Da alcuni
giorni circolano sui quotidiani e su internet articoli scritti da persone
che attaccano il concorso per gli insegnanti annunciato dal ministro della
Istruzione.
Tra le argomentazioni che tali scritti portano, le principali sono queste
tre: 1) il concorso sarà una facciata e le cattedre andranno ai
raccomandati; 2) le cattedre dovrebbero andare tutte ai precari che, pur
non avendo mai sostenuto un esame in un concorso, sono diventati
insegnanti molto bravi dopo tanti anni di esperienza pratica nelle
supplenze; 3) la verifica delle conoscenze al concorso è inutile perchè
già svoltasi negli esami universitari.
Invece io, qui di seguito, intendo contrastare questa posizione e queste
argomentazioni e difendere la celebrazione del concorso.
Raccomandazioni? Io feci il concorso ordinario del 1984 (della benemerita
ministra Franca Falcucci: due concorsi in due anni: 1982 e 1984: l´unico
ministro dell´istruzione ad avere applicato la Legge del 1978 che
prevedeva un concorso ordinario ogni due anni!)... Venivo da Civitanova
Marche e avevo studiano a Pisa, il concorso lo feci in Lombardia dove non
conoscevo un bel nessuno... vinsi la cattedra per quattro classi di
concorso che non sto a dettagliare per non annoiare. E così quei miei
colleghi che poi mi trovai nell'anno di prova, neo-vincitori di concorso,
forze giovani e fresche! Come quelle che si vedono nella Repubblica
francese nel bel film "La Classe"... Di qualcuno nelle vicende
della vita sono anche diventato amico e sono certo di quanto affermo.
Sono 29 anni che insegno (3 di preruolo e 26 di ruolo) e non ho mai
sentito e - detto tra noi - non ho mai capito (posto che non sia scemo e
stolto e ottuso da non discernere i fatti dalle dichiarazioni) un solo
collega che sia stato raccomandato; nè tra i concorsisti nè tra i
precari... gli uni e gli altri goditori (magari ingrati e dimentichi del
bene ricevuto) di uno dei pochissimi settori della Pubblica
Amministrazione in cui, per cause giuridiche, tecniche e direi soprattutto
storico-politiche, non esiste la raccomandazione per trovare il posto di
lavoro: almeno fino ad ora...
Ah! Ma quante memorie ho io letto e meditato di Giosuè Carducci e Augusto
Monti e Pierpaolo Pasolini e Sebastiano Vassalli... tutte persone che
hanno insegnato nella Scuola di Stato - o del Regno o della Repubblica -
senza alcuna raccomandazione! E provo tristezza ed indignazione a leggere
le righe di chi invece sparge veleno e disonore e cinismo e ingratitudine
verso il bene - poco o tanto - laddove esso c´è! Righe che vogliono
immettere nelle menti dei lettori sfiducia, sospetto, odio, e - conscia o
inconscia - anche disperazione!
E le commissioni? Delle quattro commissioni per le quattro classi di
concorso che mi esaminarono ricordo le persone e i modi... e soprattutto
il presidente di quella per le medie, che fu contento della mia
preparazione, e - prevedendo il verdetto ufficiale della commissione
sull'esito degli orali - mi sorrise, mi strinse la mano e mi disse:
"professor Manni, benvenuto nella Scuola di Stato! Auguri per il suo
lavoro"... Ah! Cosa di più bello poteva udire un giovane con la
vocazione per l´insegnamento? "Professor Manni"!...
Commissioni pagate poco, fatte da chi (colleghi più anziani, quella
minoranza che ci credeva!) sentiva l´importanza grande di una operazione
di questa natura: selezionare per merito i nuovi insegnanti dei giovani
italiani!
Io ho 53 anni e questo a me consta: che nella Pubblica Amministrazione vi
sono solo due settori dove i concorsi sono integralmente tenuti
all'insegna della reale imparzialità come vuole la Costituzione, come
vuole la Giustizia, come vuole l´evoluzione della Civiltà Moderna
dall'Illuminismo francese e da Napoleone Bonaparte che in Italia li
introdusse (i concorsi napoleonici... i primi anonimi, imparziali,
svincolati dalla morsa clientelare della chiesa e dei poteri locali tipica
dell'ancien régime...). E questi settori sono: la scuola e la
magistratura.
La legge "del doppio canale" del 1989 vuole che si acceda al
ruolo di insegnare così: il 50% delle cattedre disponibili sono assegnate
a coloro che hanno il punteggio più alto tra i cosiddetti
"precari", cioè tra le persone che hanno prestato servizio di
insegnanti come supplementi e tanto più tempo di servizio tanto più
punteggio hanno in questa graduatoria; l´altro 50% sono assegnate a
coloro che hanno il punteggio più alto tra i vincitori di concorso:
siccome l´ultimo concorso è stato indetto nel 1999 (!) per questo
secondo canale di reclutamento in questi 12 anni si è attinto - a scalare
- dai risultati di graduatoria di quel lontano evento (contraddicendo e
vanificando l´idea fondamentale del concorso - e cioè dare le cattedre
solo ai migliori - visto che, scalando la graduatoria per verso il basso
per 12 anni, i migliori non ci sono più da un pezzo!).
Ora i giovani, cioè i laureati l´anno scorso, due, cinque, sette anni fa
non hanno una speranza di accesso al ruolo in tempi umani perchè: 1)
hanno davanti nella prima graduatoria (quella dei precari) centinaia di
laureati dieci, quindici, venti anni fa che hanno avuto modo col servizio
di supplenti di accumulare punteggio; e 2) non hanno potuto fare il
concorso perchè di concorsi non se ne indicono dal 1999 e dunque sono
esclusi dalla seconda graduatoria.
Siccome le graduatorie sono solo due ("doppio canale"), ecco
dunque che i giovani laureati sono esclusi dal ruolo di insegnante!
Questa è la più evidente e grave ingiustizia che ora grazie a Dio (e al
presidente Monti e al ministro Profumo) l´attuale concorso viene, anche
se in ritardo, a sanare... d´altra parte: meglio tardi piuttosto che mai!
Ma io sono più radicale, e già quando fu fatta la legge del "doppio
canale" io ero contrario ad essa, non contrario come lo sono i
precari di lungo cabotaggio (che vorrebbero un solo canale di assegnazione
dei posti: quello del precariato!) ma all'opposto perchè vorrei un solo
canale: quello del concorso! E da tanti anni sono di questa idea: nel 1990
andai a Milano col mio amico Maurilio Lovatti: portavamo uno striscione e
stazionammo in via Solferino sotto le finestre del "Corriere della
Sera" per protestare contro il doppio canale, e anche in via Festa
del Perdono all'Università Statale per raccogliere adesioni tra gli
studenti che - in quanto futuri neo laureati - sarebbero stati i diretti
danneggiati dal fatto che metà delle cattedre venissero assegnate ai
precari senza concorso.
Ventidue anni fa avevo questa convinzione e l´ho tuttora e più forte di
allora: invecchiare nel fare un lavoro non è affatto una condizione
sufficiente per sapere fare bene tale lavoro e neanche per almeno
migliorarsi... se manca la vocazione, l´intelligenza e delle precise
qualità psicologiche personali, il tempo che passa non giova a nulla...
come già allora capivo ed ora capisco ancora di più con tante esperienze
di colleghi miei coetanei e più anziani che insegnano da 35 anni e sono
purtuttavia assolutamente insufficienti per intelligenza, motivazione,
cultura.
I migliori colleghi che via via ho incontrato nei miei 29 anni di servizio
erano coloro che avevano avuto la selezione del concorso, non i precari
ammessi al ruolo in base alla anzianità di servizio nelle supplenze!
"Selezione": parola aborrita in Italia... Sì, selezione!
Attraverso la valutazione di prove scritte e di prove orali sulle materie
che il candidato aspira ad insegnare e attraverso la valutazione dei
punteggi nei suoi titoli culturali (voto di laurea, specializzazioni,
pubblicazioni scientifiche).
Franco
Manni
Bresciaoggi, sabato 15 settembre 2012, pag. 61
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