Bresciaoggi domenica 20 marzo 1983, pag. 5

 

La gestione del territorio

 

 

Il lucido intervento di Lucio Moro, presidente della Commissione urbanistica del comune di Brescia, su Bresciaoggi del 4 marzo 1983, riapre opportunamente il dibattito sulla gestione del territorio a Brescia, affrontando quattro temi fondamentali e avanzando proposte interessanti e parzialmente innovative.
Concordiamo pienamente sulle proposte di Moro relative al primo tema (strumenti urbanistici intercomunali) e al terzo (realizzazione dei piani-quadro per i servizi pubblici).
Riteniamo invece che vadano ulteriormente chiarite e precisate le proposte concernenti il centro storico e la riqualificazione della periferia attraverso la revisione del piano regolatore generale. Siamo completamente d'accordo con Moro quando afferma che un eventuale aggiornamento del piano regolatore dovrebbe confermare in toto l'inedificabilità delle aree attualmente vincolate a servizi pubblici o a zona agricola ed evitare assolutamente la creazione di nuove zone di espansione edilizia.
Suscita però perplessità la proposta di Moro di innalzare massicciamente e in modo generalizzato l'indice dl edificabilità planivolumetrico delle zone residenziali esistenti e di completamento (zone B) portandole da 1,5 mc./mq. a 2,5/3 mc./mq..
Un aumento così cospicuo delle volumetrie non può non ripercuotersi negativamente sugli standard urbanistici, in quanto se i nuovi ipotetici indici venissero integralmente utilizzati ne deriverebbe un notevole aumento degli abitanti insediabili nelle zone residenziali della media ed estrema periferia, che andrebbero a gravare sui bacini di utenza dei già scarsi servizi sociali (dal centri sociali, culturali e assistenziali al consultori ecc.), del verde pubblico e delle attrezzature sportive.
In carenza poi di ben articolati strumenti urbanistici di dettaglio (piani particolareggiati, piani di recupero) l'aumento di volumetria rischierebbe di premiare soltanto la rendita di posizione e la proprietà immobiliare, senza raggiungere gli auspicati obiettivi di riqualificazione del tessuto urbano delle periferie.
Nonostante ciò, l'innalzamento dell'indice di edificabilità per le zone B potrebbe essere un interessante strumento atto a migliorare la struttura urbana della città, purché subordinato ad una serie di precise condizioni:
- l'aumento delle volumetrie non deve essere generalizzato, ma limitato ad alcune zone particolarmente necessitanti di un intervento di riqualificazione, da perimetrarsi esattamente in sede di revisione del PRG. Tali zone possono essere scelte anche sulla base delle indicazioni delle diverse circoscrizioni, che devono essere coinvolte fin dalle fasi preliminari all'aggiornamento del piano regolatore. Gli interventi in tali zone e quindi la possibilità di usufruire dei nuovi indici, sono da subordinare all'approvazione di un piano particolareggiato.
- Considerando che in alcune zone B sussistono edifici che rivestono valori storici o ambientali anche senza costituire un omogeneo nucleo antico, come questo è inteso nella classificazione A/2 del vigente piano, è importante che nelle norme che devono regolare questi interventi sia esplicitamente prevista la salvaguardia, e non solo della tipologia e della destinazione, degli edifici anteriori ad una data epoca, che potrebbe essere fissata al 1935, recuperando l'indicazione dei cinquant'anni previsti dalle norme di tutela.
- In alcuni dei comparti così individuati può essere previsto un preponderante intervento pubblico: concordiamo con Moro quando afferma che in questo modo si risponde positivamente all'esigenza da tutti condivisa di nuove zone di 167, senza compromettere aree considerate inedificabili dal vigente PRG.
- Strettamente collegata a questi aspetti è la richiesta avanzate da sette circoscrizioni cittadine e dei sindacati inquilini, e da noi condivisa, per l'applicazione anche a Brescia della norma contenuta nella legge 457/78 che consente ai Comuni di subordinare il rilascio della concessione edilizia per le grandi ristrutturazioni ad una convenzione con la quale il proprietario s'impegna a cedere in locazione una parte delle abitazioni recuperate.
Tale possibilità - attuabile fin da ora in presenza di una precisa volontà politica - può fornire un piccolo ma significativo contributo per ridurre la grave carenza di abitazioni sul mercato dell'affitto. Il discorso sulla riqualificazione delle periferie va inserito a nostro avviso in una più ampia prospettiva tesa a rendere prioritario l'obiettivo del recupero del patrimonio edilizio esistente su vasta scala rispetto alla costruzione di nuovi edifici.
Anche negli ultimi 10/12 anni, terminata la grande espansione edilizia, questo obiettivo, pur affermato teoricamente dagli urbanisti, è stato spesso trascurato nella pratica.
Pure a Brescia, al di la delle diverse valutazioni su S. Polo, è innegabile che, mentre l'edilizia economica di nuova costruzione procede speditamente (già costruiti 1.435 alloggi pari a circa 6.600 vani rispetto ai 1.814 alloggi previsti nei comparti 4, 5, 6 e 12 di S. Polo) procedono lentamente gli interventi comunali nel centro storico (solo 317 vani ristrutturati o in corso di ristrutturazione nell'arco dei 4 anni, su circa 3.000 vani previsti nelle sole zone di recupero del centro storico).
La preoccupazione da più parti manifesta che l'intervento sull'ipotesi di new town a S. Polo avrebbe posto in subordine l'obiettivo prioritario della riqualificazione del centro storico, sta ora dimostrando una sua validità.
Senza quindi limitare la realizzazione nel progetto complessivo di S. Polo, è opportuno che l'amministrazione comunale intensifichi il suo impegno per il recupero della città esistente, reale.

Vasco Frati
Consigliere comunale del PSI e membro della commissione Urbanistica

Vittorangelo Archetti
urbanista

Maurilio Lovatti
presidente della commissione urbanistica della I circoscrizione

 

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