Il 2 marzo, nel suggestivo ed
artisticamente pregevole salone "Gambara" presso l'assessorato
all'urbanistica, con la presentazione ai Consigli di Quartiere delle
"proposte di ubicazione" di alcuni servizi collettivi, è
scattata la prima fase di quell'ampia consultazione che dovrà portare
alla elaborazione dei "piani-quadro dei servizi". Come è noto i
piani-quadro costituiscono uno strumento fondamentale e determinante per
l'attuazione del piano regolatore. A Brescia, in particolare, è stridente
la contraddizione fra l'adozione di un piano regolatore (la variante
Benevolo del '73) realistico e valido e la colpevole inerzia con la quale
viene attuato. Per questo, il dibattito sui piani quadro che si sta
sviluppando riveste un'importanza eccezionale, della quale non tutti,
nemmeno tra i consiglieri di quartiere, sembrano consci; si incomincia a
concretizzare nella realtà il disegno di una città diversa da quella
indotta dallo sviluppo produttivo capitalistico, di una città che renda
possibile la ricostituzione di quel tessuto sociale mutilato dalla
dissoluzione dei tradizionali rapporti interpersonali.
Per questo è opportuno che, fin da ora, i Consigli di quartiere, partendo
dall'esame delle proposte presentate dall'amministrazione (che
praticamente riguardano centri sociali e sanitari) comincino ad avanzare
proposte in merito alla qualità, quantità e distribuzione dei servizi
sociali (globalmente intesi, comprendendo quindi anche il verde e le
scuole) interpretando e razionalizzando così le esigenze reali dei
cittadini, che essi meglio di chiunque altro possono conoscere. Solo sulla
base di precise proposte di questo genere è possibile articolare un
discorso serio e complessivo sui piani-quadro.
Le proposte dell'assessorato all'urbanistica prevedono la suddivisione del
territorio del Comune in 10 comprensori di servizi, comprendenti ciascuno
dai 2 ai 4 quartieri. Come "bacino di utenza medio valido per i
diversi servizi" è stato adottato uno standard di 20-30 mila
abitanti.
Se questo dimensionamento e corretto per quanto concerne gli uffici
anagrafici per il decentramento amministrativo e le unità
socio-sanitarie, è senz'altro eccessivo per quanto riguarda sia gli altri
servizi contemplati dalle "proposte" (e cioè: biblioteca, sala
consultazione, sala conferenze-proiezioni, sedi di C. d. q, salette per
gioco e attività manuali ecc.) sia gli altri servizi che saranno previsti
nei piani quadro (e cioè: chiese, asili nido, scuole materne, elementari
e medie, parchi, giardini e verde attrezzato, parcheggi ecc.). Nel secondo
caso il dimensionamento ottimale è sui 7.500 abitanti e diventa 15/18
mila per i centri polisportivi (come sostiene, ad es., il prof, Benevolo
nella relazione generale al PRG del'73).
Su questo punto è però necessario essere estremamente precisi per
evitare equivoci. A mio giudizio, va nettamente distinto il discorso della
programmazione a medio termine dei servizi (che risente ovviamente delle
limitate disponibilità finanziarie) da quello del dimensionamento
ottimale dei bacini di utenza. Ciò che lascia perplessi nella relazione
proposta dall'assessorato è che si facciano passare le pur oggettive
"necessità" per "virtù", spacciando la scarsità
quantitativa dei servizi proposti come distribuzione ottimale. Per questo,
a mio giudizio, i C. d. q dovrebbero, partendo dalla stimolante proposta
contenuta nella relazione di "nuclei di attrezzature minori",
sollecitare l'Amministrazione a programmare una distribuzione di tali
nuclei che si avvicini il più possibile agli standard ottimali visti più
sopra.
Questo, ovviamente, è un suggerimento che va ben al di là delle esigenze
immediate e particolaristiche dei singoli quartieri, in quanto si pone
nella prospettiva di evitare qualsiasi spreco.
Un altro aspetto della proposta dell'Assessorato per la realizzazione
delle attrezzature collettive è particolarmente importante. Si tratta
dell'orientamento ad utilizzare, ovunque ciò sia possibile, edifici
attualmente fatiscenti o non più usufruibili per la funzione per la quale
furono realizzati, invece di aree ancora inedificate. Ciò è estremamente
positivo, in quanto, oltre a consentire il risparmio, permette di
conservare più aree verdi possibili, per rimediare al bassissimo standard
di verde a disposizione dei cittadini.
Un terzo ed ultimo aspetto riguarda la dotazione di aree a disposizione
per la realizzazione dei servizi sociali in rapporto al numero di abitanti
(che, anche conteggiando i cimiteri, è altamente insufficiente). Oltre a
sottolineare la notevole carenza analitica delle proposte (mancano perfino
le dimensioni delle superfici prescelte per i complessi) va riaffermata la
necessità di programmare la distribuzione dei servizi in riferimento alla
legge urbanistica regionale n. 51. Come è noto, infatti, tale legge
prescrive l'incremento degli standard minimi urbanistici da 18 mq/ab. a
26,5 mq/ab. Per questo è necessario ribadire la necessità che
l'adeguamento del PRG avvenga nei termini previsti dalla legge (aprile
'76) secondo le indicazioni dell'accordo programmatico tra i partiti
dell'arco costituzionale e le reiterate sollecitazioni dei Consigli di
quartiere (che in un documento, come al solito ignorato, chiedevano che si
iniziasse la consultazione sulla variante fin da gennaio).
Va sottolineato che la scadenza suddetta è una precisa prescrizione di
legge che il Comune ha il dovere di osservare, nonostante alcune voci
diffuse a vari livelli (a partire dall'Assessore all'Urbanistica)
sostengano il contrario, forse per coprire eventuali inadempienze.
L'interpretazione in questo senso (che collochi cioè Brescia nel caso c
dell'art. 49 della Legge urbanistica regionale) è contenuta nella
circolare regionale 4.326 del 23.4.75 e suffragata da valutazioni
autorevoli, come quella di Vittorio Martinelli (vedi Giornale di Brescia
del2.6.75).
Comunque, in attesa dell'adeguamento del PRG alla legge regionale, è
necessario attuare il blocco di tutte le licenze edilizie afferenti ad
aree potenzialmente vincolabili all'interno del perimetro edificato.
Altrimenti se si consentirà di compromettere le poche aree rimaste, la
possibilità di raggiungere gli standard previsti dalla stessa legge
regionale è del tutto teorica e di conseguenza ogni discorso di
programmazione dei servizi sociali sui piani quadro diviene, per i
quartieri interessati, una presa in giro.
E' confortante che la Commissione consiliare all'urbanistica abbia
sostanzialmente accolto questa tesi. La preoccupazione di compromettere in
questo modo l'attività produttiva edilizia non è giustificata: se
l'Amministrazione fosse stata più sollecita nell'adeguare il PRG alla
Legge urbanistica regionale, a quest'ora l'attività edilizia sarebbe già
sbloccata, ma fuori dal perimetro edificato, dove ancora esistono aree in
relativa abbondanza. Nonostante questo orientamento positivo della
Commissione, i pericoli sono ancora molti: da una parte i forsennati
rabbiosi attacchi che vengono mossi all'interferenza dei C. d. q. nelle
procedure di rilascio nelle licenze edilizie, dall'altra il non rispetto
da parte della Giunta della volontà dei C. d. q., come nel caso, ormai
famoso, di Canton d'Albera.
Maurilio Lovatti
responsabile commissione urbanistica q.re S. Eustacchio
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