Bresciaoggi, 14 gennaio 2018, p.
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L'INCONTRO. Domani alle 18 nella sede
provinciale delle Acli di via Corsica la presentazione del libro di Gheza
e Lovatti, edito dalla FCB
«Michele Capra»: una storia di lavoro e
politica
Anche il sindaco Del Bono e il presidente Acli Rossini
ripercorrono l'esperienza del circolo culturale
di Alessandra Tonizzo
La
politica è guerra tra forti e più forti, la politica è contrattazione,
la politica è schieramento? La politica è lavoro, «decidere,
scegliere... tutta una questione di responsabilità».
La voce del presidente nazionale Acli Roberto Rossini risolve in parole
disabituanti. Che introducono un libro stenografato, densissimo, edito da
Fondazione Civiltà Bresciana, in presentazione domani: «Lavoro e
politica. Il circolo culturale Michele Capra a Brescia (1958 al 1989)».
Alla sede provinciale delle Acli di via Corsica 165 in città, ore 18,
introdotti da Daniela Del Ciello interverranno Pierangelo Milesi,
presidente provinciale Acli, Mario Gorlani, presidente Fcb, il sindaco
Emilio Del Bono, lo stesso Rossini e il senatore Giorgio Tonini. Gli
autori del volume Franco Gheza, studioso della storia sindacale bresciana,
e Maurilio Lovatti, attratto dall'eziologia cattolica locale nel
Novecento, si sono fatti carico di recuperare e consegnare un tassello di
memoria sociale. Trent'anni, una «microstoria», le mosse di un gruppo di
lavoratori ispirato al «partigiano intransigente» Michele Capra, «un
sindacalista, un parlamentare, un cristiano adulto». Fonti d'archivio,
perlopiù inedite, riorganizzano parte delle vicende del «Circolino» di
vicolo San Clemente, ove gravitavano quelle correnti democristiane
colorate di «passione popolare». Forze Nuove, maturate in Acli e Cisl,
per forgiare una classe dirigente: «Il legame con l'esperienza di
fabbrica - spiega nella presentazione al testo Massimo Tedeschi, membro
del comitato scientifico Fcb -, la militanza sindacale, il rapporto con
ceti popolari in prevalenza urbani, le frequentazioni con un clero che a
questa esperienza affidava speranze di promozione umana».Carità politica
e solidarietà sono i gessetti con cui si tracciò la linea, quando la
«meccanica della rappresentanza» era vissuta con urgenza deliberativa
più biologica che ideologica. Conflitti, trattative, dialoghi in 260
pagine. Tra una vignetta rapace di Gigi Fasser e le figurazioni liriche di
Massimo Zuppelli rivivono i richiami della triangolazione
associazioni-parrocchie-partiti orientati a un rinnovamento vocazionale.
Così Bruno Boni, in un editoriale dell'aprile 1960 - «Il limite
invalicabile dell'autonomia di ciascun cittadino è l'adesione
incondizionata ai princìpi universali cui lo lega la sua fede» -, fino
agli anni Settanta, fino al «così non si può continuare» di Capra
nella lotta operaia - «Non esistono categorie speciali che hanno il
compito di guidare e categorie che hanno il compito di votare» -, fino
alla caduta del Muro. L'auspicio di chi in prefazione condensa i lembi
evolutivi di questa passata sutura, al contempo sindacale, politica e
intellettuale (sono Mario Fappani, Giovanni Landi, Piero Lussignoli ed
Egidio Papetti), si rivolge ai giovani. È aspettativa, di riflessioni
culturali-ponte gettate con passione oltre i particolarismi individuali
che frammentano il mondo del lavoro.
Alessandra
Tonizzo |