Con
la morte di Alessandro Magno ha inizio l’età Ellenistica, che si
differenzia da quella classica per il nuovo assetto dell’area del
Mediterraneo. Essa infatti viene divisa in regni, tra i quali il più
fiorente è quello d’Egitto, che sotto la dinastia dei Tolomei diventa
vertice della cultura mondiale. Qui vivono e sviluppano il loro pensiero
alcuni tra i più importanti scienziati dell’antichità. Tra questi
compaiono Euclide, il più importante matematico dell’epoca, a
cui sono attribuiti gli “Elementi di Euclide”, ovvero elementi di
geometria, basati sul metodo logico aristotelico ed in particolare sull’utilizzo
di postulati, assiomi e dimostrazione di teoremi, da lui chiamati
proposizioni dimostrative. La maggior parte di queste si articolano come
catene di sillogismi, alcune però presentano un quarto termine.
Esempio: A è > di B
B è > di C
A è > di C
I termini sono 4: A, B, > di B, > di C.
L'esempio
mostra come il sillogismo non sia la forma logica privilegiata per
trattare qualsiasi dimostrazione, come ad esempio quelle dei teoremi di
Euclide.
Altri importanti personaggi sono Archimede, il più importante
fisico, che applicò le sue scoperte ad invenzioni di meccanica; Eratostene,
il più importante geografo, che calcolò il diametro della terra in
maniera estremamente precisa, e Erofilo di Calcedonia, il più
importante biologo, che fece molte scoperte in ambito medico.
La maggior parte delle conoscenze sviluppate in questo periodo saranno
però perse durante l’età Medievale, anche a causa della perdita della
lingua greca in vaste aree dell'Europa medioevale. L’età Ellenistica
terminerà nel 31 a.C., data della battaglia di Azio, con la conquista del
Regno da parte dei Romani.
L’Epicureismo
prende nome da quello del suo fondatore. Epicuro nasce a Samo nel 341 a.C.
, studia le filosofie di Platone e Democrito. Intorno al 306 si
trasferisce ad Atene, dove già si stavano diffondendo le sue idee. Qui
apre la sua scuola, chiamata il Giardino. Muore ad Atene nel 270 a.C.
Purtroppo, nonostante alcune fonti parlino di un’ampia produzione
scritta, ci sono pervenute integralmente solo tre epistole e una serie di
massime, trovate nella villa di Ercolano. Gran parte del suo pensiero ci
è tramandata da Lucrezio, nel De Rerum Natura.
Durante
l’età Ellenistica, l’uomo acquista valore non più solo in quanto
cittadino (concezione propria della democrazia), ma come individuo in sé.
Per questo motivo l’etica non coincide più con la politica, ma diventa
prioritaria agli altri ambiti filosofici, come già teorizzato da Socrate.
Anche nel pensiero epicureo tutte le scienze sono funzionali ad essa, che
si basa sulla ricerca della felicità.
Nel pensiero epicureo fisica e metafisica si trovano a coincidere a causa
della concezione totalmente materialistica del mondo, ripresa dall’Atomismo
democriteo. Egli infatti a differenza di Platone e Aristotele nega il
soprasensibile, l’incorporeo, l’immateriale.
Democrito sosteneva che il movimento degli atomi fosse intrinseco ad essi,
ma non ne dava una spiegazione. Epicuro, invece, motiva questo movimento,
con una caduta dovuta al peso degli atomi, dall’alto verso il basso,
dando quindi per scontata l’esistenza di un basso assoluto. La sola
caduta verticale porterebbe però gli atomi a non scontrarsi e dunque all’assenza
di materia, perciò Epicuro introduce la teoria del Clinamen,
ovvero una deviazione del tutto casuale e dunque non prevedibile nella
traiettoria di questi. L’assenza di una causa generatrice del clinamen
porta Epicuro alla negazione della teoria del determinismo.
Tuttavia, anche questa concezione epicurea risulta lacunosa, per via dei
problemi del basso assoluto e della deviazione incausata. Epicuro però
non li considera rilevanti, dato che la fisica è unicamente finalizzata
all’etica.
In
conformità al pensiero Platonico e Aristotelico, anche l’etica epicurea
si fonda sulla ricerca della felicità e del bene per l’uomo. A
differenza dei suoi precedenti, però, Epicuro sostiene che la felicità
coincida con il piacere e che esso non sia altro che assenza di dolore
(dolore inteso come sensazione spiacevole dovuta alla mancata
realizzazione di un desiderio).
Si può quindi parlare di edonismo, ma di una forma di edonismo razionale,
non volta alla massimizzazione dei piaceri, ma alla minimizzazione dei
dolori. L’uomo non deve cercare l’immediata realizzazione di ogni
desiderio, poiché alcuni di essi potrebbero portarlo nel lungo termine a
provare dolore. Si può parlare quindi di una prudente selezione dei
desideri, secondo la suddivisione operata da Epicuro:
Desideri naturali e necessari
Desideri naturali e non necessari
Desideri non naturali e non necessari
I primi sono quelli propri della natura umana (fame, sete, sonno..) e
indispensabili alla sopravvivenza. Pertanto vanno sempre soddisfatti:
infatti per procurarci questi piaceri bastiamo a noi stessi e dunque siamo
felici.
Da soddisfare solo occasionalmente sono invece i desideri naturali e non
necessari: insiti nella natura dell’uomo ma non indispensabili alla
sussistenza (mangiare cibi pregiati, desideri sessuali..) poiché
variazioni superflue dei piaceri naturali; se appagati troppo
frequentemente, potrebbero portare il rischio di provare dolore in una
situazione di impossibilità nel realizzarli. Gli ultimi, invece, sono
considerati vani ed effimeri, in quanto non finalizzati all’appagamento
della natura umana, ma della società (gloria, fama, onore..).
Per gli Epicurei ,dunque, è saggio colui che seguendo questi precetti
raggiunge uno stato di aponia (mancanza di dolore fisico) e di atarassia
(assenza di turbamento interiore). Uno stile di vita ascetico e appartato,
ovvero lontano dalla vita politica, può favorire quindi il raggiungimento
del piacere catastematico.
L’Epicureismo, detto anche filosofia del Giardino, proprio per la sua
identificazione con la lontananza dalla vita cittadina, si propone come
una medicina al dolore, cosiddetta “quadrifarmaco”, in grado di curare
4 mali o paure:
Della morte
Degli dei
Del mancato raggiungimento del piacere
Di non poter evitare il dolore
La paura della morte è giudicata insensata a partire dall’accettazione
della teoria atomistica del mondo, secondo cui, essendo anche l’anima
materiale, gli atomi che la compongono si disgregano al disgregarsi del
corpo. Pertanto finchè ci è possibile temere la morte, essa non ci
appartiene; quando questa sopraggiunge, non possiamo più percepirne il
dolore.
Il timore degli dei, invece, si supera rifiutando una concezione
provvidenzialistica della divinità: essa infatti è superiore all’uomo
al punto da non interessarsene.
Confronto con altre concezioni filosofiche
EPICURO:
Clinamen,
Crollo
del determinismo,
Lontananza
dalla vita politica,
Felicità
soggettiva;
felicità = piacere; rifiuto di realtà immateriali, fisica = metafisica
DEMOCRITO:
Movimento
insito negli atomi,
Determinismo
assoluto
SOCRATE-PLATONE-ARISTOTELE: Uomo come cittadino, Felicità universale; Piacere
instabile,
non sufficiente per la felicità; Iperuranio, Demiurgo, Atto puro, materia
prima, Intelletto agente, metafisica distinta da fisica
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