La convinzione che nella prossima
tornata amministrativa si renderà necessaria una revisione generale del
Piano regolatore della città di Brescia è ormai diffusa sia tra le forze
politiche sia tra gli operatori del settore. L'ultima variante generale
era stata discussa e adottata nel 1976-77 e, pur confermando la validità
delle linee di fondo, non è più pienamente funzionale per governare lo
sviluppo urbano.
Le valutazioni delle forze politiche e sociali collimano su alcuni
aspetti; in particolare si riconoscono:
- la necessità di non limitarsi al dimensionamento sulla scala comunale,
considerata la stretta compenetrazione e interconnessione urbanistica tra
capoluogo e comuni dell'hinterland;
- la necessità di predisporre i piani-quadro dei servizi, che, nonostante
gli impegni programmatici dei partiti di maggioranza e le garanzie dei
vari assessori all'urbanistica, non sono mai stati predisposti.
Riteniamo che vadano invece chiarite e precisate le proposte concernenti
il centro storico e la riqualificazione della periferia. Un eventuale
aggiornamento del piano regolatore dovrebbe confermare in toto
l'inedificabilità delle aree attualmente vincolate a servizi pubblici o a
zona agricola ed evitare assolutamente la creazione di nuove zone di
espansione edilizia.
Suscita però complessità la proposta di innalzare massicciamente e in
modo generalizzato l'indice di edificabilità planivolumetrico delle zone
residenziali esistenti e di completamento (zone B) portandole da 1,5 mc./mq.
a 2,5/3 mc./mq.
Un aumento così cospicuo delle volumetrie non può non ripercuotersi
negativamente sugli standard urbanistici, in quanto se i nuovi ipotetici
indici venissero integralmente utilizzati ne deriverebbe un notevole
aumento degli abitanti insediabili nelle zone residenziali della media ed
estrema periferia, che andrebbero a gravare sui bacini di utenza dei già
scarsi servizi sociali (dai centri sociali, culturali e assistenziali ai
consultori ecc.), del verde pubblico e delle attrezzature sportive.
In carenza poi di ben articolati strumenti urbanistici di dettaglio (piani
particolareggiati, piani di recupero) l'aumento di volumetria
richiederebbe di premiare soltanto la rendita di posizione e la proprietà
immobiliare senza raggiungere gli auspicati obiettivi di riqualificazione
del tessuto urbano delle periferie.
Nonostante ciò, l'innalzamento dell'indice di edificabilità per le zone
B potrebbe essere un interessante strumento atto a migliorare la struttura
urbana della città, purché subordinato ad una serie di precise
condizioni. L'aumento delle volumetrie non deve essere generalizzato, ma
limitato ad alcune zone particolarmente necessitanti di un intervento di
riqualificazione, da perimetrarsi esattamente in sede di revisione del PRG.
Tali zone possono essere scelte anche sulla base delle indicazioni delle
diverse circoscrizioni, che devono essere coinvolte fin dalle fasi
preliminari all'aggiornamento del piano regolatore. Gli interventi in tali
zone e quindi la possibilità di usufruire dei nuovi indici sono da
subordinare all'approvazione di un piano particolareggiato.
Considerando che in alcune zone B sussistono edifici che rivestono valori
storici o ambientali anche senza costituire un omogeneo nucleo antico,
come questo è inteso nella classificazione A/2 del vigente piano, è
importante che nelle norme che devono regolare questi interventi sia
esplicitamente prevista la salvaguardia, e non solo della tipologia e
della destinazione, degli edifici anteriori ad una data epoca, che
potrebbe essere fissata al 1935, recuperando l'indicazione dei
cinquant'anni previsti dalle norme di tutela.
In alcuni dei comparti così individuati può essere previsto un
preponderante intervento pubblico: si risponde così positivamente
all'esigenza da tutti condivisa di nuove zone di 167, senza compromettere
aree considerate inedificabili dal vigente PRG.
Strettamente collegate a questi aspetti è l'applicazione anche a Brescia
della norma contenuta nella legge 457/78 che consente ai Comuni dì
subordinare il rilascio della concessione edilizia per le grandi
ristrutturazioni ad una convenzione con la quale il proprietario si
impegna a cedere in locazione una parte delle abitazioni recuperate. Tale
possibilità può fornire un piccolo ma significativo contributo per
ridurre la grave carenza di abitazioni sul mercato dell'affitto.
Il discorso sulla riqualificazione delle periferie va inserito a nostro
avviso in una più ampia prospettiva tesa a rendere prioritario
l'obiettivo del recupero del patrimonio edilizio esistente su vasta scala
rispetto alla costruzione di nuovi edifici.
Anche negli ultimi 10/15 anni, terminata la grande espansione edilizia,
questo obiettivo, pur affermato teoricamente dagli urbanisti. è stato
spesso trascurato nella pratica.
Pure a Brescia, al di là delle diverse valutazioni
su S. Polo, è innegabile che, mentre l'edilizia economica di nuova
costruzione procede speditamente, procedono lentamente gli interventi
comunali nel centro storico (poco più di 400 vani in 5 anni) su circa
3.000 vani previsti nelle sole zone di recupero del centro storico.
La preoccupazione da più parti manifesta che
l'intervento sull'ipotesi di new town a S. Polo avrebbe posto in subordine
l'obiettivo prioritario della riqualificazione del centro storico, sta ora
dimostrando una sua validità.
Un problema fondamentale che si dovrà affrontare
per predisporre la variante generale al PRG riguarda la destinazione
urbanistica delle vaste aree disponibili per il ridimensionamento o il
trasferimento di aziende industriali e delle caserme. Non è accettabile
che il Comune assista passivamente alle trasformazioni speculative delle
aree ex-industriali, lasciando ai privati scelte decisive per lo sviluppo
urbano, che interessano aree ormai strategiche per la città.
Per queste zone è necessario prevedere uno studio
generale e successivamente andranno approntati piani particolareggiati
gestiti direttamente dall'Amministrazione comunale (evitando di ripetere i
gravi errori compiuti per il piano della Traversa del Gambero).
Le aree limitrofe al centro lasciate eventualmente
libere dalle caserme andranno destinate ad attrezzature collettive e
servizi sociali e, in parte, a parcheggi pubblici, che, collocati nelle
prossimità del ring, potranno consentire ulteriori pedonalizzazioni del
centro storico.
vai
al documento successivo
|