Franco Manni
|
Storia reale e storia immaginaria nel Signore degli Anelli
|
|
Leggo e rileggo il Signore degli Anelli e mi sento immerso in un mondo diverso da
quello dall'esperienza prevalente nella mia giornata. Certo, questo in
qualche modo accade per qualsiasi romanzo che interessi : le
vicende sono vissute da altre persone (i personaggi) e loro sono le
decisioni, le gioie e i pericoli . In più, nel Signore degli anelli, mi sembra
di immergermi nel Medioevo. Se però leggo dei libri di storia medievale,
la mia mente rifiuta questa sensazione : quale che fosse il secolo del
Medioevo in cui potessi essere trasportato con la fantasia , esso non
sarebbe mai lo scenario del SdA. Questo
è molto più ampio del Medioevo, più complesso, più "ideale",
e più legato a me e alla mia esperienza, anche se magari non alla mia
esperienza quantitativamente prevalente. Un
millefoglie storico
Tolkien
voleva parlare del nostro mondo
e per farlo ha usato ciò che lui amava in quanto oggetto del suo lavoro :
i ricordi di cui l'archeologo e il filologo dispongono del Medioevo,e più
precisamente dell'Alto Medioevo1. Tolkien diceva che la vicenda
del SdA ha luogo nel Nordovest
della Terra di Mezzo - equivalente per latitudine alle coste europee e a
quelle settentrionali del Mediterraneo - in un periodo simile a quello in
cui avvengono quelle lotte tra i regni romano-barbarici che sfociano nella
costituzione del Sacro Romano Impero con capitale Roma. Se Hobbiton e
Rivendell sono alla latitudine di Oxford, Minas Tirith è a quella di
Firenze. Le Bocche dell'Anduin e la città di Pelargir sono alla
latitudine dell'antica Troia2.Però, già il fatto che in
questo passo Tolkien citi Troia e Firenze, la prima città importante
nell'Età Antica e la seconda nel Rinascimento, ci indica che Tolkien,
affascinato dall'Alto Medioevo (studiava il Gotico, l'antico Anglosassone,
Beowulf, ecc.),era però in
generale affascinato da tutta la Storia.
Si può avere interesse per la Storia
sia per nostalgia verso il passato (e questa motivazione c'era certamente
in Tolkien),sia per capire la genesi del presente e dunque capire il
presente con quella profondità che il semplice esame dei risultati, privo
di quello delle cause, non permette. Anche questa motivazione c'era in
Tolkien,e, secondo me, è stata la più importante. Il suo mondo - come
vedremo in dettaglio - è come una torta millefoglie che sia stata
tagliata così che si veda come è fatta. Il punto di vista con cui il
lettore può osservarne gli strati è duplice, a causa di due tecniche
letterarie usate da Tolkien : verticale, per un effetto di profondità,
orizzontale, per un effetto di complessità.
Il primo punto di vista è più evidente
e ne ha parlato esplicitamente lo stesso Tolkien3,ed è stato
rigorosamente dimostrato dal critico Tom Shippey4 (e dunque ad
esso accenno solo rapidamente) : al lettore del
SdA vengono narrate le vicende - della durata di circa un anno -
avvenute alla fine della Terza Era. Ma qua e là, e in realtà assai
spesso, vengono proposti squarci della storia passata di tutte e tre le
Ere. Questo avviene attraverso racconti, poesie, canti, monumenti,
iscrizioni, paesaggi naturali, antichi artefatti. Gli eventi passati non
vengono mai narrati con completezza, ma, appunto, attraverso squarci
fugaci. Questa tecnica crea l'effetto
di profondità che accresce grandemente, nel mondo immaginario
descritto, l'apparenza della realtà. Infatti ogni mondo reale ha un suo
passato strutturato, che non viene mai
a nessuno presentato in generale e completamente, ma viene indagato in
questa o quella sua parte quando un'occasione esterna o un bisogno interno
lo impongono. Un motivo importante per cui il SdA
è tanto più coinvolgente del Silmarillion
è proprio il fatto che solo per esso possono esistere i piani temporali
retrostanti e dunque esserci l'effetto realistico di profondità, mentre
per il Silmarillion
no, in quanto esso stesso costituisce tali piani. Ed è anche il motivo
principale per cui Tolkien preferì non pubblicare il Silmarillion,
come riconosciuto da lui stesso, e dal suo maggior esegeta Shippey5.
Il secondo punto di vista, più
sfuggente, anche se più massicciamente presente nel SdA,
che io sappia non è stato indagato esplicitamente dalla critica (anche se
diversi spunti compaiono in un articolo di Christina Scull6).
È il punto di vista "orizzontale" o sincronico,
per il quale diversi strati storici sono compresenti e spazializzati , cioè trasformati in territori della Terra di Mezzo.
I Tumulilande rappresentano la tarda Età
della Pietra e la prima Età del Bronzo(3000 aC)7.
Numenor, con le sue colossali
costruzioni funebri e l'imbalsamazione dei cadaveri è l'antico Egitto. Ma
anche l'antico Israele che, al tempo della monarchia (900 aC), passa dal
culto aniconico di Jahvè (di Eru sul Meneltarma) a quello idolatrico e
l'Israele dell'Esodo con la fuga di Elendil/Mosè con il "resto"
dei Fedeli. D'altra parte i sacrifici umani nel tempio che Sauron erge a
Melkor richiamano gli usi degli antichi Cartaginesi e degli Aztechi ;
mentre la conquista a scopo di rapina e schiavismo ricorda la Roma
imperiale nella diversità della sua politica estera rispetto a quella
della Roma repubblicana8.
Arnor rappresenta l'Impero Romano
Occidentale nel IV e V secolo con le lotte intestine dei suoi imperatores,
ma anche le complicatissime guerre delle tribù barbariche e dei Regni
romano-barbarici ,in specifico di quelli anglosassoni e di quello
merovingio9.
Carrieri ed Esterlings rappresentano i
popoli nomadi e seminomadi slavi,
magiari, bulgari, peceneghi, mongoli, tartari e turchi nelle loro continue
scorrerie dall'Oriente all'Europa Tardoantica e Altomedievale.
Le stirpi dei Nani con le loro secolari
faide sono i Re germanici dal V all'VIII secolo,così come raccontato, per
esempio, nella Historia
Langobardorum di Paolo Diacono.
Gondor è - sono parole di Tolkien - una
sorta di orgogliosa, venerabile ma sempre più impotente Bisanzio, che
prima arriva a un picco di potere (X secolo) ma poi sfocia in un decadente
Medioevo (XI-XV secolo)10. D'altre parte Tolkien scrisse anche
che i Numenoreani di Gondor furono orgogliosi, peculiari e arcaici come
gli ipertradizionalisti antichi Egizi, cui assomigliano per l'amore per le
costruzioni gigantesche e l'interesse per tombe e antenati ; ma nella
teologia ricordano gli Ebrei11. In generale per Tolkien la
Caduta di Numenor rappresenta la fine dell'Età Antica e l'inizio del
Medioevo12.
I Rohirrim rappresentano gli
Anglosassoni dal V all' XI secolo13 e il loro rapporto con
Gondor rappresenta quello tra i regni romano-barbarici e Bisanzio14.Ma
i Rohirrim rappresentano anche gli "indiani" del Nordamerica,
coi loro cavalli, le loro praterie e il loro ingenuo e severo senso
dell'onore15.
Mordor in generale rappresenta il
dispotismo degli antichi Imperi Orientali (egizio, caldeo, mesopotamico,
persiano),con le loro deportazioni di interi popoli e l'esteso regime
schiavistico (ma richiama anche il dispotismo a noi contemporaneo : gli
esperimenti "razziali" e il tentativo di introdurre un nuovo
paganesimo dei nazisti nel Governatorato del Reich e nei Territori
Orientali ; mentre Bocca di Sauron che aspira a insediarsi a Isengard
ricorda i governi di Vichy, Bratislava, Budapest).
L'Isengard di Saruman è come un potente
covo di pirati medievali e moderni fino al secolo XVIII : un'Algeri
saracena o un'isola caraibica della Filibusta.
La Città del Lago (nello
Hobbit) è come una lake-town europea dell'Età del Bronzo16mescolata
con una città lagunare o fluviale, una Venezia o un'Amsterdam mercantili
del Tardo Medioevo (XIV-XV secolo).
Lorien e Rivendell mescolano le corti
baronali della Provenza trobadorica del Basso Medioevo (XII-XIII secolo)
con le abbazie benedettine e specificamente cluniacensi dell'Alto Medioevo17.
Gli Uomini delle Montagne fondono le
orde Neolitiche con le tribù ottocentesche del Terzo Mondo nei loro primi
contatti con gli Europei colonizzatori.
Non solo, dunque, la Terra di Mezzo è
nel suo complesso una mescolanza di periodi storici diversi, ciascuno
riferito a una regione geografica, una specie di
sincronizzazione della
diacronia (rendere contemporaneo ciò che si presenta solo in
successione temporale),ma anche in alcune sue singole regioni c'è
ugualmente una mescolanza,come abbiamo appena visto in alcuni esempi.
L'esempio più evidente è la Contea.Per
renderla compatibile con le altre regioni della Terra di Mezzo che saranno
visitate dagli hobbit , essa contiene un certo qual medioevo generico (piume sul cappello,archi e frecce,spostamenti o a
cavallo o a piedi,esistenza di un Conte,ecc.) o un Ancien Règime
generico(famiglia estesa e non nucleare; non c'è l'elettricità; i viaggi
sono molto scarsi e la maggior parte della gente nasce,vive,muore nello
stesso paese ; l'economia è quasi solamente agricola). Cioè essa
contiene quegli elementi generici di "passato" che sono durati
per millenni e sono compatibili con quasi tutti i "passati"
espressi geograficamente ( e non temporalmente) nelle altre regioni della
Terra di Mezzo.
Però - specificamente - essa contiene
(e mescola con gli elementi precedenti) elementi "moderni" e
anche "contemporanei"18: si usano le piante americane
patata e tabacco (l'"erba pipa" nelle prime stesure del SdA veniva chiamata proprio "tabacco") ; è organizzato
uno stabile servizio postale per
tutti (e non solo per gli aristocratici) ; esiste un Museo Civico ;
non esistono relazioni vassallatiche nè di signoria rurale19;
vi sono smial o casette "a schiera" ; Lobelia usa l'ombrello ;
è presente,nelle case borghesi,l'orologio da parete20; Sharkey
introduce l'ammasso di beni allo stato,l'inquinamento industriale dei
fiumi, il proibizionismo di alcol e tabacco, le ciminiere.
Come scriveva Emilia Lodigiani, la
Contea rappresenta la "vita quotidiana"21,la quale
non può esistere nè reggersi autonomamente isolata dal più vasto
back-ground culturale, politico, militare : gli Hobbit come stirpe
derivano dagli Uomini e gli Uomini hanno ricevuto il linguaggio,la
scrittura e le scienze dagli Elfi ; specificamente la pace nella Contea
esiste solo perchè Elfi e Uomini (gli ultimi sono i Raminghi) hanno
contenuto le forze del male. Analogamente, la Contea
simboleggia il presente reale, in cui il lettore si identifica (Lo
Hobbit e il SdA sono stati
scritti - il "Libro Rosso" -
dal punto di vista degli Hobbit). E il presente non può esistere
senza il passato,nè può reggersi senza una conoscenza
storica (conoscenza - historia
magistra vitae - che viene mediata alla popolazione Hobbit da alcuni
suoi membri scelti, soprattutto Bilbo e Frodo).
Se entriamo nel più intimo cuore lirico
della Contea,vediamo un Hobbit ben pasciuto (Bilbo, Frodo prima del
viaggio) nella comoda villetta-smial di Bag End,seduto in una comoda
poltrona,intento a fumare la pipa,mentre l'orologio a muro e il crepitio
del fuoco nel caminetto scandiscono il tempo di attesa per la cottura di
pasticcini e pandispagna
destinati al tè delle cinque,mentre fuori il giardiniere si sta occupando
di prato e aiuole fiorite. È - questo autentico cuore lirico della Contea
- una scena molto infantile e molto celibataria22(a livello
psicologico),molto piccolo-borghese(a livello sociale),molto campagnola (a
livello territoriale),molto XX secolo (a livello temporale). Rappresenta
cioè una condizione di vita estremamente staccata dalla conoscenza dei
grandi avvenimenti storici.Noi sappiamo che Bilbo e Frodo hanno
"sangue Took",vivono delle avventure importanti e conoscono Elfi
e Stregoni, ma questi fatti sono proprio ciò che li rende
"diversi",che non li assimila ma al contrario li distingue dalla
Contea.
Sembra dunque che Tolkien parlando degli
Hobbit voglia parlare dei suoi lettori (oltre che di una parte di sè
stesso)23verso cui sente assieme una commozione simpatetica e
un dubbio critico. Parlando degli Elfi,di Aragorn,di Barbalbero e
soprattutto di Gandalf24, parla di quella minoranza di persone
(oltre che di un'altra parte di sè stesso) che rivestono il necessario
ruolo di "apritori di occhi"25,e specificamente
apritori di quella "conoscenza storica" essenziale per la difesa
e la promozione della "vita quotidiana" (certamente la
"conoscenza storica"se è un elemento necessario per quella
difesa e quella promozione,non è però un elemento sufficiente : Saruman
è esperto studioso della "tradizione degli Anelli" e di molte
altre storie, ma tale conoscenza non gli basta per evitare di diventare
una grande ingannatore e un grandissimo autoingannatore). Tutti all'Età del Bronzo !
Se gli Hobbit rappresentano i lettori
del XX secolo, se le regioni della Terra di Mezzo sono un atlante storico
e se i personaggi come Gandalf,Elrond e Aragorn sono i docenti di storia,
perchè Tolkien più volte ha affermato che gli eventi della sua saga sono
eventi della nostra Terra,in particolare dell'Europa,avvenuti però in un
lontano passato?26 Tolkien anzi è stato abbastanza dettagliato
: il presente suo e dei lettori del SdA
(seconda metà del XX secolo) corrisponde alla fine della Sesta Era o
all'inizio della Settima, e, poichè ciascuna Era dura circa 2000 anni,
tra la fine della Terza - e cioè gli eventi del SdA
- e la pubblicazione del romanzo corrono 6000 anni27. Che senso ha,però, costruire prima una Contea simillima a quella in cui vive il Jeeves di Wodehouse, e poi dire che essa esisteva - coi suoi orologi,le sue vedove con l'ombrellino,i suoi prati curati e i suoi tè delle cinque - 6000 anni fa,tra Neolitico ed Età del Bronzo ?
La risposta che mi sembra più sicura è
questa : ciò avviene perchè nè il XX secolo della Contea, nè la
Bisanzio di Gondor, nè qualsiasi altro tassello del tableau historique
della Terra di Mezzo sono reali ; e sono invece tutti
idealizzati . Nella
Contea non ci sono armi, non ci sono omicidi,nè incesti,nè stupri,nè
rapine, non ci sono conflitti sociali,non ci sono epidemie,non c'è
mortalità infantile,non c'è la fame nè il cancro, tutti sono longevi e
le uniche morti descritte (come quella di Otho Sackville Baggins) sono
"di vecchiaia". La Bisanzio gondoriana,diversamente da quella
reale28,sembra avere un certo qual sistema feudale (come si
vede nel principe Imrhail e negli altri Magnati che affluiscono per
l'estrema difesa di Minas Tirith), ma non ci sono le continue guerre
feudali presenti cronicamente ovunque gli storici abbiano riconosciuto
l'esistenza di un sistema feudale,come nell'Europa Occidentale medievale29e
nel Giappone dei secoli.XII-XVI.30. E, solo avendo più spazio
a disposizione, l'elenco si potrebbe allungare assai.
È vero che pochi tra i lettori del SdA
sono in grado o sono interessati a riconoscere le pesanti diffrazioni tra
il medioevo immaginario tolkieniano e quello reale ; ma quasi tutti i
lettori tolkieniani,volenti o nolenti,non potrebbero fare a meno di
accettare come reale l'Inghilterra rurale della Contea. Ecco allora che
respingendo la "modernità"della Contea 6000 anni fa (ed assieme
ad essa tutto il "Medioevo"delle regioni circostanti), Tolkien
riesce a rendere compatibili due cose : fare identificare il lettore negli
elementi novecenteschi della Contea, e non permettere che un confronto
insostenibile rovini tale identificazione. Medioevo per sempre D'altra
parte,traslocare il tempo della Guerra dell'Anello 6000 anni fa implica
far cominciare la Prima Età 12000 anni fa, e questo però avviene - come
sa ogni lettore del SdA e del Silmarillion
- senza mutare lo status "medievale"
delle civiltà elfiche,umane e nanesche (non consideriamo gli Hobbit della
Contea,la cui cronaca conosciuta non risale più in là della fine della
Terza Età). In tutte e tre le Età vediamo un unico e sempre uguale
standard di civilizzazione, e questo è "medievale".
Così si pongono due
altri problemi dell'uso tolkieniano della Storia nelle sue opere di
fiction.Il primo è che il tempo passa in un certo senso (nascono e si
distruggono regni;cambiano i continenti;nascono,agiscono e muoiono le
persone), ma in un altro senso sembra non passare (non cambiano le
conoscenze scientifiche, tecnologiche, artistiche, letterarie, giuridiche,
religiose) : è come se la civiltà fosse immobile,
come se vi fossero solo avvenimenti puntuali (battaglie, avventure,
decessi, ecc.) ma non vi fossero processi "di lunga durata"31.
Il secondo problema è che questa
"immobilità" avviene all'insegna del "Medioevo" : sia
all'inizio della Prima Età
sia alla fine della Terza ci sono smpre gli stessi tipi di armature,l'incastellamento,la
monarchia ereditaria,l'assenza di industria. Ma anche l'assenza di una
schiavitù diffusa.
Perchè questa immobilità ? Perchè
essa avviene all'insegna del "Medioevo" ? Comincio col
rispondere alla seconda domanda.
Bisogna premettere che il
"Medioevo"di cui si parla è tra virgolette per più ragioni :
vi sono elementi dell'Età Antica,come a Mordor la deificazione di Sauron
e la schiavitù,e come ,in generale,la superlentezza
dei cambiamenti (nei 4000 anni dell'Età Antica i cambiamenti culturali e
sociali sono stati molto più lenti che nei 1000 anni del Medioevo). Poi
vi sono elementi dell'Età Moderna come la presenza di monarchie nazionali
più che feudali ; la presenza di eserciti soprattutto appiedati;
l'ideologia -notata da T.Shippey richiamandosi all'aforisma di Lord Acton
- che il potere corrompe sempre e non è possibile che la persona che
ricerca il potere possa mantenersi buona32. Inoltre lo scenario
di un'alleanza di molti popoli (i "Popoli Liberi della Terra di
Mezzo") che, in nome della libertà e di altri valori che vadano al di là di
quelli della mera politica di potenza dello stato, combattano un comune
oppressore che intende conquistare e asservire il mendo, è un'idea che
non c'è nè nel Medioevo nè nell'Ancien Règime, ma compare solo con le
alleanze europee al tempo della Rivoluzione Francese e di Napoleone I
Bonaparte. Inoltre,come già accennato, non compare chiaramente il
vassallaggio (la parola stessa è usata solo a proposito di Gwaihir e
delle sue aquile) nè la servitù della gleba. Non compare - soprattutto -
una Chiesa organizzata con le usanze da essa diffuse nella vita popolare.
Poi si potrebbe dire che Tolkien abbia
scelto proprio il Medioevo perchè l'Età Antica aveva concezioni
(sacrifici umani; politeismo; giochi gladiatori; deificazione dei
regnanti; licenza sessuale ; schiavitù) troppo diverse dalle nostre, e
quindi in cui difficilmente i lettori avrebbero potuto identificarsi.
D'altra parte,l'Età Moderna non si prestava facilmente all'idealizzazione
di ambienti e personaggi alla quale,come si è detto, Tolkien mirava :
burocrazia,industrializzazione,società di massa,ecc. avrebbero
ricordato troppo da vicino la realtà effettiva non idealizzata.
Il Medioevo esprime bene - inoltre - l'ideale
"germanico"del Beowulf
per cui "il cuore sia più saldo e più fermo il proposito, più
prode l'animo se la frza vien meno". Questo ideale però Tolkien lo
voleva corretto (come esplicitamente dice nel suo Il
ritorno di Beorhtnoth, figlio di Beorthelm33) così : il
coraggio disperato è un valore morale solo se non è corrotto dal
desiderio della gloria,del "buon nome", ma è motivato solo
dalla fedeltà di un sottoposto ai suoi superiori34. E questa
correzione poteva essere approvata a un livello socialmente diffuso solo
in una società cristianizzata come quella medievale, più che in quella
tutta pagana dell'Antichità.
Altri motivi : nel Medioevo affascina la
stratificazione delle culture passate (Teodorico che mantiene il Senato
romano ; Federico II nella sua reggia a Palermo che mescola elementi
anticoromani con quelli bizantini,normanni,arabi e del feudalesimo franco35),
stratificazione che c'era anche nell'Antichità ma è da noi - dato lo
stato dei documenti - molto meno conosciuta. Nel Medioevo e non
nell'Antichità - inoltre - nascono una civiltà e una lingua inglese
originali (dalla sintesi dei Celto-britanni,Romani,Anglosassoni.E però,quella
medievale, è un'Inghilterra non ancora Riformata - ma
"cattolica" - e non ancora "insularizzata"- ma con
profondi legami linguistici,culturali e dinastici col continente -
diversamente che nell'Età Moderna. Nel Medioevo, infine, Tolkien può
usare appropriatamente una serie di lingue di sua invenzione,ricalcate su
quelle germaniche e celtiche che tanto amava.36
Se si legge qualche libro serio di
storia medievale37, si fa subito la prevedibile scoperta che i
Re medievali erano tutti - certo in misura diversa - sia buoni sia
cattivi, e non si riesce a trovare in nessun momento di quei 1000 anni
quella contrapposizione polarizzata tra un'alleanza con scopi chiaramente
di conquista, asservimento e omicidio, e un'alleanza con scopi di difesa
della libertà e della giustizia : alleanze del genere - o nei
fatti,o,almeno,nell'ideologia - si vedono solo a partire dalla Rivoluzione
Francese e,soprattutto,a partire dalla Seconda Guerra Mondiale.
Seguendo dunque Tom Shippey,mi sembra
che Tolkien volesse anche
(non,però,come scopo principale) parlare di quel momento storico che è
la metà del XX secolo, coi suoi specifici problemi politici. Ma,come
altri scrittori fantastici britannici nello stesso periodo (T.H.White,G.Orwell,C.S.Lewis,W.Golding)
non potesse fare ciò usando un modulo letterario realistico. Tutti quanti
questi autori non si occuparono direttamente
di politica e di problemi sociali,poichè sentirono che al di sotto di
questi problemi ce ne sono altri più importanti (per esempio l'indagine
sulla natura del Male) che molti autori "realisti"furono tentati
di evadere o proprio non vedere38. Tolkien scelse di usare lo
schema fantastico del Medioevo, come T.H.White, mentre Orwell scelse il
futuro prossimo, Golding l'isola deserta nell'Oceano,Lewis il viaggio
interplanetario. Tanti avvenimenti , un solo mutamento
Per rispondere alla seconda domanda (perchè
Tolkien "immobilizza"la Storia?), cominciamo col notare che il
Medioevo - secondo la nostra percezione comune - facilita l'idea di
immobilità ; noi fatichiamo a distinguere la varie fasi della storia
medievale occidentale (per esempio le fasi del feudalesimo39) :
percepiamo molto la differenza tra il XVIII e il XX secolo, quasi per
niente quella tra il VII e il IX o l'XI e il XIII, ci sembra che ogni
generazione di contadini,monaci e guerrieri medievali sussumesse
interamente e senza aggiunte il patrimonio di idee e abitudini dalla
generazione precedente. Che questo si debba a qualche caratteristica
lentezza "oggettiva" del Medioevo (e ancor più dell'Antichità)
in sè, oppure a una nostra ottusità "soggettiva"a discriminare
(analoga a quella per cui tutti i cinesi sembrano uguali agli occhi
dell'europeo), è un problema complesso che qui non discuterò. Rimane
comunque il fatto.
Certamente gli storici medievali non avevano coscienza del
mutamento storico : registravano fastelli di avvenimenti, ma non notavano
mutamenti : e Tolkien nel Silmarillion
e negli squarci retrospettivi del SdA
non racconta i secoli e i millenni passati come potrebbe fare uno storico
moderno, ma li racconta come potrebbe fare Paolo Diacono nella sua Historia
Langobardorum40.
Fino a un certo punto Tolkien accetta,
come presupposto filosofico di questa immobilità, la teoria platonica :
per Platone tutta la conoscenza è preesistente alla Storia, è già data
all'inizio nell'iperuranio, durante la vita viene ricordata, ma non
accresciuta nè modificata ; non esiste il progresso41. Così
per Tolkien alcune conoscenze sono innate, "naturali" (date da
Iluvatar ?), come quelle riguardanti l'organizzazione famigliare42,
e tutte le altre conoscenze (astronomiche, artistiche, militari,
linguistiche, ecc.) vengono insegnate dai Valar agli Elfi all'inizio della
loro Storia : più agli Eldar e meno ai Moriquendi, ma comunque sin
dall'inizio un patrimonio viene trasmesso e poi sostanzialmente conservato
senza mutamenti ( certi sviluppi particolari, come l'arte dell'oreficeria
in Feanor e in Celembribor, non sono significativi per la sostanza delle
abitudini sociali degli Elfi). Gli Uomini, d'altra parte, nelle prime tre
Ere si trovano nella stessa situazione, solo che per loro il ruolo giocato
dai Valar è svolto dagli Elfi.
È vero che,con la Quarta Era, gli
Uomini si sganciano dalla tutela degli Elfi e degli Istari (e dunque,
ultimamente, dei Valar) e sviluppano un "Tempo degli Uomini" che
conduce alla nostra storia reale,
fino al nostro presente,che non è più "medievale", e quindi
presuppone un'"accensione"del mutamento storico. Ma la Quarta
Era non viene descritta da
Tolkien : egli espunse l'Epilogo
del SdA43 e abortì
il sequel ambientato dopo la morte di Aragorn44.
Come giustamente ha notato Tom Shippey45,il
dialogo tra Legolas e Gimli a Minas Tirith ha un'importanza rilevante nel SdA
: i rappresentanti delle due principali razze non-umane della Terra di
Mezzo discutono sulla Storia e sul ruolo degli Uomini in essa : essi
vengono descritti come i nuovi protagonisti che soppianteranno i
vecchi,avendo come difetto principale l'incostanza e come principale
pregio l'intraprendenza46. Si tratta di una profezia dal
significato ambiguo : Legolas - contro Gimli che riveste il ruolo del
detrattore - mette in risalto le qualità degli Uomini,in base alle quali
- profetizza l'Elfo - gli Uomini "sopravviveranno" a Elfi e
Nani. Ma questa vitalità è un vero valore ,se è vero ( e non è
contraddetto da Legolas) ciò che dice Gimli,e cioè che gli Uomini non
sono capaci di portare a termine ciò che iniziano e di conservare le cose
buone del passato ?
Ora, Aragorn Gemma Elfica, pur
rivestendo il ruolo di primo Re della Quarta Era - Era degli Uomini - non
sembra affatto rispondere alle descrizioni di Legolas e Gimli : certamente
non a quella di Gimli,perchè egli è il Costante per eccellenza,colui che
è capace di vivere a lungo nell'anonimato,svolgendo un servizio non
riconosciuto, ritarda azione politica e matrimonio al fine di portare a
compimento,al momento opportuno, la sua missione. Ma certamente neanche a
quella di Legolas : egli rifoggia
la spada rotta, riunisce il
regno diviso, ripianta l'albero
avvizzito, ma non semina "semi nuovi", non intraprende nuove
iniziative. Egli è un Conservatore della Tradizione,dà inizio alla
Quarta Era non perchè ne interpreti il destino caratteristico, ma perchè
governa il trapasso ad essa dalla Terza Era. Egli salva la libertà dei
Popoli della Terra di Mezzo, ma non usa tale libertà per creare cose
nuove.
Egli è il conservatore di cosa ? Come
già dice il suo epiteto (Elessar),egli (allevato a casa di Elrond e suo
genero, discendente dei Numenoreani di Elendil,cioè di quelli Fedeli sia
agli Elfi di Tol Eressea sia agli Elfi della Terra di Mezzo) è l'Uomo
conservatore della Tradizione Elfica.
Ora, Tolkien non ha inteso narrare le vicende del Tempo degli
Uomini (IV,V,VI era), mentre ha narrato, anche in maniera molto
dettagliata (come testimoniano il Silmarillion, i Racconti
incompiuti e i 12 volumi della History
of Middle Earth) le tre ere del Tempo degli Elfi. Le tre ere degli
Uomini sono quelle della nostra storia reale e dunque esse sono piene -
come Tolkien sapeva bene e i suoi lettori almeno vagamente - di mutamenti
storici. Invece le tre ere degli Elfi non
hanno qualcosa di analogo ai Rinascimenti,ai Risorgimenti, alle Riforme;
alla conversione dei popoli al cristianesimo, alla feudalizzazione della
società,all'avvento dei Comuni e del potere borghese,alla costituzione
degli stati nazionali,alla Rivoluzione liberale in Inghilterra,alla
Rivoluzione Democratica negli Stati Uniti, alla Rivoluzione
liberal-democratica e in parte anche socialista in Francia ; alle
rivoluzioni scientifiche copernicana, galileiana, newtoniana, darwiniana,
einsteiniana; all'Illuminismo, al Romanticismo, al Positivismo; alle
scoperte di Nuovi Mondi, alla colonizzazione, alla decolonizzazione; alle
"rivoluzioni" agraria, industriale, dei trasporti e delle
telecomunicazioni e informatica; al boom demografico e all'avvento della
società di massa ; alla burocratizzazione, alla costituzione del welfare
state e al dispiegarsi della divisione del lavoro in una società
complessa.
Il Tempo degli Elfi è una storia
"fredda",piena di avvenimenti ma senza mutamenti. Tranne uno.
Se dalla Prima alla Terza Era gli Elfi
non innovano le proprie conoscenze e la propria organizzazione sociale,
però essi - dalla Prima alla Terza Era - vivono un vero ,anche se unico,
mutamento storico. Questo mutamento è essenzialmente interiore,anche se
ha importanti effetti esterni, e non possiamo chiamarlo nè intellettuale,nè
politico,nè sociale : esso è infatti un mutamento morale.
Gli Elfi di cui Tolkien racconta la storia non sono i Vanyar e i
Teleri di Valinor,ma sono quelli della Terra di Mezzo : i Moriquendi che
non hanno voluto lasciarla e i Noldor che vi sono voluti ritornare. Stirpi
elfiche che hanno molto amato la Terra di Mezzo - a causa della sua
bellezza,e a causa del dominio indipendente dai Valar che avrebbero potuto
fondarvi - da volervi rimanere per migliaia di anni,anche se la sapevano
abitata da Melkor e dai suoi servitori.
Ma questi Elfi della Terra di
Mezzo,dalla Prima Era alla fine della Terza fanno un grande cambiamento :
nella Prima sono fondatori di Regni,costruttori di Città, fabbricatori di
Anelli, istruttori di Popoli, generali di grandi Guerre. Alla fine della
Terza sono sfuggenti abitatori dei boschi,ridotti nei
"monasteri" di Rivendell e di Lorien per ospitare,curare e
consigliare,sempre più disaffezionati dalla Terra di Mezzo,in procinto o
di partire al di là del Mare o di "sbiadire".
L'Elfo caratteristico della Prima Era è
Feanor,con la sua grande "bravura"ma col suo grandissimo
orgoglio (e,pur se in misura minore,tali sono anche Finrod, Thingol,
Turgon). L'Elfo caratteristico della Terza Era è Elrond (Mezzelfo che ha
scelto il destino dei Priminati): senza alcuna ambizione terrena ,
"abate" di Rivendell, col cuore già al di là del Mare.
Gli unici Elfi viventi nella Terra di
Mezzo sia nella Prima sia nella Terza Era sono Glorfindel e soprattutto
Galadriel. Glorfindel nella Prima Era è l'Eroe Guerriero che cade per
difendere quanto resta del popolo della sua patria, Gondolin47.
Glorfindel reincarnato48 alla fine della Terza Era è un
messaggero e scout per individui di altri popoli, Aragorn e Frodo, alle
cui imprese non prenderà parte49.
Galadriel nella Prima Era è
un'orgogliosa principessa dei Noldor che va nella Terra di Mezzo contro il
volere dei Valar, non per recuperare i Silmaril come Feanor,ma neanche per
moderarne la leadership sul popolo come Fingolfin. Ella nella Terra di
Mezzo cerca "un dominio suo"50. Galadriel alla fine
della Terza Era è la donna che più non si allontana dal suo sposo
Celeborn51,che conserva in segreto l'anello Nenya,che sorveglia
i movimenti del Nemico,che ospita e incoraggia la Compagnia
dell'Anello,che rifiuta - nella memorabile scena con Frodo - ogni
prospettiva di dominio, che va con Elrond e con Gandalf ai Rifugi Oscuri e
lascia per sempre la Terra di Mezzo.
L'immobilità storica - cominciamo a
vedere - ha un senso perchè riferita al Tempo degli Elfi.Una storia degli
Uomini senza mutamenti culturali e sociali risulterebbe senza senso e
porterebbe allo scetticismo teologico e alla disperazione : perchè
innumerevoli generazioni di individui nascerebbero e morirebbero, se ciò
non servisse in nulla alle generazioni successive,se non facesse procedere
in nessun cammino,se non adempisse nessuna missione ? L'Antichità reale
ha certamente avuto mutamenti storici,ma la storiografia antica di essi
non era cosciente ; per essa la natura umana era immutabile e il tempo era
ciclico ; da qui il profondo scetticismo verso gli Dei della tradizione e
il penoso senso di disperazione che - come un fiume carsico -
riemergono,nonostante le intenzioni,in un Tucidide o in un Tacito.
Invece gli Elfi di Tolkien vivono
migliaia di anni,ed ecco allora che un senso del passare del tempo lo
possono trovare nelle loro esperienze individuali
: esperienze di persone che,nel
corso della propria vita, a fatica e lentamente imparano,lasciano gli
errori passati,hanno una maturazione morale.
Questa dunque mi sembra la risposta alla
domanda che sopra mi ero posto (perchè c'è immobilità
nella Storia immaginaria narrata da Tolkien?): Tolkien attraverso gli
Elfi vuole parlare di un aspetto dell'esperienza umana52. Non
l'esperienza collettiva dell'umanità, ciò che propriamente chiamiamo Storia,
ma l'esperienza singola dell'individuo,ciò che chiamiamo
Vita. Infatti proprio come per gli Elfi nel loro insieme durante le
tre ere non vi sono mutamenti culturali e sociali, così accade nella vita
di ciascun singolo uomo : il carattere
non cambia, perchè non possono cambiare i dati culturali e sociali del
mondo che lo ha formato : un uomo del XIII secolo - che sia Dante
Alighieri o il più umile servo della gleba - non potrà mai pensare e
sentire e agire come un uomo del XVIII o del XX secolo, come sanno bene
gli storici delle "mentalità"53.
Se però il carattere non cambia, la
vita di un uomo ha senso perchè cambia la risposta che egli dà al suo
carattere.Il libero arbitrio non sta nel cercare di essere un'altra
persona e di vivere una realtà esterna/interna diversa da quella che il
Destino ha dato ; ma sta nel cercare di comprenderla ("conosci te
stesso") e così fare una critica
- quali gli aspetti buoni,quali quelli cattivi - e nel comportarsi di
conseguenza. E questa è la maturazione morale,che per Tolkien è l'unico
mutamento registrato nella Storia degli Elfi, in quanto - ritengo - tale
"Storia" non vuol parlare (almeno non in primo luogo) della
Storia, ma della Vita.
Con una tecnica letteraria per nulla
"medievale" o "tradizionale" e simile a quella del En
attendant Godot di Samuel Beckett, come ha osservato Delle Rupi,
Tolkien fa raggiungere a Frodo e Sam, nei pressi di Cirith Ungol, la
consapevolezza di essere personaggi fittizi : "i personaggi diventano
leggende, i narratori diventano personaggi e gli ascoltatori diventano
narratori"54. I tre autori del Libro
Rosso dei Confini Occidentali - Bilbo, Frodo, Sam - sono protagonisti
delle vicende narrate, consapevoli che le vicende che vivono servono a una
narrazione. Servono, cioè, all'ascoltatore/lettore che riceverà un
messaggio,un insegnamento che lo aiuterà a capire di essere lui ora
l'attore, il continuatore della storia. De
te fabula docet : la storia parla della tua vita. La Storia dal punto di vista dei Valar e la Storia dal punto di vista di Iluvatar
Eccetto Melkor, gli Ainur erano contenti
della prima Musica di Iluvatar,il loro atteggiamento era conservatore : quando Melkor introduce la dissonanza, per gli Ainur
la cosa migliore sarebbe eliminarla . Invece Iluvatar la mantiene e la
incorpora in una nuova Musica più gloriosa della prima.Gli Ainur
,diventati Valar, nel plasmare Arda vogliono interpretare la prima Musica
e,fattolo,aspirano a conservare il risultato. All'avvento dei
Primogeniti,lo scopo dei Valar è di portarli via dalla Terra di Mezzo -
dove,evidentemente non a caso,li aveva collocati Iluvatar - per farli
vivere a Valinor e condividere con loro la contemplazione di una bellezza
immutabile.
Quando i Noldor decidono di tornare
nella Terra di Mezzo,ciò avviene raccogliendo la calunnia contro i Valar
seminata da Melkor ("i Valar vogliono che restiate a Valinor per
dominarvi"), in mezzo ai violenti litigi tra Feanor e i suoi
fratellastri, guidati - almeno in parte - da una prospettiva di
vendicativa avidità (la riconquista dei Silmarils), e uccidendo
l'imparentata stirpe dei Teleri. Vi sono tutti gli elementi del racconto
biblico della Caduta di Genesi,3 : il recepimento della calunnia del Serpente-Satana contro
Jahvè, l'incomprensione sopravvenuta e le accuse reciproche tra Adamo ed
Eva, il desiderio del frutto proibito, l'uccisione di Abele da parte di
Caino. I Valar dunque,riuniti a Consiglio e attraverso la Prima Profezia
di Mandos, condannano questa emigrazione dei Noldor.
Però : se è vero che di fatto l'emigrazione dei Noldor è avvenuta in mezzo al peccato,
non era possibile in linea di
diritto che essa avvenisse senza peccato ? E i Valar,oltre al
condannarla a causa di tale peccato, non l'avrebbero forse ugualmente
avversata - almeno nei loro cuori - se essa fosse avvenuta senza peccato ?
Se è dubbia la risposta affermativa
alla prima domanda, non lo è - come provano le azioni dei Valar
precedenti ai peccati dei
Noldor - la risposta affermativa alla
seconda domanda : per il punto di vista conservatore che i Valar hanno
della Storia, la cosa migliore per gli Elfi è di vivere a Valinor la
propria vicenda, che, invece, andando nella Terra di Mezzo, sarebbe dai
Valar largamente imprevista.
Ora,se - come ho argomentato nel
paragrafo precedente - la Storia
immaginaria raccontata da Tolkien è Storia solo impropriamente,perchè
è principalmente una metafore della vita individuale, nel paragrafo
presente vorrei però suggerire che il
Senso della Vita viene
manifestato nel SdA senza
seguire integralmente il
punto di vista "conservatore" dei Valar, ma seguendo almeno in
parte il punto di vista
"creativo" di Iluvatar.
Il punto di vista dei Valar è quello
platonico di "andata"e "ritorno" (mimesi e metessi) :
il mondo temporale emana dal mondo eterno, e poi ad esso ritorna.
L'emanazione è "copia imperfetta" dell'archetipo perfetto, ed
è anche "caduta" infelice - nel ciclo delle reincarnazioni -
dallo stato di beatitudine. Il ritorno restaura lo stato primordiale,
rispetto al quale il tempo intermedio non porta qualcosa di nuovo o di
significativo. Così gli Elfi,dopo gli errori/erramenti nella Terra di
Mezzo, ritornano a Valinor : o nelle Aule di Mandos (perchè uccisi), o ad
Eldamar (perchè volontariamente imbarcatisi nel Grande Mare).
Bilbo ne L'Hobbit - il cui sottotitolo è Andata
e Ritorno - quando dopo la sua avventura ritorna nella Contea, non è
sostanzialmente mutato : Tolkien termina il romanzo scrivendo "e
visse felice e contento", sottolineando la ripresa di quella
interrotta beatitudine "borghese"e "infantile" nella
comoda casa di Bag End, che era stata descritta all'inizio. È vero che
ora Bilbo non è più semplicemente benestante ma è diventato proprio
facoltoso.E soprattutto è vero che ha potuto evitare di dimenticare la
propria "parte Took", ha potuto metterla alla prova e scoprire
in sè grandi doti di coraggio,saggezza e generosità. Ma tutto ciò - nel
1937 - è ancora un tema solo abbozzato : anche perchè romanzo dedicato
espressamente ai bambini, Lo Hobbit conclude con lo schema platonico e il ritorno a una vita
individualistico-infantile di mangiate,scherzi conviviali,fumate e
sonnellini.
Nel SdA
- che proprio con mangiate e scherzi conviviali si apre - rimane qualcosa
di questo punto di vista : Frodo e Sam non muoiono a Monte Fato ma -
salvati dalle Aquile/Deus ex machina
- sopravvivono e ritornano nella Contea : essa è stata nel frattempo
corrotta e inquinata, ma viene guarita e pulita in breve tempo. Fiori e
praticelli tornano a splendere attorno alla casa di Bag End e - almeno per
Sam - il ciclo delle giornate pacifiche riprende : egli infatti può dire,
nell'ultima riga del romanzo, "sono tornato a casa".
Ma,accanto a questo punto di vista, ce
n'è un altro che, nel SdA,
prevale : Frodo non può rimanere nella Contea, certe ferite non possono
essere guarite, deve partire per il Mare e la Morte ; anche Sam sa che non
può più attendersi di rivedere Galadriel a Lorien o Elrond a Rivendell o
Gildor Inglorion nei boschi della Contea o Gandalf a Bag End. Essi sono
partiti per sempre. Anche Sam arriverà ai Rifugi Oscuri (come detto in
Appendice).
Come la Terra di Mezzo è la nostra
Terra, prima magica, e poi nel presente non più magica, così la vita si
sviluppa allontanandosi dall'infanzia,che può essere ricordata ma verso
cui non si può - e non si deve - tornare55. Giustamente
Fiorenzo Delle Rupi,nel suo saggio sulla "modernità"del SdA,
nota che qui, diversamente che ne Lo
Hobbit,il ritorno è negato sin dalle prime pagine56. La
vita ha un senso, perchè Iluvatar non è vincolato da niente, e
continuamente crea un contesto di realtà in cui le nostre avventure
esistenziali - che necessariamente includono la conoscenza,il dolore,la
morte - non sono semplici vagabondaggi o "errori", ma diventano
parti integranti di una futura Musica di imprevista bellezza.
Certamente questo è un punto di vista
cristiano. Mentre per il pensiero greco "la situazione migliore per
l'uomo è di non essere nato e, subito dopo, di morire da giovane",
per un cristiano, anche se egli sa che un bambino crescendo soffrirà e
commetterà molti peccati, non per questo si augura la morte dei bambini
affinchè "tornino subito in Cielo con gli angioletti".
Per il cristianesimo le vicende
temporali sono "storia di salvezza"; non esiste il ritorno delle
"anime"a un Iperuranio o a un Paradiso Terrestre; la natura
umana non è immutabile ma è chiamata a trasformarsi in una sopranatura
divina57; il dolore è una porta d'accesso privilegiata a tale
trasformazione; la morte non è annullamento ma è compimento, però è
morte di tutto l'uomo, anima e corpo e non solamente del corpo come per
Platone o per gli Elfi (essendo l'anima immortale e pronta a
reincarnarsi); e addirittura il peccato è una "felix culpa"58. Conclusioni
L'uso abbondante di elementi tratti dalla Storia reale nel SdA non avviene,secondo me, perchè Tolkien volesse parlare
principalmente della Storia reale passata o presente.
Tolkien riprovava l'uso
dell'allegoria,nella quale viene istituito un rapporto "uno-a-uno"
tra un elemento X significante e un elemento Y significato, rapporto che
non lascia libertà nè all'emittente del messaggio nè al ricevente.
Ammetteva invece la presenza nella propria opera di un "large
symbolism"nel quale i rapporti tra significante e significato sono
molteplici, non univoci e non predeterminati59
Ciò che in tale maniera libera e non
univoca è simboleggiato dalla presenza della Storia nell'opera di Tolkien
è il senso della vita in
alcuni suoi aspetti : ·
apertura
verso la complessità e la drammaticità del mondo, apertura di cui un
presupposto importante è la conoscenza
storica ; ·
immobilità
del carattere personale,al di là della molteplicità degli avvenimenti ; ·
possibilità
di una maturazione morale come
risposta libera all'immobilità del carattere ; ·
accettazione
della novità imprevista, del
proprio sentiero che confluisce in una vasta Via senza ritorno,
accettazione che comprende - pur se solo implicitamente - l'accettazione
del ruolo creativo di Iluvatar
anche nei riguardi del Male.
L'idealizzazione dei
singoli dati storici, la spazializzazione
del tempo che rende contemporanei elementi storici precedenti e
successivi, l'assimilazione di
tutti gli elementi storici a un Medioevo
generico, sono tutte tecniche letterarie funzionali
per raggiungere il sopradescritto scopo filosofico del simbolismo storico tolkieniano.
L'effetto
di profondità dato dalla creazione particolareggiata di una Storia
immaginaria passata retrostante il piano temporale in cui si svolge
l'azione del SdA è una tecnica letteraria funzionale a un altro scopo, questa
volta estetico: quello di dare
al romanzo "the intimate consistence of reality",di farne
una "subcreation"in cui i lettori possano immaginare di
"vivere".
I diretti
riferimenti alla Storia contemporanea (per esempio gli esperimenti
totalitari di Sauron ; l'amministrazione burocratica e antiecologica di
Saruman nella Contea) certamente sono presenti60 e hanno importanza , ma
- almeno nelle intenzioni di Tolkien – un’importanza
secondaria. Note al testo 1 Il Medioevo è quel periodo che,per convenzione degli storici occidentali, individua quella parte della storia occidentale che va dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 dC) alla caduta dell'Impero Romano d'Oriente (1453) o alla scoperta dell'America (1492). L'Alto Medioevo è la sua prima parte,dal V secolo alla fine dell'Impero Carolingio (X secolo). 2 JRRT,Letters,Allen&Unwin,London,1981, n.294,p.376. 3 JRRT,Letters,cit,n.247, pp.333-334 4 The Road to Middle Earth,Harper Collins,London,1992,pp272-281 5 JRRT,Letters, cit, n.182, p.237, n.247, pp.333-3334; Shippey,The Road,cit,pp 203-204, 273-274. 6In cui si parla del "feeling that some readers have that Tolkien's writings recover a lost part of actual history". C.Scull, The Influence of Archaeology and History on Tolkien's World, in Scholarship and Fantasy: proceedings of the Tolkien Phaenomenon, Painosalama, Oy, Turku, 1992, p.34 7 Scull, The Influence, cit,p.39. 8 Ibidem,p.41. 9 Ibidem,pp.41-43. 10 JRRT,Letters,cit,n.131,p.157. 11. Ibidem,n.211,p,281 12 Ibidem,n.131,p.154. 13 Shippey,The Road,cit,pp 111-119 14 Georg Ostrogorsky, Storia dell'impero bizantino, Einaudi, Torino, 1968, pp.39-125 15 Shippey,The Road, cit, p. 115 16 Scull,cit,p.40. 17 Edmond Pognon,La vita quotidiana nell'Anno Mille, BUR, Milano, 1989, pp.115-132 18 Secondo la convenzione quasi universalmente accettata dagli storici occidentali,l'Età Moderna va dal 1492 al 1789 (Rivoluzione Francese) o al 1815 (Congresso di Vienna) o al 1870 (fine della costituzione degli stati nazionali e inizio dell'imperialismo) o al 1918 (fine della Prima Guerra Mondiale e dell'egemonia europea nel mondo). Conseguentemente l'Età Contemporanea va da una di quelle date ai giorni nostri,cioè al presente vissuto dallo storico e dal suo ascoltatore. 19 Cfr. Marc Bloch,La società feudale, (1939), Einaudi,Torino,1987, pp171-315 20 JRRT,The Return of the Shadow,Harper Collins,London,1993, p.15 21 Invito alla lettura di Tolkien, Mursia, Milano, 1982, p.95 22 Il parallelo per coniugati fu da Tolkien -dopo critiche altrui e ripensamenti propri- espunto dalla redazione definitiva del SdA : cfr. The Epilogue in JRRT,Sauron Defeated, Harper Collins, London,1992,pp.114-135 23 JRRT,Letters,cit,n.213, pp.288-289. 24 Gandalf,più ancora di Elrond e di Aragorn,si presenta come l'esperto ricercatore e l'efficace trasmettitore della conoscenza storica. Ciò in molte parti del romanzo,e soprattutto nei capitoli L'Ombra del passato e Il Consiglio di Elrond. 25 JRRT,SdA,cit,p.375 26 JRRT,Letters,cit,n.211 p.283, n.294 p.376, n.183 p.244. 27
JRRT,Letters,cit,n.211
p.283.L'idea di vivere alla fine della Sesta Età del mondo o all'inizio
della Settima non è originale di Tolkien,ma la troviamo già in Beda il
Venerabile monaco inglese dell'ottavo secolo, nel suo De
temporum Ratione (cfr. Pognon, La vita
quotidiana, cit., pp. 71-73.. 28 Peculiarità dell'Impero Bizantino rispetto al Sacro Romano Impero è di non avere avuto il feudalesimo, caratteristica questa che da alcuni storici (come Ostrogorsky, Storia, cit) è stata giudicata un vantaggio per quella civiltà, mentre da altri (come Kazhdan, Bisanzio e la sua civiltà, Laterza, Bari, 1995) è stata giudicata uno svantaggio. 29 Cfr.M.Bloch,cit,pp. 333-339, 457-470; Pognon, cit, pp.303-315. 30
Cfr Edwin O. Reischauer, Storia del
Giappone, Bompiani, Milano, 1994, pp. 37-67.. 31 Esempi di processi di "lunga durata" : la diffusione del feudalesimo; il passaggio dalla famiglia estesa alla famiglia nucleare; l"industrializzazione; la diffusione del cristianesimo; l'affermarsi del liberalismo; l'affermarsi della democrazia;ecc. 32 Lord Acton (uno storico inglese della fine del secolo scorso) diceva: "Power tends to corrupt, and absolute power corrupts absolutely" (il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente). Tom Shippey (The Road, cit, p.125) discute bene questa idea centrale nel SdA e fa giustamente notare come essa non sia presente nè nell'Antichità nè nel Medioevo, ma sia specifica della Modernità: sia un Platone sia un Tommaso d'Aquino non l'avrebbero sottoscritta, perchè pensavano che chi cerca il potere, ottenutolo, può poi usarlo male ma anche bene. 33 JRRT,Albero e foglia,Rusconi,Milano,1988, pp.224-225. 34 Non sembra che Tolkien si sia reso conto che esattamente questa posizione fu quella assunta come linea di difesa dagli imputati nazisti del processo di Norimberga. 35
Ebherard Horst, Federico II, Rizzoli,
Milano, 1995, pp. 169-215. 36 Cfr.Shippey, Tolkien as a Post-war Writer, in Scholarship and Fantasy, cit., p.217 37M.Bloch, La società feudale, cit; Henri Pirenne, Storia economica e sociale del Medioevo, (1937), Garzanti, Milano, 1967; Johann Huizinga, L'autunno del Medioevo, Sansoni, Firenze, 1966. 38 T.Shippey, Tolkien as a Postwar Writer, cit., pp. 217-236. Shippey osserva come tutti i 5 autori britannici ebbero una diretta esperienza delle tragedie della guerra, e che la Gran Bretagna fu il solo paese occidentale (a parte i "nemici"Austria e Germania) ad essere impegnato in guerra per 10 anni su 31 : dal 1914 al 1918 e dal 1939 al 1945. 39 Cfr.Bloch,La società feudale,cit,pp.171-270,363-375, 442-455, 471-489. 40 Mondadori,Milano,1994 41
Platone, Fedone, Fedro; La repubblica 42 Cfr.JRRT, Laws and Customs among the Eldars, in Morgoth's Ring,Harper Collins,London,1994 ,pp.207-217 43 JRRT, Sauron Defeated, cit., pp.132-133 44 JRRT,The New Shadow nel XII volume della History of Middle Earth à paraitre presso la Harper Collins. 45 The Road,cit,p.199. 46 JRRT, SdA, cit, pp 1046-1047 47 JRRT, Il Silmarillion, Rusconi, Milano, 1978, p.306; Racconti perduti, Rusconi, Milano, 1987,pp. 239-240 48 JRRT, The Return of the Shadow, cit, pp. 214-215. 49 JRRT, SdA, cit, pp.271 e ss. 50 JRRT,Il Silmarillion,cit,p. 97; Racconti incompiuti, Rusconi, Milano, 1981, . pp. 311-317: "Dei figli di Finarfin, sono l'ultima. Ma il mio cuore è ancora pieno di orgoglio. Quale mai torto ha commesso la dorata casa di Finarfin che io debba chiedere il perdono dei Valar o accontentarmi di un'isola in mezzo al Mare, in origine Aman la Beata? Qui sono più potente." 51 Diversamente che nei tempi precedenti. Cfr. JRRT, Racconti Incompiuti, cit, pp. 323-327, 332. 52 JRRT,Letters,cit,.n.153, p. 189: "Elves are certain aspects of Men and their talents and desires". 53 Si definisce "mentalità" quel nucleo di convinzioni che accomunano tutti gli uomini di un certo contesto storico-geografico,indipendentemente dall'istruzione,dalla genialità personale,dal sesso,dalla professione,dalla ricchezza,dall'età. 54 Fiorenzo Delle Rupi ,The Lord of the Rings come romanzo moderno, "Terra di Mezzo" n.1, aprile 1995, pp.37-39. Cfr. JRRT, SdA, cit , p.859. 55 Cfr. F.Delle Rupi, The Lord of the Rings ecc., cit, p.38. 56 Ibidem,pp.30-31. 57 Così avverando - per quanto attraverso un percorso opposto,di umiliazione e non di superbia - la profetica menzogna di Satana ad Adamo ed Eva in Genesi,3 :"eritis sicut Dii". Cfr. p. Louis Ladaria, Antropologia teologica, Pontificia Università Gregoriana, Roma, 1983, p.214. 58 Come,nella liturgia romana, viene cantato nell'Exultet della Veglia Pasquale. 59 JRRT, Foreword alla seconda edizione di The Lord of the Rings; Shippey,The Road, cit, pp. 150-152. 60 Cfr.Shippey,The Road, cit, pp. 152-156.
|
|
|
Franco Manni indice degli scritti
|
Maurilio Lovatti main list of online papers
|