Bresciaoggi,
1 aprile
1986
La
revisione del PRG: intervengono Vittorangelo Archetti e Maurilio Lovatti
(PSI)
«Basta
torri, stop a S. Polo»
L‘alternativa
esiste: «individuare nuove aree di 167 nei quartieri
periferici
aumentando gli indici volumetrici nelle zone di intervento»
- « Va
confermata l’inedificabilità delle aree attualmente vincolate»
- Il
Palazzo di Giustizia nell’area dell’ex Macello? «Non è la soluzione
migliore»
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Prosegue il dibattito sulla
revisione del Piano regolatore di Brescia. Oggi ospitiamo l'intervento di
due esponenti socialisti: Vittorangelo Archetti, della commissione
amministratrice dell'Asm, e Maurilio Lovatti, vice presidente della Prima
Circoscrizione.
Già verso la metà della passata
tornata amministrativa si iniziò a parlare di revisione del Piano
regolatore generale e ancora oggi se ne discute: sono ormai passati dieci
anni dall'inizio del processo di definizione dell'ultima variante e
certamente l'adeguamento dello strumento urbanistico non è più
rinviabile.
A nostro giudizio, comunque, qualunque ipotesi dl revisione del PRG
dovrebbe confermare l'inedificabilità delle aree attualmente vincolate,
sia a verde pubblico o servizi pubblici di quartiere (zone SP), sia a
strutture dl carattere urbano (zone F). In linea di massima dovrebbero
anche essere salvaguardate le zone attualmente destinate alla attività
agricola.
Questa per noi è una condizione pregiudiziale: una riduzione degli
standard minimi di verde e servizi non è ipotizzabile poiché
comprometterebbe la qualità della vita non solo nostra, ma anche dalle
future generazioni.
La revisione del Piano, inoltre, deve essere finalizzata a due obiettivi
fondamentali: 1) aumentare la disponibilità di abitazioni
economico-popolari; 2) consentire un riuso delle aree industriali dismesse
e una riqualificazione delle periferie più degradate che ridisegni
profondamente la struttura urbana della città.
Il primo obiettivo non deve essere raggiunto, come ha recentemente
proposto l'assessore Papetti, ampliando il nuovo quartiere di S. Polo
verso S. Eufemia. Da anni il PSI bresciano sostiene, mai ascoltato,
l'opportunità di individuare nuove aree di 167 nel quartieri periferici.
Questi interventi dl edilizia economico-popolare sono possibili senza
consumare nuove aree, operando su zone di periferia (da perimetrarsi
esattamente in sede dl revisione del PRG e in collaborazione con le
circoscrizioni interessate), aumentando l'indice volumetrico all'interno
delle zone dl intervento e favorendo così anche l'intervento privato di
recupero edilizio congiunto progettualmente a quello pubblico. Certamente
non è una strada facile da percorrere, con tutte le pastoie burocratiche
esistenti; solo così però si può ridisegnare e razionalizzare
l'organizzazione e la distribuzione degli spazi urbani, e quindi
migliorare la città, non certo costruendo nuove torri a S. Polo. In
questa prospettiva un contributo qualificante può venire dallo Iacp che
può e deve svolgere un ruolo determinante nel settore della casa.
Strettamente collegato a questi aspetti è l'applicazione anche a Brescia
della norma contenuta nella legge 457/78 che consente al Comuni di
subordinare il rilascio della concessione edilizia per le grandi
ristrutturazioni ad una convenzione con la quale il proprietario si
impegna a cedere in locazione una parte delle abitazioni recuperate. Tale
possibilità può fornire un piecolo ma significativo contributo per
ridurre la grave carenza di abitazioni sul mercato dell'affitto.
Per quanto riguarda le arre ex-industriali, riteniamo che sia perseguibile
la proposta del prof. Benevolo per un consorzio tra enti pubblici e
privati per un riutilizzo socialmente valido e senza pesanti oneri per il
Comune.
La destinazione prioritaria di queste aree deve essere costituita dal
parcheggi per quanto attiene alle zone limitrofe al ring (solo così
saranno possibili ulteriori pedonalizzazioni altrimenti impensabili) e
dalle attrezzature collettive di interesse urbano.
La ventilata ipotesi di ubicare il Palazzo di Giustizia nell'area
dell'ex-macello non ci pare la soluzione ottimale, in quanto difficilmente
compatibile con la esigenza sia di creare nuovi spazi verdi in una zona
che ne è quasi totalmente priva, sia di salvaguardare i resti delle mura
venete (gli unici rimasti) e le testimonianze di archeologia industriale.
Più opportuno appare il riuso della caserma Randaccio nelle vicinanze
degli uffici finanziari di via Marsala (molto funzionale sarebbe la
vicinanza fra il Tribunale, le Commissioni tributarie, l'Intendenza, il
Catasto e, con limitati trasferimenti dl uffici, la Conservatoria del
Registro immobiliare, ora a Brescia-2).
In subordine altre aree idonee per il Palazzo di Giustizia sono
individuabili nel mercato ortofrutticolo dl via Lattanzio Gambara o
nell'area dell'ATB. In ogni caso, qualsiasi soluzione non può non essere
preceduta da un Piano complessivo che individui le principali necessità
di attrezzature collettive di interesse urbano con le relative aree di
possibile ubicazione.
Un'ultima notazione sul tema della viabilità: il PSI bresciano rimane
fermamente contrario al progetto di tangenziale est, soprattutto per il
grave impatto ambientale, ma anche per la non corrispondenza tra costi e
benefici. Sempre per motivi ambientali, non da oggi, siamo contrari al
prolungamento dl via Volturno fino alla strada per Gussago (ora
opportunamente bocciato anche dalla Regione Lombardia).
Auspichiamo invece un progetto d'uso delle piazze centrali; solo
successivamente sarà possibile una coerente revisione del piano del
traffico che consenta ulteriori pedonalizzazioni nel centro storico.
Vittorangelo Archetti
Maurilio Lovatti
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