di
essere stravolto in quanto soggettivamente (e spesso inconsciamente)
"adattato" e "finalizzato" a valori estranei o
contrastanti.
Per cercare di cambiare tutto ciò occorre individuare degli strumenti di
dialogo che ci permettano, da una parte, di diffondere il messaggio
evangelico in modo da essere in grado di raggiungere e coinvolgere chi
ormai è estraniato dalla vita della chiesa e, dall'altro, di cogliere e
far fruttare quelle intuizioni e acquisizioni che, pur originatesi
nell'alveo di ideologie atee incompatibili col cristianesimo (marxismo,
liberalismo) o di scienze negatrici della dimensione spirituale della vita
umana (psicanalisi, neopositivismo logico) sono necessarie per comprendere
le realtà che ci circonda.
Ma se è chiaro dove si vuole arrivare, i primi passi sono molto
difficili.
Alcuni strumenti possibili per un'azione di queste
genere sono:
1) i gruppi giovanili artistico-culturali che si
qualificano per il tipo di messaggio che intendono portare (e qui non mi
è possibile soffermarmi sull'importantissima e validissima esperienza del
G.A.V.); 2) il bollettino parrocchiale; 3) i dibattiti pubblici; 4) la
biblioteca parrocchiale.
Degli ultimi tre, l'unico rapidamente utilizzabile
è il bollettino parrocchiale. Esso va trasformato in uno strumento di
dialogo e di informazione sulla vita della parrocchia e del quartiere. E'
necessario che esso contenga periodicamente:
- contributi da parte delle commissioni del C.P.P.
su temi da esse affrontati;
- articoli di fedeli riguardanti la vita della comunità ecclesiale
locale;
- lettere di cittadini su problemi della parrocchia e del quartiere, con
particolare attenzione alle critiche che ci vengono rivolte ed eventuali
risposte a cura delle competenti commissioni del C.P.P.;
- notiziario dei principali avvenimenti sociali, culturali, sportivi e
politici riguardanti la parrocchia, il quartiere, la circoscrizione.
Se questa rivitalizzazione del bollettino avrà
successo, il bollettino diverrà esso stesso il principale strumento di
confronto e di dialogo, anche con chi si è estraniato dalla vita della
comunità ecclesiale. Ad esso andranno affiancati dei dibattiti pubblici,
con la partecipazione anche di voci critiche che - intelligentemente
pubblicizzati - cerchino di far emergere quella"domanda
religiosa" largamente presente tra le masse, ma che per molteplici
cause (di cui alcune precedentemente accennate) non riesce a tradursi in
vita di fede.
Dopo un paziente lavoro in questa direzione, sarà possibile realizzare
una biblioteca di parrocchia, specializzata su argomenti di spiritualità,
che rappresenti il momento della trasformazione qualitativa, ad un livello
culturale più elevato, di un dibattito già in atto.
Si tratta purtroppo di tempi lunghi. Ma
l'importante è muoversi sulla strada giusta.
Maurilio Lovatti
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