Le due interviste dell'assessore Egidio
Papetti (2 gennaio e 11 marzo) e l'articolo sull'albergo di Brescia Due
(19 marzo) per l'importanza dei temi trattati e le indicazioni di politica
urbanistica proposte, sollecitano le forze politiche e sociali
ad un dibattito approfondito e articolato. Soprattutto gli interventi
dell'assessore Papetti, che sui problemi della casa e del patrimonio
abitativo comunale delineano scelte non coerenti con gli accordi
programmatici dei partiti che hanno costituito l'attuale giunta,
richiedono, al di là dei problemi di metodo politico, che pure sono
rilevanti, puntualizzazioni e chiarimenti.
Appare innanzi tutto evidente nelle interviste dell'assessore una
contraddizione di fondo: l'11 marzo prospettava l'ipotesi di vendere le
case comunali per costruirne di nuove col ricavato al fine di "far
fronte a casi dl necessità"; il 2 gennaio aveva affermato invece che
il problema della casa non era per nulla allarmante a Brescia, il che
giustificava pertanto il fatto che il Comune non abbia ancora utilizzato
la legge 457/1978 per le ristrutturazioni. Ma la contraddizione è sanata
dalla coerenza delle scelte politiche oggettivamente tese a difendere gli
interessi della proprietà immobiliare e del privato, sia non applicando
le convenzioni alle ristrutturazioni, sia svendendo il patrimonio
abitativo comunale. Riteniamo che sia indispensabile inquadrare il
problema della casa in un complesso organico di iniziative finalizzate a
completare la politica urbanistica dell'Amministrazione comunale a
Brescia; e ci permettiamo di presentare, sia pure sommariamente, alcune
indicazioni.
1) CASE
COMUNALI
Il PSI è contrario alla svendita degli appartamenti del Comune. La
motivazione di Papetti è capziosa: non è possibile "mobilitare il
patrimonio comunale". Per ricavare il capitale per costruire un nuovo
appartamento, visti gli attuali costi, sarebbe necessario venderne otto o
dieci; l'unico risultato che si otterrebbe è la drastica riduzione del
patrimonio comunale.
Non solo: verrebbero verosimilmente presi a riscatto solo gli alloggi
migliori e al Comune rimarrebbero in carico solo quelli più degradati,
che necessitano di maggiori manutenzioni; inoltre aumenterebbero i costi
di amministrazione per quegli edifici dove si verificasse una compresenza
di alloggi in proprietà e in affitto. Il tutto a beneficio della parte
"più benestante" degli attuali inquilini comunali, molti dei
quali non hanno più i titoli per rimanere in affitto. Occorre invece
applicare rapidamente l'equo canone a tutti gli inquilini comunali, sia
per superare piccole sacche di privilegio o pregresse situazioni
clientelari, sia per finanziare le manutenzioni. Per le fasce inferiori di
reddito il Comune provvederà con il canone sociale (integrazioni
sull'equo canone a carico dell'assistenza).
2) RISTRUTTURAZIONI
Il Comune deve avvalersi della facoltà prevista dall'art. 32 della legge
457 del 1978, approvata in Parlamento da tutte le forze dell'arco
costituzionale e rimasta inapplicata a Brescia, nonostante siano passati
quattro anni. Il Comune deve subordinare le concessioni edilizie, nelle
ristrutturazioni di rilevante entità, ad una convenzione che preveda
l'impegno a concedere in locazione per otto-dodici anni una parte delle
abitazioni recuperate e contestualmente una riduzione degli oneri di
urbanizzazione; e questo non solo nel centro storico, ma in tutta la
città. In questo modo il Comune potrà disporre di uno stock di
abitazioni ad equo canone che, rimettendo in moto il mercato dell'affitto,
può ridurre la pressione a cui oggi è sottoposto il patrimonio comunale
e contribuire a dare una soluzione a un problema in fase di esplosione.
3) ESTENSIONE DELL'EDILIZIA PUBBLICA
Vanno studiati ed adottati altri piani ex legge 167 al di fuori di S.
Polo. Le aree interessate a questi nuovi piani vanno scelte tra quelle
già edificabili secondo il vigente PRG. Appena concluso l'attuale PPA, il
rapporto tra edilizia pubblica e privata (50 per cento a testa) va
superato a vantaggio dell'edilizia pubblica. Così si potrà incrementare
le disponibilità di case in affitto senza snaturare le previsioni di
sviluppo dell'attuale Piano regolatore.
4) SUPERAMENTO DELLA LOGICA DELLA PRIVATIZZAZIONE
Per realizzare una corretta pianificazione del territorio e una organica
collocazione delle infrastrutture pubbliche, oltre che per impedire che la
recente modifica alle norme di attuazione del PRG (attrezzature sportive
su aree S.P. che al termine del periodo convenzionato diventano private)
provochi danni irreparabili, è necessario predisporre a tempi brevi il
piano-quadro dei servizi. Esso è anche la garanzia fondamentale per
evitare che passi l'ormai evidente progetto complessivo di sostegno agli
interessi privati, in cui, alle scelte indicate per il problema della
casa, si affiancano la modifica testé citata e la disponibilità di
almeno un settore dell'Amministrazione (ma per l'appunto quello delegato)
ad accettare cambi di destinazione (ad esempio da albergo ad uffici nel
caso del Centro polivalente della società Gemma a Brescia Due su cui si
è soffermato Bresciaoggi nell'articolo pubblicato il 19.3) prima e
indipendentemente dalla stesura dei relativi piani (nel caso specifico il
piano alberghiero). Anche per contrastare questi orientamenti è
necessario mantenere, nonostante il parere contrario di Papetti, il
diritto delle circoscrizioni di esprimere il proprio parere sulle
concessioni edilizie, quale garanzia non solo di partecipazione effettiva,
ma soprattutto di trasparenza dell'Amministrazione comunale.
Vasco Frati
Commissione consiliare urbanistica e LL.PP.
Vittorangelo
Archetti
urbanista
Maurilio Lovatti
coordinatore comm. urbanistica Prima circoscrizione
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