Franco Manni
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La riflessione filosofica tradizionale sui vizi e sulle virtù
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La parola “virtù” oggi è desueta nel linguaggio comune, non così
la parola “vizio” : perché? ·
Buona
azione, virtù, buona salute
(mentale) : definizioni di queste espressioni e loro rapporti. La buona
azione può essere vista come un singolo atto che dia bene agli altri
e/o a sé, di solito accompagnato dall’idea di “merito”. Una virtù
è piuttosto una abituale tendenza a comportarsi in maniera tale da giovare
a sé e/o agli altri, con possibilità di fare diventare sé e/o gli altri
felici: essa può essere innata (una “dote”) e dunque non sempre
associata all’idea di “merito”. La
buona salute (mentale, psicologica, di “carattere”) ha le stesse
caratteristiche della virtù ma in essa maggiormente è assente l’idea di
“merito”, e dunque di “volontarietà” e responsabilità; inoltre in
essa è più chiara l’idea di giovare a sé (piuttosto che agli altri) e
di diventare felici. Infine un argomento di riflessione è: queste tre realtà
sono innate, acquisite o sono entrambe le cose? ·
Peccato,
vizio, malattia (mentale):
definizioni di queste espressioni e loro rapporti. Il peccato
può essere visto come una singola infrazione a un dovere focalizzato su una
persona una autorità, una comunità, di solito infrazione accompagnata
dall’idea di “colpa” (che è l’idea speculare di quella di
“merito”). Il vizio invece è visto come un’abituale tendenza a comportarsi in
maniera tale da nuocere a sé e/o agli altri, con la conseguenza di rendere
dunque infelici sé e/o gli altri. La malattia
(mentale, psicologica, di “carattere”) ha le stesse caratteristiche del
vizio, ma in essa è più chiara l’idea di nuocere a sé (piuttosto che
agli altri) e di diventare infelici. Infine un argomento di riflessione è:
queste tre realtà sono innate, acquisite o sono entrambe le cose? ·
Virtù
(idea di volontarietà e di non fisicità), doti
(idea di non volontarietà, e sia fisiche sia non fisiche, cioè
psicologiche) , qualità (sia volontarie sia non volontarie, sia fisiche sia
psicologiche), quali sono le percezioni vostre riguardo a cosa pensa la
società di oggi su queste cose? Sondaggio tra i corsisti su quali virtù,
doti, qualità sembrino più valorizzate e quali meno valorizzate dalla
odierna società. ·
Vizi
(idea di volontarietà e di non fisicità), malattie
(idea di non volontarietà, e sia fisiche sia non fisiche, cioè
psicologiche), difetti (sia volontari sia non volontari, sia fisici sia
psicologici), quali sono le percezioni vostre riguardo a cosa pensa la
società di oggi su queste cose? Sondaggio tra i corsisti su quali vizi ,
malattie, difetti sembrino più gravi e quali meno gravi agli occhi della
odierna società. ·
Il problema del “moralismo”
cioè dell’atteggiamento che ci fa esprimere spesso giudizi morali: per
quali motivi siamo portati a giudicare sè ma soprattutto gli altri? Più
per cercare di aiutare a migliorarsi o più per aggredire, accusare? Per
quali motivi – all’opposto – siamo “tolleranti” e non giudichiamo
né noi stessi né gli altri? Per irresponsabilità, per confusione, per
tolleranza empatica, per accogliere? ·
Il problema della individualità
e della socialità di virtù e vizi. Alcuni vizi e virtù vengono
percepiti principalmente o solamente come individuali (nella sessualità,
nella cura della salute, accidia e spirito di iniziativa, coraggio e viltà…),
altri invece principalmente o solamente come sociali (pagare o no le tasse,
rispettare o no l’ambiente, rispettare o no le identità etniche diverse
dalle nostre…). La teoria filosofica in genere non ha distinto i due
gruppi, in linea con la massima di Socrate per cui Utile (il bene per sé
stessi) e il Bene (il bene per gli altri) non sono due cose diverse ma
coincidono se sono Vero Utile e Vero Bene. ·
Virtù
e Felicità, Vizio e Infelicità.
L’etica – cioè il nostro comportamento volto ai valori (beni) più
importanti - come è collegata
con la Felicità (il sommo bene)? È sufficiente l’etica a raggiungere la
felicità? È necessaria ma non è sufficiente? Non è sufficiente e anche
non è necessaria? Detto con altre parole: esistono i buoni infelici ed
esistono i cattivi felici , oppure no? ·
Il problema dello storicismo:
nella storia umana il
comportamento è cambiato col tempo con le diverse culture. Per esempio
nella Antichità la vendetta famigliare e le fughe di massa in battaglia
erano molto diffuse, mentre oggi entrambe le cose non lo sono. Ancora più
plateale (rispetto alla Preistoria) è il problema dell’incesto. ·
Questo primo
è il cambiamento storico dei comportamenti. Ma esso è stato
sia parallelo sia divergente a un secondo
cambiamento storico, quello della percezione (giudizio) sociale dei
comportamenti, distinguendoli in viziosi o virtuosi: per esempio la vendetta
famigliare veniva giudicata una virtù, mentre la fuga in battaglia un
vizio. ·
C’è stato anche un terzo
cambiamento storico, sia parallelo sia divergente rispetto al secondo, e cioè
quello del giudizio filosofico sui comportamenti, giudizio “filosofico” che non coincide necessariamente con quello “sociale”. La
schiavitù, per esempio, era molto diffusa come comportamento nella Antichità
e avere molti schiavi veniva socialmente giudicato una virtù, ma la
riflessione filosofica dello stoicismo e del cristianesimo antico riteneva
un vizio l’avere schiavi. Spesso (ma non sempre) la filosofia ha criticato
il giudizio sociale sui comportamenti umani. II. Filosofia
antica: il periodo “classico” 1.Socrate :
(470
a.C. – 399 a.C.) nato, vissuto e morto ad Atene,
non scrisse nulla e le sue idee ci sono tramandate da altre persone o
contemporanee o successive , soprattutto Platone, e poi Senofonte,
Aristotele, Aristofane, Diogene Laerzio 2. Platone :
(428
a.C. – 348 a.C.) nato, vissuto (a parte alcuni viaggi) e morto ad Atene,
ci sono rimasti di lui 35 dialoghi e 13 lettere. Ad Atene fondò la sua
scuola, l’Accademia, che durò per secoli. 3. Aristotele :
(384
a.C. – 322 d.C.) nato a Stagira, visse lì, ad Atene, Asso, Mitilene,
Pella, e morì a Calcide. Scrisse molte opere di Logica, Fisica e Biologia,
Metafisica, Etica, Politica, che ci sono rimaste. Ad Atene fondò la sua
scuola, detta Liceo o Peritato, che durò per secoli. III. Filosofia
antica: i periodi “ellenistico” ed “imperiale”
Scuola
fondata presso un portico (stoà)
ad Atene dal non ateniese Zenone di Cipro (335 a.C. – 263 a.C.), di cui
non ci sono rimaste le opere, così come non ci sono rimaste quelle dei suoi
successori greci Cleante e Crisippo. Ci sono invece rimaste le opere degli
stoici romani Seneca (4 a.C. – 65 d. C.), Epitteto (55 d.C. – 135 d.C.),
Marco Aurelio (121 d. C. – 180 d.C.)
Scuola
fondata presso un Giardino ad Atene dal non ateniese Epicuro di Samo (341
a.C. – 270 a.C.), di lui ci sono rimasti solo dei frammenti. Solo
frammenti abbiamo anche dei suoi numerosi successori greci e romani, a parte
il poema incompiuto De rerum natura
del romano Lucrezio (95 a.C. -55 a.C.). IV. La
Bibbia ebraico-cristiana Periodizzazione : Antico Testamento (X secolo a.C- I secolo a.C.); NuovoTestamento (I secolo d.C.) Ebraismo :
cristianesimo :
V.
Un
esempio di concettualizzazione “sistematica” : la Secunda
Pars della Summa Theologiae di
Tommaso d’Aquino ( 1224 – 1274) Prima secundae
- Parte Concupiscibile dell'anima: amore/odio, desiderio/sentimento senza nome, piacere/dolore, - Parte Irascibile dell'anima: speranza/disperazione, timore/audacia, ira
Secunda
secundae le
Virtù Teologali
le
Virtù Cardinali
- La saggezza è una virtù intellettuale, non morale - La saggezza trova il giusto mezzo nelle virtù morali (1295) - Le specie della saggezza : politica, economica, “monastica” (1297) - La saggezza non si può dimenticare, ma si può corrompere a causa delle passioni (1306) - La sue parti: memoria, intelligenza, docilità, solerzia, previdenza, circospezione, cautela - I vizi opposti alla saggezza, che sono causati dalla lussuria: impulsività (e le sue componenti: precipitazione, sconsideratezza, incostanza), e negligenza -
I vizi simili alla virtù
della saggezza, che sono causati dall’avidità: la prudenza della carne,
l’astuzia.
- Definizione (1332) - Il giusto mezzo della giustizia è nelle realtà esterne alla persona, perciò la giustizia è la virtù morale “architettonica” del mondo (1330) - È la più importante delle virtù morali (1340) - Il vizio opposto: l’ingiustizia. Le sue specie: il giudizio dato solo in base ad illazioni, il giudizio ingiusto, le preferenza di persone, l’omicidio, il furto, la contumelia, la detrazione, la sussurrazione, la derisione, la maledizione, la frode, l’usura, l’omissione - Le virtù annesse alla giustizia: la religiosità (e i suoi vizi opposti: la superstizione, l’irreligiosità), la pietas verso i genitori, il rispetto verso le autorità, la gratitudine verso i benefattori, la vendetta, la veracità, l’amichevolezza o affabilità ( e i suoi vizi opposti: l’adulazione, il litigio), la generosità (e i suoi vizi opposti : avidità, prodigalità), l’equità -
Il dono divino della pietà filiale verso Dio padre e la beatitudine
della mansuetudine ·
La Fortezza : - La fortezza è dell’anima, non della carne (1579-80). - Cosa è la fortezza (1580). Il suo atto specifico è più il sostenere che l’aggredire (1583) ; non è legata al piacere ; essa richiede un’ira moderata per l’atto dell’aggredire (1586) - Non è la virtù cardinale più grande (1587) - I vizi opposti : la viltà, la temerarietà - Le componenti della fortezza : · la magnanimità (desiderio di grandi onori) e le sue caratteristiche (1602) ; i suoi vizi opposti : per eccesso la presunzione (1608) e la ambizione (1608), per difetto la pusillanimità (1614) · la magnificenza (predisposizione a grandi opere 1616-18) e i suoi vizi opposti ; per difetto la parvificenza e per eccesso la dissipazione · la pazienza (1621) · la perseveranza e i suoi vizi opposti : la mollezza e la testardaggine · La Temperanza: - Cosa è la temperanza (1633-34, 1635) - Il vizio opposto per difetto, l’insensibilità (1638) e per eccesso , l’intemperanza (1639) - Le virtù connesse alla temperanza : · La verecondia (1643) · Il decoro (1649) · L’astinenza e il vizio della gola · La sobrietà e il vizio dell’ebrietà · La castità e il vizio della lussuria (1677, 1680) · La continenza e il vizio dell’incontinenza · La mitezza e il vizio della iracondia (1703) · La clemenza e il vizio della crudeltà · L’umiltà (1711, 1712, 171) e il vizio della superbia (1718, 1721, 1722, 1725) · La studiosità e il vizio della curiosità ·
La giocosità e i vizi opposti : per eccesso la buffoneria e per
difetto la seriosità ·
Vita
attiva e vita contemplativa (1793,
1794, 1795) VI. Qualche
riflessione conclusiva · Le domande poste all’inizio del corso erano di “etica fondamentale”…il corso è stato di “etica speciale”…. · Solo di sfuggita abbiamo affrontato le domande poste il primo incontro : per esempio quanto è volontaria (meritevole o colpevole) l’azione quando abbiamo parlato delle “virtù imperfette” ossia le “doti naturali” ; o sulla storicità di vizi e virtù quando abbiamo parlato di Fortezza , Temperanza e Giustizia come “prima virtù” secondo varie etiche socio-storiche · Non abbiamo però approfondito questi problemi, e altri (come per es. il rapporto tra virtù e felicità e vizio e infelicità ; oppure quello di quali in linea di principio dovrebbero esser le virtù più importanti per i nostri tempi) non li abbiamo neanche affrontati · Dalla nostra carrellata storica emergono comunque molte domande etiche : da Socrate il problema del sapere di non sapere, da Platone il problema dell’ascetismo, da Aristotele il problema della “medietà” della virtù, da Epicuro il problema del piacere, dagli Stoici il problema del dovere e quello della perfezione autarchica, dalla tradizione ebraico cristiana il problema della socialità della virtù…. · Dall’esame più particolareggiato dell’etica di Tommaso (che vuole fare una sintesi di Platone, Aristotele e del cristianesimo) emergono alcune idee : che le virtù non possono fare a meno della saggezza e cioè di una certa consapevolezza mentale, che le virtù sono tutte collegate tra loro e o assieme crescono o assieme si corrompono, che c’è una gerarchia di importanza tra di esse, che i vizi spirituali (e più di tutti la superbia) sono più gravi di quelli carnali… · Comunque dalle idee dei filosofi e dei profeti religiosi, nel loro continuo interrogarsi abbiamo potuto vedere metodo contrario a due altri possibili metodi : cioè al metodo chiamiamolo “bigotto” o “perbenista” del ritenere in maniera dogmatica che vizi e virtù sono ciò che l’autorità o la tradizione ci ha trasmesso, e al metodo chiamiamolo “hippy” del ritenere che qualsiasi cosa o esperienza va bene e dunque non c’è bisogno di interrogarsi sulla differenza tra virtù e vizio. Entrambi questi metodi infatti - per quanto opposti tra loro - hanno in comune una cosa : l’evitare di interrogarsi, di affrontare la sfida (e magari la frustrazione) dei problemi e delle discussioni. Bibliografia ·
PLATONE,
La
Repubblica, Fedro,
Simposio, Fedone, Gorgia ·
ARISTOTELE,
libri I-VII della Etica Nicomachea ·
EPICURO,
Massime e frammenti ·
MARCO
AURELIO, A sé stesso ·
EPITTETO, Manuale ·
TOMMASO
D'AQUINO, le questioni 49-71
della prima parte della seconda parte e le questioni 1-170 della seconda
parte della seconda parte della Somma Teologica ·
HERBERT
McCABE, i capitoli 11-15 di On
Aquinas ·
FRANCO
MANNI, le parti I-III della Lettera ad un amico della Terra di Mezzo
[1]
i
numeri delle pagine sono quelli della edizione monovolume in latino
delle Edizioni Paoline del 1988
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Franco Manni indice degli scritti
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Maurilio Lovatti main list of online papers
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